Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: darkroxas92    06/12/2013    1 recensioni
E se ci fosse stata una sesta persona oltre alle cinque Puella Magi che conosciamo? E se fosse un ragazzo in grado di vedere le streghe e Kyubey? Come agirà l’Incubator?
Una rivisitazione della storia originale, dal punto di vista di un personaggio originale, che potrebbe essere in grado di cambiare il corso degli eventi… Cosa riuscirà a fare Otokonoko Muri?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Homura Akemi, Kyubey, Madoka Kaname, Nuovo personaggio, un po' di tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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01 Ed eccomi qui con una nuova storia in un nuovo fandom!
Già... ho voluto provare a lanciarmi a scrivere una fan fiction su Madoka Magica, e strano a dirsi, questa è l'unica fiction che ho finito di scrivere prima di cominciare la pubblicazione, perciò i tempi di aggiornamento non dovrebbero essere esageratamente lunghi come le mie altre storie XD
Beh, non ho molto altro da dire... perciò direi di lasciarvi subito al primo capitolo!
Buona lettura a tutti!

Capitolo 01: Il mio nome è Muri
Evitò una catena gigante che aveva minacciato di colpirlo in pieno, e fu grato di esserci riuscito, visto il solco che lasciò nell’asfalto a causa del suo peso.
“Maledetto il momento in cui ho deciso di entrare qui, maledetto me e maledetta la mia dannatissima curiosità…” imprecò a bassa voce, osservando la catena a pochi centimetri da lui.
Sembrava assurdo, ma era sicuro di averla vista muoversi da sola, il che era impossibile: era dentro un edificio, e non c’era un solo filo di vento. Anche se probabilmente solo una tromba d’aria sarebbe riuscita a farla muovere in quel modo.
Si guardò in giro, cercando di mettere a posto nella sua testa ciò che era appena successo.
 
#Flashback#
Stava tornando a casa dopo essersi fermato in una sala giochi, quando una ragazza dai capelli rosa, che data la divisa che indossava dedusse essere della sua stessa scuola, l’aveva superato di gran fretta, facendolo quasi cadere a terra.
Fece per urlargli di fare attenzione, ma la ragazza era entrata subito in un edificio, correndo come se ne dipendesse la sua vita.
Restò immobile per qualche secondo a osservare la porta del palazzo chiudersi dietro di lei, per poi scuotere la testa e riprendere la sua camminata.
Ma per un instante, sovrappose l’immagine della ragazza dai capelli rosa con quella di una dai capelli neri.
Si portò una mano alla testa, barcollando per qualche passo preda di una fitta che lo costrinse a fermarsi nuovamente, mentre un’altra ragazza, questa volta dai capelli blu, seguiva lo stesso percorso della precedente.
“Che… Che cosa succede…” farfugliò, tornando a fissare la porta dell’edificio.
Le persone attorno a lui sembravano incuranti di ciò che gli stava succedendo, ma non era una novità: ormai sapeva bene che in quella città, come probabilmente in qualsiasi altra, le persone tendevano a ignorarsi a vicenda.
Ed era quello che avrebbe voluto fare anche lui, ma non c’era mai riuscito: ogni volta che assisteva a qualcosa di strano, almeno per lui, doveva intervenire, in un modo o nell’altro. E quella volta le cose non sarebbero andate diversamente.
Sospirando, fece dietrofront, per poi raggiungere la porta e varcarla.
#Fine flashback#
 
“Tsk. Una casa degli orrori fatta da Stephen King avrebbe fatto meno paura…” commentò, sospirando.
Non appena era entrato, la porta era scomparsa nel nulla, e lui si era ritrovato in un posto assurdo, che non avrebbe saputo descrivere in alcun modo. Fiori giganti e antropomorfi, alcuni con i baffi che continuavano a ridere e pronunciare frasi a lui totalmente incomprensibili lo avevano circondato, per poi cominciare ad avvicinarsi minacciosamente.
Poi, di punto in bianco, era svanito tutto quanto, lasciandolo da solo in un piano deserto, dove quella catena lo aveva quasi preso in pieno.
Si portò le mani in tasca, per poi decidere di proseguire. Quelle due ragazze erano entrate prima di lui, e sperava di incontrarle per assicurarsi di non aver avuto un’allucinazione. Come diamine avrebbe fatto a spiegare a qualsiasi psichiatra ciò che aveva visto?
Salì di un paio di piani quando cominciò a sentire il rumore di alcuni passi.
D’istinto si nascose dietro una colonna di cemento che spuntava dal nulla, restando in attesa.
I passi si avvicinarono, finché da un corridoio non uscì una ragazza.
Indossava la stessa divisa scolastica delle altre due, ma sembrava l’unica ad avere dei capelli di un colore normale: essi, infatti, erano neri, lunghi quasi quanto lei e lasciati liberi.
Stava osservando una strana pietra, la quale sembrava quasi brillare di luce propria, che teneva stretta tra le dita della mano destra, incurante di dove stesse andando. Il suo sguardo era vuoto, come se avesse visto più di quanto potesse sopportare.
Convinto di non correre alcun rischio, tornò allo scoperto, facendo fermare la ragazza, che lo fissò per qualche secondo per poi riprender come se niente fosse il suo silenzioso percorso.
“E-Ehi…” fece lui quando gli passò accanto, guardandola sorpreso. “Tutto bene? Non sei ferita, vero?”
La ragazza si arrestò nuovamente.
“Perché dovrei esserlo?” chiese freddamente.
“Tu… Tu non hai visto nulla prima? Fino a pochi minuti fa questo posto era diverso… So che può sembrare assurdo, ma per piacere, dimmi che non era solo una mia allucinazione.”
La corvina restò in silenzio, ma non riuscì a nascondere un leggero tremolio alle mani.
“Non so di cosa parli.” Rispose infine usando lo stesso tono. “Ma per il tuo bene, ti consiglio di andartene da qui il prima possibile. È un edificio pericolante.”
“Hai visto per caso due ragazze? Credo fossero della nostra scuola. Le ho viste correre qui dentro come se fossero in pericolo e-”
“Stanno bene. Per il momento almeno.” Lo interruppe lei, per poi riprendere la sua camminata, scomparendo lungo le scale.
“Che strana ragazza…” commentò lui, grattandosi la testa. “Chissà cos’ha passato per comportarsi così…”
“Interessante.” Risuonò una voce, che lo costrinse a spalancare gli occhi.
“Chi va là?” urlò, girandosi di colpo.
“È la prima volta che succede qualcosa di simile… sei un caso unico.” Continuò la misteriosa presenza.
“Chi sta parlando? E che cosa intendi dire che sono un caso unico?!”
Il suo sguardo si fermò sul riflesso dei vetri di una finestra, tramite i quali era possibile vedere l’ombra di quello che gli sembrò un gatto dalla coda assurdamente lunga.
“Non sono un gatto.” Fece la voce.
Il ragazzo si voltò, per poi arretrare.
Di fronte a lui c’era una creatura a quattro zampe bianca, dai grossi occhi rotondi e rossi. Aveva due lunghissime orecchie, attorno alle quali c’era un anello d’oro e sul muso aveva stampato un sorriso, il quale sembrava incapace di mutare espressione, rendendo in qualche modo l’essere ancora più inquietante di quanto già non lo fosse.
La creatura muoveva lentamente la lunga coda dietro di lei, in un movimento quasi ipnotico.
“C-Che cosa sei?” domandò lui spaventato.
“Non avere paura. Non ho intenzione di farti alcun male.” Rispose lei, senza però muovere le labbra.
“C-Come fai a parlare?” fece lui, per poi fermare il suo indietreggiare. “Ma certo… sei solo un giocattolo… Okay, chi è che si sta divertendo?” domandò ad alta voce.
“Non c’è nessuno oltre a noi. Le ragazze sono uscite da una porta secondaria.” Rispose la voce. “E ti sto parlando telepaticamente, per questo non mi vedi muovere la bocca.”
“Che cosa sei? Un alieno?” fece il ragazzo, deglutendo e rimpiangendo di aver visto quei film horror dove i protagonisti venivano rapiti e sezionati dai vari tipi di ET.
“Credo di poter essere definito così, sì.” Rispose la creatura senza mezzi termini. “Ma puoi chiamarmi semplicemente Kyubey.”
Lo strano animale saltò giù dal davanzale della finestra, camminando lentamente verso di lui, fermandosi solo quando fu giunto ai suoi piedi.
“C-Che cosa vuoi da me? Ti avviso, non sono né un genio né un mago né altro.”
“Vorresti diventarlo?”
Il ragazzo sbatté le palpebre, guardando la creatura con stupore. “Prego?”
“Vorresti diventare un mago?”
Sentì scomparire ogni traccia di paura, mentre la creatura continuava a fissarlo, come se fosse incapace di distogliere lo sguardo da lui.
“Guarda, sono una frana nei giochi di prestigio, quindi non ho nemmeno intenzione di provarci.”
“Io intendo un mago vero. Uno di quei maghi che devono affrontare le streghe per mantenere la pace nel mondo.”
“Stai scherzando, vero?” fece lui ironico, abbassandosi per guardare in faccia lo strano essere. “Perché mai dovrei fare qualcosa di tanto assurdo? Senza contare che le streghe esistono solo nella fantasia dei bambini e dei scrittori.”
“Davvero? Che strano, ero sicuro che pochi minuti fa tu ne avessi vista una.”
Il ragazzo annottò mentalmente che quell’essere aveva parlato di sé al maschile, cosa che non gli era stata subito chiaro, visto che per qualche motivo a lui sconosciuto gli era impossibile indentificare il tono di voce.
“Di cosa stai parlando? Prima ho solo assistito a uno dei più strani fenomeni che ho mai visto… anzi, fai direttamente il più strano. Ma non mi pare di avere visto delle vecchie volare su una scopa.”
“Non intendo le streghe di voi umani.” Rispose Kyubey. “Le streghe a cui mi riferisco sono esseri straordinari, in grado di alterare la realtà stessa.”
Il ragazzo sgranò gli occhi.
“Quindi… quella cosa… quella era una strega?”
“Esatto. Per la prima volta, un ragazzo è riuscito a entrare dentro una strega, riuscendo a vederla… Sei senza precedenti.”
“Devo sentirmi onorato? No, perché io ne avrei fatto volentieri a meno. Inoltre, se è come dici tu, che fine ha fatto?”
“È stata eliminata da una maga, che ha anche salvato le due ragazze entrate qui prima di te.”
“Ti stai riferendo a quella che se n’è appena andata via? Questo spiegherebbe la sua espressione…”
“No.” Rispose Kyubey. “Era sì una maga, ma non è lei la responsabile della sconfitta della strega.”
“Capisco…”
“Nonostante l’inizio, direi che stai prendendo piuttosto bene tutte queste informazioni. Sono pochi coloro che mi credono subito.”
“Non sarò un genio, ma non sono stupido. So riconoscere quando qualcosa non ha una spiegazione. E tu me ne hai fornita una, che per quanto assurda, spiega il tutto. Ora… ti dispiacerebbe entrare un po’ più nei dettagli? Prima mi hai chiesto se volevo diventare un mago. Perché lo chiedi proprio a me e perché dovrei accettare di combattere contro dei mostri?”
“Perché come ho già detto prima, tu sei stato il primo ragazzo a vedere una strega e a vedere me. Finora solo alle ragazze è stato possibile. E non diventeresti un mago senza avere nulla in cambio.”
“Cos’è, mi darai uno stipendio?”
“No, qualcosa di meglio. Stringi un contratto con me. Diventa il primo mago, ed io in cambio esaudirò un tuo desiderio, qualunque esso sia.”
Il ragazzo sgranò gli occhi. “Un… Un desiderio?” ripeté incredulo.
“Esatto. Qualunque cosa tu chiederai, io esaudirò la tua richiesta. Non c’è nulla d’impossibile per me. L’unica cosa che non puoi chiedere è di far scomparire le streghe. Quello è off limits anche per me.”
“Sono un libro così aperto?” ridacchiò lui, portandosi una mano dietro la testa. “Ad ogni modo, scusa la franchezza, ma la cosa mi puzza. Sa tanto di patto col diavolo.”
“A te la scelta. Ma le streghe sono pericolose. La maggior parte delle morti di cui senti parlare sono causate da loro. Finora sono state le maghe, che si trovano sparse per tutto il pianeta, a tenerle testa e a sconfiggerle. Ma l’equilibrio è sempre più difficile da mantenere.”
“Quindi è per questo che le notizie di morti misteriose stanno aumentando…” rifletté il ragazzo, per poi restare a riflettere in silenzio. “… Posso chiedere qualsiasi cosa?” chiese conferma.
“Sì. Vuoi diventare un genio? O forse vuoi diventare più forte? Chiedi, e in cambio dei tuoi servigi io esaudirò la tua richiesta.”
Il ragazzo restò in silenzio ancora per qualche secondo.
“Dimmi… devo esprimere per forza subito il mio desiderio?”
“Sì. È la condizione per diventare mago.”
“Capisco…”
Senza aggiungere alto, superò Kyubey, avvicinandosi alla finestra e affacciandosi fuori.
“Questo mondo… spesso penso che sarebbe meglio se fosse distrutto. Però… poi mi ricordo che alla fine è giusto che le cose vadano così. E se il destino mi fa fatto incontrare te…”
Si girò verso la creatura.
“Ecco il mio desiderio, Kyubey!” Esclamò, sorridendo. “Voglio poter esprimere il mio desiderio in futuro, quando avrò capito di che cosa ho davvero bisogno.”
“Sei sicuro? Potrei ottenere subito qualsiasi cosa.”
“Sono uno che non prende decisioni alla leggera. Combatterò per te, affronterò le streghe… ma il mio desiderio dovrà aspettare. Quando avrò deciso, lo saprai.”
“Molto bene allora. Così sia.”
Prima che il ragazzo potesse reagire, le orecchie dell’essere si allungarono, raggiungendolo e trafiggendolo al petto.
Si lasciò sfuggire un gemito di dolore, mentre una forte luce cominciò a uscire dal suo corpo.
Poi, sotto i suoi occhi increduli, un piccolo oggetto prese forma davanti a lui.
“Afferralo. È il tuo potere.” Disse Kyubey.
Il ragazzo portò avanti la mano, stringendola attorno ad un anello, sopra il quale era incastonata una piccola gemma.
“Quella è la tua Soul Gem.” Spiegò la creatura, muovendo ancora la coda, mentre il ragazzo osservava l’anello. “Da quella dipende la tua vita. Più userai la magia, più diventerà scura. Se non vuoi morire, dovrai sconfiggere più streghe possibili, prendendo da loro il Grief Seed. Con quello potrai rigenerare la tua Soul Gem, continuando così a vivere senza problemi. Ma se diventerà nera-”
“Immagino che per me non ci sarebbe più speranza, vero?” terminò il ragazzo, osservando l’anello che teneva in mano, per poi cominciare a ridacchiare.
Pochi secondi dopo esplose in una vera e propria risata.
“Allora temo che ci sarà un piccolo problema…” fece, attirando per la prima volta la curiosità di Kyubey.
“Che cosa vuoi dire?”
Il ragazzo smise di ridere, per poi aprire la mano.
“La mia Soul Gem… è già nera.” Disse, mostrando l’anello alla creatura. “Eppure, non mi sento in alcun modo male, anzi…” Si guardò le mani, per poi chiuderle a pugno. “Mi sento pieno di energie, come non lo sono mai stato…”
Senza dire altro, si mise l’anello all’indice della mano sinistra.
“Bene… direi che qui ho finito, vero? Dovrei proprio tornare a casa.”
“Aspetta.” Lo fermò Kyubey. “Non mi hai detto come ti chiami.”
Il ragazzo si voltò verso di lui, per poi sorridere.
“Il mio nome è Muri. Otokonoko Muri.” Rispose, per poi allontanarsi.
La creatura restò immobile.
“Vedo che tieni fede al tuo nome… Ragazzo Impossibile.” Osservò. “Una Soul Gem nera fin dalla nascita e che non influisce in alcun modo… Sarà molto interessante vedere cosa farai, Otokonoko Muri.”
   
 
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