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Autore: ScarletPuppet    06/12/2013    3 recensioni
Loki non era mai stato un tipo fedele, ed ancor meno un individuo di cui fidarsi. A volte pensava che persino il suo aspetto, per quanto giovane e fresco, inducesse chiunque ad allontanarsi.
Ma ci fu un periodo in cui persino lui, Dio degli Inganni e pecora nera fra gli dei norreni, provò l’amore di una donna. L’unico periodo in cui poté considerarsi molto vicino a qualcosa di simile al termine “felice”. Il periodo che lo trasformò in quello che ormai era diventato.

Attenzione!
Sarebbe meglio leggere la FF i fili del destino, altrimenti questa OS potrebbe non ricondursi al mondo Saint Seiyano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Ghiaccio e del Fuoco - Linee di sangue'
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Falso e Bugiardo

Falso e bugiardo

Sbalordito il diavolo rimase
Quando comprese
quanto osceno fosse il bene
(Paradise Lost – John Milton) 

Loki non era mai stato un tipo fedele, ed ancor meno un individuo di cui fidarsi. A volte pensava che persino il suo aspetto, per quanto giovane e fresco, inducesse chiunque ad allontanarsi. Infatti, in quegli occhi azzurri e freddi, si celava una luce di malizia ed ambiguità. Il suo sorriso furbo, per quanto bello, lasciava trapelare la sua vena ingannatrice e doppiogiochista.
Ma ci fu un periodo in cui persino lui, Dio degli Inganni e pecora nera fra gli dei norreni, provò l’amore di una donna. L’unico periodo in cui poté considerarsi molto vicino a qualcosa di simile al termine “felice”. Il periodo che lo trasformò in quello che ormai era diventato. Ogni volta che, solo, beveva un boccale di idromele seduto sul suo comodo – ed usurpato – trono, pensando ad Aima gli tornavano in mente quei ricordi lontani, ma così lontani, che ormai  non gli raggiungevano neanche più il cuore ed a cui dedicava solo una smorfia schifata, ai suoi occhi, ma amareggiata a quelli di chi, come sua figlia, vedeva oltre l’apparenza.

Il giorno in cui la incontrò era soleggiato e l’aria era intiepidita dai caldi raggi della stella madre. Loki stava risalendo un piccolo fiume alla cui sorgente, secondo i suoi informatori, si trovava l’anello dei Nibelunghi, utile per i suoi piani malvagi ai danni di Odino. Era ormai giunto alla fonte, una leggera cascata cristallina, quando da sotto il cappuccio la vide. Doveva vivere da non più di una ventina d’anni per esporsi così tanto alla luce del sole, con quei capelli scarlatti come le sue iridi. La bellezza immacolata tipica degli elfi la avvolgeva come il vestito leggero e bianco che si muoveva appena ad ogni suo movimento, ma la sua inesperienza le stava facendo violare dalla prima regola degli elfi: mostrarsi al di fuori del proprio regno era concesso solo agli elfi più esperti e prudenti, agli altri era categoricamente vietato. Doveva essere rimasto fermo a guardarla troppo a lungo, perché improvvisamente la ragazza si girò verso di lui con occhi ardenti.
«Chi sei?»
Chiese afferrando la lancia appoggiata al suolo di fianco ai suoi piedi. Loki capì subito che quell’arma era magica, costruita, forse, da uno dei più abili fabbri elfici esistenti. Curata in ogni minimo dettaglio, dal colore rosso delle decorazioni all’argento divino e splendente della punta e dell’asta, tagliava solo a guardarla.
«Stai fuggendo, giovane elfa?» chiese il dio, sfoderando uno dei suoi sorrisi più maliziosi. Era così palese che stesse fuggendo. Un altro elfo avrebbe eliminato la minaccia e si sarebbe nascosto.
«Se sei un membro della mia comunità, sappi che non esiterò ad ucciderti!»
Ringhiò la rossa, scagliando la propria lancia contro Loki. L’attacco lo colpì in pieno petto, ma era solo un’illusione: l’immagine del Ragno svanì e la lancia cadde a terra con un pesante tonfo. L’elfa, tuttavia, non era così impreparata come Loki pensava. Girò su se stessa brandendo un pugnale letale quanto la sua lancia e tentò di colpire la gola del dio, ma quest’ultimo la bloccò senza troppa difficoltà.
«Tanto giovane quanto letale.» commentò «Qual è il tuo nome?»
La rossa gli tirò un potente sinistro ma, nonostante la forza dell’elfa, Loki girò a malapena il viso. Allora la donna gli tirò giù il cappuccio.
«Loki!» esclamò esterrefatta, tentando di allontanarsi, ma il dio la bloccò e le tappò la bocca.
«Taci!» sibilò «Nessuno deve venire a conoscenza della mia presenza qui. E credo neanche della tua..» avanzò con un ampio sorriso.
«Non mi farai scoprire. Mi farò uccidere piuttosto.» ribattè la ragazza.
«Se mi dici perché scappi potrei offrirti protezione, se riterrò valido il motivo.»
Propose il Ragno. Veramente, qualsiasi fosse stato il motivo, lui l’avrebbe nascosta. La verità era che quell’elfa lo attirava e non solo fisicamente. C’era qualcosa nei suoi occhi e nel suo carattere combattivo che lo attraeva. La rossa ragionò per qualche secondo, ma non riuscì a trattenere per molto la propria impulsività.
«Non voglio sottostare alle regole degli elfi. Non è giusto proibirci di uscire allo scoperto per pura vigliaccheria, solo perché in passato ci è stato fatto del male. Mi rifiuto categoricamente, dovessi andare contro lo stesso Odino.»
L’ultima frase fece scattare una scintilla nella mente di Loki, che subito domandò.
«Qual è il tuo nome, giovane elfa?»
«Annael.»
«Hai la mia protezione. E credo che tu possa aiutarmi per un certo progetto che ho in mente.»
Ed ignara di una figura a lei familiare che la osservava, Annael accettò.

Passarono i giorni, poi le settimane e poi i mesi. Loki ed Annael preparavano il più grande complotto di tutti i tempi, mentre la loro passione si sviluppò in un articolato rapporto sia carnale che spirituale. L’elfa diceva di vedere del buono nel Dio degli Inganni, nonostante i suoi piani. Spesso e volentieri litigavano a riguardo, lei sostenendo il fatto che attaccando la Terra non avrebbe ottenuto nulla e che Odino gli avrebbe solo dato la caccia, lui ribattendo e rimarcando il fatto che volesse un regno tutto suo. Ma nonostante le liti, Loki non le aveva mai messo le mani addosso, né l’aveva mai sfiorata. La rossa, dal canto suo, si sbizzarriva in pugni e schiaffi a più riprese, ma alla fine, anche dopo giorni, lo baciava con dolcezza e ciò significava “perdono”.
Loki non si era mai sentito apprezzato, né tantomeno giusto o degno di fiducia. Lui era semplicemente Loki, Dio degli Inganni, manipolatore esperto e dio falso e bugiardo. Ma Annael sembrava non vedere questi difetti o, meglio, li ignorava bellamente. Lei guardava oltre come solo gli elfi sapevano fare ed anche se quelle mani divine avevano ucciso il giorno stesso, se quel sorriso aveva mietuto più vite delle guerre a lei non importava: per Annael lui era il suo amato, il suo dio, il suo salvatore. Ed il Ragno cominciò a risentire di quell’affetto. Fremeva quando lei lo abbracciava, a volte piegò persino il capo durante le loro litigate e la teneva sott’occhio ogni secondo quando lei usciva, perché sapeva quanto il suo clan di elfi la stesse cercando. Probabilmente non volevano ucciderla, ma ammise a se stesso che la paura di perderla lo dilaniava ogni qual volta ella metteva i piedi fuori dal suo castello.
E la paura aumentò la notte in cui, dopo ore di passione, Annael accoccolata sul petto nudo di Loki gli confessò finalmente i propri sentimenti. A volte il dio si chiedeva chi dei due fosse più orgoglioso.
«Ho perso la battaglia.» sospirò l’elfa.
«Battaglia?» domandò Loki in uno stato di dormiveglia.
«Sì. Alla fine mi sono innamorata di te. Ed ora aspetto un figlio.» confessò la rossa.
Loki si mise a sedere di scatto, fissando l’amante negli occhi. Ma lei non abbassò lo sguardo, troppo fiera per farlo. Quando l’aveva conosciuta era una creatura dal carattere combattivo ma ancora acerbo, ma ora era cresciuta e si mostrava veramente alla sua altezza.
«È un problema?» chiese lei, diretta come sempre.
«Non è il bambino il mio problema. Hai la minima idea di chi ti sei innamorata? Il fatto che io non ti faccia del male non significa che sia cambiato. Sono sempre il bastardo falso di sempre.»
Ringhiò il dio, fremendo di rabbia. Ma Annael non lo temeva e lentamente posò la sua mano sul proprio ventre gravido. E lì il Ragno si calmò lievemente, nonostante non approvasse ciò che la sua amata sentiva per lui.
«Perché tenti di dissuadere te stesso di qualcosa che sai di essere? Perché piuttosto non ammetti di avere paura di perdere qualcuno che ti apprezza?» domandò l’elfa.
«Perché non me lo merito.»
«Tutti abbiamo diritto ad una seconda possibilità, e tu ne hai avuta una. Ne hai usufruito bene ed ora ne stai cogliendo i frutti. Amare non è sbagliato Loki, e tu come altri meriti molto più dell’odio e del disprezzo di cui ti circondi per vantarti. So che sarai un buon padre come sei un buon amante e questo mi basta.»
E dopo che Annael si fu addormentata, il dio norreno potè lasciar cadere due lacrime che da minuti ormai premevano sui suoi occhi. Poi si addormentò. 

E di nuovo passarono i mesi. Loki preparava sempre più minuziosamente il suo piano di conquista, e molte erano le volte in cui era assente, lasciando Annael sotto la protezione di Fenrir, che segretamente teneva nel suo castello per proteggere la donna. Il dio divenne iperprotettivo e lasciava uscire la propria donna solo all’interno del giardino della propria dimora.
Quando arrivò il giorno del parto il Ragno rimase per tutto il travaglio accanto alla propria amata, finchè non poté prendere finalmente in braccio la sua creatura. Una femmina dai capelli rossi come il sangue e, da come scalciava, molto combattiva. Aima divenne il suo nome ed Annael era più che felice di quell’avvento. Finalmente era madre ed aveva un uomo su cui contare, che la amava – benchè lui non lo avesse mai ammesso – e la proteggeva.

Ma l’arrivo di Aima, per quanto lieto, segnò anche l’inizio della fine. Dalla nascita della bambina, infatti, una figura sinistra aveva preso a girare attorno alla dimora di Loki. Il dio non sembrava essersene accorto, impegnato com’era a pensare al suo piano ai danni della Terra. Annael, al contrario, seguiva ogni suo movimento ed ormai aveva riconosciuto l’individuo che li controllava. Così finalmente si decise ad affrontare il suo passato, le sue scelte e le conseguenze. Si recò da Loki con passo sicuro e risoluto come faceva solitamente, e lo abbracciò da dietro, mentre lui era in piedi a contemplare Aima che dormiva. Gli lasciò una scia di baci sulla schiena e gli sussurrò all’orecchio un “ti amo” ineffabile alle orecchie del dio, sconosciuto a quelli che aveva precedentemente sentito. Il Ragno si limitò a sorridere appena, mentre lei gli comunicava che usciva a prendere aria.
«Mi ami?» domandò allora la rossa, vedendo che il suo amato non aveva fatto una piega.
«Lo sai.» rispose inespressivo il dio norreno.
«Dimmelo.» pregò la rossa, fremendo.
«Come mai ci tieni così tanto? Non mi hai mai obbligato a dirti nulla.» ribattè Loki sospettoso.
«Non credi che io possa tenerci, una volta tanto?» domandò la donna.
Ma il dio, tramite il riflesso nello specchio della stanza, vide una leggera lacrima solcare il volto di Annael. Impassibile continuò il suo gioco, e si girò verso di lei, baciandola e sussurrandole ciò che desiderava. L’elfa sorrise e dopo qualche secondo fra le braccia dell’amato uscì, diretta verso un grosso albero che torreggiava sugli altri. Un albero alla cui base si apriva un largo buco al cui interno era celata la misteriosa figura.
«Vieni fuori, Sephyra!» ordinò Annael furibonda.
Ed allora l’elfa, vecchia amica della rossa, si mostrò in tutta la sua perlacea bellezza. I capelli argento, gli occhi color oceano: nulla era cambiato ed, anzi, Sephyra sembrava ancora più bella di prima.
«Cosa ci fai qui?!» ringhiò l’amante del dio.
«Annael devi tornare altrimenti, se ti troveranno, ti uccideranno. Non puoi stare con Loki, né vivere alla luce del sole.» spiegò impassibile l’altra, mentre gli occhi della rossa sembravano sanguinare dalla rabbia.
«No. Farebbero del male a lui e a.. senti, vattene.» sputò velenosa Annael.
«E a chi?» per un momento Sephyra si agitò, ma poi tornò alla sua placida calma «Puoi sempre mentire, so che puoi farlo, ma restando con Loki rischi di metterlo in pericolo. Inoltre i nani stanno per attaccarci ed abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile.»
«Posso aiutarvi in battaglia, ed anche lui può farlo.. ma..» si impuntò Annael, ma fu repentinamente interrotta.
«Loki è un alleato dei nani. Ci tradirebbe. È il Dio degli Inganni, non importa se non ha fatto nulla per tutto questo tempo!»
Annael stava per dirle che lui la amava, e non li avrebbe mai traditi se lei glielo avrebbe proibito. Ma non ebbe tempo. Quando fece per pronunciare quelle parole, una lancia le trafisse il petto con estrema precisione. La ferita era pulita come a dimostrare che nel lancio non c’era stata alcun tipo di esitazione. Ed allora avvertì il cosmo di Loki. Lo sentì scorrere fin nelle viscere e le lacrime presero a sgorgare da sole come un fiume in piena, calde come lava. E mentre Sephyra la sorreggeva, ebbe il tempo di sussurrarle una preghiera che, però, il dio non sentì né si sforzò di sentire. Le lacrime gli offuscavano i sensi e quando Annael si inginocchiò e riuscì a guardarlo, si sarebbe strappato il cuore. Quel rosso vivo che la caratterizzava ora la stava uccidendo, sgorgando dal suo petto ferito. Ma non era la sua visione morente a straziarlo. Erano le parole che Loki riuscì a malapena a leggere sulle labbra morbide dell’amata.
“Ho perso la battaglia.. mi sono innamorata di te.”
Ed il dio sparì com’era arrivato. Alla velocità della luce ritornò nel suo castello e si diresse d’istinto verso la culla di Aima, stringendone i bordi con troppa forza, tanto che li ruppe. La bambina si svegliò, aprì appena gli occhi rossi e cominciò a piangere, seguita immediatamente da Loki, le cui lacrime scivolavano copiose come non si sarebbe mai immaginato.
Alla fine anche Annael lo aveva lasciato. Anche l’elfa aveva perso la fiducia in lui e lo stava esponendo al nemico. Anche lei sapeva che avrebbe tradito gli elfi in quanto alleato dei nani, che non importava se non aveva fatto nulla per tutto questo tempo. E ancora una volta il dio aveva preservato i suoi piani e l’aveva uccisa. Osservò Aima per un lungo momento, vedendo quanto assomigliasse alla madre e, per un momento, gli balenò nella mente di sbarazzarsene. Tuttavia non seppe cosa gli fece cambiare idea. Le ultime lacrime morirono sulle sue labbra e, con sguardo determinato, parlò ad Aima.
«Tu non mi abbandonerai. Mi apprezzerai e mi aiuterai nei miei progetti. Sarai la mia fotocopia, di tua madre non rimarrà traccia se non nel sangue. Nessuno saprà di te, di lei: solo io ed i tuoi fratelli. Tu rimarrai con me fino alla fine. Tu non mi tradirai.»

 

Da allora plasmò Aima come voleva, cercando di distruggere ogni minimo accenno al carattere della madre, ma non seppe mai la verità. Non sapeva che a pronunciare la frase “Ci tradirebbe. È il Dio degli Inganni” non era stata Annael ma l’altra elfa. Le voci delle due donne erano troppo simili, ed il dio troppo confuso per distinguerle. La rossa non aveva perso la fiducia in lui. Loki stesso l’aveva distrutta nel momento esatto in cui la lancia aveva trafitto la sua amata.

 
Sed qui me defendet?
Ab me terribilissimo ipse
(Chi mi difenderà?
Dal più terribile: me stesso)

 

Il teatrino di Scarlet:
e per compensare la mancanza del nuovo capitolo dei fili (zero ispirazione, scusate) ho partorito questo prototipo di one-shot. Un po’ lunga, a dire la verità… spero sia uscita bene, non sono un asso nelle OS. Pochissimi sono bravi a scriverle. Comunque ho deciso di buttarmi e spero sia riuscita a colpire come volevo. Loki è un tantino difficile da gestire.
Con questo chiudo, spero di aggiornare il prima possibile! Alla prossima e grazie a chi la leggerà!
R&R!

Baci,
Scarlet

  
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