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Autore: bibrilove98    04/12/2013    3 recensioni
Matt è un ragazzo spensierato che ama fare il menefreghista e vivere la sua vita senza problemi. Cerca di allontanarsi dalla scuola e odia il fatto che i suoi genitori lo vogliono far studiare per diventare un "pezzo grosso" del commercio. Matt incomincia a non andare più a scuola e a fare tardi la sera quando, proprio una di queste, si imbatte in delle strane persone intente ad uccidere una vecchietta e il suo cagnolino. Una parte di Matt vuole scappare, l'altra parte, prende il sopravvento e lo spinge a correre in soccorso della signora. Poi diventa tutto buio. Matt si sveglia nel suo letto stanco e con forti giramenti di testa. Quando va in bagno per darsi una sciacquata scopre di avere una strana cicatrice sulla clavicola. Sarà proprio per colpa di questa strana ferita che si ritroverà ad imbattersi in un mondo diverso, un mondo nuovo e pronto ad ucciderlo ogni giorno ad ogni ora. Scoprirà di avere le doti per essere un perfetto Cacciatore e con l'aiuto di Runa, Peter, Andrea e Chris percorrerà quelli che sono le prove per un Ascendente.
Ma il mondo degli Shadowhunters è pericoloso e i demoni si nascondono dietro ogni angolo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La lattina di Coca cola vuota continuava a fare rumore per terra mentre col piede la calciava spostandola di qualche metro per poi continuare a farla camminare non appena la raggiungeva nuovamente. Camminare per le strade di Manhattan era sempre stato molto rilassante e molto pericoloso allo stesso tempo, soprattutto dopo una delle migliori litigate con i propri genitori. Matt lo sapeva bene. Litigare per un compito andato male, che stupidaggine. Tanto i suoi lo sapevano che alla fine sarebbe riuscito a recuperare facendo un poco il “leccaculo” con i prof e studiando quel minimo indispensabile per arrivare alla sufficienza. I suoi continuavano a dirgli che doveva studiare per diventare un grande medico o un avvocato o comunque, un “pezzo grosso” nel commercio. Tanto c’era un sacco di crisi e lavoro non ce n’era, Matt lo sapeva e quindi si limitava a fare il minimo indispensabile per provare a non essere bocciato per il semplice gusto di non passare un anno in più in quella maledettissima scuola. La lattina andò a sbattere contro il cartello dei menu di un ristorante. Matt alzò lo sguardo come accorgendosi solo adesso della presenza di quel locale. Continuò a camminare con le mani nelle tasche della felpa rossa chiusa solo a metà mentre scrutava attentamente il vetro del ristorante. Su un tavolo era seduta Veronic Trall, una splendida ragazza dai capelli neri e mossi, con gli occhi di un azzurro impressionante. Una ragazza alta e magra con delle fantastiche forme, una da far invidia a chiunque. E, si, era stata una sua vecchia ragazza. Forse avrebbe dovuto fare più il serio con lei, e non usarla così, tanto per perdere tempo. Ogni tanto se ne pentiva, poi ci pensava un po’ su, e se ne fregava degli errori che aveva fatto, tanto avrebbe continuato a sbagliare anche in futuro. Lei spostò lo sguardo dal suo nuovo ragazzo e, casualmente, i suoi occhi si spostarono su di lui. A Matt sembrò che un fulmine le attraversasse le iridi degli occhi azzurri mentre lo guardava in modo omicida. Lui non si fece tanti problemi, uscì una mano dalla tasca e la salutò mostrando uno dei suoi più fantastici sorrisi, di quelli che, di solito, facevano cadere a terra tutte le ragazze. Poi se ne andò, ma non prima di notare che le guance della ragazza si erano fatte più rosse. Matthew Jordan, fai sempre colpo pensò mentre continuava la sua camminata.
 
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La sveglia squillò e Matt fu costretto ad alzarsi. Un altro giorno di scuola. Un altro inutile giorno di scuola. Scese dal letto e si avviò verso il bagno dove si fece la doccia e scese per fare colazione.
-Di nuovo in ritardo. –sbottò Elena Jordan, una donna sulla quarantina, elegante e bella sempre, anche mentre cucinava un uovo per la colazione dei suoi figli.
-Buon giorno anche a te mamma. –disse il ragazzo prendendo una sedia con il piede e avvicinandola al tavolo per sedetti. Elena si fermò un momento per guardare il figlio lasciando la padelle delle omelette sul fuoco e il mestolo in mano. Si guardarono in modo molto intenso. Matt sapeva cos’è che non andava ma cercava sempre di contraddire in tutto e per tutto la madre. Insomma, aveva sedici anni, era il momento di smettere di fare il figlio modello, quello che tutte le mamme invidiano quando vai a casa di amici. Matt sbuffò, era stanco di tutte quelle cose, stanco della sua vita troppo noiosa, forse avrebbe incominciato a prendere qualcosa per rendere la sua vita un po’ più allegra. Il ragazzo si alzò dalla sedia e andò ad aprire il frigo per prendersi il succo e poi ritornò al suo posto.
-Ringrazia che ti cucino. –lo sgridò la madre. –E la prossima volta torna prima a casa la sera
-Certo mio supremo comandante, la prossima volta a casa alle sette! –disse il ragazzo cercando di imitare la voce della madre
-…soprattutto se il giorno dopo devi andare a scuola. –continuò la donna ignorando il figlio.
-E chi ti dice che oggi vado a scuola?
-Lo diciamo io e tuo padre. –continuò Elena riportando la sua attenzione sulle omelette mezze bruciate.
-A proposito, dov’è quell’uomo? Di già a lavoro eh?
-Smettila di fare il menefreghista Matt! Matura! Hai sedici anni, ti devo trattare come Giuliet? Se solo avessi un minimo di contegno in più, se solo fossi come Jason…
-Ecco! Lo vedi? Jason di qui, Jason di là… io non sono Jason e non voglio essere come lui! –disse Matt alzandosi di scatto dal tavolo facendo cadere la sedia. La rabbia gli era salita in un secondo –Maledettissimo Jason! Il figlio che ogni madre vorrebbe, quello che non prende mai un insufficienza, quello che ora è grande e studia, quello che ogni ragazza vorrebbe da portarsi a letto. Io non voglio essere come Jason come ve lo devo far capire a voi due?
Quando ebbe finito si sentì il fiatone. Aveva veramente detto tutto quello che sentiva e ora, un poco si pentiva dato che la madre lo stava guardando con un’espressione di angoscia e di pentimento con gli occhi umidi. Jason, il fratello maggiore, il modello di “ragazzo/fidanzato/figlio/fratello perfetto” Va al diavolo! Pensò dirigendosi verso camera sua.
-Matt…la colaz… -cercò di dire la madre.
-Non ho fame! –disse lui interrompendola bruscamente. Mentre saliva le scale incontrò Giuliet.
-Ciao Matt. –disse la bambina stropicciandosi gli occhi ancora intorpiditi dal sonno. Lui sbuffò e non la degnò di uno sguardo. Possibile che su tre figli solo lui era uscito male? Arrivò in camera sua, prese il suo cellulare e il suo ipod e ritornò al piano di sotto dove la sorellina stava facendo colazione. Poi uscì di casa sbattendosi rumorosamente la porta alle spalle ignorando i richiami della madre.
 
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-Pronto. –disse una voce dall’altro capo del telefono. –Chi è?
-Il tuo più grande ammiratore, o uno stolker professionista, a te la scelta. –Matt era seduto su una panchina del parco dove molti signori portavano a passeggio i propri cani. Quella al telefono era Miranda, una ragazza alta e minuta, con dei capelli a caschetto castano chiaro e gli occhi color cioccolato. Era una ragazza dolce e gentile, nonché la sua migliore amica. Non era una delle ragazze più belle che lui avesse mai conosciuto, ma sicuramente era la più vera, quella che lo consolava sempre quando era giù di morale o quando aveva litigato con qualcuno. Probabilmente senza di lei si sarebbe cacciato in molti più guai di quanti ne avesse già passati, lei era l’unica persona che poteva farlo ragionare anche nei suoi periodi “no”. Certo, alle medie era scappato un bacio, ma non era stato granché per nessuno dei due quindi si limitavano a rimanere amici, e poi, lei adesso stava con un ragazzo di un anno più grande. Di solito Matt era geloso di lei, era come una sorella ed era capitato, una volta, che avesse preso a pugni un ragazzo che l’aveva insultata. Certo era finito in presidenza e i suoi genitori in tribunale per avergli spaccato il naso, ma, per lui, ne era valsa la pena.
-Matt! Dove sei? Ti sto aspettando per entrare in classe. –rispose Miranda dall’altro capo del telefono.
-Oh, risparmiatelo Miri, non ci vengo oggi. –rispose lui seccato.
-Guarda che ti sospendono se fai così tante assenze. –cercò di rimproverarlo.
-E lo facessero! Chissenefrega, tanto poi mi promuovono lo stesso, basta una buona dote di scuse e un sei stentato in pagella lo prendo sicuro, lo sai.
-è per il tre in filosofia giusto? –Matt si irrigidì, ormai lo sapeva che lei le azzeccava sempre tutte con lui, ma ogni volta era come una sorpresa.
-E anche se fosse? –si limitò a rispondere.
-Che devo dire se il prof mi chiede di te? –chiese l’amica.
-Quello che vuoi, inventa qualcosina, qualche patologia strana, vedi un poco tu.
-I tuoi lo sanno? –chiese Miri con una nota di preoccupazione nella voce.
-Si e no. –rispose il ragazzo facendo spallucce. –Oggi ci vediamo?
-Non cambiare argomento Matt, sono disposta a coprirti fino ad un certo punto, io voglio aiutarti ma questo comportamento è sbagliato…
-Non sei l’unica che me l’ha detto. –rispose scocciato. In sottofondo sentì il suono della campanella che annunciava l’inizio delle lezioni.
-Ora devo andare. –disse la ragazza dall’altro capo del telefono.
-Quindi alle sei al bar sotto casa tua. E non portarti il tuo fidanzato.–disse il ragazzo prima che l’amica riattaccasse.
 
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Erano le sei e trenta quando Miri arrivò al suo appuntamento con il suo migliore amico. Matt vide subito l’amica, ma non capì le prime parola che disse per via degli auricolari sparati al massimo volume.
-…colpa di mia madre. –furono le sole cose che capì.
-Non fa niente. –disse facendo spallucce e rimettendo a posto gli auricolari nella tasca della felpa.
-Che prendi? –chiese Miri mettendo il suo giubbotto dietro la sedia e facendosi scivolare di fronte all’amico.
-Un caffè tu?
-Un pezzo di brioche –disse sorridendo. La cameriera gli si avvicinò e prese le ordinazioni, sparì per qualche minuto dietro il bancone e poi riapparve con su un vassoio la brioche di Miri e il caffè di Matt.
-Il professore Mc Redor si è arrabbiato per la tua assenza. –disse la ragazza addentando la sua brioche al cioccolato.
-Pensasse quello che vuole. –disse Matt non curante. –sinceramente me ne sbatto di quello che dice o pensa, mi reputo abbastanza grande da poter fare quello che voglio.
-Hai sedici anni Matt, devi aspettare altri due anni per considerarti “abbastanza grande da poter fare quello che vuoi”
-Ecco, ora incominci pure tu con la predica. –disse il ragazzo sorseggiando il caffè. –Dillo pure tu che Jason è meglio di me, così sei al passo con gli altri.
-Io non ho detto che Jason è migliore di te, è vero, siete fratelli ma avete due caratteri totalmente diversi, e per quanto stimi profondamente tuo fratello, per me rimani migliore di lui. –Miri appoggiò la sua mano sopra quella di Matt e gliela strinse in un gesto di affetto mostrandogli un grande sorriso. –Ti dico questo perché ti voglio veramente bene.
Il ragazzo rimase per un momento impassibile, era abituato a sentire la sua amica parlare in quel modo, ma quella volta ci aveva messo veramente il cuore nelle sue parole e poi, lei era veramente l’unica che riusciva a consolarlo e a tirarlo su di morale con delle battute o con delle facce strane, anche se le facce strane funzionavano di più quando erano più piccoli. Una volta, per tirarlo su di morale da una cotta andata male, Miri aveva messo in scena una spietata distruzione di massa di peluche che lei amava tanto e lo aveva fatto divertire così tanto che la rabbia e la delusione erano spariti in un secondo.
-Grazie. –disse lui sorridendole. –Ti va di fare una passeggiata? –chiese dopo un po’.
-Perché no, non devo fare niente oggi pomeriggio.
-A meno che il tuo ragazzo non sia geloso. –disse Matt mostrandole un sorriso sghembo e chiamando con un cenno la cameriera per pagare.
-Lo sapevo che eri geloso di John, anche se qualcosa mi dice che in fondo non lo odi così profondamente.
-Che te lo fa pensare? –chiese lui guardandola con un accenno di malizia nel sorriso.
-Ti conosco fin troppo bene. –disse l’amica ricambiando il sorriso. Purtroppo Matt non poté ribattere perché la cameriera si era avvicinata con il conto. Dopo aver pagato, i due amici si avviarono verso Central Park.
 
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Il parco era molto bello. Era uno dei parchi più grandi di New York, ovvio, quello più conosciuto al mondo, ma a Matt era sempre piaciuto per il semplice fatto che poteva andare e rilassarsi senza nessun problema, senza nessuno che potesse dargli fastidio. Ovviamente stare con Miri non gli dava nessun problema, anzi avevano incominciato a parlare di molti giochi per la PSP o di quanto avesse spiegato il professore di italiano per la prossima settimana. Quest’ultimo argomento non interessava molto a Matt, tanto, con molta probabilità, non ci sarebbe andato nemmeno la settimana avvenire a scuola. Poi le cose peggiorarono. L’iphone rosa di Miri squillò e quando lo prese Matt guardò il nome e la foto che era apparsa come sfondo. Un ragazzo biondo con gli occhi castani e un sorriso bellissimo. Più bello di quanto gli piacesse ammettere. Il nome, poi, confermava i suoi timori: “<3John<3”. Matt sbuffò prima ancora che l’amica riuscisse a rispondere.
-Ciao amore. –disse la ragazza sorridendo.
-Ciao amore. –gli fece eco Matt da dietro imitando la sua voce. Per questo dovette incassare una forte gomitata in pieno stomaco da parte dell’amica che continuò a sorridere e ad annuire al fidanzato.
-Va bene. –continuò la ragazza –arrivo subito. Ti amo anch’io. –e con quest’ultima sdolcinata frasetta da fidanzati, chiuse il telefono.
-Quindi te ne vai e mi abbandoni qui da solo? –chiese Matt con finto dispiacere. –Evidentemente il tuo “amore-cucciolotto-orsacchiotto bello” ti ha chiamato e devi andare a consolarlo.
-Smettila stupido. –disse la ragazza. –Vedi di venire domani.
-Io non ci conterei tanto. –continuò Matt facendo spallucce. L’amica sospirò.
-Ricordati, se hai bisogno di qualcosa, il mio numero è…
-3356709123, si lo conosco a memoria. –disse l’amico sorridendole.
-Bravo bambino. –continuò la ragazza, poi gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia.
-Ci sentiamo presto, e vedi di tornare subito a casa adesso.
-Sissignora! –disse l’amico portandosi una mano sulla fronte nel tipico gesto dei militari. Poi si salutarono e Matt vide la figura esile della sua migliore amica allontanarsi verso la strada. Lui sapeva che non le avrebbe ubbidito, era troppo fiero per farlo. Quindi prese i suoi auricolari dalla tasca della felpa, li collegò al suo cellulare e partì con la prima della lunga lista di canzoni che aveva intenzione di ascoltare mentre le gambe lo portavano dalla parte opposta rispetto alla sua casa.
 
 
 


 
Salve a tutti  ragazzi :3
Bene, mi presento, sono Bibrilove98 e questa è la prima storia che scrivo su Shadowhunters xD
Si, è il primo capitolo, ma spero che vi abbia anche solo un poco incuriosito :3 mi piacerebbe che qualcuno la leggesse e non mi facesse sentire tanto inutile… xD
Sto facendo il possibile per avvicinarmi sempre di più al fantastico mondo dei Nephlim anche se questo capitolo si basa principalmente su due personaggi, Matt che come avrete capito è il protagonista e Miri, la sua migliore amica. Come spero che abbiate capito Matt è quel genere di “badboy” come lui stesso si definisce, odia la scuola e vuole vivere spensierato, in realtà scoprirete tante sfumature del suo carattere e, in verità, capirete che in fondo lui cerca un altro modo per essere felice, perché lui è diverso e poi capirete in che senso ;) per quanto riguarda Miri…bè non voglio scocciarvi ancora con questa ridicola presentazione xD
Il prossimo capitolo arriverà la settimana prossima, spero che qualche anima pia legga le innumerevoli schifezze che scrivo e che scriverò :)
Inoltre vi dico che accetto qualsiasi tipo di critica perché sono straconvinta che ho molto di cui migliorare :D
Fatemi sapere cosa ne pensate *^*
Un bacione e alla prossima settimana
-Bibrilove98 
  
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