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Autore: Kim_HyunA    06/12/2013    3 recensioni
“Davvero non ti ricordi cos’è successo ieri sera?”
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Davvero non ti ricordi cos’è successo ieri sera?”.
 
La sua voce era decisamente divertita. Non c’era dubbio. E la cosa lo irritava molto. Lo irritava per il semplice motivo che non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo la sera precedente e il fatto che Jonghyun trovasse la situazione così esilarante e non avesse intenzione di collaborare gli faceva venire voglia di prenderlo a pugni.
 
“No” si lamentò per l’ennesima volta, tenendosi le dita sulle tempie mentre si sentiva la testa scoppiare. Non sapeva gestire l’alcool e ancora meno sapeva gestire i postumi della sbornia, ma non era nemmeno in grado di imparare dai suoi errori. Poco importava se ogni volta che beveva qualche bicchiere di troppo si prometteva che sarebbe stata l’ultima volta — perché concludere le sue serate inginocchiato sul pavimento del bagno a svuotare il contenuto del suo stomaco non rientrava certo tra i suoi passatempi preferiti —, non appena metteva piede in un qualche locale in giro per la città, come per magia, compariva un alcolico tra le sue mani.
 
Gli pulsava la testa e si sentiva gli occhi pesanti, le palpebre, quasi come se avessero vita propria, continuavano a chiudersi. Si chiese perché l’alcool dovesse avere conseguenze così devastanti. Perché non poteva continuare a sentirsi euforico e pieno di energie come nel momento in cui mandava giù un bicchiere dopo l’altro?
 
“Davvero niente?”.
 
Sospirò esasperato. La sua mente ancora intorpidita non era in grado di sostenere una conversazione — ma non lo era mai appena svegliato — e soprattutto non aveva l’energia necessaria per poter sopportare Jonghyun e quel suo sorrisino sul volto. Era come se lo stesse prendendo in giro, come se si stesse divertendo ad infastidirlo.
 
Ma se invece quell’espressione avesse avuto un altro significato? Se quella sera fosse davvero successo qualcosa ma ne avesse rimosso ogni ricordo? Jonghyun doveva sapere qualcosa di cui lui non era a conoscenza.
 
Gli succedeva spesso di dimenticare le sue azioni da ubriaco, ma solitamente qualche rapida immagine si muoveva davanti ai suoi occhi e alla fine riusciva sempre a ricostruire tutto.
 
Ma questa volta no.
 
Quanto doveva aver bevuto per non riuscire a ricordarsi nulla?
 
Si morse un labbro, cercando un qualche appiglio nella sua memoria, gli occhi rivolti verso l’alto.
 
Nulla.
 
Il vuoto più completo.
 
Jonghyun ridacchiò soddisfatto. E Kibum ne aveva abbastanza.
 
“Non è successo niente. Mi stai solo prendendo in giro” decise che doveva essere andata così, che l’altro ragazzo non avesse niente di meglio da fare che importunarlo con una qualche storia inventata. Ma non aveva tempo per questo ora. Era solo interessato a prendere qualcosa per eliminare quel fastidioso mal di testa che gli faceva venire soltanto voglia di passare l’intera giornata a letto.
 
E anche se fosse successo qualcosa, non poteva essere così grave, no? O Jonghyun non avrebbe riso in quel modo.
 
Probabilmente Kibum aveva iniziato a spogliarsi come era già successo in passato. Era uno strano comportamento, ma ogni volta che il livello di alcool diventava troppo alto, oltre a diventare particolarmente amichevole anche con persone sconosciute, Kibum aveva l’abitudine di togliersi un vestito dopo l’altro. Non provava alcun pudore — o forse l’avrebbe provato se fosse stato più lucido — mentre si sfilava i suoi abiti, come se fosse nel privato della sua camera e non in mezzo ad altre persone. La prima volta che successe, fu una sorta di shock per lui, e stentava a credere a ciò che aveva fatto, ma quando Jonghyun gli aveva mostrato il video che aveva fatto con il cellulare — sì, quel bastardo l’aveva registrato mentre ballava scatenato, le calze l’unico capo sul suo corpo — non aveva potuto fare altro se non arrendersi all’evidenza.
 
Sì, probabilmente si era semplicemente spogliato come sempre. Non era più una novità, ci aveva fatto l’abitudine ormai.
 
“Non vuoi che ti aiuti a ricordare?”
 
“Jonghyun, ti giuro, se non ti togli quell’espressione dalla fac-” si interruppe non appena l’altro si avvicinò a lui più del dovuto. “Cosa stai facendo?” chiese sulla difensiva, portando una mano verso una sua spalla per cercare di ristabilire le distanze.
 
“Ti aiuto a ricordare, no?” gli rispose, noncurante del tentativo di Kibum di tenerlo lontano e, anzi, accorciando ancora di più lo spazio tra loro, in modo che il volto dell’altro si trovasse nell’incavo del suo collo.
 
“Non te lo ricordi questo profumo?”.
 
Kibum sbatté le palpebre, chiedendosi come il profumo di Jonghyun potesse avere qualcosa a che fare con la sua sbornia. Inspirò, lasciando che l’odore della sua pelle gli entrasse nelle narici. Era una fragranza calda, avvolgente. Gli piaceva.
 
“È buono” pensò a voce alta, senza rispondere alla domanda dell’altro.
 
“Stai iniziando a ricordare allora. È la stessa cosa che mi hai detto questa notte”.
 
Il biondo si alzò dal letto, andando verso la porta come se quelle poche parole fornissero una spiegazione a tutto ciò che era successo.
 
“Perché avrei dovuto annusarti il collo questa notte?” chiese confuso, i frammenti nella sua memoria sempre più caotici e disordinati.
 
“Ti ho già dato un indizio. Ora sei tu che devi ricordare”.
 
Kibum lo guardò contrariato mentre lasciava la stanza.
 
Non lo sopportava quando faceva così.
 
 
 
 
 
L’acqua fredda della doccia lo stava facendo rinascere.
 
Dava sollievo ai suoi muscoli intorpiditi e lo stava facendo svegliare.
 
Come per miracolo si era trascinato dal suo letto fino al bagno, aggrappandosi saldamente alle pareti perché tutto sembrava ancora ruotare intorno a lui. Ogni passo che faceva era una conquista. Soprattutto perché la luce del giorno lo stava accecando, peggiorando ancora di più il suo mal di testa.
 
Non appena la porta del bagno comparve sfocata davanti ai suoi occhi, il suo stomaco lo prese quasi come un segnale per contorcersi fastidiosamente e dovette correre — se così si poteva definire il suo modo disordinato di trascinare i piedi — per evitare di vomitare sul pavimento del corridoio.
 
Rimase per qualche minuto accasciato per terra, incapace di fare qualsiasi cosa. Ma il sapore di acido in bocca gli stava facendo tornare il voltastomaco e, per evitare di entrare in quel circolo vizioso, decise di sciacquarsi la bocca più e più volte.
 
Con gli occhi chiusi e in equilibrio precario, si tolse la maglietta e i boxer — ma chi lo aveva spogliato la sera prima? si trovò a pensare — e si infilò sotto la doccia.
 
Adorava sentirsi l’acqua scorrere sul viso. Era il rimedio per ogni cosa.
 
Si appoggiò al muro, restando sotto il getto d’acqua, e, lentamente, nella sua mente iniziarono ad apparire alcuni flash di quello che doveva essere successo. Erano immagini confuse e molto buie. Come degli spezzoni di un film di cui non ricordava che alcune scene. Ricordava la musica assordante e le persone che ballavano tutto intorno a lui. Ricordava di essere salito su un tavolo, alzando un bicchiere al cielo e urlando un brindisi che nessuno, in mezzo a quel frastuono, aveva sentito.
 
Fece un respiro profondo e gli sembrò di sentire ancora il profumo di Jonghyun.
 
Improvvisamente si ricordò di ogni cosa.
 
Sbarrò gli occhi e ringraziò che nessuno potesse vedere quanto fosse imbarazzato.
 
 
 
 
 
“Non sono ubriaco” urlò Kibum mentre si faceva servire un altro drink. Si sentiva già la testa fluttuare leggera nell’aria, ma non gli importava. Era lì per divertirsi. E divertirsi implicava sempre ubriacarsi.
 
O almeno questa era la sua opinione.
 
Diventava ancora più rumoroso quando beveva troppo. La sua personalità, già normalmente esuberante, diventava ancor più euforica. Urlava, rideva, ballava esagerando i movimenti. In una parola, infastidiva.
 
E se all’inizio aveva ancora abbastanza lucidità da poter continuare a spostarsi da un posto all’altro a ritmo di musica e riuscire a coordinare i movimenti delle braccia in modo da ingurgitare altro alcool, ben presto non riusciva nemmeno a reggersi in piedi. Si aggrappò alla prima persona che si trovò accanto che, per sua fortuna, era Jonghyun. Il biondo l’aveva tenuto d’occhio per tutta la serata per paura che si mettesse in qualche guaio: conosceva Kibum e sapeva come perdesse ogni freno quando andava per locali.
 
Si aggrappò intorno al collo dell’altro ragazzo, con gli occhi chiusi e la bocca che farfugliava parole senza senso. Con tutto quell’alcool in circolo e la musica assordante, non era riuscito a distinguere le parole di Jonghyun che gli teneva saldamente la vita per evitare che cadesse.
 
 
 

 
Era un mistero per Kibum come fosse tornato al dormitorio. L’ultima cosa che ricordava era di trovarsi al locale, con il volto contro il collo di Jonghyun mentre veniva trascinato fuori; e ora si trovava sdraiato nel suo letto, sotto le coperte.
 
Era buio e aveva gli occhi chiusi. Ma sentiva che l’altro era ancora in piedi nella sua stanza.
 
Doveva essere stato lui a portarlo lì.
 
Non ne era sicuro.
 
Le sue orecchie erano otturate, non sentiva i suoni se non come in lontananza. Aveva la bocca asciutta e la lingua intorpidita. Aveva la sensazione che tutto gli ruotasse intorno, senza avere intenzione di fermarsi. Tutto quel movimento apparente gli stava facendo venire la nausea.
 
“Jonghyun” borbottò, le sillabe appena distinguibili.
 
Gli sembrò di sentire un “Cosa?” di risposta, ma non ne era del tutto certo. Poteva esserselo immaginato. La sua mente non riusciva più a distinguere tra finzione e realtà.
 
“Non andare” le sue parole finirono in un sussurro. Non era consapevole di quello che stava dicendo. Era come se stesse agendo inconsciamente e non avesse abbastanza energie per riuscire a parlare e muoversi come avrebbe voluto. “Stai con me” aggiunse.
 
Kibum sentì il letto abbassarsi sotto di lui e sentì il calore del corpo che si era sdraiato al suo fianco. Si avvicinò senza esitazione, stringendovi le braccia intorno e miagolando appagato da quella piacevole sensazione di caldo. Si raggomitolò piegando le gambe e, forse per casualità, forse volendolo davvero, se le ritrovò intrecciate a quelle di Jonghyun.
 
Non se n’era reso conto. Non nello stato in cui si trovava in quel momento.
 
Poggiando il palmo di una mano sul petto dell’altro ragazzo, si alzò appena, quel tanto per avere il viso di Jonghyun davanti al suo e poterlo intravedere nella penombra della sua camera.
 
Cercò di mettere a fuoco i suoi lineamenti, ma i risultati furono scarsi. La sua vista era talmente confusa che riusciva appena a vedere gli occhi dell’altro, ma gli sembrava che lo stessero fissando con attenzione, quasi a chiedersi quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
 
Stava perdendo il controllo del suo corpo. Si sentiva pesante. Probabilmente sarebbe crollato molto presto. Sorrise senza alcun motivo, avvicinandosi ancor di più al volto di Jonghyun, le punte dei loro nasi che quasi si sfioravano.
 
In un’altra situazione, si sarebbe chiesto perché l’altro non lo stesse allontanando con una manata o perché non si fosse messo a fare una delle sue solite battute. Ma non era più in grado di pensare ormai.
 
Decise di sdraiarsi di nuovo, questa volta nascondendo il volto contro il collo di Jonghyun, avvicinandosi così tanto da farsi mancare l’ossigeno. Seppellì il naso contro la pelle calda dell’altro. Nel torpore in cui era immersa ogni parte del suo corpo, era una piacevole sensazione stare in quel modo.
 
Inspirò.
 
“Hai un buon profumo” aveva mormorato, la bocca poggiata al collo dell’altro. Poteva sentire la sua pelle sulle labbra.
 
Lo sentì ridacchiare.
 
“Cosa?” gli aveva chiesto divertito e Kibum non era decisamente in grado di capire se dal tono lo stesse prendendo in giro per stuzzicarlo come suo solito o se davvero non lo avesse sentito.
 
“Hai un buon profumo” ripeté ancora una volta, stringendogli le braccia intorno al petto e facendosi ancora più vicino, come a voler diventare tutt’uno con Jonghyun.
 
Strofinò il naso contro il suo collo, respirando il suo profumo ancora una volta.
 
Lo stava sfiorando con la bocca. Forse, anzi, sicuramente, non era cosciente di ciò che stava facendo, era l’alcool a farlo parlare e agire. Difficile dire se lo avesse reso più disinibito, facendogli fare cose a cui non aveva mai pensato prima, o se invece gli avesse dato la spinta per fare ciò che mai avrebbe trovato il coraggio di fare.
 
Schiuse le labbra, iniziando a baciargli il collo distrattamente, senza rendersene conto. Aveva un buon sapore. Era morbido. Gli sarebbe piaciuto poter continuare per tutta la notte, ma il suo corpo non aveva intenzione di collaborare.
 
Rallentò i suoi movimenti e la testa cadde pesante sul cascino, la bocca ancora attaccata al collo dell’altro.
 
Si addormentò.
 
 
 
 
 
Kibum decise che passare un’altra mezz’ora sotto la doccia potesse risolvere la situazione e alleviare il suo imbarazzo. Ora che si ricordava tutto ciò che era successo, non aveva nessuna voglia di trovarsi faccia a faccia con Jonghyun. Lo avrebbe preso in giro per il resto della vita.
 
Si coprì il viso con le mani, imbarazzato, e scosse la testa, come se quel semplice movimento potesse cancellare la serata precedente.
 
Si fece l’ennesima nota mentale che non avrebbe mai più toccato dell’alcool in vita sua, ma era una promessa così difficile da mantenere, soprattutto quando così spesso gli capitava di uscire in compagnia.
 
Dopo aver chiuso l’acqua, si avvolse in un accappatoio e si strofinò i capelli con un asciugamano.
 
Appoggiò una mano sulla maniglia della porta del bagno e fece un respiro profondo.
 
Si chiese se il karma positivo gli avesse voltato le spalle quando vide Jonghyun in corridoio, a pochi passi da lui. Arrossì inconsapevolmente e nel momento stesso in cui le sue guance si tinsero di rosso, seppe di aver compiuto la mossa sbagliata. Jonghyun si accorse del cambiamento del suo colorito. E, ovviamente, scoppiò a ridere di gusto, tenendosi la pancia come se non potesse esistere nulla di più divertente in tutto l’universo.
 
“Sta zitto” gli disse a denti stretti. Dio, non si era mai sentito così imbarazzato in tutta la sua vita.
 
Decise di tornare nella sua camera ignorando le risate dell’altro, ma prima che potesse chiudersi la porta alle spalle e rimanere solo con il suo imbarazzo, sentì la sua voce.
 
“Hey Kibum, ci facciamo una birra insieme questa sera?”.
 
 
 
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A/N: Posso dire che mi fa strano scrivere “il biondo” e sapere che è Jonghyun e non Kibum? Perché sono anni che è Kibum ad avere i capelli chiari, quindi cambiare nomi mi fa strano ahahah
 
Seconda cosa, ho avuto un blocco dello scrittore ENORME. non è che mancavano le idee, anzi, quelle ne avevo e ne ho ogni giorno, il problema è che quando arrivava il momento di scriverle e mi trovavo davanti il foglio di word, il mio cervello decideva molto simpaticamente di non collaborare più D:
 
Qualche tempo fa avevo iniziato a scrivere un’altra storia con Kibum che si ubriacava (il che abbiamo avuto prova che succede molto spesso visto che quel ragazzo si devasta ogni volta che esce) prima o poi magari la posto.
 
Niente, spero vi sia piaciuta e scusate se sono scomparsa, ma tanto lo sapete che prima o poi ritorno sempre XD
 
Grazie per aver letto :)
  
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