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Autore: _Ash    03/12/2013    1 recensioni
Dopo Catching fire:
Peeta è stato rapito insieme a Johanna e portati a Capitol city. Ecco una piccola Shot sulla sua prigionia.
Scritta in prima persona
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Buongiorno a tutti cari lettori!
Allora…dopo aver visto anche il secondo film della saga di Hunger games, volevo cimentarmi in una one shot che mi è venuta non appena sono uscita dal cinema venerdì sera.
Premetto che, purtroppo, non ho ancora letto i libri e spero che per natale o compleanno mi arrivi almeno il primo!! *-*
Quindi non sapendo come sia il seguito, non sapendo niente di niente (apparte qualche spoiler, purtroppo, ma niente di più) spero che questa piccola one shot possa piacere e non essere troppo off e di non scrivere niente di insensato o qualcoa che potrebbe risultare uguale al libro (non che abbia la pretesa di avere il dono della veggenza eh xD) ma non si sa mai, io avverto ^^
Ah, avviso che è la prima volta che provo a scrivere in prima persona e spero di esserci riuscita. In più, non avendo letto i libri e non avendo compreso appieno la psicologia del personaggio, ho dovuto “arrangiarmi”. Magari ne scriverò un'altra quando li avrò letti ^^
Quindi, ecco a voi il seguito di Catching Fire: Il distretto 12 non esiste più, Katniss è salva, ma Peeta è stato preso…voglio concentrarmi su qest’ultimo personaggio che mi piace molto ^^
Bene, ora vi lascio alla lettura e…
Possa la Fortuna Sempre essere a vostro favore.

 
 
 
 
 
 

CAPTURE’S PEETA

 
 
 
 
Buio.
Immagini sovrastanti mi si affollavano nella mente, come una pellicola impazzita.
Katniss mi sta chiamando.
Sta chiamando a gran voce il mio nome e io dovevo andare.
Ma per quanto mi sforzassi, non riuscivo a raggiungerla, e la frustrazione era tanta, come la paura che potesse accaderle qualcosa.
Ero nel panico.
Lei aveva bisogno di me e io non potevo, non riuscivo a raggiungerla!
«Katniss!!»
 
Aprì gli occhi, vedendo solo buio davanti a me, mentre il cuore martellava ancora nel petto come a voler uscire, mentre rivoli di sudore scendevano dai capelli, li sentivo percorrere i lati del viso per poi scendere verso il collo.
Mi vennero brividi di freddo.
 

‘Era solo un brutto sogno…’

Ma chissà perché quella consapevolezza non mi aiutava a tranquillizzarmi; quell’incubo sembrava così reale…
Mi guardai intorno e riuscì a capire che mi trovavo in una stanza buia, e seguendo i due raggi di luce – cosa che mi costava piuttosto fatica - vidi in alto delle feritoie.
I miei occhi iniziarono ad abituarsi a quell’oscurità e vidi che quella stanza era vuota, fredda e molto piccola.
Oltre ai tremiti di freddo, iniziai a sentirmi indolenzito d’appertutto e faticavo a muovermi.
 

‘Accidenti’

Cercai di muovere una mano, ma qualcosa la teneva bloccata; una catena.
Ero inginocchiato, con i polsi incatenati alla parete, allora preso dal panico un'altra volta, cercai di liberarmi, ma fu inutile e i polsi iniziarono a dolermi di più.
«Katniss!?»
Il mio urlo rimbombò in quella stanza.
Abbassai la testa, sconfortato e sollevato allo stesso tempo, mentre iniziavo a capire, forse, cos’era successo.
Ero stato certamente catturato dal presidente Snow e fatto prigioniero, mentre Lei era riuscita a salvarsi. Così speravo.
«Lei non è qui.» rispose una voce femminile che non riconobbi subito.
«Johanna? Che ci fai qui? Dove sei?»
«Oh sai, è così divertente essere incatenata qui, che ho deciso di seguirti!» rispose in tono sarcastico ma che non nascondeva anche una certa rabbia nell’essere lì.
«Cos’è…successo?»
«Cos’è successo? Te lo dico io cos’è successo! Succede che quel Bastardo di Snow ci ha rapiti! Ah dio, se solo osa entrare da quella porta, giuro che lo faccio a pezzi!» urlò con tanta rabbia mentre cercava di dimenarsi per liberarsi dalle catene.
Come a voler esaudire la sua richiesta, la porta si aprì, rivelando tre pacificatori vestiti di bianco, manganelli alla mano, e la cosa non mi piacque affatto.
Deglutì.
«Mi era sembrato di aver sentito una voce piuttosto insopportabile. Ben svegliati giovani tributi.» quel suo tono pacato mi fece venire un brivido lungo la schiena.
Snow si era presentato a noi, elegante come sempre e la sua espressione soddisfatta.
Perché alla fine riesce ad averla vinta?
«Cos’è, ci prendi per li culo!?» chiese Johanna
Snow si avvicinò molto lentamente a lei, guardandola dall’alto in basso e lei non gli staccava gli occhi di dosso, con uno sguardo che trasmetteva tutto il suo odio, uno sguardo che, se avesse potuto, lo avrebbe incenerito all’istante.
I due si fissarono per qualche secondo -  a me parvero minuti – senza dirsi una parola, i loro sguardi parlavano per loro.
La tensione la si poteva tranquillamente tagliare con un coltello, qualsiasi passo falso e sarebbe scattata la scintilla.
Hmp, chissà perché mi venne in mente Katniss; ormai ogni singolo pensiero andava a lei.
«Johanna.» disse semplicemente Snow, per poi sorriderle.
Uno sputo partì da lei e il sorriso si spense improvvisamente sul volto del vecchio presidente, che si spostò e fece un cenno ai tre pacificatori, i quali si fiondarono subito su di lei come avvoltoi su una carcassa da divorare.
«No, Johanna!!» urlai cercando invano di liberarmi.
I tre continuavano a pestarla a sangue, senza fermarsi mentre lei emetteva qualche verso di dolore e dentro di me sapevo che, se avesse voluto, avrebbe urlato molto più forte, ma non voleva dar loro nessuna soddisfazione.
Lei stava soffrendo, lo sentivo.
Sentii i miei occhi pizzicare e tutta la stanchezza crollarmi come un grande macigno su di me.
 

‘Perché…Perché tutto questo?’

Il presidente Snow si avvicinò a me e io cercai di restare fermo immobile, cercando di cacciare indietro le lacrime.
Non volevo apparire debole.
«Giovane Peeta. Lo sai, sono sorpreso di vederti ancora vivo.»
Mi guardava sorridendo, con aria di chi è veramente felice del proprio operato.
Iniziò a camminarmi di fianco mentre parlava, e io guardavo ogni suo passo, ogni sua mossa, i mie sensi erano all’erta.
«Certo, se non fosse stato per gli altri tributi, se non fosse stato per la tua ragazza…»
al suo nominarla mi venne un sussulto.
«Dov’è lei?» chiesi. Ero impaziente.
Snow smise di sorridere e si mise a giocherellare con la sua cravatta, ad accarezzarla come se fosse un docile gattino.
«Sfortunatamente, non è qui.»
Tirai un sospiro di sollievo.
«Ma tu si. Oh, lo sai? Io ho sempre tifato per te, mi sei sempre piaciuto, in fondo…»
 

‘Dove vuole arrivare?’

«Ti voglio proporre un affare. Se tu passerai dalla mia parte, ti risparmierò la vita, ti darò ciò che vuoi, soldi, una bella casa…devi solo accettare. »
«E tradire Katniss mentre altri moriranno a causa tua? No grazie. »
«Tradimento! Dimmi giovane Peeta…la tradiresti in quali termini? Tu ami lei, è ovvio! Ma lei? Lei no. Pensa solo a salvarsi la pelle. »
Non riuscì in quel momento a guardarlo, mi sentì avvampare dalla rabbia, dalla mia debolezza più grande e da quella consapevolezza che sapevo, essere vera: Io amavo Katniss…ma lei? Non riuscivo a capire, era così sfuggente…
L’ultimo nostro bacio sembrava essere sincero, pieno d’amore e passione. La sua preoccupazione per me, il suo volermi accanto e come unico alleato…O era solo tutto un gioco?
«No, è escluso. »
Snow sembrava piuttosto deluso.
«Capisco. »
Intanto non sentii più nessun lamento provenire da Johanna.
Sperai che fosse solo svenuta, mentre i tre pacificatori iniziarono a slegarla, uno di loro aprì la porta gli altri due la trascinarono fuori, chiuse la porta alle sue spalle e rimase dentro la stanza.
 

‘Dove la porteranno?’

«Bene, ora che siamo soli, ti dirò una cosa.» il suo tono si fece serio, e minaccioso.
si avvicinò minacciosamente a me, troppo vicino.
Cercai di avvicinarmi di più al muro, per quei pochi millimetri che potei.
Potevo vedere ogni singola ruga, contare ogni singolo neo, vedere nei suoi occhi e leggervi tutto l’odio, la rabbia che provava.
« D’ora in avanti farai tutto quello che ti dirò, o non ci penserò due volte a farla fuori.»
«Sicuro di poterci riuscire?» chiesi in tono spavaldo.
Vedendo il suo sguardo farsi più duro e carico d’odio, me ne compiacqui.
‘Così va meglio.’
Ma tutta la mia spavalderia che ero riuscito a raccogliere in quel secondo, mi abbandonò quando vidi un pacificatore avvicinarsi a me e colpirmi in pieno petto.
Mi sentì soffocare per un minuto buono, mi accovacciai a terra- per quanto le catene potevano permettermelo- e iniziai a richiedere aria ai miei polmoni, mentre la vista mi si annebbiava.
«Avendo te dalla mia parte, lei sarà come una marionetta nelle mie mani.»
«Si sbaglia…»
«Oh, giovane Peeta, sei così ingenuo. Lei farà di tutto per riaverti accanto, e tu d’ora in avanti farai come ti dirò, o non ci metterò molto ad uccidere lei o qualsiasi persona a cui lei tenga.»
Alzai lo sguardo e vidi quanto, in quel momento gioiva.
Mi sentivo così debole, alla mercé di chiunque...Mi maledissi da solo.
«…Sua sorella, magari?»
«No!!» urlai con rabbia alzandomi di scatto.
Bingo.
Aveva fatto centro.
Lui sorrise.
Io sapevo quanto lui quanto Katniss tenesse a sua sorella, e se l’avesse persa non se lo sarebbe mai perdonato, avrebbe fatto di tutto pur di vendicarla, avrebbe cercato di uccidere Snow a mani nude, ma sarebbe stata fermata dal suo esercito, e allora sarebbe morta. Invano.
E tutto questo a causa mia.
No, non potrei mai perdonarmelo.
Cercai di ricompormi, mi alzai e lo guardai negli occhi, ormai rassegnato, ma determinato a proteggere Katniss.
«Va bene, farò ciò che vuoi, ma giura che lascerai in pace Katniss e la sua famiglia.»
«Così va meglio, vedo che ragioni. Se riuscirai a fermarla, non solo le risparmierò la vita, ma anche la tua.»
«Me lo garantisce?»
«Certo.»
Non mi convinceva del tutto, ma dovevo provarci. Era vero, mi aveva in pugno e non potevo fare altro che sottostare ai suoi ordini se volevo salvarla.
Uscirono dalla cella, lasciandomi con Johanna svenuta e i miei pensieri a farmi compagnia.
 
Gli dovevo la vita.
Avrei fatto qualunque cosa per lei.
A pensare a lei, al suo sorriso, alla sua determinazione, mi diede la forza di andare avanti.
Dopotutto nessuno aveva bisogno di me, quindi tanto valeva morire e salvare la persona che amavo.
Lei al contrario, aveva persone da proteggere, da amare.
Sorrisi amaramente, mentre calde lacrime iniziarono a rigarmi il volto.
Dunque era questa la mia fine?
Ero sopravissuto agli Hunger games una volta, una seconda…per cosa? Per finire schiavo di un vecchio pazzo?
Cosa potevo fare? Lei era davvero salva? Cosa stava succedendo? Le domande erano troppe e troppo affollate nella mia mente per cercare un filo logico.
Mi sentivo stanco, debole, affamato…
 
Io e Johanna rimanemmo in quella cella per due giorni, ci portarono da bere e da mangiare giusto quel che necessitava a non morire.
Ormai iniziavo a non sentire più i polsi, le gambe mi facevano male, insomma, ero tutto indolenzito.
 
«Johanna, ma tu…stai sanguinando!» mi accorsi con orrore che a furia di divincolarsi, le catene l’avevano ferita ai polsi, ma lei imperterrita continuava, sperando di liberarsi mentre urlava dalla frustrazione.
Mi sembrava come una tigre rinchiusa in una gabbia, che fino al giorno prima aveva camminato e cacciato libera, allo stato brado.
«Non è niente, in confronto a quello che farei a quella testa di cazzo! Voglio uscire da qui!!!»
Pensai che era completamente impazzita, ma non aveva tutti i torti.
«Calmati, o ti tortureranno di nuovo.»
«Calmarmi!? Mi dici come faccio a calmarmi? Ti rendi conto della nostra situazione vero? Ma no, tu sei piccolo ed ingenuo mio caro Peeta…quanto sexi e carino.»
«Io…cosa??» mi sentì sorpreso, imbarazzato e punto nel profondo.
Ok, sexy e carino erano bei complimenti, ma…
Poi riprese, in tono rassegnato.
«C’è una rivolta, fuori da qui. Mentre noi siamo qui a marcire, i distretti staranno combattendo. Katniss sta combattendo. Non possiamo aspettare che qualcuno venga a soccorrerci.»
«Nessuno verrà a salvarmi.»
«Non dire stronzate!»
La rabbia iniziò a salirmi.
«E’ la verità, io non servo a nessuno, chiaro? Sono solo uno stupido ingenuo, credendo che Lei mi amasse veramente, che provasse qualcosa per me!
Sono un idiota perché alla fine dipendo sempre dagli altri, e sono consapevole del fatto che se non fosse stato per Katniss, sarei morto di sicuro! ma io non voglio essere la proprietà di nessuno!»
Sputai quelle parole con tutta la rabbia e la frustrazione che avevo provato fin ora, senza avere la possibilità di sfogarmi veramente per tutto quel tempo.
Ripensando ai primi Hunger games, al mio primo bacio con lei, poi al ritorno a casa…fu un sollievo, ma anche un grosso peso. Vedevo il comportamento di lei, la sua freddezza nei miei confronti.
Speravo che qualcosa cambiasse, speravo con tutto me stesso che lei provasse qualcosa per me davvero, invece mi accorsi che era stata tutta una messa in scena.
Per salvarsi. Per salvarci entrambi.
Lo so, gli devo la vita, ma una parte di me si sente ferito.
Speravo anche che mia madre mi avrebbe guardato con occhi diversi, che entrambi i miei genitori fossero in qualche modo, orgogliosi di me, invece…
Johanna nel frattempo se ne stava in silenzio a fissarmi.
«Sai che ha detto mia madre quando sono tornato a casa?»
lei continuava a fissarmi, io la guardai per poi guardare dritto, davanti a me.
«Ha detto che se non fosse stato per Katniss sarei morto di sicuro. Che gli dovevo la vita e che, in fondo, non avevo combinato niente.»
Maledizione, sembravo un cucciolo abbandonato, basta!
«Mi dispiace…» riuscì a dire lei.
Mi morsi il labbro inferiore e alzai la testa sospirando, ad occhi chiusi.
‘Non ho mai avuto l’occasione di dirtelo…Ti amo Katniss.’
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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