Serie TV > Dr. House - Medical Division
Ricorda la storia  |      
Autore: Akira14    08/05/2008    1 recensioni
Più Chase cerca di allontanarsene più si sente attratto da Cameron ed è nella stabilità, nell'essere amato a sua volta che ha più paura di perdere il suo veleno.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Robert Chase
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono ancora qui

A/N: L’ho pensata come seguito dell’altra mia fanfic “Clean your body of him (I can’t)” ma è comprensibile ed apprezzabile anche senza aver letto quella.
Scritta per il contest di Immaginaria e de I Diari Degli Eroi, sul tema ‘Veleno’.

Veleno

 

Sono ancora qui.
A contare ogni più piccolo oggetto che testimoni che lei fa parte della mia vita, non di quella di qualcun altro. Di quell’uomo che, nonostante non fosse più il nostro capo da diverso tempo, influenzava come un morbo le nostre esistenze dal giorno in cui avevamo messo piede al PPTH.
Io posso dire di aver smesso di cercare la sua approvazione quando ho ricevuto un bel pugno sulla mascella, e francamente ritornare tra i suoi ranghi mi sembra un bel passo indietro: un insulto stesso alla stima che ha voluto accordarmi mandandomi per la mia strada. Per lei è diverso. Lui l’ha lasciata andare, non l’ha mandata via.
Proprio quando ero pronto a fare lo stesso, a lasciarla andare ed ammettere che i nostri martedì non erano che uno stupido passatempo cui ero l’unico a voler attribuire un qualsiasi significato, m’ha preso in contropiede presentandosi alla mia porta.
Avrei potuto dire “No, grazie. Sappiamo entrambi che non funzionerà, tu non ami me. Ed altre belle frasi traboccanti della consapevolezza che non intendevo essere una seconda scelta.
Non l’ho fatto.  Perché, per quanto mi accorga delle tante cose che non vanno tra di noi non riesco ad allontanarmi. Non negherò di essere stato in grado di chiudere la nostra storia, per qualche ora, ma c’è da considerare che l’avevo fatto pensando che avrei cambiato stato, continente e forse pure pianeta quando House m’aveva licenziato.
Tra il continuare a lavorare nel medesimo ospedale e lo spendere il nostro tempo libero l’uno a casa dell’altra - e viceversa – la rinuncia diventa tutt’altro paio di maniche. Non ne sono capace ed in fondo mi va bene così.
Sono, infatti, indubbiamente attratto dalla componente distruttiva che la nostra relazione conserva; nonostante sia diventata qualcosa di più che semplice ginnastica da letto.
Solo ultimamente credo di aver realizzato che c’è qualcosa che mi differenzia dagli uomini che ha avuto prima di me o di quelli di cui si è interessata.
Sono assolutamente certo che in me non cerchi nulla da riparare, anzi sono convinto che voglia annientarmi. Inconsapevolmente o meno, è quello che spesso finisce per fare ed io mi sento quasi… Onorato.
Perciò finisco sempre con il perdonarla, qualsiasi torto mi faccia.


Al contrario, quando mormora il mio nome come una litania mentre facciamo l’amore o nel modo in cui, anche dopo averlo fatto, entrambi continuiamo a cercare un contatto con l’altro… Ne sono quasi spaventato.
Nel sentirla appoggiarsi con la testa sulla mia spalla, con una tenerezza che non c’eravamo mai concessi, io sudo freddo.
Quella frase che si sente tanto spesso “stai attento a quello che desideri, perché potresti ottenerlo” l’avevo sempre ritenuta un commento acido di chi s’era costruito l’ideale di qualcosa o qualcuno e poi s’era ritrovato a conti fatti con la realtà ed aveva scoperto quanto poco valesse ciò che aveva inseguito. Invece aveva un fondo di verità. Volevo che lei mi desse la possibilità di essere una vera  e propria coppia ed ora che lo siamo vivo in uno stato d’ansia perenne.
Mi serve essere spinto oltre i miei limiti, fino a che il dolore non si fa insopportabile. Provare frustrazione, umiliazione e trarre forza da queste emozioni.
Non riposare sugli allori, crogiolarmi in una vita di coppia che sembra essere la replica di uno spot per S. Valentino.
Ciò che non t’uccide ti fortifica, per tirare fuori un altro luogo comune. Guardandomi alle spalle, riportando alla mente la strada che c’ha portato fin qui, mi rendo conto che è il fondamento stesso su cui è nata e poi proseguita la nostra storia.


Nei primi giorni dopo la fatidica notte in cui si è presentata a casa mia sotto effetto di droghe, Allison era capace di inaridirmi la bocca, farmi battere il cuore a mille e di stringermi lo stomaco fin quasi alla nausea. Con la stessa, inesorabile, lentezza della belladonna.
A poco a poco ho aumentato la mia resistenza, sviluppato antidoti ma lei è sempre stata più veloce di me nel trovare nuovi modi di essere letale.
La freddezza che mi riservava dopo le nostre notti insieme,m’immobilizzava mi faceva provare un’angoscia immensa, come se fosse aconito. Non differentemente dalla cicuta poteva agire indirettamente, facendomi soffrire tramite l’amore non ricambiato che provava per lui. Mi bastava accorgermi di quanto in fondo fosse simile ciò lei provava per lui e quello di cui io m’accontentavo da parte sua.
Ed avrei potuto benissimo essere stato intossicato da un albero dei paternostri, giacché tra i miei primi sintomi posso contare anche la progressiva perdita dell’appetito.
Sull’ipotetica lavagna di House, poi, segnerei pure la digitale purpurea ed il vischio. È nel sovradosaggio, infatti, che sta la chiave del suo effetto devastante. Standole accanto, man mano che passano le ore, ciò che ho intorno comincia ad assumere contorni confusi fino a farsi indistinguibile. L’unica a restare nitida ai miei occhi è lei.
Con la nocività del vischio, invece, ha in comune il lasciarmi con una spropositata sete. Di assaggiare nuovamente il sapore della sua pelle, delle sue labbra.
Qualcuno la definirebbe una droga, ma si sbaglierebbe. Non ne ho il chiodo fisso. Non penso a lei ininterrottamente, da quando ci lasciamo per andare ognuno a lavorare nel proprio reparto a quando c’incontriamo finiti i nostri turni. Essere divisi è spiacevole, ma non m’impedisce di concentrarmi e di operare al meglio delle mie possibilità.
Non è neppure una di queste sostanze in particolare. Nella sua persona ne racchiude tutte le proprietà deleterie e questo la rende unica nel suo genere.
Sicuramente rabbrividirebbe a sentire tali paragoni, lei che crede di essere terapeutica per chi ha la fortuna di ricevere il suo aiuto. Di lenire la sofferenza e quietare gli animi.
Può darsi che per gli altri sia così, ma non per me.

Ed ora, nel timore di restarne privo, mi tormento nel fantasma di una persona che lei dice d’aver scacciato. Ogni cosa che trovo è un vero e proprio trofeo. L’emblema del fatto che lei sia mia. Ma questa non è una sfida, e seppure lo fosse al mio avversario non potrebbe importare di meno di vincerla.
Questo, in realtà, è l’aspetto più frustrante. Lui non deve fare nulla per averla, anzi peggio si comporta più lei cade ai suoi piedi.
Non posso intimargli di starle lontano, perché so che non è lui a cercarla. E potrei quasi ridere di come si ritrovi invischiata con House ancor più di quanto non lo fosse quando lavoravamo alle sue dipendenze, se non fosse che ne tesse le lodi perfino di fronte a me.
Il massimo è stato raggiunto un paio di giorni fa, quando una troupe è venuta a riprendere al seguito del novello Elephant Man.
Nessuno di noi era a proprio agio davanti alle telecamere: eravamo falsi o finivamo per esaltare lati di noi che nemmeno avremmo voluto fossero visti. Le parole che abbiamo detto sapendo di essere ripresi hanno un peso relativo, quindi posso passare sopra al fatto che lei abbia detto di “amarlo”. Una sfortunata scelta di termini, un errore, un lapsus… Può capitare.
Più difficile, invece, è da digerire uQQIil suo arrampicarsi sugli specchi per redigere quell’affermazione.

Quasi non volesse che in giro si sappia la verità: è ancora follemente innamorata dello scorbutico genio della diagnostica. Paradossalmente, però, l’unico che non si premura di tenere all’oscuro di quei sentimenti sono io.
Chi credete sia stato scelto per soppesare la sua risposta, quando doveva accertarsi che non si capisse che in realtà avrebbe voluto dire che lei lo ama disperatamente?
Il sottoscritto, naturalmente.
A chiunque verrebbe da pensare “Ma che cazzo! C’ho scritto in fronte ‘Zerbino umano. Per favore, calpestatemi’ ?”
Tuttavia, è talmente evidente che la risposta è sì che nemmeno vale la pena di porsela questa domanda.

Se non mi lasciassi mettere i piedi in testa, avrei preteso delle scuse. Non avrei accettato che, la stessa Allison Cameron che crede di avere l’empatia sufficiente a capire i sentimenti di chiunque si trovi davanti, in quell’occasione non avesse saputo vedere più in là del proprio naso.
Invece, a dispetto dell’espressione scazzata sul mio volto, dentro di me ho tirato un lungo sospiro di sollievo. Sa ancora dove colpire, in che modo rigirare il coltello nella piaga, tutto sommato.

Intanto la protagonista delle mie riflessioni mi compare di fianco, senza che io me ne sia minimamente accorto.
M’accorgo che si sta chiedendo cosa io stia facendo, senza però dare voce al suo pensiero. Aspetta che sia io stesso a spiegarmi.
“Faresti meglio a preparare un astuccio con tutto quello che ti può essere utile, in modo da non dovertelo portare avanti e indietro ogni volta che ti fermi qui. Tipo lo spazzolino, sai?” Chiaramente mi stava osservando già da un po’, perché mi guarda come se fossi un alieno: non è possibile che abbia riflettuto tanto a lungo su una banalità simile. “Mi piace trovare tracce di te in giro per casa.  Ammetto. Sorride: le confessioni le piacciono, specie quando le permettono di riconoscere quanto io abbia bisogno di lei.  Indipendentemente dal male che il mettermi a nudo mi provoca, io lo faccio volentieri.
Ciò nonostante non sembra ancora convinta. Torna seria e mi domanda “Sei ancora arrabbiato per l’altro giorno, vero?”
“Perché dovrei esserlo, scusa?” Mi complimento con me stesso, quando sento il tono di sorpresa nella mia voce. “So che non sei più innamorata di lui. Si è trattato di un malinteso.” Le bacio la tempia, scendendo poi sulle labbra.
“Avrei dovuto aspettarmi che avresti capito. Sospira, interrompendo il bacio ed abbracciandomi. Crisi arginata. Chiarimento scongiurato.
Il mio veleno è rimasto tale ed io posso avvicinarmi nuovamente alla sua bocca.
Per vedere fin dove riusciamo a spingerci, prima di distruggerci.

 

Alla tua bocca mi avvicinerò
E un’altra volta mi avvelenerò
Del tuo veleno… Mi avvelenerò.

(Veleno, Subsonica)



  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Dr. House - Medical Division / Vai alla pagina dell'autore: Akira14