Lunch
Time
È
dura, ormai lo sappiamo. È sempre uno schifo il primo giorno, il primo pranzo.
Ma sopravviverò. E senza ulteriori indugi, vi conduco in mensa. Solita mensa,
sono tutte uguali. Tanti tavoli da sei, un lungo bancone con il buffet. Ho
scelto questa scuola solo per la mensa, è ottima. Per il resto, una scuola vale
l’altra, anche se la Mater voleva che andassi alla scuola privata San Giuliano,
perché hanno una divisa bellissimissima…
La
fatica è trovare posto a sedere. Grazie ai tavolini gli studenti sono tutti
divisi in gruppi, e quindi è facile riconoscere i luoghi neutrali da quelli
off-limits. Le Barbie della mia classe si uniscono a quelle delle altre e
occupano, solo loro, sedici tavoli. Sono quasi un terzo degli studenti della
scuola. Cioè, accidenti se siamo messi male. Trovo la Green Zone in fondo a
destra, e mi avvio. Anche se tanto neutra non è neppure quella, perché anche
tra i brutti, gli sfigati e gli emarginati c’è discriminazione e astio. Per
quelli messi un po’ meglio di loro.
Parlando
d’altro, non vedo l’ora di ingozzarmi di purè e cotoletta. E mentre penso a
questo, mentre sbavo con gli occhi sul piatto, sbatto contro una persona. Mi dò
dell’imbecille quando spalmo la mia maglia e la sua di purè, quando la
cotoletta va a finire sulle sue scarpe, e quando il dessert – addirittura due
palline di profiterole - si spiaccica in testa ad un tipo seduto al tavolo alla
mia sinistra. Mi scuso mille volte, cercando di riparare ai vari danni,
pensando che, oddio è un ragazzo, e anche se magrissimo, adesso mi beccherò una
randellata coi fiocchi. Invece il magnanimo ragazzo ride, senza cattiveria o
ironia, ride della situazione, come se per lui fosse solo un gran divertimento
alla faccia della giornata piatta e noiosa.
Ho
finito di ripulire come meglio ho potuto la testa dell’altro tipo, che comunque
mi ha già detto che mi aspetta fuori dopo le lezioni per farmela pagare. Il
mingherlino, registrato all’anagrafe come Stefan Stein, di mamma tedesca, mi ha
fatto sedere al suo tavolo (L come Loser, ovvio) e mi ha dato metà del suo
pranzo, perfino un profiterole! Santo ragazzo. E così ho concluso la mia prima
pausa pranzo non proprio incolume ma con il posto assicurato ed un nuovo
amichetto.
Manca
tutto il pomeriggio, ma sono quasi di buon umore.