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Autore: Alias95    02/12/2013    1 recensioni
Una lettera mai spedita, racchiusa in un cassetto, che racconta una piccola storia...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una calda sera di maggio, l'unica luce presente nella mia stanza era l'illuminazione flebile dei lampioni sempre accesi sulla strada principale del paese e il chiarore della luna piena.

La sedia che scostai per sedermi comodamente vicino alla scrivania, fu l'unico rumore che echeggiò nell'ora tarda, mentre il resto della casa dormiva beatamente.

Aprii la finestra al mio fianco cercando le stelle offuscate dallo smog, per poi piegare la testa sulla lettera che non avrei mai spedito, iniziando a scrivere:

 

“E' passata poco più di una settimana, da quando il nostro rapporto è degenerato.

Quando sei tornato ancora, siamo usciti nel solito locale, come nell'ultimo nostro periodo usavamo fare.

Tu hai preso la solita crépes alla nutella, dopo aver analizzato a lungo la lista, mentre io senza nemmeno aprirla, ho preso il mio classico calice di prosecco.

Quella sera sorridevo, voltavo lo sguardo distratta, finché terminate le nostre consumazioni, ho acceso una sigaretta che non volevi che fumassi.

 

Come ricatto, hai preso il mio telefono, contro il mio volere, guardando i miei messaggi.

Inizialmente ebbi la presunzione di non avere niente da nasconderti, ma in realtà già nascondevo qualcosa da tempo, qualcosa che non dovevi assolutamente sapere.

Sei il primo ragazzo di cui ho ammesso la mancanza e sai che sono sempre stata troppo orgogliosa anche solo per chiedere scusa e tornare da chi non c'era più, per quanto ci tenessi.

Con gli uomini sai bene da quando mi conosci, che non ho mai aspettato, e anzi ho sempre fatto aspettare, perché a volte sono fin troppo sicura di me.

 

Hai letto un messaggio dove parlavo di te, mentre ero arrabbiata e di conseguenza ti sei arrabbiato anche tu.

Non mi hai rivolto parola, hai premuto sull'accelleratore per portarmi a casa, ma non potevo lasciarti andare così.

Ho insistito per poterti parlare al parchetto dove ti ho baciato qualche mese prima, avevo dato la colpa al prosecco, ma era colpa mia.

Ho rifiutato i tuoi abbracci, le tue battute maliziose e le tue proposte, perché dove c'è malizia non può esserci solamente un' amicizia.

 

Tu non hai capito niente, ti ho detto, la lettera, la sorpresa che ti ho fatto al tuo compleanno, i cioccolatini e i discorsi che abbiamo fatto quella sera stessa.

Ti avevo confessato di avere il timore di affezionarmi, tu mi avevi risposto che se non mi fossi già legata dopo tutto il tempo che avevamo passato insieme, avrei potuto stare tranquilla che non sarebbe accaduto più, ma ti sbagliavi.

Avevo già iniziato a vederti come qualcosa di più.

 

Quando ho confessato la mia colpa, non hai proferito parola e io sono scesa dalla macchina per tornare a casa.

Mi hai rincorso, mentre proseguivo dritta per la mia strada, mentre mi chiamavi.

Mi hai fermata, mi hai chiesto di parlarne e siamo tornati alla panchina dove mi sono aperta con te la prima volta e dove mi hai registrata con il telefono mentre cantavo la mia canzone.

Mi hai fatto mille domande, io ho risposto e ti ho detto quello che dico sempre a me stessa ogni volta che inizio a legarmi troppo a qualcuno.

 

<< Non ci vedremo più >>

 

Tu mi hai abbracciata e non importava quanto mi dimenassi tra le tue braccia, tu mi stringevi più forte.

Mi hai chiesto se credevo nel per sempre, ti ho risposto di sì e sei rimasto sorpreso, perchè io non sono dolce.

 

Hai ipotizzato una prospettiva insieme, piena di limiti e cambiamenti, ma non ho avuto paura.

Mi hai fatto giurare che quello non sarebbe stato il nostro ultimo incontro.

Non credevi di aver fatto tanto e ti sei stupito sentendomi dire che hai scongelato un cuore di ghiaccio.

 

Mi hai chiesto due giorni per riflettere, ho rischiato e te li ho concessi.

Il giorno dopo mi hai scritto e quello dopo ancora mi sono fatta sentire io.

Dopo quei due giorni siamo usciti e nel frattempo il mio passato era tornato presente insieme ai tuoi limiti e alle tue regole.

Ho avuto dubbi e tentazioni.

Tu quella sera ridevi e con la tua espressione da bambino ti prendevi gioco di me.

Mi hai detto proviamo e io ho cambiato discorso.

Tutta la sera mi hai tenuta forte a te.

Mi hai detto che avevi il mio sapore in bocca e quando hai notato i mille pensieri nei miei occhi, mi hai accarezzato lasciandomi una scia bollente su una guancia.

Io ti ho chiesto altri due giorni, ma quando mi sono disfatta dei miei problemi, mi hai detto che eravamo troppo diversi.

 

E' passata poco più di una settimana, ma sembra accaduto tanto tempo fa.

Non mi sembra reale.

Avresti voluto tornare al rapporto che avevamo prima, ma io ho preferito chiudere.

Come avrei potuto guardarti con gli occhi di una semplice amica?

Un passo in avanti e due indietro.

Ti ho risposto che ci saremmo ritrovati in giro da qualche parte, con l'espressione strafottente che detesti tanto.

Mi hai domandato cosa avrei fatto se avessi sentito la tua mancanza, ma ho risposto che non l'avrei sentita con tutte le volte che te ne sei andato. Mentivo.

 

<< Cosa posso fare per non perderti? >> e io non mi sono fatta più trovare.

 

Ora ripenso alle promesse non mantenute, come quando mi hai detto che non mi avresti persa mai, perché saresti tornato a prendermi, ritrovandoci nel solito pub con una crépes alla nutella e un calice di prosecco, e adesso? Adesso non ci sei.”

  
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