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Autore: mirie    05/12/2013    4 recensioni
« Non ce la faccio più» Aveva sussurrato Katniss affondando il viso contro il petto di Peeta. Lui l'aveva accarezzata, l'aveva stretta più forte e in fine si era piegato su di lei, dandole un bacio sulla nuca.
Lei aveva alzato il viso e stringendo gli occhi più per vedere meglio i lineamenti di Peeta che per trattenere le lacrime, l'aveva baciato sulle labbra, premendo forte, come faceva ogni volta che tentava di scacciare un'immagine dalla sua mente.
[Katniss & Peeta]
mia prima (e sicuramente ultima) fanfiction su questo fandom :P
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Welcome to my place: una settimana. Esattamente sette giorni da quando ho visto il primo film di Hunger Games. Mi è piaciuto così tanto che cinque giorni dopo sono andata al cinema a guardarmi il secondo e proprio ieri una mia amica mi ha prestato il terzo romanzo. Quattro ore dopo aver terminato la lettura (vado molto fiera della mia iper-velocità nel leggere libri :P) ho tentato di scrivere ciò. Davvero, non è nulla di pretenzioso, solo che avevo voglia di scrivere qualcosa di tenere & carino riguardante Katniss e Peeta. Spero solo di non aver fallito completamente .-.
Buona lettura Cuori neri (carte)

 

 

 

Youth- quando la notte

 
 
Katniss sobbalzò sul letto, trattenendo le lacrime e contraendo la mascella per non urlare.
Quand'era stata l'ultima volta che era riuscita a dormire senza incubi? Con la morfamina, nel distretto 13. Ma per quanto quel calmante l'avesse tentata più di una volta nel corso di quell'anno dopo la ribellione, aveva deciso di non diventare come i vincitori del distretto 6.
Allora quand'era stata l'ultima volta che era riuscita a dormire in modo tranquillo? Prima degli Hunger Games e già allora una marea di preoccupazioni le turbavano il sonno.
Peeta, stringendola tra le braccia, riusciva a farla addormentare ogni sera, tuttavia non era in grado di allontanare la paura dalla sua mente, poiché neanche lui ne era capace. Il suo sonno sembrava solo apparentemente più sereno: la rigidezza del corpo, la tensione dei muscoli e il tremore alle sopracciglia rivelavano un'inquietudine interiore ancora difficile da superare.
Avevano creduto che grazie al libro sarebbe stato più facile ricomporre i pezzi della loro fragile stabilità, ma nonostante gli sforzi che si potevano notare di giorno, la notte i progressi regredivano.
« Non ce la faccio più» Aveva sussurrato Katniss affondando il viso contro il petto di Peeta. Lui l'aveva accarezzata, l'aveva stretta più forte e in fine si era piegato su di lei, dandole un bacio sulla nuca.
Lei aveva alzato il viso e stringendo gli occhi più per vedere meglio i lineamenti di Peeta che per trattenere le lacrime, l'aveva baciato sulle labbra, premendo forte, come faceva ogni volta che tentava di scacciare un'immagine dalla sua mente.
L'aveva stretta più forte a sé, cercando di non farle male, ma tentando almeno di farla sentire protetta. Le aveva accarezzato la schiena, percependo sotto il sottile strato della camicia da notte le innumerevole cicatrici, quelle che persino a distanza di un anno non si erano ancora rimarginate in sottili linee bianche, ma che sporgevano ancora, quasi l'intero corpo facesse notare che stava continuando ad andare a fuoco, dopo aver fatto diventare il sonno cenere.
Nonostante tutto, dovevano ammettere che insieme erano riusciti ad andare avanti un po' alla volta. E dapprima che pure le giornate erano il riflesso delle loro notti insonni, uguali per sentimenti e pensieri, erano stati in grado di arginare quelle crisi solo nei sogni.
Peeta continuava ad accarezzarle la schiena, infiltrando la mano sotto la camicia da notte e percorrendole con due dita il fianco. Le fiamme non l'avevano risparmiata neanche lì e sapeva che all'inizio le avrebbe dato fastidio, ma solo così avrebbero potuto accettare la loro condizione. Perché anche Katniss se avesse sollevato la maglia del ragazzo si sarebbe accorta che lo stesso fuoco aveva inciso la sua pelle.
Non voleva rimandare quel momento, voleva affrontarlo subito: aveva già lasciato che Capitol City gli divorasse i sogni, ora non voleva che il suo amore per Katniss fosse impedito ancora una volta.
Le aveva baciato il collo, una delle sue poche parti rimaste levigate, le aveva fatto scivolare le spalline della camicia da notte dalle spalle e quando vide Katniss accennare un sorriso, si era appoggiato sul suo seno ancora coperto, sollevato, più sereno, quasi felice. Lei gli aveva accarezzato i capelli, districando i riccioli biondi.
Avevano cercato di ricomporre i propri resti e ora l'unico modo per unirli definitivamente era affrontarli senza remore.
Le aveva sfilato la camicia da notte con delicatezza, con un leggero tremore alle mani: l'aveva osservata dall'alto, con le mani alla stessa altezza del suo viso per sorreggere il busto. Katniss rispondeva al suo sguardo, tentava di cancellare il timore nei confronti del suo corpo, di superare perfino l'imbarazzo, perché in fondo quella era la prima volta che Peeta la guardava in biancheria intima. Lui le aveva sorriso, per tenerezza, per genuina felicità.
Non sapevano bene come continuare, ma Peeta aveva baciato ogni parte corpo di Katniss, partendo dalle labbra e scendendo verso il collo, esplorando il seno, il ventre e alla fine arrivando al bordo della sua biancheria intima. Aveva esitato, incerto se proseguire, ma poi Katniss le aveva sfilate, con la mano non del tutto ferma e Peeta aveva continuato a spostarle lungo le gambe, togliendole definitivamente una volta arrivate alla caviglia.
 Erano rimasti fermi ancora qualche istante, quasi a godersi quel momento così intimo nonostante nessun contatto diretto.
Si era spogliato veloce, facendo attenzione a levarsi la maglietta con un gesto rapido e a scostare i pantaloni senza troppi movimenti.
Katniss aveva sorriso più vistosamente, intenerita dalla goffaggine di Peeta, la rassicurava, le dava l'impressione che finalmente quella notte sarebbe stata meno carica di angosce.
Si erano abbracciati, con veemenza, tentando di non soffocarsi per la felicità, tentando di contenere la sorprendente sensazione di essere insieme, inseparabili, uniti e di condividere non solo lo stesso passato e dolore, ma anche lo stesso corpo, la stessa pelle, le stesse emozioni.
Avevano continuato ad abbracciarsi, cercando di trattenere i sospiri e i gemiti. Si erano accoccolati, sempre stretti, ancora ansimanti. Erano felici e allo stesso tempo intimoriti che quella felicità potesse sfuggirli dalle mani, come già era successo in passato. Ma poi Peeta l'aveva baciata sulla fronte, lei aveva socchiuso le palpebre ed erano riusciti a dormire fino al mattino, ancora abbracciati l'uno all'altra.
  
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