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Autore: Layla    06/12/2013    1 recensioni
Quando la porta si chiude ho un brivido che è un misto di paura e piacere. Mi sto mettendo alle spalle la mia adolescenza per iniziare la mia vita adulta e fa un po’ paura.
“Ruby?”
La voce di Tom mi riscuote e mi fa capire che non sono da sola: ho una sorella, degli amici e un ragazzo.
“Arrivo, scusa. Momento di….”
“Paura?”
Lui sorride.
“Succede a tutti.”
Mi tende una mano e io sorrido mentre la afferro.
“Sono pronta.”
“Bene, allora carichiamo le cose in macchina che si parte e che Dio ce la mandi buona.”
SEGUITO DI "DUE SU DUE".
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Scott Raynor, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo 2:  vuoi sposarmi? (Hitler ci preparerà al matrimonio)

 

Sono passati due anni da quando è nato Mickey e poco dopo è uscito l’album dei blink.
Ha avuto un successo strepitoso, al di là di ogni più rosea previsione dei ragazzi, in un attimo  li ha proiettati nella classifica dei cd più venduti e li ha fatti uscire dall’anonimato.
C’è da dire che loro si sono impegnati al massimo per farlo e alla loro maniera, All the small things è stato solo l’assaggio, il piatto forte è arrivato con What’s my age again.
Lì hanno mostrato tranquillamente al mondo i loro sederi correndo qua e là per Los Angeles, la cosa non mi ha fatto piacere – sono gelosa di Mark – ma ho buttato giù il boccone amaro con classe.
Ci sono stati vari tour, in alcuni l’ho seguito, in altri no, preferendo rimanere a casa anche perché Mickey non sempre ha gradito la vita on the road.
Adesso poi che viviamo in una villa piena di comodità, guarda con desiderio sempre più crescente la piscina. Credo che tra qualche anno Mark farà bene a insegnarli a nuotare o rischiamo di trovarlo annegato lì dentro e non mi piacerebbe perdere un figlio così.
La prospettiva mi provoca sempre tremiti violenti e un’ansia che mi blocca il respiro, fortuna che il mio ragazzo mi tranquillizza sempre.
Io e Mark stiamo ancora insieme, siamo sopravvissuti tranquillamente al successo, ai tour e all’ira di qualche fan invidiosa grazie al fatto che nessuno ha perso la fiducia nell’altro.
Mark sapeva che non l’avrei tradito e io mi sono fidata di lui quando mi diceva che non avrebbe toccato nessuna fan o groupie.
Oggi però non voglio pensare al passato, voglio godermi questa giornata di sole insieme a Mark e a nostro figlio. I blink hanno finito i tour e stanno scrivendo del nuovo materiale, per parecchie settimane capelli fucsia è stato impegnato e ci siamo visti pochissimo.
Ora che è stato sbrigato il grosso del lavoro, lui si gode la famiglia.
Siamo seduti sul prato per un picnic, Mark gioca con Mike, io li guardo. Crescendo il bambino ha ereditato i capelli spettinati del padre, solo che i suoi sono neri e gli occhi azzurri di Mark. È un bellissimo bambino e sono sicura che sarà un bell’uomo.
Ha anche un carattere abbastanza buono, sorride a tutti, gioca con quasi tutti, sorride spesso e ha un ritmo di vita regolare. Ringraziando Dio non confonde il giorno con la notte.
“Ruby?”
Il richiamo di Mark mi fa sobbalzare, mi guardo attorno e noto che Mike dorme sulla coperta e Mark è seduto accanto a me.
“Sì?”
“A cosa stavi pensando?”
“A quanto sono fortunata.”
Rispondo semplicemente, facendolo sorridere.
“Poco fa stavo pensando la stessa cosa. Ho una ragazza bellissima che mi ama e un figlio che mi adora. Lavoro facendo quello che amo di più al mondo e con i miei migliori amici, Dio è stato molto generoso con me.”
“Sì, ma anche tu ti sei impegnato perché succedesse. Quanti kilometri abbiamo macinato con The Cocks? Te lo ricordi?”
Lui annuisce.
“Ti ricordi quando dovevamo raggiungere il Canada e Tom guidò per diciassette ore, mentre noi eravamo troppo spaventati per rilassarci?”
“Eccome se me lo ricordo, anche se allora the cock ci aveva già lasciati, mi ricordo anche che Rick ci aspettava tranquillo, senza avere affrontato niente della nostra merda.”
“Sì, io volevo affogarlo nella cioccolata che stava bevendo.”
“Infatti ti è stato alla larga, forse pensava che avevi ereditato da tua madre i calci spacca-tibia.”
Io alzo le spalle.
“Il calcio che gli diede mia madre se lo meritava e ti ricordo che tu hai detto che se lei non l’avesse fatto gli avresti spaccato la faccia.”
“Già, vero. Non voleva che mi occupassi di Mike.”
Io e Mark guardiamo il bambino profondamente addormentato con uno sguardo pieno di affetto.
“Non avrei mai potuto rinunciare a voi.”
Io sorrido, sperando che lui non veda la lacrima che minaccia di sfuggirmi da un momento all’altro, mi commuovo sempre quando lui dice queste cose.
“Come mai stavi per piangere?”
“Non so, mi commuovo quando dici queste cose, forse penso a mio padre che se ne è andato ed è ricomparso solo per chiedere soldi.”
Le sue labbra si tendono in una linea dura.
“Non pensare a quell’uomo, Ruby. Non si merita che tu stia male per lui, si è comportato in modo orribile.”
“Lo so, non pensiamoci più, è meglio.”
Lui annuisce.
“Stasera mettiti carina, ti porto fuori.”
“E Mike?”
“Ho chiamato tua madre, non vede l’ora di spupazzarsi il nipotino.”
Io sorrido.
“Non avrei mai pensato che mia madre da nonna diventasse così dolce.”
“È stato strano anche per me, ma in senso buono.
Secondo te sono un buon padre? Sono troppo assente?”
Io lo guardo negli occhi, sembra veramente preoccupato, approfittando del sonno del pargolo gli do un bacio di quelli passionali e poi gli accarezzo una guancia.
“Sì , per me lo sei e non è importante il fatto che tu a volte non ci sia, perché per le cose importanti sei sempre qui. Cerchi di essere qui ogni volta che puoi e io lo apprezzo e anche Mickey: lui ti adora.
Aspettami un attimo e ti faccio vedere una cosa.”
Entro in casa e lo specchio dell’ingresso rimanda l’immagine di una giovane  donna con i lunghi capelli neri con delle meches di un viola acceso, con qualche tatuaggio: due teschi che appoggiano entrambi su due rose rosse sul braccio e dei nomi scritti su entrambi gli interni del polso, quelli di Mark e Mickey.
Vado in cucina, prendo un disegno ed esco di nuovo, anche Mark ora ha due tatuaggi sull’interno di entrambi i polsi: il mio nome e quello di suo foglio.
Porgo il disegno al mio ragazzo e lui si illumina, ci sono quattro adulti e un bambino, uno sono io con i miei lunghi capelli neri e i disegni sul braccio come li chiama lui, uno ha i capelli fucsia e tiene per mano il bambino, gli altri due salutano sorridenti: sono Travis (con la cresta) e Tom (con dei capelli neri quasi a caschetto)
Gli occhi di Mark si inumidiscono.
“È bellissimo, Ruby!”
“Lo è e prova che ti vuole un gran bene e ne vuole anche ai blink.”
Lui annuisce.
“Me lo lasci? Almeno lo porto con me la prossima volta che vado in tour.”
“Certo.”
Glielo porgo e lui lo piega con attenzione, come se fosse una cosa estremamente preziosa e per lui probabilmente lo è: è la prova che si sta dimostrando un buon padre, nonostante le lunghe assenze.
 

Il resto del pomeriggio trascorre tranquillamente, alle sei lascio Mike in compagnia di suo padre, entrambi incollati al tv per vedere cartoni animati - Mark in un certo senso è rimasto l’eterno bambino mai del tutto cresciuto.
Mi faccio una rapida doccia e cerco un vestito carino, adatto all’occasione. Alla fine scelgo un vestito azzurro senza maniche, con un nastro che lo stringe appena sotto il seno e la gonna che si allarga e arriva appena sopra le ginocchia. Metto un paio di scarpe a tacco alto, aperte sul davanti e con dei lacci che si allacciano alla schiava, mi trucco come al solito di nero e prendo una pochette nera in cui ci stanno giusto le sigarette, le chiavi di casa e un borsellino.
Quando scendo le scale Mark fischia ammirato e Mickey mi guarda a bocca aperte e nel buffo linguaggio dei bambini mi dice che sto bene così.
Io sorrido e lo accarezzo, redarguendo con lo sguardo il mio ragazzo che è ancora in maglia e pantaloncini, lui scatta e fila di sopra.
Mezz’ora dopo scende indossando una camicia bianca e dei jeans stretti neri che gli stanno benissimo: è la prima volta che lo vedo con qualcosa di diverso dai soliti pantaloni da skate.
“Amore, stai benissimo!”
Gli schiocco un leggero bacio sulla guancia per non lasciargli segni di rossetto, poco dopo suona il campanello e mia madre fa la sua comparsa.
Il tempo ha lasciato pochi segni su di lei, qualche ruga e qualche capello bianco e nulla di più.
“Ciao, mamma.”
“Ciao, tesoro. Ti trovo molto bene, l’abito azzurro che ti ha regalato Skye è perfetto.
“Lei ha molto buon gusto.”
Finiti questi salamelecchi la riempio di raccomandazioni su Mike fino a che lei alza una mano per mettermi a tacere.
“Ruby, ho cresciuto te e tua sorella da sola, sono ragionevolmente certa di saper badare a tuo figlio, adesso esci e goditi la tua serata con Mark.
Mark, un giorno spero di vederti con dei capelli, ehm, normali.”
Lui ride.
“Non si preoccupi, signora. Un giorno vedrà il mio castano naturale risplendere in tutta la sua bellezza.”
Mia madre  ride, Mark mi prende per mano e usciamo dalla nostra villa, lui salta in macchina non prima di avermi galantemente aperto la portiera.
“Dove andiamo di bello?”
“Lo vedrai.”
Mi porta in un ristorantino elegantissimo e costosissimo in cui ogni coppia ha diritto a un separé con candele, fiori e vista sul mare: la cosa mi intimidisce parecchio. Con i miei tatuaggi, il piercing e le meches mi sento un pochino fuori posto, ma poi guardo Mark e la spavalderia con cui prende possesso del tavolo nonostante i capelli fucsia e mi rilasso.
Mi siedo e gli sorrido, lui mi bacia una mano.
“Grazie per avermi portato qui, è un posto meraviglioso.”
“Per te solo il meglio.”
Io arrossisco ancora dopo anni, non so come faccia, e quindi mi butto sulla consultazione del menù con troppa attenzione.
Alla fine ordino dei ravioli al ragù e un fritti misto, Mark invece prende una pasta al pomodoro e un fritto misto anche lui.
Stasera mi sembra agitato, non si comporta in modo diverso dagli altri giorno almeno in apparenza, io però ho imparato a conoscerlo e so che c’è qualcosa che lo turba.
Mangiamo tranquillamente, lui chiacchiera fino alla logorrea fino a dopo che abbiamo ordinato e mangiato il dolce, poi d’improvviso la sua espressione da scherzosa diventa incredibilmente seria, facendomi preoccupare non poco, cosa sta per succedere.
Si fruga la tasca dei jeans, mentre io sudo freddo, poi estrae una piccola scatola blu.
“Ruby Maria Ferreira, vuoi sposarmi?”
Io mi sento venire meno, le lacrime minacciano di scendere da un momento all’altro.
“Mark, oh Mark!”
“Se non vuoi o è troppo presto fa niente, eh! È una richiesta non un obbligo.”
Io lo attiro a me e lo bacio.
“Sì, sì, sì! Voglio sposarti anche adesso.”
Lui annuisce emozionato e mi infila l’anello al dito con le mani tremanti, io sento il cuore che minaccia da un momento da un momento all’altro di uscire dalla cassa toracica per l’emozione.
Io mi sposerò con Mark, esattamente come sognavo da ragazzina e, cazzo, è bellissimo. Talmente bello che non riesco ancora a realizzarlo del tutto e sorrido come una scema al niente.
Ce l’abbiamo fatta, il nostro miracolo si è avverato. Grazie, Dio, Grazie!
Usciamo dal ristorante mano nella mano e andiamo subito a casa, non vedo l’ora di dirlo a mia madre!
A casa, la troviamo china sul letto di Mike per dargli un bacio sulla fronte, è una scena tenerissima.
Quando ci vede arrossisce leggermente.
“Come mai già di ritorno?”
“Dobbiamo comunicarti una notizia bellissima: io e Mark ci sposiamo!”
Lei sorride e mi abbraccia un po’ impacciata.
“Complimenti, ragazzi! Sono tanto felice per voi!
Adesso dobbiamo pensare ai preparativi, deve essere un matrimonio memorabile! Da oggi siete a dieta. Domani andiamo in comune per la domanda e poi in chiesa per fissare una data.
E poi bisognerà pensare ai fiori, al ristorante, gli abiti, le bomboniere, gli invitati. Dite ai vostri amici strani di non esserlo eccessivamente.”
“Mamma, calma. Non esagerare!”
“Ci si sposa una sola volta, deve essere tutti perfetto.”
Punta e fa sprofondare impietosamente una delle sue dita nella pancia di Mark.
“Questa deve sparire e tu ti sei lasciata un po’ andare da quando hai avuto Mickey!”
Mi strizza senza pietà il grasso in eccesso che ho sui fianchi.
Ok, da domani mi metto a dieta e lo stesso farà Mark o altrimenti verremo tartassati fino alla morte.
“Va bene, mamma. Adesso possiamo andare a letto?”
Lei controlla l’orologio e poi annuisce.
“Domani alle otto verrò a casa vostra per andare in comune, adesso vado da tua sorella a dirle di tenere a bada Mickey..
Accidenti, domani lavora!”
“Vai da Tom.”
Lei mi scocca un’occhiata in tralice.
“Sicura che possiamo fidarci?”
“Mamma! È il suo padrino! E poi deve fare pratica, tra qualche mese Anne partorirà.”
Lei sospira.
“Non mi sono ancora abituata al fatto che quel matto diventerà padre. E sia, adesso vado da lui e lo avviso.”
La salutiamo e lei se ne va a passo marziale.
“Prevedo un brutto quarto d’ora per Tom.”
“E io uno per noi domani, ma adesso andiamo a letto.”
“E festeggiamo!”
Mi fa con uno sguardo birichino.
Oh, amo il suo modo festeggiare!
 

I mesi seguenti sono abbastanza da incubo, mia madre si dimostra inflessibile come un generale dell’esercito tedesco.
La famosa mattina dopo affida Mike con un po’ di riluttanza nelle braccia di Tom e con lei ci rechiamo in comune dove compiliamo tutte le scartoffie necessarie per sposarsi e poi andiamo in chiesa per prenotare il matrimonio. Mamma stava per litigare con il prete.
Nei giorni seguenti ha cominciato a redigere una lista di invitati comprendente anche parenti che fino ad allora mi erano ignoti e ci è messa anche la madre di Mark facendo lo stesso.
Quando quelle due hanno finito e noi finalmente abbiamo potuto mettere mano alla lista per mettere anche i nostri invitati ci siano stupiti delle quantità di parenti ignoti che abbiamo.
La nostra lista comprende i nostri amici, quelli di San Francisco, gente con cui i blink hanno fatto dei tour, gente della casa discografica e Mia e la bambina.
Non pensavo che avrebbe partecipato così tanta gente il giorno in cui Mark mi ha chiesto di sposarlo.
“Ma tu lo sapevi che c’era tanta gente assolutamente da invitare che non hai mai visto in vita tua?”
Chiedo a Mark curvo sulla sua ciotola di cereali, mentre mangio dei biscotti dietetici, alla fine siamo davvero a dieta.
“No, non lo sapevo e ho una fame della madonna, non mangio a sufficienza nel regime carcerario di tua madre.”
“Non dirmelo. Pensa che oggi dovrò andare a provare l’abito da sposa e poi a scegliere delle stupide bomboniere.”
Lui sbuffa.
“Io vado a provare il vestito con Tom, che mi prenderà un sacco per il culo e poi vado a dare un’occhiata ai fiori con mia madre.”
“Domani dobbiamo a cercare un ristorante in cui ci stia tutta questa gente, che sia bello e magari economico.
Che penitenza! Cioè, Mark ti amo e tutto il resto, ma questo matrimonio mi sta facendo impazzire.”
“Anche a me, non vedo l’ora che arrivi la prima notte di nozze. Andiamo in Giamaica e nostro figlio rimane da tua madre.”
“Sarà bellissimo!”
Esclamo sognante, poi decido di lasciar perdere e mi vesto di malavoglia. Indosso una felpa larga, degli shorts di jeans neri, un po’ sfilacciati e le all star, mia madre mi sta facendo sentire una balena ultimamente.
“Non sono una balena.”
“Hai ragione, non ha né pinne né sfiatatoio.”
Mi risponde Mark rimediandosi un calcio negli stinchi prima di uscire di casa, sono già di pessimo umore e con l’autostima sottoterra, non c’è alcun bisogno della sua ironia.
Arrivo al negozio di abiti da sposa fradicia perché durante il percorso si mette a piovere e questo ki rende ancora più aggressiva e di malumore, mia madre mi aspetta tranquilla sotto il suo bell’ombrello fuori dal negozio.
“Ciao, Ruby!”
“Ciao, mamma!”
“Pronta per le prove?”
“Sì, pronta come si sentì certamente pronta per la ghigliottina Maria Antonietta di Francia.”
“Suvvia, non esagerare!”
Entriamo nel negozio e veniamo subito arpionate da una commessa bionda, tacco 15 e unghie laccate di rosso: un’esemplare perfetto di iena.
La tizia – intuito che siamo messicane – cerca di rifilarci gli abiti più terribili che secondo lei sono in accordo con la nostra tradizione.
Al decimo abito orribile probabilmente le mie intenzioni omicide mi si leggono in faccia perché ci lascia stare e corre da un’altra cliente.
“Per fortuna ci ha mollate! Adesso me lo cerco io un abito adatto, e che cazzo!”
“Ruby, io ti sug…”
“NO! Faccio da me!”
Urlo facendo voltare le nuove clienti e facendo irritare mia madre, a cui ho tolto la facoltà di parola con una sola frase.
Inizio  a gironzolare per il negozio, guardando i vari abiti, soppesandoli con lo sguardo, alla ricerca di qualcosa che mi colpisca.
Finalmente lo vedo.
Ha un corsetto bianco, stretto da laccetti e con un’ampia gonna.
“I lacci li metterai blu.”
Sibila mia madre.
“Ok.”
Chiamiamo la commessa per vedere come mi sta, lei mi guarda leggermente sorpresa e poi ci accompagna ai camerini.
Io lo provo e non appena me lo vedo addosso nello specchio sento che è l’abiti giusto per me: a metà tra l’essere una principessa e l’essere una strega.
“Questo è perfetto!”
Mia madre annuisce e la commessa si dà da fare con il metro da sarta e gli spilli per adattarlo alle mie misure.
“Signorina, lei è in forma fantastica!”
“Il mio personal trainer ha imparato l’arte di imporre la disciplina da Hitler in persona.”
Mia madre fa una smorfia strana, ma non dice nulla.
Proviamo il vestito e mia madre parla un po’ con la commessa, penso fissi altre prove, pi mi trascina in un negozio di bomboniere per cercare quella più adatta a noi?
Avrà mai fine questo incubo?

Angolo di Layla

QUESTO NON E' L'ULTIMO CAPITOLO, E' IL PENULTIMO!

Tornando al resto ringrazio DeliciousApplePie per la recensione, siamo quasi alla fine, grazie di essere arrivata fin qui.

   
 
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