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Autore: Nieves    07/12/2013    3 recensioni
~ Peter Pan/Tinkerbell. }
***
»"Anni ed anni di solitudine. Peter Pan non ci era più abituato.
Il ragazzo eterno voltò nuovamente lo sguardo verso la fanciulla che gli giaceva accanto. Si concedeva di guardarla in quel modo, soltanto quando era certo che non vi fossero occhi indiscreti a coglierlo sul fatto. Per l'ennesima volta si chiese se portarla con sé a Neverland, fosse stata la scelta giusta.
Non erano poche le volte, in cui il pensiero di mandarla via si era fatto dolorosamente largo tra i meandri, il suo sguardo si era posato su quegli occhi di rugiada verde milioni di volte con quell'intento. Ogni volta però era stato costretto a fermarsi, una morsa gli serrava lo stomaco, gli dava la nausea quella sensazione; l'idea di privarsi di lei lo faceva infuriare, così come la consapevolezza di ciò che provava. "
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trilli
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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All this bad blood here, won't you let it dry?
It's been cold for years, won't you let it lie?
 }

 
Never without You;

Anni ed anni di solitudine. Peter Pan non ci era più abituato. 
Il ragazzo eterno voltò nuovamente lo sguardo verso la fanciulla che gli giaceva accanto. Si concedeva di guardarla in quel modo, soltanto quando era certo che non vi fossero occhi indiscreti a coglierlo sul fatto. Per l'ennesima volta si chiese se portarla con sé a Neverland, fosse stata la scelta giusta. 
Non erano poche le volte, in cui il pensiero di mandarla via si era fatto dolorosamente largo tra i meadri, il suo sguardo si era posato su quegli occhi di rugiada verde milioni di volte con quell'intento. Ogni volta però era stato costretto a fermarsi, una morsa gli serrava lo stomaco, gli dava la nausea quella sensazione; l'idea di privarsi di lei lo faceva infuriare, così come la consapevolezza di ciò che provava. 
Era Sua. L'aveva sentita sua dal primo istante in cui aveva incrociato quello sguardo. Ricordava ancora il modo in cui l'aveva fissato, e per un attimo gli era parso quasi gli avesse staccato la pelle, spaccato la cassa toracica e guardato dentro. Si era sentito scoperto, vulnerabile, una sensazione quella, che detestava.
Poi quel visino si era sollevato con tutta la sfrontatezza che era in grado di mostrare, nessuno lo aveva mai guardato in quel modo, neppure il più audace dei suoi Ragazzi Perduti. Nessuno aveva mai osato tanto, non con Lui, Peter Pan. 
Sollevò un sopracciglio, mentre portava il peso del suo stesso corpo su di un lato, un braccio piegato con le nocche della mano chiusa sotto la guancia. La ragazza aveva preso a rigirarsi nel sonno, stava mormorando qualcosa di poco comprensibile. Si scoprì infastidito dal fatto di non poter aver accesso a quei sogni, ai suoi pensieri, a ciò che desiderava. 
Allungò un dito affusolato a sfiorarle la guancia, ma non la toccò per davvero, si limitò a disegnare una traiettoria immaginaria su quella pelle di latte e di stelle. Sapeva di polvere fatata la sua Tink, e di rugiada. Ora che la guardava, non riusciva ad immaginarsela in un luogo diverso da quello.
Lontano da lui. Il solo pensiero lo rendeva inquieto, gli faceva tremare le ossa del petto dalla rabbia. O forse no, non era rabbia quella. Era qualcos'altro, qualcosa che lo scuoteva più nel profondo, che lo faceva sentire vulnerabile come la prima volta che ne aveva incrociato lo sguardo, e gli faceva desiderare di non averlo mai fatto.
« Che ci fai ..qui? ». La voce impastata della ragazza lo fece trasalire. Non si era accorto fosse sveglia, preso com'era dai suoi tormenti interiori. Si drizzò a sedere scattoso, l'espressione quasi crucciata che gli si era disegnata in volto faceva a pugni con quegli occhi di ghiaccio liquido, fermi e fieri.
« Controllavo stessi bene. » La squadrò da capo a piedi mentre si sollevava anche lei, strofinando il palmo della mano sugli occhi arrossati dal sonno. « Ho sentito che lamentavi, e sono entrato a dare un'occhiata. » scrollò le spalle, vagando con lo sguardo tra le pareti di stoffa della tenda. « Non stai ferma un attimo, neppure mentre dormi ». 
Non fosse stata certa che quello che aveva di fronte era Peter Pan, Tink avrebbe giurato che fosse a disagio.
« Gentile da parte tua » , cercò di non ridere. Lo trovava buffo messo in quella posizione, se ne stava lì, tutto rigido, seduto sulle ginocchia, le braccia incrociate al petto, i muscoli tesi risaltavano spigolosi sotto la pelle. 
Sembrava stesse combattendo una guerra interiore, non era semplice comprendere Peter Pan, e non si era mai certi se quel che lasciava trasparire altro non fosse che ciò che voleva trasparisse. 
Al suono della sua risata sollevò un sopracciglio guardandola male. « Cos'è che ti diverte tanto? ». 
« Tu. ».
« Io? » , ora sembrava quasi offeso, si stava tendendo verso di lei con la testa piegata leggermente di lato a cercare la traiettoria dei suoi occhi, come avesse così potuto leggerle tra i pensieri. 
« Sì, tu. Peter Pan, o conosci altri con questo nome? » , ora le era più vicino, quasi poteva sentirne l'odore. Peter sapeva di muschio, di giornate passate a calvare i venti, di mare e di sale, e di polvere di fata.
Il ragazzo fece una smorfia contrariata, ma non rispose. Si limitò a lasciarsi sfuggire una risata, non sembrava divertito però. C'era qualcosa di nervoso e quasi isterico nel modo in cui rideva.
« Nessuno che ne sarebbe all'altezza » , gli sibilò, troppo vicino. Non si era mai avvicinato così tanto, non fino al punto di percepirne il respiro solleticarle le labbra.
« Sei il solito montato » la voce si era fatta un mormorio, gli occhi però non si slegavano da quelli di lui, quasi lo sfidava in un gioco pericoloso di cui nessuno dei due si azzardava a pronunciarne il nome a voce alta.
Il calore le aveva invaso le guance, e questo fece nascere nel ragazzo una risatina soddisfatta che non si preoccupò di nascondere. Anzi, gli sorrise fiero e sfrontato a pochi millimetri da quella bocca rosea e gonfia.
« Sei uno stupido! » protestò lei, come gli avesse letto nel pensiero. 
Peter rise alle sue parole, stavolta con più gusto. Non lo avrebbe mai ammesso ma gli piaceva da matti il modo in cui reagiva quando la provocava. 
« Idiota! », fece  per battergli il palmo della mano sul petto, ma lui l'afferrò prima che potesse anche solo sfiorarlo e portò le dita tra gli spazi delle sue, e le intrecciò stringendo forte.
« E tu stai giocando con il fuoco » sorrise cupo, senza però accennare a staccarsi da lei. Mai come in quel momento gli fu chiaro, quel piccolo esserino indifeso che si fatto largo nella sua vita e di cui non sembrava più disposto a farne a meno, sarebbe stata la sua rovina.


 
 
  
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