Autore: Aurora.96 (Ffz), Angelique Bouchard (Efp)
Titolo: “Restare”
Prompt/Titolo Contest: “La cosa più importante a Natale?”
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Missing Moments
Note: Questa storia partecipa al Contest “La cosa più importante a Natale?” di Nede ( http://freeforumzone.leonardo.it/d/10750633/-Fandom-Dragon-Ball-Contest-La-cosa-pi%C3%B9-importante-a-Natale-di-Nede/discussione.aspx )
Restare
Capitolo 1 – Fuoco, fame, freddo
Fuoco.
Una fiamma viva li divorava dall'interno, mentre si rotolavano tra le lenzuola color arancio del letto della donna.
Fuoco dentro, fuori, tutt'intorno a loro.
Le pelli incandescenti sfregavano una con l'altra, alimentando la fiaccola che li incendiava all'altezza del petto, del ventre, del cervello, persino. Il colore caldo della stoffa arrotolata ai loro corpi infiammava ulteriormente la debole vista che riuscivano a concedersi nell'oscurità della camera da letto che, come ogni sera, li ospitava, rinchiudendoli in una bolla d'intimità isolata dal resto del mondo.
Una bolla di fuoco.
Infuocati erano i baci di lei sulla sua pelle dura come il marmo, ma bollente come lava.
Infuocate erano le mani di lui sul suo ventre tremante, non di freddo, ma di desiderio.
Un desiderio bruciante.
Divorante.
Fame.
Una fame lancinante, una fame insaziabile, una fame che li stava uccidendo lentamente, e nel migliore dei modi.
La fame marchiava ogni loro gesto e ogni loro gemito, rendendoli bestie selvagge, portandoli a lottare per riuscire ad impadronirsi di un pezzo di carne per colmare quel vuoto che sentivano nello stomaco.
La fame offuscava la vista dei due amanti, costringendoli a socchiudere gli occhi.
Affamata era la bocca di lei che cercava costantemente la sua, trovandola ancor più famelica della propria.
Affamate erano le mani di lui che stringevano la sua carne morbida, come desiderassero strapparne un brandello per saziarsi.
Una fame che li uccise all'improvviso, cogliendoli impreparati e spaventandoli, ma che li sorprese altrettanto rapidamente, un istante dopo, quando li riportò in vita, e li saziò.
Spegnendo il fuoco.
Raffreddandoli.
Freddo.
Un freddo paralizzante che li investì quando i loro corpi si separarono, tanto vicini da potersi toccare, troppo distanti per poterci provare.
Il freddo si insinuò sotto le lenzuola umide, rendendole sottili lastre di ghiaccio che avrebbero potuto spezzarsi da un momento all'altro.
Le pelli si fecero improvvisamente gelide, insufficientemente spesse per riparare la carne dal freddo che saturava la stanza.
La donna voltò il capo, trovandosi davanti agli occhi il profilo attraente e affilato del Saiyan.
«Resta». Un imperativo che dell'ordine non aveva nulla; un imperativo che era una supplica.
Come ogni sera.
Ma l'uomo era un robot di freddo metallo; come ogni sera.
Più freddo della neve che scendeva fitta fuori dalla finestra fu il suo alzarsi dal materasso senza ricambiare il suo sguardo, per poi rivestirsi.
Fredda fu la sua mancanza di risposta, che urlando riempì il silenzio della notte.
Fredda fu la mano che strinse il cuore di lei, il cui stridio si perse nel silenzio della notte.
Freddo fu il tonfo sordo della porta che si richiudeva alle spalle di lui, lasciandola sola nella stanza.
Fredda fu la singola lacrima che solcò il viso della donna, mentre osservava l'uscio, senza poter immaginare che il Saiyan fosse lì dietro, con la fronte accostata al legno freddo.
Continua...