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Autore: Internettuale    03/12/2013    7 recensioni
Percy era un ragazzo solo alla ricerca del vero significato della vita.
Annabeth era una ragazza sola che si fidava unicamente del suo diario e del suo vocabolario.
Una storia che narra di due ragazzi alla ricerca della vita,della bellezza delle cose, del giusto e del sbagliato, di amicizie e dell'anima gemella, senza rendersi conto, infine, di avere tutto lì a due passi da loro.
Dal testo:
Il silenzio altalenò tra i due per tutto il viaggio di ritorno, finché, sotto casa di Annabeth, Percy fece il primo passo.
-Diamine Annabeth, Dio solo sa quanto io desideri baciarti in questo momento. Perché mi hai trascinato con te nell’oblio dell’amore. Un luogo tremendo da dove nessuno fa mai ritorno. Un luogo che i vecchi rammentano e che i bambini non comprendono. Un luogo dove la malizia e la passione si fondono con la purezza. Un luogo dove solo chi è accompagnato da un’altra persona che corrisponde il suo sentimento può sopravvivere. Perché io ti amo Annabeth Chase. Ti amo.-
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*Quattro anni prima*
 
La sveglia suonò con il solito fragore che destò Percy dal suo sonno agitato.
Percy aprì gli occhi e sbuffò, si guardò intorno e notò la cartella rossa appoggiata al muro, i jeans stracciati e la felpa blu sulla sedia, le converse rosse appena lavate e improvvisamente capì.
Era il primo giorno di scuola.
La notizia, se così si può definire, gli piombò addosso come un acquazzone inaspettato nel bel mezzo del tuo compleanno ad Agosto.
Ma non era semplicemente “Il Primo Giorno di Scuola” era il primo giorno di scuola.
Nuovi compagni, nuovi Professori, nuovo armadietto.
La cosa che più gli doleva lasciare della sua passata vita scolastica era il suo armadietto. Quel parallelepipedo di freddo metallo dove i bulli della scuola cercavano di rinchiuderlo, era l’amico più caro che avesse mai trovato.
Amico pensò Percy. Non ne aveva mai avuto uno.
Si alzò dal suo letto con l’agilità di un posacenere e la sensualità di un procione e si recò in cucina.
La stanza  era un minuscolo  vano del loro appartamento a New York; le ampie finestre che si affacciavano sulle strade sinuose della Grande Mela erano decorate da tende ocre a piccoli riquadri azzurro chiaro e amaranto, dal piccolo divano scarlatto che  aveva posti a sedere solo per lui e sua madre, dal cucinino dalle credenze blu lucido, e da un piccolo tavolino in legno di cedro sui cui era servita la sua colazione: frittelle blu. Era il modo più dolce di sua madre per dirgli che tutto era possibile e che tutto può succedere.
-Buongiorno Percy -  disse sua madre, donandogli un tenero bacio sulla guancia, -Agitato? -.
- Abbastanza-  rispose Percy, facendo spallucce.
Abbastanza non era il termine corretto per descrivere quanto in realtà lui fosse scosso.
- Fai presto- lo ammonì la madre, vedendo che si era incantato e che sicuramente pensava a quanto fosse magnifico oziare tutto il giorno.
Così Percy mangiò con foga, si lavò rapidamente e altrettanto speditamente si vestì.
Prima di uscire si guardò allo specchio.
I capelli neri arruffati incorniciavano quel volto ancora da bambino, ma che, lentamente, stava assumendo fattezze mature,i grandi occhi verdi , pronti a scrutare ogni cosa, senza mostrare però il minimo interesse, e il fisico asciutto celato dalle felpe grandi due taglie in più ,lo rendevano un ragazzo abbastanza carino, che, sicuramente, da grande sarebbe diventato un bellissimo uomo.
Scese di corsa le scale e corse a perdifiato verso la sua nuova scuola.
Mentre correva verso la stazione  inciampò sopra una donna di mezz’età, e senza domandarle scusa, proseguì la sua corsa verso il suo treno in partenza.
Arrivò proprio mentre gli sportelli stavano per chiudersi, ma in tempo si sedette e , ansimando, prese gli auricolari e ascoltò “I want to break free” dei Queen, giusto per allietare la mattinata.
Scese dal treno e lentamente si avviò verso l’Istituto Scolastico.
Vari gruppi sostavano nel cortile nell’attesa della campanella, ragazzi che si abbracciavano, altri che gioivano, alcuni che si baciavano.
Si sedette su un muretto nell’attesa di quel suono soave pieno di aspettative e osservò quasi con invidia quei ragazzi che apparivano così naturali nei loro modi di fare. Come se non si sforzassero di essere affabili, come se per loro tutto quello fosse qualcosa di quotidiano.
La campanella suonò, finalmente, e Percy si diresse verso l’aula di Matematica.
La mia materia preferita, si disse Percy con sarcasmo.
Con la testa bassa arrivò nella classe e con orrore notò che ogni ragazzo aveva qualcuno con cui sedersi, tutti eccetto il primo banco in prima fila.
Lì accanto sedeva una ragazza molto graziosa che riservatamente tratteggiava qualcosa che Percy non riuscì a decifrare.
La chiamò con un semplice tocco sulla spalla e la ragazza si sbigottì, si voltò di scatto e, dopo aver visto che era un dodicenne con l’aria ancora assonnata in cerca di un posto dove sedersi, lo guardò con aria interrogativa.
-Sei sola?- chiese Percy. Ma che domanda è? Meditò il ragazzo.
-Più sola di una foglia di basilico su un piatto di pasta- disse la ragazza accennando un sorriso.
Percy poggiò la sua cartella sul banco e si sedette sulla sedia.
Tossicchiò un po’ notando che la ragazza lo stava ignorando completamente, facendolo sentire ancora più a disagio.
-Ah-  la ragazza si girò e puntò i suoi due fari grigi nei suoi occhi.
Grigi?Ci vedo bene? Pensò Percy, erano degli occhi incantevoli, così particolari,incomparabili, così rari e unici, da far invidia ai suoi occhi color verde alga.
-Piacere di conoscerti, mi chiamo Annabeth.-
Gli tese una mano per stringerla e Percy interpretò il segno come un saluto newyorkese stile gangster.
Così fece quella roba strana con le mani e aspettò il pugno di lei.
Ma aspettò invano perché la ragazza strabuzzò gli occhi come a dire: Ma che diamine sta facendo questo?
La guardò dubbioso e alzò un sopracciglio come segno d’attesa; Annabeth scoppiò in una fragorosa risata che echeggiò in tutta la classe.
-Che c’è? Non si saluta così dalle vostre parti?- domandò offeso Percy.
La ragazza scosse violentemente la testa e con lei si mosse la massa di capelli ricci biondi, ordinatamente legati in una coda di cavallo.
Così la ragazzina, ancora rossa in volto disse: -Scusami, è solo che… sei buffo-.
E accennò un sorriso, Percy cercò di prenderlo come un complimento, così sorridendo le prese la mano e, invece di baciare la mano di lei, baciò il suo di pollice, e sempre simulando una riverenza e assumendo un accento inglese disse: -Il piacere è mio signorina. Io sono Percy-.
 
 
12 settembre
 
Caro diario,
come sai, da quando Thalia si è trasferita e Luke ha cambiato scuola, non ho più nessuno con cui parlare, ridere o giocare.
E lo sai che ho difficoltà a rapportarmi con qualcuno, e proprio ora che se ne sono andati anche loro mi sento sola. Anche il fatto che tu sia solo un oggetto inanimato su cui spreco inchiostro mi lascia un vago senso di tristezza, ma sei l’unico di cui posso fidarmi.
Solo che oggi è accaduto qualcosa di grandioso, ho trovato qualcuno da poter chiamare amico.
Si chiama Percy e ha la mia età, è molto carino e se lo guardo dopo un po’ le guance diventano rosse.
Non credo che mi piaccia, lo sai che nel mio cuore c’è Luke, lo trovo semplicemente grazioso. Tutto qui.
Abbiamo quasi tutte le ore insieme, e oggi mi ha difesa quando è passata Clarisse, anche se si è beccato un pugno sul naso e mi sono preoccupata seriamente.
Quando l’ho guardato e gli ho sussurrato grazie aveva una strana luce negli occhi, come se si sentisse… realizzato?
Poi è toccato a me difenderlo con i teppisti, l’ho protetto con le parole ovviamente, e anche io mi sono sentita utile per una volta, utile e non lo so… coraggiosa per aver affrontato dei bulli anche se poi hanno preso un mio libro e l’hanno buttato nel water?
Oggi, dopo la scuola e appena tornata a casa, ho cercato sul vocabolario la parola “Amico”, per rendermi conto se posso definirlo così.
Credo di potermi fidare di lui, il vocabolario mi ha dato questa definizione, e credo che ci stia a pennello:
“Amico: persona legata ad un’altra da un rapporto di amicizia.(amicizia: sentimento di affetto e confidenza fra due persone)
Esempio: Ho un nuovo amico.”
Si è perfetta.
Papà è tornato ora, e devo andare a preparare la cena. Buonanotte.
 
PS: Il libro che mi hanno buttato via era Peter Pan. Ma Percy mi ha promesso che me l’avrebbe ricomprato lui. Ci spero tanto, era uno dei miei preferiti.
 
                                                                                      Con affetto Annabeth
Ehi! Leggete qui!
Ringrazio chiunque abbia letto questa fan fiction in precedenza.
Inoltre mi giustifico da eventuali pomodori scaduti lanciati,dicendovi che è la prima fan fiction che scrivo e pubblico, quindi pietà per favore ç_ç.
Per tutti quelli interessati alla storia: come avete capito parla essenzialmente della storia di Percy e Annabeth in un mondo dove gli Dei non esistono e loro due sono ragazzi normali.
Dove Percy e Annabeth sono due ragazzi soli in cerca di qualcuno a cui volere bene, e perché no, in seguito da amare. Il punto di vista della storia sarà prevalentemente narrato da Percy,e a ogni fine capitolo, troveremo una pagina di diario di Annabeth, che riassume brevemente cosa è successo, e magari, a volte, anticipazioni sui capitoli futuri.
Spero vivamente che vi sia piaciuta, e cercherò di aggiornare al più presto.
Un abbraccio a tutti quelli che recensiranno, mi farà davvero piacere, e un grazie a tutti quelli che hanno letto fino alla fine.
Ps: accetto critiche di ogni genere, come si dice “Le critiche sono costruttive”. :3
 
L’Internettuale <3.
  
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