Epilogo 2: vuoi
sposarmi? (Hitler ci preparerà al matrimonio)
Sono
passati due anni da
quando è nato Mickey e poco dopo è uscito
l’album dei blink.
Ha avuto un successo
strepitoso, al di là di ogni più rosea previsione
dei ragazzi, in un
attimo li ha
proiettati nella classifica
dei cd più venduti e li ha fatti uscire
dall’anonimato.
C’è da dire che loro si
sono impegnati al massimo per farlo e alla loro maniera, All the small
things è
stato solo l’assaggio, il piatto forte è arrivato
con What’s my age again.
Lì hanno mostrato
tranquillamente al mondo i loro sederi correndo qua e là per
Los Angeles, la cosa
non mi ha fatto piacere – sono gelosa di Mark – ma
ho buttato giù il boccone
amaro con classe.
Ci sono stati vari tour,
in alcuni l’ho seguito, in altri no, preferendo rimanere a
casa anche perché
Mickey non sempre ha gradito la vita on the road.
Adesso poi che viviamo in
una villa piena di comodità, guarda con desiderio sempre
più crescente la
piscina. Credo che tra qualche anno Mark farà bene a
insegnarli a nuotare o
rischiamo di trovarlo annegato lì dentro e non mi piacerebbe
perdere un figlio
così.
La prospettiva mi provoca
sempre tremiti violenti e un’ansia che mi blocca il respiro,
fortuna che il mio
ragazzo mi tranquillizza sempre.
Io e Mark stiamo ancora
insieme, siamo sopravvissuti tranquillamente al successo, ai tour e
all’ira di
qualche fan invidiosa grazie al fatto che nessuno ha perso la fiducia
nell’altro.
Mark sapeva che non
l’avrei tradito e io mi sono fidata di lui quando mi diceva
che non avrebbe
toccato nessuna fan o groupie.
Oggi però non voglio
pensare al passato, voglio godermi questa giornata di sole insieme a
Mark e a
nostro figlio. I blink hanno finito i tour e stanno scrivendo del nuovo
materiale, per parecchie settimane capelli fucsia è stato
impegnato e ci siamo
visti pochissimo.
Ora che è stato sbrigato
il grosso del lavoro, lui si gode la famiglia.
Siamo seduti sul prato per
un picnic, Mark gioca con Mike, io li guardo. Crescendo il bambino ha
ereditato
i capelli spettinati del padre, solo che i suoi sono neri e gli occhi
azzurri
di Mark. È un bellissimo bambino e sono sicura che
sarà un bell’uomo.
Ha anche un carattere
abbastanza buono, sorride a tutti, gioca con quasi tutti, sorride
spesso e ha
un ritmo di vita regolare. Ringraziando Dio non confonde il giorno con
la
notte.
“Ruby?”
Il richiamo di Mark mi fa
sobbalzare, mi guardo attorno e noto che Mike dorme sulla coperta e
Mark è
seduto accanto a me.
“Sì?”
“A cosa stavi pensando?”
“A quanto sono fortunata.”
Rispondo semplicemente,
facendolo sorridere.
“Poco fa stavo pensando la
stessa cosa. Ho una ragazza bellissima che mi ama e un figlio che mi
adora.
Lavoro facendo quello che amo di più al mondo e con i miei
migliori amici, Dio
è stato molto generoso con me.”
“Sì, ma anche tu ti sei
impegnato perché succedesse. Quanti kilometri abbiamo
macinato con The Cocks?
Te lo ricordi?”
Lui annuisce.
“Ti ricordi quando
dovevamo raggiungere il Canada e Tom guidò per diciassette
ore, mentre noi
eravamo troppo spaventati per rilassarci?”
“Eccome se me lo ricordo,
anche se allora the cock ci aveva già lasciati, mi ricordo
anche che Rick ci
aspettava tranquillo, senza avere affrontato niente della nostra
merda.”
“Sì, io volevo affogarlo
nella cioccolata che stava bevendo.”
“Infatti ti è stato alla
larga, forse pensava che avevi ereditato da tua madre i calci
spacca-tibia.”
Io alzo le spalle.
“Il calcio che gli diede
mia madre se lo meritava e ti ricordo che tu hai detto che se lei non
l’avesse
fatto gli avresti spaccato la faccia.”
“Già, vero. Non voleva che
mi occupassi di Mike.”
Io e Mark guardiamo il
bambino profondamente addormentato con uno sguardo pieno di affetto.
“Non avrei mai potuto
rinunciare a voi.”
Io sorrido, sperando che
lui non veda la lacrima che minaccia di sfuggirmi da un momento
all’altro, mi
commuovo sempre quando lui dice queste cose.
“Come mai stavi per
piangere?”
“Non so, mi commuovo
quando dici queste cose, forse penso a mio padre che se ne è
andato ed è
ricomparso solo per chiedere soldi.”
Le sue labbra si tendono
in una linea dura.
“Non pensare a quell’uomo,
Ruby. Non si merita che tu stia male per lui, si è
comportato in modo
orribile.”
“Lo so, non pensiamoci
più, è meglio.”
Lui annuisce.
“Stasera mettiti carina,
ti porto fuori.”
“E Mike?”
“Ho chiamato tua madre,
non vede l’ora di spupazzarsi il nipotino.”
Io sorrido.
“Non avrei mai pensato che
mia madre da nonna diventasse così dolce.”
“È stato strano anche per
me, ma in senso buono.
Secondo te sono un buon
padre? Sono troppo assente?”
Io lo guardo negli occhi,
sembra veramente preoccupato, approfittando del sonno del pargolo gli
do un
bacio di quelli passionali e poi gli accarezzo una guancia.
“Sì , per me lo sei e non
è importante il fatto che tu a volte non ci sia,
perché per le cose importanti
sei sempre qui. Cerchi di essere qui ogni volta che puoi e io lo
apprezzo e
anche Mickey: lui ti adora.
Aspettami un attimo e ti
faccio vedere una cosa.”
Entro in casa e lo
specchio dell’ingresso rimanda l’immagine di una
giovane donna con i
lunghi capelli neri con delle
meches di un viola acceso, con qualche tatuaggio: due teschi che
appoggiano
entrambi su due rose rosse sul braccio e dei nomi scritti su entrambi
gli
interni del polso, quelli di Mark e Mickey.
Vado in cucina, prendo un
disegno ed esco di nuovo, anche Mark ora ha due tatuaggi
sull’interno di
entrambi i polsi: il mio nome e quello di suo foglio.
Porgo il disegno al mio
ragazzo e lui si illumina, ci sono quattro adulti e un bambino, uno
sono io con
i miei lunghi capelli neri e i disegni sul braccio come li chiama lui,
uno ha i
capelli fucsia e tiene per mano il bambino, gli altri due salutano
sorridenti:
sono Travis (con la cresta) e Tom (con dei capelli neri quasi a
caschetto)
Gli occhi di Mark si
inumidiscono.
“È bellissimo, Ruby!”
“Lo è e prova che ti vuole
un gran bene e ne vuole anche ai blink.”
Lui annuisce.
“Me lo lasci? Almeno lo
porto con me la prossima volta che vado in tour.”
“Certo.”
Glielo porgo e lui lo
piega con attenzione, come se fosse una cosa estremamente preziosa e
per lui
probabilmente lo è: è la prova che si sta
dimostrando un buon padre, nonostante
le lunghe assenze.
Il
resto del pomeriggio trascorre
tranquillamente, alle sei lascio Mike in compagnia di suo padre,
entrambi
incollati al tv per vedere cartoni animati - Mark in un certo senso
è rimasto
l’eterno bambino mai del tutto cresciuto.
Mi faccio una rapida
doccia e cerco un vestito carino, adatto all’occasione. Alla
fine scelgo un
vestito azzurro senza maniche, con un nastro che lo stringe appena
sotto il
seno e la gonna che si allarga e arriva appena sopra le ginocchia.
Metto un
paio di scarpe a tacco alto, aperte sul davanti e con dei lacci che si
allacciano alla schiava, mi trucco come al solito di nero e prendo una
pochette
nera in cui ci stanno giusto le sigarette, le chiavi di casa e un
borsellino.
Quando scendo le scale
Mark fischia ammirato e Mickey mi guarda a bocca aperte e nel buffo
linguaggio
dei bambini mi dice che sto bene così.
Io sorrido e lo accarezzo,
redarguendo con lo sguardo il mio ragazzo che è ancora in
maglia e
pantaloncini, lui scatta e fila di sopra.
Mezz’ora dopo scende
indossando una camicia bianca e dei jeans stretti neri che gli stanno
benissimo: è la prima volta che lo vedo con qualcosa di
diverso dai soliti
pantaloni da skate.
“Amore, stai benissimo!”
Gli schiocco un leggero
bacio sulla guancia per non lasciargli segni di rossetto, poco dopo
suona il campanello
e mia madre fa la sua comparsa.
Il tempo ha lasciato pochi
segni su di lei, qualche ruga e qualche capello bianco e nulla di
più.
“Ciao, mamma.”
“Ciao, tesoro. Ti trovo
molto bene, l’abito azzurro che ti ha regalato Skye
è perfetto.
“Lei ha molto buon gusto.”
Finiti questi salamelecchi
la riempio di raccomandazioni su Mike fino a che lei alza una mano per
mettermi
a tacere.
“Ruby, ho cresciuto te e
tua sorella da sola, sono ragionevolmente certa di saper badare a tuo
figlio,
adesso esci e goditi la tua serata con Mark.
Mark, un giorno spero di
vederti con dei capelli, ehm, normali.”
Lui ride.
“Non si preoccupi,
signora. Un giorno vedrà il mio castano naturale risplendere
in tutta la sua
bellezza.”
Mia madre ride,
Mark mi prende per mano e usciamo dalla
nostra villa, lui salta in macchina non prima di avermi galantemente
aperto la
portiera.
“Dove andiamo di bello?”
“Lo vedrai.”
Mi porta in un
ristorantino elegantissimo e costosissimo in cui ogni coppia ha diritto
a un
separé con candele, fiori e vista sul mare: la cosa mi
intimidisce parecchio.
Con i miei tatuaggi, il piercing e le meches mi sento un pochino fuori
posto,
ma poi guardo Mark e la spavalderia con cui prende possesso del tavolo
nonostante i capelli fucsia e mi rilasso.
Mi siedo e gli sorrido,
lui mi bacia una mano.
“Grazie per avermi portato
qui, è un posto meraviglioso.”
“Per te solo il meglio.”
Io arrossisco ancora dopo
anni, non so come faccia, e quindi mi butto sulla consultazione del
menù con
troppa attenzione.
Alla fine ordino dei ravioli
al ragù e un fritti misto, Mark invece prende una pasta al
pomodoro e un fritto
misto anche lui.
Stasera mi sembra agitato,
non si comporta in modo diverso dagli altri giorno almeno in apparenza,
io però
ho imparato a conoscerlo e so che c’è qualcosa che
lo turba.
Mangiamo tranquillamente,
lui chiacchiera fino alla logorrea fino a dopo che abbiamo ordinato e
mangiato
il dolce, poi d’improvviso la sua espressione da scherzosa
diventa
incredibilmente seria, facendomi preoccupare non poco, cosa sta per
succedere.
Si fruga la tasca dei
jeans, mentre io sudo freddo, poi estrae una piccola scatola blu.
“Ruby Maria Ferreira, vuoi
sposarmi?”
Io mi sento venire meno,
le lacrime minacciano di scendere da un momento all’altro.
“Mark, oh Mark!”
“Se non vuoi o è troppo
presto fa niente, eh! È una richiesta non un
obbligo.”
Io lo attiro a me e lo
bacio.
“Sì, sì, sì! Voglio
sposarti anche adesso.”
Lui annuisce emozionato e
mi infila l’anello al dito con le mani tremanti, io sento il
cuore che minaccia
da un momento da un momento all’altro di uscire dalla cassa
toracica per l’emozione.
Io mi sposerò con Mark,
esattamente come sognavo da ragazzina e, cazzo, è
bellissimo. Talmente bello
che non riesco ancora a realizzarlo del tutto e sorrido come una scema
al
niente.
Ce l’abbiamo fatta, il nostro
miracolo si è avverato. Grazie, Dio, Grazie!
Usciamo dal ristorante
mano nella mano e andiamo subito a casa, non vedo l’ora di
dirlo a mia madre!
A casa, la troviamo china
sul letto di Mike per dargli un bacio sulla fronte, è una
scena tenerissima.
Quando ci vede arrossisce
leggermente.
“Come mai già di ritorno?”
“Dobbiamo comunicarti una
notizia bellissima: io e Mark ci sposiamo!”
Lei sorride e mi abbraccia
un po’ impacciata.
“Complimenti, ragazzi!
Sono tanto felice per voi!
Adesso dobbiamo pensare ai
preparativi, deve essere un matrimonio memorabile! Da oggi siete a
dieta.
Domani andiamo in comune per la domanda e poi in chiesa per fissare una
data.
E poi bisognerà pensare ai
fiori, al ristorante, gli abiti, le bomboniere, gli invitati. Dite ai
vostri
amici strani di non esserlo eccessivamente.”
“Mamma, calma. Non
esagerare!”
“Ci si sposa una sola
volta, deve essere tutti perfetto.”
Punta e fa sprofondare
impietosamente una delle sue dita nella pancia di Mark.
“Questa deve sparire e tu
ti sei lasciata un po’ andare da quando hai avuto
Mickey!”
Mi strizza senza pietà il
grasso in eccesso che ho sui fianchi.
Ok, da domani mi metto a
dieta e lo stesso farà Mark o altrimenti verremo tartassati
fino alla morte.
“Va bene, mamma. Adesso
possiamo andare a letto?”
Lei controlla l’orologio e
poi annuisce.
“Domani alle otto verrò a
casa vostra per andare in comune, adesso vado da tua sorella a dirle di
tenere a bada Mickey..
Accidenti, domani lavora!”
“Vai da Tom.”
Lei mi scocca un’occhiata
in tralice.
“Sicura che possiamo fidarci?”
“Mamma! È il suo padrino!
E poi deve fare pratica, tra qualche mese Anne
partorirà.”
Lei sospira.
“Non mi sono ancora
abituata al fatto che quel matto diventerà padre. E sia,
adesso vado da lui e
lo avviso.”
La salutiamo e lei se ne
va a passo marziale.
“Prevedo un brutto quarto
d’ora per Tom.”
“E io uno per noi domani,
ma adesso andiamo a letto.”
“E festeggiamo!”
Mi fa con uno sguardo
birichino.
Oh, amo il suo modo
festeggiare!
I
mesi seguenti sono
abbastanza da incubo, mia madre si dimostra inflessibile come un
generale
dell’esercito tedesco.
La famosa mattina dopo
affida Mike con un po’ di riluttanza nelle braccia di Tom e
con lei ci rechiamo
in comune dove compiliamo tutte le scartoffie necessarie per sposarsi e
poi
andiamo in chiesa per prenotare il matrimonio. Mamma stava per litigare
con il
prete.
Nei giorni seguenti ha
cominciato a redigere una lista di invitati comprendente anche parenti
che fino
ad allora mi erano ignoti e ci è messa anche la madre di
Mark facendo lo
stesso.
Quando quelle due hanno
finito e noi finalmente abbiamo potuto mettere mano alla lista per
mettere
anche i nostri invitati ci siano stupiti delle quantità di
parenti ignoti che
abbiamo.
La nostra lista comprende
i nostri amici, quelli di San Francisco, gente con cui i blink hanno
fatto dei
tour, gente della casa discografica e Mia e la bambina.
Non pensavo che avrebbe
partecipato così tanta gente il giorno in cui Mark mi ha
chiesto di sposarlo.
“Ma tu lo sapevi che c’era
tanta gente assolutamente da invitare che non hai mai visto in vita
tua?”
Chiedo a Mark curvo sulla
sua ciotola di cereali, mentre mangio dei biscotti dietetici, alla fine
siamo
davvero a dieta.
“No, non lo sapevo e ho
una fame della madonna, non mangio a sufficienza nel regime carcerario
di tua
madre.”
“Non dirmelo. Pensa che
oggi dovrò andare a provare l’abito da sposa e poi
a scegliere delle stupide
bomboniere.”
Lui sbuffa.
“Io vado a provare il
vestito con Tom, che mi prenderà un sacco per il culo e poi
vado a dare
un’occhiata ai fiori con mia madre.”
“Domani dobbiamo a cercare
un ristorante in cui ci stia tutta questa gente, che sia bello e magari
economico.
Che penitenza! Cioè, Mark
ti amo e tutto il resto, ma questo matrimonio mi sta facendo
impazzire.”
“Anche a me, non vedo
l’ora che arrivi la prima notte di nozze. Andiamo in Giamaica
e nostro figlio
rimane da tua madre.”
“Sarà bellissimo!”
Esclamo sognante, poi
decido di lasciar perdere e mi vesto di malavoglia. Indosso una felpa
larga,
degli shorts di jeans neri, un po’ sfilacciati e le all star,
mia madre mi sta
facendo sentire una balena ultimamente.
“Non sono una balena.”
“Hai ragione, non ha né
pinne né sfiatatoio.”
Mi risponde Mark
rimediandosi un calcio negli stinchi prima di uscire di casa, sono
già di
pessimo umore e con l’autostima sottoterra, non
c’è alcun bisogno della sua
ironia.
Arrivo al negozio di abiti
da sposa fradicia perché durante il percorso si mette a
piovere e questo ki
rende ancora più aggressiva e di malumore, mia madre mi
aspetta tranquilla
sotto il suo bell’ombrello fuori dal negozio.
“Ciao, Ruby!”
“Ciao, mamma!”
“Pronta per le prove?”
“Sì, pronta come si sentì
certamente pronta per la ghigliottina Maria Antonietta di
Francia.”
“Suvvia, non esagerare!”
Entriamo nel negozio e
veniamo subito arpionate da una commessa bionda, tacco 15 e unghie
laccate di
rosso: un’esemplare perfetto di iena.
La tizia – intuito che
siamo messicane – cerca di rifilarci gli abiti più
terribili che secondo lei
sono in accordo con la nostra tradizione.
Al decimo abito orribile
probabilmente le mie intenzioni omicide mi si leggono in faccia
perché ci
lascia stare e corre da un’altra cliente.
“Per fortuna ci ha
mollate! Adesso me lo cerco io un abito adatto, e che cazzo!”
“Ruby, io ti sug…”
“NO! Faccio da me!”
Urlo facendo voltare le
nuove clienti e facendo irritare mia madre, a cui ho tolto la
facoltà di parola
con una sola frase.
Inizio a
gironzolare per il negozio, guardando i
vari abiti, soppesandoli con lo sguardo, alla ricerca di qualcosa che
mi
colpisca.
Finalmente lo vedo.
Ha un corsetto bianco,
stretto da laccetti e con un’ampia gonna.
“I lacci li metterai blu.”
Sibila mia madre.
“Ok.”
Chiamiamo la commessa per
vedere come mi sta, lei mi guarda leggermente sorpresa e poi ci
accompagna ai
camerini.
Io lo provo e non appena
me lo vedo addosso nello specchio sento che è
l’abiti giusto per me: a metà tra
l’essere una principessa e l’essere una strega.
“Questo è perfetto!”
Mia madre annuisce e la
commessa si dà da fare con il metro da sarta e gli spilli
per adattarlo alle
mie misure.
“Signorina, lei è in forma
fantastica!”
“Il mio personal trainer
ha imparato l’arte di imporre la disciplina da Hitler in
persona.”
Mia madre fa una smorfia
strana, ma non dice nulla.
Proviamo il vestito e mia
madre parla un po’ con la commessa, penso fissi altre prove,
pi mi trascina in
un negozio di bomboniere per cercare quella più adatta a noi?
Avrà mai fine questo
incubo?
Angolo di Layla
QUESTO NON E' L'ULTIMO CAPITOLO, E' IL PENULTIMO!
Tornando al resto ringrazio DeliciousApplePie
per la recensione, siamo quasi alla fine, grazie di essere arrivata fin
qui.