Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    03/12/2013    4 recensioni
Shu si riscosse. Stava fissando il bicchiere da una mezz'ora almeno, senza decidersi a bere quelle ultime due dita di birra che si stavano intiepidendo sul fondo.
“Cosa?”
La cameriera gli sorrise, gentile.
“Ti ho chiesto se vuoi qualcos'altro da bere...”
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Un po' angst, un po' malinconica. Un po' strana.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kento Rei Faun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Così vicino, così lontano'
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"Ti porto qualcos'altro?”
Shu si riscosse. Stava fissando il bicchiere da una mezz'ora almeno, senza decidersi a bere quelle ultime due dita di birra che si stavano intiepidendo sul fondo.
“Cosa?”
La cameriera gli sorrise, gentile.
“Ti ho chiesto se vuoi qualcos'altro da bere...”
“Oh... no, grazie. - Shu gettò uno sguardo all'orologio appeso al muro alle spalle della barista. Era quasi mezzanotte. - Non sono un gran cliente, vero? Sono qua da un'ora e non ho ordinato praticamente niente...”
“Beh, se è per questo sarai qui da un paio d'ore, ad esser precisi, ma non importa. - gli sorrise di nuovo, e mosse il dito in cerchio, come ad indicare la stanza attorno a loro. - Non è che tu stia rubando il posto a qualcuno...”
Shu si guardò alle spalle. C'era una coppietta in un angolo, ed un uomo di mezza età all'angolo opposto. Per il resto, il locale era vuoto.
“Giornataccia?”
Shu abbassò di nuovo lo sguardo verso il bancone del bar.
“In un certo senso.”
La verità era che quella era stata l'ennesima di tante giornate soffocanti e grigie che si erano ripetute una dopo l'altra, lasciandolo affogare lentamente nell'angoscia e nella solitudine.
Quella sera era rientrato nel suo appartamento avvolto dalla penombra, e l'idea di chiudersi lì dentro a rimuginare fino a sfinirsi lo aveva fatto sentire un animale in gabbia.
Così era uscito, aveva camminato nel vento tagliente di autunno inoltrato, fino a che non gli si erano gelate le mani e aveva deciso di entrare in quel piccolo bar di quartiere.
“Vediamo... - la ragazza lo squadrò con fare curioso. - Amore, famiglia o lavoro?”
“Cosa?” A Shu sembrava di non riuscire a seguire troppo bene i discorsi, quella sera.
“Sembri parecchio giù. Cos'è che è andato storto? Hai litigato con la tua ragazza? O è una faccenda di soldi?”
Shu fece segno di no con la testa.
“E'... una storia lunga. Ci sono delle persone. A cui tenevo molto...” Si fermò.
“E dove sono adesso?”
Già. Ottima domanda.
“Lontani.”
Più lontani di così...
Touma aveva fatto le cose in grande. Era andato direttamente negli Stati Uniti a trovare la madre, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Ryo era uccel di bosco tra i suoi monti, nemmeno il padre lo vedeva da giorni. Deduceva la sua presenza da qualche traccia in camera o in cucina, lasciata da Ryo preferibilmente quando lui non c'era o mentre dormiva.
Shin il più delle volte si faceva negare al telefono, e quando rispondeva era impossibile strappargli più di qualche parola.
E Seiji sapeva bene come sparire, pur rimanendo immobile.
Non che Shu avesse davvero provato a cercarli.
Dopo quello che era successo, semplicemente non riuscivano a stare vicini.
Sembrava impossibile, ma il dolore ed il senso di colpa erano così forti che li avevano separati, e stavolta sembrava davvero impossibile che le cose potessero tornare come prima.
Nemmeno dopo che le Yoroi erano state distrutte si erano sentiti così soli e lontani.
“Lontani?”
Shu si limitò ad annuire.
“E torneranno?”
Shu sollevò lo sguardo, accorgendosi con un attimo di ritardo che gli si stavano riempiendo gli occhi di lacrime.
“Io... non credo.”
Davvero era arrivato a pensare questo?
“Non puoi saperlo.”
“Grazie. Ma non c'è bisogno che cerchi di consolarmi.”
“Non lo dico per consolarti. E' solo che... non puoi saperlo, tutto qui. Non esistono certezze. Soprattutto su queste cose.”
Sembrava una cosa che avrebbe potuto dire Touma. Sorrise appena.
“Non sei un po' troppo saccente per la tua età?”
La ragazza scoppiò a ridere. Aveva una risata calda e cristallina che a Shu ricordò quella di Shin.
“Guarda che non sono mica una bambina! Ho ventuno anni!”
Ventuno anni... una vita fa. La osservò per un attimo. Aveva un viso dolce, un po' rotondo, e buffi capelli un po' arruffati che le svettavano sulla testa, nonostante ci avesse infilato tre o quattro forcine ornate da fiocchetti di stoffa nera a piccoli pois bianchi.
“E poi, scusa... mica sei tanto più grande di me! Quanti anni hai?”
Shu abbassò di nuovo lo sguardo.
“Non lo so...”
“Non sai quanti anni hai?”
Scrollò le spalle. “Questa sera non me lo ricordo.”*
“D'accordo. La prenderò per una risposta.”
Gli diede le spalle, cominciando a riordinare. Shu tornò a fissare la sua birra quasi imbevibile.
“Hai programmi, per stasera?” Era tornata lì accanto, e lo fissava un po' incerta.
“No. Direi di no.” Il suo programma era di camminare di nuovo fino a casa e buttarsi nel letto.
“Allora posso chiederti un favore?”
“Dimmi.”
“Io... tra cinque minuti chiudo il locale. Abito qui vicino e torno a casa a piedi. - Lo guardò, un po' imbarazzata. - A quest'ora ho un po' paura a tornare da sola...”
“Vuoi... che ti accompagni?”
“Beh, di solito c'è un cliente che rimane qui fino a mezzanotte e poi fa la strada insieme a me. E' un signore anziano molto gentile, ma due giorni fa è caduto e si è fatto male alla schiena... Ieri sera sono tornata da sola e me la son fatta sotto dalla paura.”
“Questo signore rimane qui ogni sera fino alla chiusura solo per accompagnarti?”
“Beh... in realtà lo faceva anche prima che glielo chiedessi. E' una persona molto sola, non ha mai voglia di tornare a casa.”
Shu sentì lo stomaco stringersi. Era destinato a finire così anche lui?
“Io ti accompagno, se vuoi, ma... Hai paura a tornare da sola e ti fai accompagnare da uno sconosciuto?”
Lei rise di nuovo, più pacatamente. “Ma tu sei una brava persona! Si vede lontano un miglio!”
Certo. Shu non si sentiva affatto così, quella sera.
“Sei troppo fiduciosa.”
“Nah, è difficile che mi sbagli su queste cose.”
Finì di sistemare, mandò via gli ultimi clienti e chiuse a chiave. Shu la aspettava in piedi sull'altro lato della strada.
Camminarono nell'aria fredda. Lei teneva il viso nascosto nel bavero del cappotto, e lui era di nuovo sovrappensiero.
“Ecco, sono arrivata.”
Lui si riscosse per l'ennesima volta dai propri pensieri.
Lei lo fissò, quasi curiosa.
“Ehm... vuoi salire?”
Shu battè le palpebre un paio di volte.
Era un invito... quel genere di invito?
Era tutto così strano quella sera.
E lei era così tanto più giovane, mentre lui era simile a lei nell'aspetto, ma lontano anni luce nel cuore.
E non riusciva nemmeno a ricordare quando fosse stata l'ultima volta in cui aveva fatto sesso...
“Guarda che non ti mangio mica!”
Lui sorrise un po' storto, poi la seguì di sopra, senza nemmeno sapere quando aveva deciso di farlo.

 

Shu aprì gli occhi. Doveva essersi assopito per qualche ora. Fuori era ancora buio.
Lei dormiva accanto a lui, la bocca socchiusa e le braccia alzate attorno alla testa.
Aveva labbra scure, come i capezzoli.
E così, stesi sul cuscino, i suoi capelli sembravano ancora più ispidi.
Sembravano quelli di Ryo.
Per un'ora era riuscita ad entrare nella sua vita. A farlo sentire un po' meno solo. Ma era già finita.
Le spostò una ciocca di capelli dal viso. Era bella, a suo modo.
Se le cose fossero andate diversamente, avrebbe avuto una moglie come lei? O forse una figlia, chissà.
Si rivestì, ma non riusciva ancora ad andarsene. Rimase in piedi accanto alla finestra, a guardare la strada illuminata dalla luce gialla di un lampione.
“Stai andando via?”
Shu si avvicinò di nuovo al letto, ma non si sedette. Lei si sollevò su un gomito.
“Non ti vedrò più, vero?”
“Mi dispiace. Avrei dovuto essere più sincero con te.” Si sentiva come se avesse approfittato di lei.
Lei rise, per la terza volta. I suoi occhi erano dolci.
“Guarda che ti ho invitato io a salire. Sapevo già che non saresti tornato.”
“E allora perché lo hai fatto?”
Lei si tirò su a sedere, un po' indecisa. Il lenzuolo scivolò giù, scoprendo i seni piccoli.
“Non lo so. E' che i tuoi occhi erano così buoni... e così tristi... Non sono riuscita a lasciarti andare via.”
Shu sentì che stava per piangere. Lei lo abbracciò.
Quando si separarono gli sussurrò soltanto: “Buonanotte.”
Rimase a guardarlo mentre si infilava la giacca.
“Torneranno, vedrai.”
Shu la guardò.
“Non puoi saperlo. L'hai detto tu stessa.”
“E' vero. Non posso saperlo. Ma te l'ho detto, è difficile che mi sbagli su certe cose.”
Shu le sorrise. Era una ben strana ragazza, ma non era stato un errore.
“Grazie.” Disse soltanto, mentre usciva nelle scale.


FINE

*Shu ha 38 anni, ma ne dimostra 21 o 22. Questo perchè nel mio universo, il loro aspetto è immutato da quando hanno raggiunto la maturità fisica. Sono le armature ad averli "congelati" in quella condizione, per poterli vestire fino a quando sarà necessario.
Per non dover dare spiegazioni - peraltro chi ci crederebbe?! XD - quando può, evita di dire la propria vera età.
  
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