Probabilmente, se qualcuno l’avesse osservato bene avrebbe capito che il piccolo monello barava ad ogni partita, ma ognuno era impegnato a farsi affascinare dalla sue movenze, dai suoi gesti, dalla sua maliziosa allegria quando incitava qualcuno a sfidarlo e a sedersi al tavolo con lui. E con la scusa si faceva anche offrire da bere. C’era ogni tanto qualche impavido che lo sfidava con la scusa di volerlo sedurre, ma nessuno, nessuno, nessuno era mai riuscito a togliergli quel sorriso dalle labbra facendolo perdere. Quel sorriso che cresceva, come uno spicchio di luna nel cielo, da semplice curva che si trattiene dall’esprimere le emozioni a largo giubilo di vittoria...