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Autore: S t r a n g e G i r l    02/12/2013    3 recensioni
I pensieri ed i timori di Alice nel quarto episodio della prima stagione, quando viene costretta a scegliere tra una promessa e la vita di qualcuno a cui tiene:
"Non aveva espresso alcun desiderio quando aveva visto Cyrus cadere di schiena nel mare bollente, anche se avrebbe potuto farlo: le sarebbe bastato chiedere che lui potesse volare o che comparisse una roccia a cui potesse aggrapparsi, ma non era riuscita a dire alcunché.
Ora che si trattava di Will, invece, la sua lingua si era sciolta e le parole giuste da dire si erano ammassate sulle sue labbra, in attesa di essere scagliate contro Jafar.
Non era un desiderio qualunque quello che aveva espresso e avrebbe potuto chiedere qualunque cosa, qualsiasi cosa, ma aveva scelto di vincolare, legare a doppio nodo, la sorte di Will con la sua per assicurarsi che fintanto lei fosse stata al sicuro lo sarebbe stato anche lui."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice, Jafar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scaccomatto



Jafar, fedele bastone d'oro a forma di cobra con occhi di rubino scintillanti al fianco, stringeva lentamente la mano con un ghigno soddisfatto sul viso.
Di fronte a lui, i piedi staccati dall'abbraccio solido del terreno, Will Scarlet tentava inutilmente di allentare la morsa invisibile e inconsistente che lo soffocava.
Alice era a pochi passi di distanza, il viso trasformato in una maschera di orrore e disperazione, le lacrime fra le ciglia e singhiozzi trattenuti in gola.
Alle sue spalle, la Regina Rossa pareva la sua immagine riflessa nello specchio, solamente abbigliata di cremisi.
Era una scena statica, immobile. Parevano tutte pedine di un'enorme scacchiera in attesa della mossa avversaria.
C'erano la regina, i pedoni, il fante...
Qualcuno avrebbe potuto trovarlo divertente, se non fosse stato così raccapricciante.
Alice fissava con odio Jafar, tuttavia, invece di aggredirlo, lo pregò.
« Per favore! Ti supplico! » gridò, stringendo le mani a pugno con troppa forza: quasi usciva il sangue nei punti in cui le corte unghie penetravano nella carne dei suoi palmi.
Ma era una sofferenza che si imponeva spontaneamente, come se in quel modo potesse dividere il dolore provato da Will... che non era altro che colpa sua. Si sentiva responsabile e, se avesse potuto, avrebbe volentieri fatto cambio.
Era lei che volevano e non era giusto che, per costringerla a esprimere quei tre maledetti desideri, usassero le persone a cui teneva.
Prima Cyrus, ora Will.
Chi sarebbe stato il prossimo? Non tutti erano intoccabili come lei.
« Non devi supplicare, Alice. » dichiarò Jafar con voce quasi melensa.
Stava usando un tono simile a quello che aveva alterato le parole di suo padre circa un anno prima, quando le aveva appena sfiorato la mano e detto che doveva essere felice. Doveva ad ogni costo, anche se non avrebbe potuto esserlo mai più.
« Esprimi un desiderio. » la sollecitò ancora lo stregone, accennando quello che forse avrebbe dovuto essere un sorriso. Ad Alice, però, ricordava solo un serpente con le fauci semi dischiuse.
Will scalciava in aria e cercava di afferrare quanta più aria potesse con naso e bocca. D'un tratto si voltò verso la Regina Rossa e, sotto gli occhi increduli di tutti, sussurrò qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato.
Un nome. Anastasia.
Alice impallidì e si girò a fissare la donna, che le era alle spalle, con un'espressione che era un misto di rancore, rabbia e incredulità.
« E' la storia di un cuore spezzato. » aveva mormorato Will poche notti prima.
E lei glielo aveva letto in viso quanto ancora in lui fosse vivido il ricordo di colei che in qualche modo l'aveva ferito. Quanto ancora la cicatrice fosse fresca dentro il suo petto e sanguinasse ad ogni movimento brusco.
Non era il tipo che invocava il nome dell'amata nel sonno, come invece era solita fare Alice, ma tutte le volte che riposava, Will si rigirava inquieto e si lamentava quasi stesse subendo torture inimmaginabili. Lei lo sapeva perché l'aveva guardato spesso dormire.
Più spesso di quanto avrebbe dovuto.
La Regina Rossa aveva lo sguardo incollato alla figura del Fante fluttuante in aria e tremava, la sua bocca carnosa ridotta ad una linea appena tratteggiata.
« Esprimi quel dannato (*) desiderio, Alice! » urlò fuori di sé, usando l'espressione tipica di Will senza rendersene conto.
Lui tossì e ansimò, quasi volesse richiamare l'attenzione per comunicare qualcosa.
Alice esitava: aveva fatto una promessa a Cyrus. Infrangerla avrebbe significato macchiare il sentimento che li legava e minare la fiducia che lui riponeva in lei.
Non avrebbe mai potuto ferirlo così, eppure Will era in pericolo e non c'era nessun altro che potesse salvarlo. In fondo, glielo doveva.
Senza di lui, Alice non avrebbe mai saputo che l'amore della sua vita era ancora vivo e probabilmente sarebbe marcita in quel sanatorio per il resto dei suoi giorni; senza di lui, lo Stregatto l'avrebbe sbranata viva per placare la sua fame, si sarebbe arresa, vista la sparizione della lampada di Cyrus non conoscendo l'esistenza del Nodo Non Ti Scordar Di Me, e il Grafobrancio l'avrebbe fatta a pezzi.
Con stupore, si accorse che se Will non le fosse stato accanto, lei non sarebbe sopravvissuta molto nel Paese delle Meraviglie, benché non fosse poi completamente indifesa.
Cyrus avrebbe capito...
Cacciò le parole fuori dalla gola come fossero lame avvelenate.
« Desidero che nel caso in cui il Fante di Cuori muoia... » iniziò con indecisione. Tentava di trovare qualcosa per concludere la frase che non avesse effetti devastanti, senza tuttavia riuscirci.
Più grande è il desiderio, maggiori sono le conseguenze.
Voleva rendere Will intoccabile, inavvicinabile da chiunque altro cosicché nessuno potesse più nuocergli per colpire lei.
Lui era stato la sua salvezza e lei l'aveva reso un punto debole, invece.
Doveva rimediare, qualunque fosse il prezzo.
« ...muoia anch'io! » esclamò, stupendo i presenti e se stessa soprattutto.
Non aveva avuto intenzione di dire quel che aveva detto, ma d'istinto le era parsa l'unica soluzione possibile.
Non aveva espresso alcun desiderio quando aveva visto Cyrus cadere di schiena nel mare bollente, anche se avrebbe potuto farlo: le sarebbe bastato chiedere che lui potesse volare o che comparisse una roccia a cui potesse aggrapparsi, ma non era riuscita a dire alcunché.
Ora che si trattava di Will, invece, la sua lingua si era sciolta e le parole giuste da dire si erano ammassate sulle sue labbra, in attesa di essere scagliate contro Jafar.
Non era un desiderio qualunque quello che aveva espresso e avrebbe potuto chiedere qualunque cosa, qualsiasi cosa, ma aveva scelto di vincolare, legare a doppio nodo, la sorte di Will con la sua per assicurarsi che fintanto lei fosse stata al sicuro lo sarebbe stato anche lui.
Lo stregone, nel frattempo, aveva mutato espressione: guardava Alice come avrebbe guardato un gattino innocuo trasformarsi in una tigre feroce.
Continuò a stringere la gola di Will da lontano ancora qualche istante e poi aprì la mano, liberandolo.
Lui crollò a terra e lei corse verso di lui, tastandogli il viso e il corpo come se dovesse cercare segni evidenti di malessere, fra i ghigni soddisfatti della regina e di Jafar.
Avevano appena messo a segno uno scacco.
« Ben fatto, Alice. Ben fatto. » si compiacque lo stregone e lei gli rivolse un'occhiata furiosa.
Se Jafar non fosse stato protetto dalla sua magia oscura, lei di sicuro gli si sarebbe avventata contro per fargli assaggiare quello che aveva subito Will.
« Espresso un desiderio, ne mancano due. »
« Dovrai uccidermi, prima. » replicò battagliera Alice, alzandosi in piedi per fronteggiarlo con spavalderia.
« Oh, aspetta... » proseguì con sdegno « Adesso non puoi, vero? »
Era il suo scaccomatto: sapeva bene che ora non c'era nulla che lo stregone potesse fare per far soffrire lei e chi amava.
Jafar sorrise con compassione. « Giusto. Mi servi viva, affinché tu esprima i desideri. >
Alice ricambiò con un sorriso vittorioso.
Avrebbe aiutato Will ad alzarsi, avrebbe fatto rinvenire Elizabeth e sarebbero usciti da quel labirinto tutti insieme...
« Ma non mi servi intera. » aggiunse maligno lo stregone, come fosse un serpente che sibilava, saggiando l'aria con la lingua biforcuta.
Il sorriso di Alice s'incrinò d'incertezza ed i suoi occhi s'incupirono per lo spavento, mentre Jafar puntava un pugno contro di lei, sollevandola in aria.
Cosa aveva in mente? Non poteva, non poteva farle nulla! O sì?
« Alice... » rantolò Will, alzando a fatica le dita verso la sua figura.
Lei era ormai a due metri d'altezza, sospesa nel vuoto, e scrutava intimorita lo stregone che d'improvviso spalancò la mano e tese le dita.
In risposta, braccia e gambe della ragazza si divaricarono come se ci fossero delle corde legate alle caviglie e ai polsi che la tiravano in direzioni opposte.
Le giunture delle sue ossa scricchiolavano, allontanandosi fra loro, ed il dolore giunse d'un colpo, acuto e bruciante.
Alice gemeva, stringendo i denti e tentando di arginare i singhiozzi. Sentiva i muscoli tirarsi fino quasi strapparsi. Reclinò la testa all'indietro, lamentandosi e gridando, sperando così di alleviare almeno in minima parte l'angoscia che la stava aggredendo e divorando lentamente.
Non riusciva a pensare a nulla, né ad una scappatoia né a qualcosa di bello che potesse aiutarla a sopportare.
« Devi solo desiderare che io mi fermi e il dolore se ne andrà. » affermò suadente Jafar.
Le fitte aumentarono e da onde placide raggiunsero il livello di mareggiate burrascose. Alice ne era completamente sopraffatta e stava annegando. Avrebbe voluto che tutta la sua sofferenza avesse fine, ma anche se era tentata, non avrebbe usato un nuovo desiderio. Non per se stessa.
Per Will sì, invece, perché l'aveva salvata innumerevoli volte e, sebbene lui sostenesse di essere in debito per il cuore ritrovato, era lei che gli doveva tutto: la vita, l'amore, la speranza, la fiducia.
Will Scarlet valeva, per lei, più della promessa fatta a Cyrus, più dei suoi desideri.
« Il dolce sollievo potrà essere tuo al modico prezzo di poche parole. » proseguì Jafar a denti stretti.
Alice continuava a gemere, gli occhi serrati e ogni singola falange delle dita tesa allo spasmo.
Mosse le labbra, ma non disse quel che lo stregone si augurava.
« Non lascerò Cyrus alla tua mercé. »
« Ne sei proprio sicura? » insinuò perfido lui e aprì ancora di più la mano.
No, non ne era affatto sicura. Era, anzi, sul punto di cedere, mollare, perché nulla valeva tutto quel dolore. Sentiva il fuoco nelle ossa e nelle vene, i muscoli di gelatina.
Will cercò di tirarsi su ma era debole e stremato. Mormorò il nome di Alice come fosse un preghiera, l'unica cosa in cui credere. Lei voltò la testa ed incontrò i suoi occhi ed un pizzico di conforto le penetrò sottocute: sapeva che se avesse potuto, lui l'avrebbe salvata come aveva sempre fatto. Gliene fu grata e lasciò scivolare giù una lacrima a lui dedicata.
« Dovrai uccidermi, Jafar, perché mai e poi mai desidererò qualcosa per te. » sputò all'indirizzo dello stregone con uno sforzo notevole.
Lui era malvagio e aveva ferito le persone che Alice amava: Cyrus, segregato da qualche parte, e Will.
Will che le sussurrava di non mollare, che la prendeva per mano quando inciampava, che le apriva la strada fra gli alberi e la copriva nel sonno con la sua giacca per non farle prendere freddo.
Nonostante il dolore, Alice sollevò il viso con disprezzo e fissò Jafar dritto in viso, tentando di imprimere nella sua espressione soltanto determinazione.
E, d'improvviso, come se avesse capito che non c'era altro che potesse fare, lui scrollò la mano e la lasciò libera.
Lei si schiantò al suolo, su quell'erba perfetta che faceva da tappeto nel labirinto sotto la corte della Regina Rossa, accanto a Will. Raggomitolata su se stessa, tenendo le braccia e le gambe raccolte e mugolando di dolore, gli sorrise debolmente.
« Alice, stai bene? » s'informò subito lui, ansimando ancora.
« Sì. » lo rassicurò con una smorfia.
Ed era vero: a parte le stilettate che gli inviavano tutti i muscoli del corpo, ora andava meglio... soprattutto perché lui era quantomeno illeso.
« Forza! Andiamocene di qui finché possiamo ancora farlo. » l'incitò Will e si rialzarono faticosamente ognuno per conto proprio, le gambe molli e la forza evaporata dalle vene.
« Non posso uccidere nessuno di voi due, è vero, ma credo scoprirai, Alice, che ci sono cose peggiori della morte. » sentenziò Jafar, con un tono che avrebbe usato un boia prima di calare l'ascia.
Impugnò meglio il suo bastone col cobra in cima e lo puntò verso Will, i cui piedi vennero subito avvolti da un fumo di piombo denso e impenetrabile.
Ad Alice colò sudore freddo lungo la schiena.
Cosa avrebbe potuto esserci di peggio che morire? Lei aveva pensato ad ogni conseguenza e a Will non poteva essere torto un capello.
Avrebbe voluto gridare, ma non riusciva ad aprire bocca, orrendamente ipnotizzata da quella nuvola che stava mangiandosi lui.
« Non riesco a muovermi! » esclamò con un punta di timore nella voce « Che sta succedendo? »Scosse il busto e tentò di dimenarsi, ma il fumo continuava ad avvilupparglisi addosso come un vestito troppo aderente.
« Alice, cosa sta succedendo? » gridò disperato, fissandola negli occhi con rassegnazione quasi. Pareva dirle "da questo non puoi salvarmi".
« Fermalo! Fallo smettere! » urlò la ragazza in direzione della Regina Rossa, che era atterrita quanto lei, ma celava il tutto dietro un sorriso incrinato e teso.
E mentre Anastasia supplicava con lo sguardo Jafar, del tutto impassibile, la nube grigia raggiunse ed inglobò anche la testa di Will, dissolvendosi poi per lasciare il posto ad una statua con le sue sembianze.
Ad Alice, il cuore diventò della stessa pietra in cui era stato mutato lui.
Con la vista appannata dalle lacrime, fissò il volto di Will e desiderò essere al suo posto.
« Aveva ragione, Sua Maestà: era più utile vivo che morto. »
La Regina accentuò la sua espressione tronfia solo per non mostrare incredulità, leggibile a chiare lettere nelle sue iridi.
Jafar era implacabile.
« Quindi... non userai i desideri per aiutare te stessa, Alice. Allora io continuerò a distruggere tutte le cose a cui tieni, a ferire tutte le persone che ami finché non avrò altra scelta. » lo stregone puntò il dito contro di lei, come a volerle indicare qualcosa che non aveva notato « Perché tu hai una debolezza, Alice, l'ho visto oggi. Hai un cuore e, fidati, ne approfitterò. » la informò con crudeltà, voltandosi poi e volando via sul suo tappeto incantato.
Sparì in fretta fra i cirri lividi, come se anche il cielo quel giorno fosse stato ferito e percosso come Alice e Will.
Lei annaspò, contemplando ancora quei tratti di pietra così familiari ai suoi occhi e al contempo così estranei.
« Aiutalo! » ordinò con un tono implorante alla Regina Rossa.
« Perché mai dovrei farlo, cara? » cinguettò lei.
Alice sentì che la sua rabbia ed il suo rammarico si mischiavano al dolore che aveva provato e provava anche in quel momento e quel mix esplosivo le schizzò fino alla punta delle dita.
Prima ancora che potesse rendersi conto di quel che faceva e delle possibili conseguenze, aveva già colpito con uno schiaffo la regina in pieno viso.
I suoi scagnozzi, ai lati, cercarono di intervenire, ma lei li fermò alzando le mani, la mascella contratta ed gli occhi socchiusi.
« Perché ci tieni. » sbottò Alice.
« Tu non mi conosci. »
« Sì, invece. » fece una pausa e caricò quel nome di tutto il disprezzo che riuscì a trovare in sé « Anastasia. »
Quella accusò il colpo, serrando le mani a pugno lungo i fianchi.
« Tu puoi aiutarlo. » insistette Alice. Era straziata dall'angoscia e avrebbe fatto di tutto per tirare fuori Will da quel guscio di pietra.
« Tu puoi aiutarlo! Esprimi un desiderio! » ringhiò l'altra.
Alice caricò un nuovo colpo, come se schiaffeggiare la regina avesse potuto cambiare le cose.
La odiava, la odiava perché aveva ragione: lei poteva aiutarlo e avrebbe dovuto. Ogni angolo del suo cuore le intimava di dire "desidero", ma la promessa a Cyrus le sigillava le labbra.
E mai come in quel momento, quel che si erano giurati a vicenda le pesò.
Anastasia bloccò magicamente la sua mano con un sorrisetto divertito.
« Continua a farlo, cara, e... »
« Cosa? Mi uccidi? » la sfidò Alice «Non puoi. Credi di avere un vantaggio su di me ma non è così. » l'aggredì, ma quelle parole suonarono sciocche anche alle sue stesse orecchie.
La regina, difatti, non mancò di mostrarle la situazione sulla scacchiera e di certo non era lei quella in vantaggio.
« Non sono io ad avere un amico trasformato in pietra e chi amo in mio possesso. Ora, puoi continuare a comportarti come la ragazzina che eri quando ci siamo incontrate la prima volta oppure puoi crescere e fare quel che il buon senso ti suggerisce. »
Ad Alice salì la nausea ed in quel momento avrebbe voluto poter sentire Will esclamare uno dei suoi bloody hell! o poter stringere la sua mano in cerca di conforto. Non aveva paura di Anastasia, ma la situazione in cui era non le faceva sperare in bene.
« Ad ogni modo, sai dove trovarmi. » concluse la regina, girando sui suoi regali tacchi.
« Non vuoi sbattermi in prigione? » chiese stupita la ragazza.
Credeva di meritarselo, sarebbe stata la giusta espiazione del senso di colpa che provava nei confronti di quella che, ora, non era che una statua da piazzare in giardino, su cui gli uccelli avrebbero anche potuto fare un nido.
« Torturarmi? Lasciarmi a marcire fin quando non eseguirò i tuoi ordini? » continuò, amara.
« Non lo vedi, cara? » Anastasia pareva divertita da una sua qualche tipo di ingenuità « Tu sei in prigione. Cosa credi sia il Paese delle Meraviglie? Sei mia, Alice, e d'ora in poi le cose peggioreranno solamente fino a quando non farai quel che devi. »
Se ne andò con gli occhi lucidi ed il passo deciso, seguita dai suoi scagnozzi, con un ultimo avvertimento « Esprimi un desiderio. » che suonava più che altro come « Scaccomatto. »
Alice rimase sola a piangere, con la statua di Will al suo fianco.
Avrebbe voluto che le sue lacrime fossero fatte di acido, così da sciogliere la pietra che lo imprigionava, ma non disse nulla.
Cyrus non l'avrebbe mai perdonata... ma lei stessa avrebbe mai potuto perdonarsi, sapendo di aver abbandonato Will, condannandolo a quella triste sorte?
Si avvicinò al ragazzo, che nemmeno la guardava, e lo abbracciò, come a volergli donare parte del calore del suo corpo.
Alzò il viso bagnato e accarezzò la sua bocca scolpita con le mani tremanti.
« Mi dispiace, Will. Mi dispiace. » mormorò.
Anche se sapeva che non sarebbe stato possibile che lui le parlasse, la mancata risposta la colpì come un pugno allo stomaco.
E il suo cuore -la sua debolezza- non accennava un battito, imprigionato nella pietra come Will.
A che serviva questa sua capacità d'amare se portava solo disgrazie? Non salvava nessuno, anzi rendeva chi aveva vicino bersagli mobili.
Credeva di aver reso Will inavvicinabile e immune a qualunque tiro mancino di Jafar, ma aveva sottovalutato il suo nemico o sopravvalutato se stessa, che forse era anche peggio.
« Desidero... » sillabò esitante e poi tacque.
Non poteva, sebbene Will valesse l'insieme di tutti i desideri del mondo, per lei.
Lui, più di chiunque, persino di Cyrus, era il suo punto debole.
Era l'unica pedina che l'avrebbe sempre messa all'angolo, sotto scaccomatto.



(*) bloody

Vi starete di sicuro chiedendo dove sia il senso di questa OS.
Ebbene: non c'è, semplice :D

Mi sono innamorata follemente di Will Scarlet -e dei suoi bloody hell- già alla seconda comparsa nel primo episodio della stagione, perciò da fan sfegatata della coppia Alice/Fante non potevo non scrivere nulla quando lei esprime il suo primo desiderio proprio per lui, benchè quando si era trattato di salvare, invece, il cosiddetto amore della sua vita non avesse aperto bocca.
Ciò che avete letto, perciò, altro non è che l'insieme dei miei pensieri fangirlanti sulla mia coppia preferita.
Spero che ai vostri occhi sembri meno una cavolata di quanto non lo è ai miei :S
Se mi lasiate una recensoncina, anche piccola o eventualmente critica, io ne sono contenta :3
Buona freddolosa domenica ^^
Strange


   
 
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