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Autore: Tardis Door    03/12/2013    0 recensioni
La mia, era quella che si definiva una vita strana, anormale, fantastica. O almeno così mi sembrava. A quanto dicevano i medici, ero completamente sana di mente, eppure io credevo di aver vissuto due vite, se non di più. Cioè, ora vi spiego...
La mia storia è collocabile in un punto indefinito dopo la 7° stagione. Il Dottore incontrerà una nuova companion, Barbara, che in seguito scoprirà essere imparentata con qualcuno che conosce ''molto bene'' ;)
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Doctor - Altro, Jack Harkness, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Pov Barbara]

Tutto dentro di me bruciò, perfino la mia essenza. Non sentivo più il mio corpo e pensai che la mia anima stesse svolazzando per andare in paradiso, o all’inferno. Ma non fu così.
Il nastro si riavvolse. Quasi riuscivo a sentire il fastidioso rumore delle vecchie cassette come un brutto sibilo che sembrava non volersi fermare. Vidi dinnanzi ai miei occhi tutto ciò che avevo fatto insieme al Dottore e insieme a Jack, non dal mio punto di vista, ma come in un film, c’ero anche io in quelle immagini sfocate, come se non l’avessi vissuto davvero.
Mi svegliai di botto. Il mio cuore batté così forte che pensai volesse uscirmi dal petto e andare via per rifarsi una vita per conto suo. Mi guardai intorno, ero nel Tardis. Qualcosa, mentre osservavamo l’universo e il compattarsi dei primi pezzi di terra, ci aveva fatto sballottare e avevamo rischiato di farla esplodere, di nuovo. Ma il Dottore mi aveva rassicurata dicendo che aveva gli scudi alzati, quindi eravamo al sicuro. Aveva guardato fuori e non aveva trovato nessuno. Chiunque ci avesse sfiorati se n'era andato. Ma chi poteva essere quel qualcuno? Eravamo andati ai confini nell'universo, all'inizio di tutto, non poteva esserci nulla tranne noi.
Mi ripresi, ero sudata e spaventata, e tutto ciò che era accaduto mi sembrò solo un sogno. Era stato solo un sogno, eppure era così reale! C'era qualcosa che non andava. Di solito i sogni che facevo erano sfocati e molto corti, ricordavo pochissimo, se non nulla. Invece questo sogno era diverso, ricordavo tutto nei minimi dettagli. Ogni odore, ogni colore, ogni sensazione, ogni emozione. Quelle persone non potevano essere fittizie. Le avevo inventate? Quindi non c'era nessun Jack? Bhè, era abbastanza ovvio. Un uomo tanto perfetto non poteva essere vero! L'avevo inventato di sana pianta e anche se non lo avevo conosciuto davvero, già sapevo che mi sarebbe mancato. Ma almeno avevo il Dottore … Lui era reale, questo lo sapevo bene.
Il Dottore! Dovevo trovarlo! Ma ero sola e al buio. Il Tardis sembrava morto e avevo un forte dolore al collo. Tentai di massaggiarlo, ma quando lo toccai, un cavo si staccò dalla mia nuca e cadde a terra, scomparendo in una piccola nuvola di fumo. Mi allontanai da quella schifezza viscida che avevo attaccata al mio corpo e constatai che non fosse rimasto un qualche buco o chissà cosa. Ma il mio collo era liscio come prima, nulla che non andasse.
Appena i miei occhi si furono adattati alla poca luce, intravidi, sulla panchina, il Dottore che dormiva. Dietro il collo aveva il mio stesso cavo. Da quella prospettiva sembrava un viscido verme bavoso. Che schifo.
<< Dottore, svegliati! >> Dissi scuotendolo. Ma probabilmente non mi sentiva. Senza pensare, lo spinsi a terra.
<< AHHH!!! >> Urlò, svegliandosi di soprassalto. Si sa che quando stai per cadere, ti svegli ...
<< Abbiamo fatto un brutto sogno! >> Dissi al Dottore. << Ti ricordi, mi avevi portato all'inizio dell'Universo e qualcosa ci aveva presi, ma poi non hai visto nulla ... >>
Si alzò, senza dire una parola e aprì le porte del Tardis. Una luce forte accecò i miei deboli occhi che da poco si erano abituati al buio.
<< Dove siamo? >> Chiesi. C'era una stanza, fuori da quelle sicure porte. Una scritta prendeva tutta la parete. ''La fabbrica dei sogni''. Era tutto scuro, eppure emanava una forte luce calda. Molto calda. La struttura era sorretta da delle colonne che si interrompevano a metà. In effetti ‘sorretta’ non era il termine adatto. In quell’unica stanza, ad ogni lato, c’erano almeno tre porte. Chissà dove conducevano. E cos’era quella fabbrica? Una figura indefinita si avvicinò. Inizialmente mi sembrò solo un punto bianco, poi prese delle sembianze umanoidi.
<< Salve. >> Disse quella che sembrava una donna alta e bella, vestita come un angelo. Cioè, aveva un abito bianco e delle ali. Non intendevo che la sua bellezza era paragonabile a quella di un angelo. Era sono una donna con le ali. << Benvenuti nella Fabbrica dei Sogni … >>
<< Chi siete e che ci facciamo qui? >> Chiese il Dottore uscendo. Non sembrava neppure una domanda per come l'aveva detto, ma era ovvio che voleva una risposta. Lo raggiunsi più in fretta possibile, avevo paura a rimanere da sola, pur stando nel Tardis, il luogo più sicuro dell'universo. Avevo ancora impresse le immagini di mia madre che rischiava di morire bruciata, da sola, in quello stesso Tardis. Mi chiedevo se quel sogno così reale avesse qualcosa a che fare con quella fabbrica. Sai com’è, la fabbrica dei sogni non sarà un nome messo a caso …
<< Qui noi ci nutriamo del futuro. Quello che voi avete sognato era il vostro futuro, ma non è ancora accaduto. Se la tua amica non avesse deciso di morire, ci saremmo nutriti di voi per sempre!>> Urlò l'ultima frase e si trasformò in un orrendo mostro gigante, tutto rosso, anche di rabbia. Se ne stava lì fermo e ci fissava. Aveva tre teste, ognuna con degli occhi mostruosamente rosso sangue e delle bocche da far invidia ad un cerbero. Le zanne poi, avrebbero potuto infilzare plutone e scaraventarlo in pieno spazio. Il corpo sembrava il misto di un cane e di un orso, ma con delle piccole ali. A me sembrava più un pollo. Non che non mi facesse paura! Cioè, mi stavo facendo sotto, ma era anche ridicolo!
Mi avvicinai al Dottore e insieme reggemmo il peso del suo sguardo. Avremmo potuto ucciderlo con uno sguardo? Il Dottore, a quanto mi sembrava, pensava di si. Non sapevo se muovermi, oppure aspettare e fare due chiacchiere. Il suo improvviso prendere la rincorsa e sputare fuoco su di noi ci fece capire che era il momento di correre. Il suo stomaco si illuminò prima che cacciasse il fuoco. Insomma, era un drago, altro che pollo, orso o cane! Avrei persino detto che fosse una lucertola piuttosto che un drago. Non ne avevo mai visto uno, ma non mi aspettavo un essere tanto ridicolo. I draghi nella mitologia erano sempre raffigurati come delle creature spaventosamente belle. Questo non era nulla di tutto ciò!
Ci rintanammo nel Tardis e chiudemmo le porte prima di fare la fine di due buonissimi marshmallows.
<< E’ un drago? >> Chiesi.
<< No! Ma che dici! I draghi sono molto più belli e sputano molto più fuoco! >> Mi disse.
Poi si mise a pensare. Rimase a grattarsi i capelli per un bel po’. Il fuoco colpì il Tardis e il calore si disperse nella stanza. Ancora qualche sputo e saremmo morti abbrustoliti.
<< Piccoli Diavoli! >> blaterò. << C'era da aspettarselo! >>
<< Che stai imprecando? >> Chiesi pensando forse la forma di bestemmia di un Signore Del Tempo. In effetti non ci avevo mai pensato. Chissà quali erano le loro imprecazioni e con quale dio se la prendevano …
<< E' il loro nome. Piccoli Diavoli. Sono esseri che si nutrono del futuro attraverso i sogni, ma si sa che l'unica cosa che non si può fare in un sogno è morire. E dato che hai deciso di morire, ti sei risvegliata e gli hai tolto il nutrimento! >>
<< Quindi ho fatto bene? >>
Dopo aver detto quella frase, con la voce di una bambina di cinque anni che chiede una caramella, mi sentii così stupida. Non per ciò che avevo chiesto, m’interessava il parere del Dottore, lui era l’esperto in cose aliene; ma perché avevo usato davvero un tono in cui non mi rispecchiavo.
Il Dottore si girò per guardarmi bene in faccia. Sembrava arrabbiato o infastidito. Poteva mai essere che non ne facevo una buona? Avevo sbagliato? Dovevamo restare per sempre nel sogno?
Ma come al solito mi sbagliavo. Proprio non sapevo leggere le espressioni del suo viso. No, forse era lui che provava troppe cose insieme, o era lunatico, o bipolare. Quest'ultima psicosi avrebbe chiarito tutto.
<< Si. >> Mi rispose sorridendo. Ma era un sorriso triste e stavolta non avevo dubbi. Chissà a chi era rivolto, questa volta, il suo pensiero.
<< Come ammazziamo questi stronzi? >> Chiesi assetata di sangue.
<< In realtà basta soffiarci sopra appena sputano fuoco … >> Spiegò. No, forse ero io che avevo ancora qualcosa che non andava alle orecchie. Un effetto collaterale del sogno ...  Perché, allora eravamo scappati?
<< Dobbiamo soffiare per farli morire? Un semplice soffio? Ma che diavolo...!! >>
E così, armati di grossi polmoni, uscimmo fuori dal Tardis e ci tenemmo pronti ad ucciderli tutti. Il primo Piccolo Diavolo stava per risputarci fuoco addosso, ma con un soffio finì, morto, a viaggiar nell'aria insieme ai miasmi. Senza più preoccupazioni, potemmo concentrarci su altro, tipo sul Tardis, era ancora tutto buio dentro e anche lei era attaccata ad un tubo. Anche lei stava sognando. Poteva?
<< Come svegliamo il Tardis? >> Chiesi.
<< Stacchiamo il tubo. >> Mi rispose mentre si accingeva, senza successo ad arrampicarsi sulla sua adorata cabina telefonica. Gli porsi in fretta le due mie mani saldamente intrecciate. Lui ci poggiò il piede sopra e lo guardai fare strane mosse che mi fecero intendere che aveva problemi a finire la salita. E quello fu il pretesto per fare una cosa che avevo atteso a lungo. Allungai le mani e le poggiai su quelle natiche che da tempo sembravano parlarmi. L’ultima spinta e si ritrovò sul tetto.
<< Ok, grazie, puoi toglierle ora! >> Disse e, con estremo imbarazzo, mi ricordai di mettere via quelle manacce che in realtà desideravano un altro uomo. Quello dei miei sogni, quello che non esisteva. Mi sembrò quasi di essere tornata la ragazza di un tempo, prima dell’incontro col Dottore, quando guardavo i film e m’innamoravo degli attori. Sapevo che erano solo personaggi e che nella realtà non erano per niente ciò che interpretavano, ma non potevo farne a meno. Amavo Klark Kent, con la sua imbranataggine e il suo coraggio. Amavo il capitano Malcolm Reynolds scorbutico, ma leale e valoroso. I fratelli Winchester, cacciatori di demoni sempre nei guai. Daenerys Targaryen, donna coraggiosa e forte. Bruce Wayne miliardario fascinoso e giustiziere della notte. E potrei andare avanti per ore! Avevo sempre sognato di essere come loro o di vivere un’avventura come la loro ed in quel momento mi sentivo davvero la protagonista di una serie tv. L’eroina che viaggia nello spazio e nel tempo con un alieno, salvando mondi e mondi, e tentando di rimanere sana di mente e di aggiustare alcuni piccoli problemi in famiglia. Finito tutta questa storia sarei tornata di corsa a casa, avrei abbracciato mia madre e le avrei detto tutto ciò che sentivo e che non avevo mai avuto il coraggio di dichiarare.
Appena il Dottore staccò il cavo, le luci si riaccesero. Sexy era tornata.
<< Possiamo andarcene ora? Questo posto mi inquieta! >> Dissi, aiutandolo a scendere. Questa volta senza toccare nulla.
<< Io credo che tutti quelli che sono apparsi nel nostro sogno siano stati catturati, così come il Tardis … >> Provò a spiegarmi il Dottore. Il mio cuore si agitò di nuovo. Anche i miei parenti? Mia madre? Mia nonna? Il mio bisnonno? … I guai non erano ancora iniziati allora!
<< Tutte? >> Chiesi. Annuì. Anche l'uomo dei miei sogni era reale?
Iniziai a camminare, seguendo il Dottore, era l'unica cosa che riuscivo a fare. Anzi non ero io che la facevo, sembrava uscirmi spontanea. Le mie gambe si muovevano da sole, portandomi dove volevo, ma allo stesso tempo non volevo andare. Girammo un angolo e vedemmo una porta. Ci guardammo con sguardo complice e l'aprimmo. Avemmo un sussulto quando trovammo ciò che cercavamo. Jack, l'elfa Eámanë, Bob, Oscar Wilde, Casanova, mia madre, mia nonna e mio nonno. Stavano tutti seduti in capsule piene di acqua con un'etichetta col nome sopra (altrimenti non avrei riconosciuto Casanova). Mi sembravano dei surgelati pronti per essere venduti. I tubi, così come ce li avevamo noi, collegavano il loro collo ad una macchina. L’unica cella vuota era quella di Thiseys. Lo vedemmo, un attimo dopo, raggomitolato in un angolino buio, ovviamente sveglio poiché era morto nel sogno.
<< Finalmente siete arrivati! Vi aspettavo! >> Urlò. La verità era un'altra. Era troppo terrorizzato per fare qualsiasi cosa, e aveva anche ragione. Non conosceva i suoi nemici, quindi non sapeva come agire, ed era stato meglio per tutti non creare ulteriori guai. Quando mi rigirai, tornai ad osservare tutte quelle celle. Ognuno di loro, nel sogno stava ancora vivendo come se lo credesse reale. Nessuno era a conoscenza di ciò che stava succedendo. Se lo avessero saputo, probabilmente, si sarebbero tolti la vita. Chissà cosa avranno pensato quando il Dottore era improvvisamente sparito e subito dopo il Tardis.
Mi salirono le lacrime agli occhi, tentai di girarmi per non farmi notare, ma se ne accorsero entrambi. Il Dottore pensò bene di abbracciarmi, ma non era abbastanza, non quella volta.
<< Dillo, forza, tanto già lo so ... >> Dissi al Dottore, lui capì al volo.
<< Mi dispiace, ma se la svegliamo, morirà. >>
Nel sogno aveva ricordato tutto ed era morta, poi però io ero morta per salvarla. Tutto questo non era successo nella realtà, però avendolo visto l'avrebbe ricordato, così come io ricordavo tutto quello che mi era capitato. Quindi svegliandola sarebbe morta di nuovo. Il Dottore pensò bene di iniziare a svegliare gli altri. Lo aiutai, mentre pensavamo cosa fare. Tirai su il naso e mi feci forza. Io staccavo i tubi e il Dottore tirava fuori dall'acqua le persone. L'elfa si svegliò, seguita da Bob, Oscar Wilde e Casanova.
<< Svegliamo anche Jack? Poi cosa penseranno i miei? >> Chiesi al Dottore.
<< Non lo so, ma dobbiamo farlo. Non possiamo lasciarlo. >>
Annuii e staccai il tubo. Lo tirammo su insieme, poiché la sua massa corporea era troppo pesante anche per tutti e due. Lo poggiammo a terra e aspettammo.
<< Dottore! Eravamo in un sogno? >> Chiese Eámanë capendo al volo tutto l’accaduto. Il Dottore spiegò cos'era successo a tutti quanti, tentando di calmarli. La mia mente si allontanò da quella stanza. Quasi non sentivo più il Dottore che parlava. Come delle onde nelle orecchie, mi concentrai solo sul come salvare mia madre. Misi una mano sul vetro della cella che la conteneva. L’unica cosa da fare per salvarla era lasciarla lì. Ma era davvero l’unica cosa che potevo fare? Ogni decisione andava pesata, ogni cosa poteva avere delle conseguenze devastanti.
<< Anche se era solo un sogno, volevo ringraziarti. In fondo hai fatto molto per me. >> Disse Bob, svegliandomi dal torpore e distruggendo il filo logico dei miei pensieri che si erano nutriti del silenzio e della calma delle onde marine. Mi baciò sul collo. Mi scansai. Non era il momento né la persona giusta.
<< Prego. >> Risposi fredda, stringendomi nelle braccia. Lui si allontanò, pentendosi di quel gesto troppo ...
Troppo.
Tornai a fissare mia madre, pensando a come salvarla. Io avevo trovato solo due opzioni, una delle quali era morte certa per lei. Ma ero sicura potesse esserci ancora qualche alternativa, ma la mia mente umana non ci sarebbe mai potuta arrivare. Poggiai la testa su quel vetro freddo e stavo per lasciar cadere una lacrima, quando fui interrotta, di nuovo. Una mano poggiata sulla mia spalla mi pesava come se avessi addosso il mondo. Mi girai nervosa.
<< Mi dispiace. >> Fece Jack alzando le mani come per proteggersi da un eventuale colpo che sarebbe partito direttamente dal mio stato d'animo non proprio al settimo cielo. << Ma io sono qui, sempre. >>
Ero convinta che sarei stata felice nel trovare Jack, l'uomo dei miei sogni, vivo e pronto per stare con me. Ma c'era stata una complicazione che mi aveva distolta da lui. Scoppiai a piangere e finii con l'affogare i singhiozzi, che da troppo trattenevo e che mi avevano bloccato pesantemente un groppo in gola, sul suo bel cappotto blu, mentre Oscar ci provava spudoratamente col Dottore, e Casanova ci provava con Eámanë. Era davvero imbarazzante quanto poteva essere degradante incontrare i propri idoli.
<< Dottore che succede se non la sveglio? >> Chiesi, riprendendomi dal torpore delle lacrime. Mi allontanai da Jack e spostai Oscar per avere una visuale libera degli occhi del mio Dottore.
<< Continuerà a vivere in quel mondo finché non morirà di vecchiaia >> Disse.
<< Senza intoppi? >>
<< Senza intoppi. >>
<< Puoi promettermelo? >> Chiesi ancora.
<< Si, i Piccoli Diavoli non lasciano le loro vittime e una volta che muoiono di vecchiaia, non si svegliano più ... >> Mi spiegò.
<< Sei capace di mettermi quel tubo dietro il collo? Voglio salutare mia madre. >> Domandai. Jack mi strinse la mano. Come ai vecchi tempi, anzi dovrei dire ai futuri tempi. Avevo il cervello incasinato. Viaggiando col Dottore quello sarebbe stato il risultato finale. Anzi, forse mi era andata anche bene. Ma sapevo a cosa andavo incontro, e sapevo che potevo morire da un momento all'altro. Non mi lamentavo di nulla.
<< Posso provarci. >>
Mi immersi nell'acqua fino alla vita. Jack mi teneva saldamente per le braccia, mentre il Dottore mi infilava il tubo nel collo. Il primo contatto non mi fece nulla, e notai, dalla faccia di Jack, che non stava funzionando. Poi delle piccole zampette meccaniche si infilarono nella mia pelle. Soffrii in silenzio, stringendo forte i denti e, con le mani, le braccia di Jack, mentre si insinuavano dentro di me. Li sentii, come delle scosse di corrente, collegarsi al mio sistema nervoso e al cervello. Degli spasmi mi fecero muovere la testa in modo strano.
<< Hai dieci minuti a disposizione, usali bene! >> Disse e Jack, dopo avermi fatto uno di quegli sguardi che sembravano dire ‘vedi di tornare viva o ti ammazzo’, mi lasciò andare, facendomi cadere nell'acqua. Mi sembrò di affogare, non riuscivo a respirare e speravo solo che il tutto finisse in fretta. Sbattei più volte le mani contro il vetro, dal quale riuscivo perfettamente a vedere Jack che si dimenava, credendo che ci fosse qualcosa che non andava e il Dottore che lo manteneva, rassicurandolo e dicendogli che stava andando tutto bene. Mi fermai, senza forza e le immagini si sbiadirono. Jack e il Dottore divennero due ombre grigie e poi scomparvero nel nero delle mie palpebre chiuse.
Mi risvegliai nel ''mondo dei sogni''. Mia madre mi stava piangendo addosso. << Mamma! >> Dissi con la voce di un morto che torna in vita. Sembravo un cavernicolo che sperimentava la parola.
<< Sei viva? >> Urlò, saltando per lo spavento.
<< Si, ma non ho molto tempo. >> Dissi con le lacrime agli occhi. << Mamma mi dispiace per tutto ciò che ho fatto da quando sono nata ad oggi. Mi dispiace per ogni volta che ti ho trattata male, o ti ho risposta in modo brusco, o ti ho fatta soffrire. Mi dispiace per quella volta che sono scappata, per quando ti ho fatto trovare la casa sottosopra, per i brutti voti a scuola. Quando il Dottore mi ha mostrato cosa eri stata capace di fare, ho capito di aver sbagliato troppo con te, non sono stata per niente una buona figlia … >>
Lei mi interruppe stringendomi in un abbraccio soffocante. << Neppure io sono stata una buona madre con te. Mi dispiace di essere sembrata un robot, di non averti mai mostrato amore o tenerezza, vorrei tanto rimediare, ma ormai è troppo tardi! >> Pianse, finendo per bagnarmi tutta la maglia. Rimanemmo abbracciate, in silenzio per cinque minuti buoni. Poi la lasciai con una tazza di tè per andare a parlare con la nonna e il bisnonno.
<< Questo mondo non è quello reale, è un perenne sogno. Se mamma muore, non di vecchiaia, allora morirà anche nella vita reale perché ormai ha ricordato il Dottore. >> Spiegai ai due. << Voi volete rimanere con lei o volete che vi riporti a casa? >>
<< Solo alcune informazioni. >> Chiese nonna Sylvia. << Se torniamo a casa lei resterà da sola? >>
<< Si. >> Risposi.
<< E quando moriremo noi, moriremo definitivamente? >>
<< Se di vecchiaia si. >> Risposi ancora.
<< Allora restiamo con lei. Non c'è più nulla per noi in quel mondo. >> Dissero entrambi. Anche Wilfred era un grande amico del Dottore e non l’aveva neppure potuto salutare.
<< E’ stata colpa mia se lui ha cambiato faccia, ma è riuscito a perdonarmi ed io non ho potuto fare nulla … >> Disse lui piangendo. << Dato che non lo rivedrò mai più, potresti salutarlo da parte mia? >>
Annuii commossa. Li abbracciai calorosamente entrambi. Stavo per perdere tutta la mia famiglia. Ma ero felice, in fondo li avevo salvati.
<< Vivi la tua vita senza rimpianti. >> Disse il bisnonno. Ricordai la sua avventura col Dottore dai ricordi che avevo, anche lui non era stato da meno al suo fianco. In una famiglia sola, tre componenti avevano avuto l'onore di correre al fianco dell'uomo più incredibile dell'intero universo. Era una storia inimmaginabile e ovviamente piena di lati negativi. Ma ne era valsa la pena per conoscere quell'uomo magico e straordinario. Quell'uomo che stravolgeva mari e monti con il suo altruismo e con tutto l'amore che aveva da donare.
<< Mi ha fatto piacere rivedervi tutti per un'ultima volta, non vi dimenticherò mai. >> Dissi a tutti e tre. Le lacrime scendevano a fiotti, o forse era l'acqua nella quale era immerso il mio vero corpo.
<< Dove vai? >> Mi chiese lei. Avrei tanto voluto dirle la verità, ma poi ero sicura che si sarebbe uccisa per rivedermi. Sorrisi, per perdere tempo, sperando che il Dottore fosse puntuale e non decidesse di darmi più tempo del previsto. Ma ai piani alti non si muovevano, sperai non ci fossero stati problemi. Mi ritrovai a sorridere come un’ebete ad una domanda seria.
<< Bhè, io sto andando, vado ... >> Un dolore al petto mi fece cadere sulle ginocchia. Tossii e vomitai dell’acqua. << Ti voglio bene. >> Riuscii a dire prima di tornare nel mondo reale.
Aprii gli occhi e, anche se riuscii a capire in tempo cosa succedeva, l'acqua riuscì lo stesso ad entrare su per le mie narici. Con un colpo al pavimento, mi spinsi in alto e due braccia mi tirarono su e mi caricarono in spalla. Jack mi poggiò a terra, mantenendomi la testa mentre sputavo l’acqua che avevo ingoiato. Feci un gran colpo di tosse e tornai a respirare, anche se le narici mi bruciavano tantissimo, facendomi anche lacrimare. Mi sorpresi di quant’acqua ancora ero capace di produrre. Jack continuava a prendersi cura di me, accarezzandomi e dandomi del colpetti dietro la schiena quando servivano a farmi tossire. Appena mi fui ripresa mi resi conto che tutti coloro che avevamo svegliato stavano combattendo a suon di soffi contro i Piccoli Diavoli, che nel frattempo si erano moltiplicati, aspettando il mio ritorno. Erano rimasti lì per me, combattendo con tutti i loro polmoni, a costo di perdere la vita per darmi la possibilità di salutare per l'ultima volta mia madre. Lo apprezzavo molto.
<< Tutti nella cabina blu! >> Urlò il Dottore, aiutando Jack a trascinarmi come si fa con uno zoppo o con un invalido. Appena tutti furono dentro, mise le coordinate e scappammo via da quell'inferno mascherato da paradiso.  Riportammo tutti al loro tempo. L'elfa nel 2380.
<< Mi ha fatto piacere vederti di nuovo, anche nel sogno. Mica potresti passare a rifarmi quel favore, dovrei togliere ancora quel mostro da lì sotto! >> Disse abbracciandoci tutti, uno ad uno. Quando arrivò a me, fece un gran sorriso e mi ringraziò in anticipo per i nostri servigi.
<< A presto! >> Urlò mentre tornava al suo trono da dea di quel luogo incantato. Non avrei mai pensato di trovare, in tutto lo spazio un posto simile, se non nei libri di fiabe.
Poi toccò a Bob, nel 4563.
<< Quello che è accaduto, riaccadrà? >> Chiese lui.
<< Non se starai a casa tua. Noi comunque torneremo su quel pianeta per fermare quell'uomo! >>
<< Allora grazie per la bellissima avventura! Addio. >> Disse guardandomi negli occhi. Evitai lo sguardo, era davvero imbarazzante, ma il ragazzino sembrava aver preso una cotta per la sottoscritta. Lo salutai con un cenno freddo del capo per fargli capire che le mie intenzioni non erano compatibili con le sue. Il che mi dispiacque, ma solo in seguito.
Poi fu il turno di Thyseis, nel 5670.
<< Vi aspetto nella bocca del mostro! >> Disse. << Ma stavolta eviterò di farmi uccidere! >>
<< Forse è meglio se eviti proprio di farti prendere! >> Consigliai, stringendo forte anche lui. Mi stavano consumando con tutti quegli addii.
Poi ancora Oscar Wilde, nel 1890.
<< Se un giorno avrai voglia, vienimi a trovare. Ti aspetterò con ansia. Magari ti farò leggere un mio libro. >> Disse nascondendo un desiderio sfrenato nei confronti del mio viaggiatore del tempo, che in tutta risposta non capì per niente le intenzioni dello scrittore. Il solito ingenuo!
<< Molto volentieri! >> Disse il Dottore. Io e Jack trattenemmo le risate finché potemmo. Spesso era devastante sapere che avevo molta più esperienza io in quell'ambito di quanta ne aveva lui in tutto il tempo che aveva avuto a disposizione. Avrei voluto fargli capire che Oscar voleva leggere un libro con lui tanto quanto io volevo mangiare una sanguisuga per poi vedere la sua faccia da fesso contorcersi in una mossa di stupore misto a scandalo, ma evitai. Anzi, tentai di aiutarlo fin dove potevo.
<< Io adoro ''Il Ritratto di Dorian Grey''! >> Intervenni.
<< Come? >> Chiese Oscar. Che succedeva? Avevo sbagliato qualcosa? Che avevo detto? Speravo tanto di non aver fatto una figuraccia per salvare le chiappe a quel disgraziato!
<< No! >> Bisbigliò il Dottore. << Lo scriverà tra un anno … >>
<< Ops! >>
<< Ho capito che viaggiate nel tempo, però cercate di non lasciare che delle informazioni di troppo sconvolgano la mia mente! >> Disse lui ridendo e uscì dalle porte del Tardis. Anche lui era tornato a casa sano e salvo.
Ed infine toccò a Casanova, nel 1754.
<< Madame è stato un vero piacere conoscerla, anche se, purtroppo, è stato in questa situazione non molto allegra! >> Disse, poi fece una pausa per squadrarmi da capo a piedi. << In un contesto diverso sareste stata mia! >> Mi lasciai baciare la mano anche se quello che aveva detto era molto presuntuoso e maschilista. Ma lo capivo, era la mentalità dell’epoca che parlava.
<< Addio! >> Risposi, più in fretta che potei. Poteva essere un uomo fascinoso quanto voleva, ma era proprio brutto!
 
 
Rimanemmo solo noi tre. Io, Jack e il Dottore. La tensione era alta. Cosa sarebbe successo? L'avrebbe deciso certamente il mio cuore. Era lui che di solito prendeva le iniziative e le decisioni più importanti, tanto che neppure io sapevo cosa sarebbe accaduto!
<< Dottore, >> iniziai, << sono stata venti lunghi anni senza di te. Sei una delle persone più importanti della mia vita, ma non potrò correre per sempre. Ho conosciuto Jack e mi piace davvero molto e ho scoperto che siamo più simili di quanto credessi. Non smetterò mai di esserti grata per ciò che hai fatto per me, per avermi salvata mille e mille volte, ma ho fatto la mia scelta. >>
Lui mi guardò sorpreso, la stessa faccia fece Jack. << Non sono passati venti lunghi anni. >> Mi fece notare.
<< Giusto … >> Dissi abbassando lo sguardo. Mi stavo confondendo. Sentii le mie guance arrossarsi per l'imbarazzo. Io non avevo ancora conosciuto Jack. E se lui non ricordava molto? Se magari nella realtà non gli piacevo come nel sogno? Se per lui non era stato nulla di importante? Non sapevo proprio come uscirne, così usai la tattica che funzionava sempre.
<< Non riesco più a distinguere la realtà dal sogno! >> Dissi scoppiando a ridere. Jack si avvicinò furtivo, mentre ancora ridevo, mi afferrò il viso e mi baciò. Non me lo aspettavo, ma mi piacque moltissimo. Rimanemmo così per molto tempo. Avevamo capito entrambi che anche se era stato solo un sogno, era forte e incombente quanto la realtà. In fondo cos'è la realtà? Una volta che viaggi col Dottore, la tua mente si stravolge. Tutto ciò che credevi impossibile era in realtà possibile. Quindi cos'aveva la realtà in più del sogno?
<< Ok! >> Si lamentò il Dottore. <>
<< Certamente! >> Risposi appena Jack si decise a farmi riprendere fiato. Le nostre labbra non si erano toccate da tempo e chiedevano disperatamente di sentire, assaggiare, mordere. Avevo bisogno di sentire e tastare la realtà. Lui era lì e nessuno lo avrebbe portato via da me.
E così partimmo per quello che sarebbe stato una ripetizione di tutto ciò che era già successo, ma questa volta c'era anche Jack. Dopo aver aiutato popolazioni su popolazioni, aver restituito il pollo a Casanova e aver mangiato in un ristorante di un pianeta dove si tagliavano gli arti (che in seguito ricrescevano), li cucinavano e li servivano ai clienti, io e Jack passammo la nostra prima/seconda notte insieme, in una camera da letto speciale nel Tardis. Era piena di candele profumate, aveva le pareti rosa con le forme tonde più chiare e un letto a forma di cuore che vibrava. Non capivo proprio cosa se ne faceva il Dottore di camere del genere!
Mi buttai sul morbido letto e assaporai il dolce odore che sprigionava. A lungo tempo mi avrebbe fatto venire un gran mal di testa, già lo sapevo, ma non m’importava. Jack si tolse la maglia e mi guardò come un leone guarderebbe la sua preda. Quel solo sguardo mi fece eccitare da morire. Lo incitai a raggiungermi e, senza farselo ripetere due volte, si fiondò su di me, mordendomi tutto, le labbra, l’orecchio, il collo. Lo feci girare, ritrovandomi su di lui. Le mie mani scesero leggere sul suo forte petto, fino a sfilargli ciò che ancora ci ostacolava. Gemette di piacere quando la mia bocca, dopo aver percorso tutto il suo busto, raggiunse la meta prestabilita. Nel sogno, ricordai, lui si era fermato sul più bello. L’avrei ripagato con la stessa moneta e sul più bello mi fermai. L’espressione sul suo visto era indescrivibile, sembrava essersi svegliato da una notte di combattimenti. Forse erano i capelli spettinati a darmi quell’impressione. Mi scappò una risata quando, per raggiungermi si alzò in piedi. Feci lo stesso, con sguardo di sfida. Mi prese per le spalle e mi girò con forza. Le mie spalle poggiavano sul suo petto e la sua bocca mi sfiorò il collo, facendomi sentire la persona più felice sulla terra. Si girò verso il letto e io mi mossi di conseguenza. Con una mano mi bloccò la coscia e con l’altra spinse ferocemente la mia schiena in giù. Mi fece poggiare le ginocchia sul letto ed in seguito, per potermi mantenere, anche le mani. Entrò dentro di me delicatamente, come se fosse la prima volta. Ed in teoria lo era, ma non volevo fosse delicato con me. << Non sono di porcellana. >> Provai a dire, tentando di fargli capire cosa volevo da lui. E mi capì al volo. Mi afferrò i capelli, li arrotolò alla sua mano e li tirò con forza, facendo arrivare la mia faccia contro la sua e baciandomi. La sua lingua prese possesso della mia bocca in meno di un secondo, mentre con l’altra mano mantenne il mio fianco per farlo combaciare con i suoi movimenti. Lasciò i miei capelli e iniziò a sfiorarmi il collo, poi il seno, poi la pancia ed infine mi stimolò per farmi avere un orgasmo in contemporanea col suo. La mia schiena, istintivamente si inarcò e le gambe si strinsero. Il piacere andava aumentando mentre con le mani stringevo forte i suoi capelli. Mi serviva qualcosa a cui aggrapparmi più saldamente. Caddi nuovamente con le mani sul letto e strinsi forte le coperte. I suoi forti colpi mi fecero lentamente cadere in avanti, e mi ritrovai stesa sotto il peso delle sue braccia che mi cingevano la vita e impedita nei movimenti. I nostri orgasmi, come lui aveva programmato, arrivarono insieme. Era stata anche migliore della finta prima volta. Ci sdraiammo entrambi, sfiniti, sul letto. Jack mi strinse la mano mentre guardavamo il soffitto senza sapere cosa dire. Nessuno dei due avrebbe provato a dire una frase fatta come ‘è stato bello’, oppure ‘sono stata/o brava/o?’ o addirittura qualcosa di più grande che avrebbe sicuramente fatto scappare uno dei due, il fatidico ‘ti amo’. No, la frase che doveva venire, sarebbe uscita spontaneamente dal cuore di uno dei due e doveva rispecchiare appieno quello che stavamo provando. A parlare per primo fu Jack e dopo di lui nessuno si azzardò a fare neppure il minimo rumore. L’universo era salvo grazie a noi e per ringraziarci ci fece passare la notte più bella della nostra vita.
<< Mi sei mancata. >>

   
 
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