Fanfic su artisti musicali > Muse
Segui la storia  |       
Autore: Invisible_    07/12/2013    3 recensioni
Matthew era una vera merda con Dom, ne era cosciente.
Si guardò il palmo della mano chiuso a pugno, che aprì di scatto.
Sì, una vera merda.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buon sabato sera a tutti!

Allora, vi devo spiegare un po' di cose: inizialmente questa storia era partita come una one shot, poi, un giorno l'ispirazione è giunta a farmi visita e perciò ho scritto anche questo capitolo. L'argomento è lo stesso, solo che è dal punto di vista del caro e (poco) dolce Matt. Inoltre si svolge prima del precedente capitolo..spero di non avervi confuso! Per qualsiasi chiarimento chiedete pure :)

Ah! Un grazie particolare a AccioHazza, pwo_pah, LadyInRed (che ha inserito 'Addicted' tra le ricordate!) e GiuliaNishe, che hanno trovato cinque minuti per recensire questa storia e perdonatemi se non vi ho risposto, lo farò! Grazie, davvero **

Bene, ora che ho detto tutto, vi lascio liberi di leggere!
Ci vediamo giù!




OBSESSED

'Io me ne vado'
una mano di Dominic posata sulla maniglia della porta di casa Bellamy, l'altra stretta saldamente al manico della valigia.

'Vaffanculo, Dominic'

Si alzò dal divano sul quale era seduto fino a qualche secondo prima, tra le dita una sigaretta ancora da accendere.
Fumava raramente, solo quando sentiva che era l'occasione, il momento giusto.
E quello era il momento giusto, anzi perfetto.
Avanzò con l'intenzione di raggiungere l'accendino posato sul mobile nell'ingresso, al quale Dom era appoggiato.

Quest'ultimo posò la valigia e con uno scatto fulmineo quanto imprevedibile prese l'accendino prima di lui, lasciandolo con uno sguardo stupito, interdetto dipinto sul volto.
Impiegò pochi secondi a ricomporsi.

'Ridammelo'

'Dimmi che vuoi che resti. Dimmi che hai bisogno di me. Dimmelo'

Non era il tono della voce a destabilizzarlo, no. Quello poteva essere facilmente mascherato da finta sicurezza e Dom era fin troppo bravo.
Ciò che lo fece deglutire e distogliere totalmente l'attenzione dall'accendino nascosto tra le dita fu il suo sguardo. I suoi occhi erano un miscuglio di risolutezza, sicurezza amalgamata in modo impeccabile con la disperazione. Quella non poteva nasconderla, almeno non a lui.

E l'unica risposta che gli venne in mente guardando il livido violaceo sotto l'occhio del biondo fu un secondo 'vaffanculo'.

Dom tolse la mano dalla maniglia per poi chiuderla a pugno.
Sapeva cosa sarebbe successo ma non lo fermò, anzi si avvicinò impercettibilmente a lui.

Tuttavia il pugno che aspettava, meritava e desiderava non arrivò, lasciandolo meravigliato per la seconda volta in cinque minuti.
La mano di Dominic era ancora alzata, pronta a colpirlo in qualsiasi momento. La abbassò piano, lentamente, calibrandone ogni movimento.
Matthew lo guardò disorientato, inclinando leggermente la testa.
Il bacio che arrivò così inaspettato, di certo non lo aiutò a comprendere pienamente che cosa stava accadendo.

Quel contatto non durò a lungo, ma fu abbastanza intenso da compensare la brevità.

'Vai tu a 'fanculo, stronzo'
Non si girò, Dominic, non si voltò a mostrare con gli occhi, con il viso tutto il disprezzo che aveva nel tono di voce. Forse perché avrebbero potuto tradirlo, esponendo la verità, che Matt conosceva perfettamente.
Dominic se ne andò, senza chiudere la porta, con il suo accendino nella tasca della giacca di pelle. Dominic se ne andò lasciandolo solo, in piedi, ancora stordito dalla situazione e da quel bacio; lasciò scivolare la sigaretta dalle dita, la guardò cadere e poggiarsi sul pavimento lucido senza produrre alcun suono rilevante.

Matthew la osservò inerme per terra, poi dopo poco si piegò a raccoglierla. Se la rigirò tra le dita, per poi poggiarla sul mobile vicino all'ingresso, quel mobile, quel cazzo di mobile.
Non era decisamente la circostanza giusta per fumare, anzi. Volente o nolente era arrivato il pericoloso momento delle riflessioni.

Si sedette sulla poltrona vicino alla finestra, gli succedeva spesso di restare in silenzio a pensare su quella poltrona ogni volta che Dom si allontanava- o meglio cheveniva allontanato- da casa sua.
Ma questa volta c'era qualcosa che non andava. Dominic non lo aveva mai fatto di sua spontanea volontà, non se n'era mai andato via così, era sempre stato lui a chiedergli di lasciarlo solo.
E poi quel bacio. Non era come tutti gli altri, era diverso, aveva un retrogusto amaro, sapeva di rassegnazione.

Cos'era cambiato quella volta? Forse si era finalmente stufato di lui? E come biasimarlo.
Matthew era una vera merda con Dom, ne era cosciente.
Si guardò il palmo della mano chiuso a pugno, che aprì di scatto.
Sì, una vera merda.

Cominciò a respirare sempre più a fondo, percepiva distintamente l'ansia, mischiata a sensi di colpa pulsare in ogni parte del suo corpo.
Si guardò nuovamente le mani.
Quelle mani, quelle mani che accarezzavano dolcemente ogni giorno le sue amate chitarre, premevano delicatamente sui tasti del pianoforte producendo qualcosa di emozionante, di suo, erano le stesse che regolarmente provocavano decine di lividi, di tagli, di ematomi sul corpo perfetto di Dom.
Che cazzo di senso aveva? Perché trattava i suoi strumenti come qualcosa di estremamente sacro, fragile, qualcosa di importante? Perché non riusciva solo ad amare quel ragazzo che si ostinava a ripetere che stava bene, che andava tutto bene, che 'Matt, non devi scusarti, non mi hai fatto nulla'?
Non era forse importante anche lui?

Lo stava distruggendo, ecco cosa stava facendo. Lo stava distruggendo perché dentro di lui non c'era più nulla da distruggere. Tutto era irreparabilmente danneggiato. Ogni fibra del suo corpo magro e insignificante era stato fatto a pezzi.
Da cosa? Dal tempo. Da tutto. Da tutti. Da tutti tranne Dom.


~
'Ti prego fermami. Ti prego fallo.
Non ci riesco da solo'

'Tu non- non preoccuparti, ecco'

'No, cazzo. Non è giusto, tu- non voglio farti del male'

'Stai tranquillo, Matt'
~

Matt si ricordava bene la dolce carezza che Dom gli aveva lasciato sul viso, sulla guancia. E si ricordava anche meglio il pugno che era giunto subito dopo. Un pugno rabbioso dato con una forza che Matt non pensava di possedere prima di iniziare a sprofondare in quell'abisso da cui non riusciva ad emergere. Ora però era abituato a quel carico di odio improvviso che indirizzava agli arti, per non doverlo lasciare riposare troppo nella testa, infettando anche le parole, non solo i gesti.

Anche Dominic si era abituato e questo faceva incazzare Matthew ancora di più. Lui non reagiva, non faceva nulla, non si arrabbiava, non se la prendeva, non ricambiava le botte, nulla.

Si prese la testa tra le mani.
Ripensò a tutte le volte in cui lo abbracciava e Dom si tirava indietro con una smorfia di dolore, scusandosi subito dopo.
E poi per cosa doveva scusarsi se era stato lui la causa?

Matthew era un mostro. Un fottuto mostro che uccideva lentamente la preda di cui era innamorato, godendo appieno delle urla di dolore provenienti dalla vittima.
Perché sì, picchiare Dom, farlo soffrire gli causava scariche di adrenalina ovunque, lo faceva sentire appagato, lo faceva stare bene. Ma l'effetto di quella sorta di droga, durava poco, troppo poco. Il senso di pienezza dato dai calci, dai pugni, dal rumore della pelle al contatto violento delle dita della mano di Matthew, veniva soppresso dall'immancabile smarrimento, realizzazione delle sue azioni e di riconoscimento dell'identità del suo amato Dominic. Queste prendevano pieno possesso della mente e del corpo di Matthew con la stessa violenza con cui si era avventato su di lui precedentemente.

Si sfregò gli occhi rivivendo tutte le sere in cui lo vedeva davanti a sè, piegato su se stesso, un braccio proteso sul volto, almeno per proteggere qualche parte del corpo dalla furia di Matt.
Rivedeva quegli occhi liquidi dalla paura e dal dolore.
Risentiva la sua voce incrinata dalle fitte in tutto il corpo e dal pianto imminente, che però non arrivava mai. Dominic inspiegabilmente era un tipo orgoglioso, uno che non piangeva mai.
Infatti erano le guance del moro a rigarsi di lacrime al vederlo ridotto in quel modo, così vulnerabile come se fosse stato Matt la vittima.
E in fondo era così, lui era la vittima, succube dei suoi demoni interiori, che prendevano il controllo su di lui sempre più spesso.

E cazzo, lui ci provava. Cerava di non fargli più del male, ma non ci riusciva. Faceva promesse su promesse alle quali Dom continuava ingenuamente a credere.

Matthew non ce la fece più a sentire le accuse della sua testa, probabilmente perché fin troppo vere. Quindi prese il telefono e compose il suo numero.
Non voleva farlo tornare indietro, no questa volta no. Il dolore di Matthew era solo suo, non poteva permettersi di trasferirlo sugli altri, soprattutto su Dominic.
Quest'ultimo non rispose, lasciando suonare a vuoto il telefono.
Al quinto squillo Matt concluse la telefonata con rabbia.
Riprovò, e finalmente al terzo squillo Dom rispose.

'Matt'

'Sì, Dom, voglio che resti. Ho bisogno di te'

Non udì nessuna risposta dal suo interlocutore, allora continuò.

'Voglio. Voglio ma non posso permetterlo, nè a te, nè a me'

'Io non capisco'

'Tu non- io non voglio farti più del male'

'Mi farà stare peggio allontanarmi da te'

'Non dire stronzate, non sei un adolescente'

'Non sono stronzate, Matthew. È la verità'

'Vaffanculo Dominic. Continui a non capire.'

Fece una pausa, seguita da un breve sospiro, poi riprese.

'Sei a casa?'

'Sì'

'Ok, allora vai in camera e togliti maglia e pantaloni'

'Ma che caz- non mi sembra il caso di- cioè non al telef-'

'Smettila di fare il coglione e fai come ti ho detto'

Perché si ritrovava a trattarlo così male? Non riuscì a darsi una risposta o almeno a sentirsi in colpa che gli arrivò la voce di Dom che confermava di aver svolto i suoi ordini.

'Perfetto, ora guardati allo specchio e dimmi cosa vedi'

Se lo immaginò rimirare allo specchio quel corpo magro ma tonico, quel bel volto contornato da sottili capelli biondi, gli occhi grigi attenti a cogliere ogni più piccolo dettaglio.
Il naso perfetto, che Dom si curava di proteggere ogni volta dai colpi di Matt, e la bocca. La bocca era la parte che più preferiva insieme agli occhi. Le sue labbra lo facevano impazzire. La loro curva così dolce, che sapeva essere però terribilmente crudele, violenta -proprio come le mani di Matt- nei confronti delle labbra del moro lo faceva andare in estasi durante ogni bacio.
Il collo sottile, ma ben delineato, le spalle, sulle quali lasciava sempre più spesso morsi, seguiti da baci roventi, che marchiavano il segno della sua dentatura sulla pelle liscia.
Le braccia muscolose, tipiche dei batteristi; le mani morbide, gentili, che lo toccavano sempre e solo con tenerezza e rispetto.
Il petto glabro, seguito da un addome un tempo scolpito. E infine le sue gambe, magre ma perfette, così forti da riuscire a mantenerlo in piedi tutte le volte che il moro lo colpiva. Lo sostenevano fedelmente anche quando erano riempite di doloranti ferite.

'Io non capisco dove vuoi arrivare, ma va bene, giochiamo a questo gioco' la voce di Dom lo risvegliò.
'Allora, vedo me stesso, un uomo, anzi un ragazzo, troppo magro e con pochi muscoli, però con un bel faccino'
Lo sentì ridere leggermente e quel suono lo fece star bene. Sorrise anche lui, ritornando serio dopo poco.

'Che altro vedi?'

'Ehm la mia faccia, le mie braccia, le mie gambe..Matt non capisco'

'Per il momento non devi capire. Prima dimmi cos'altro vedi su tutto il corpo'

'Beh, vedo i miei lividi, ma ormai stanno sparendo'

Matt abbassò lo sguardo.

'Non mentire, non mi fai sentire meno in colpa, anzi'

'Ma tu non dev-'

'Non mi interessa ora, ok? Dimmi cosa cazzo c'è sul tuo corpo, nei dettagli'

Dall'altra parte del ricevitore giunse uno sospiro di arresa.

'O-ok. Allora, ho un graffio sotto l'occhio vicino allo zigomo destro; il labbro inferiore è spaccato verso sinistra. Poi ho un livido violaceo sulla spalla sinistra, grande quanto quello sul fianco, sempre sinistro. Poi sull'avambraccio destro ho una ferita che si è riaperta ieri..e direi basta, va bene così?'

Una lacrima solitaria cadde silenziosa sulla sua mano, posata sul ginocchio.
Si asciugò la guancia, eliminando ogni traccia della goccia precipitata dai suoi occhi.

'Sì- sì va bene'

Sapeva benissimo che in realtà c'era dell'altro, ma non gli chiese nulla, non voleva più gli altri dettagli, non voleva riaprire maggiormente la sua di ferita, molto meno visibile, ma non per questo meno dolorosa e lancinante.

'Ora puoi spiegarmi il motivo della tua richiesta?'

'Quello che ti ho fatto, tutto ciò che mi hai elencato è- è terribile. Io mi sento malissimo al solo pensiero del dolore che ti ho procurato. Io-mi dispiac-'
Fu scosso da un singhiozzo che non gli permise di terminare la frase.

'Matt, tu non-'

'Cazzo, Dom,  lo vedi quello che ti sto facendo? Sono un mostro, una fottuta bestia, lo capisci? Tu devi starmi lontano o io continuerò a farti male e a farmi male. Non ci riesco se tu s- sei qui con me'

Le lacrime ora non riuscirono a fermarsi ma corsero a rigargli il volto e a bagnargli la mano e le dita, seguendo la scia della loro gemella.

'Matthew, sto arrivando'

'Dom, no, che cazzo, no, non ven-'

'Cazzo, vaffanculo, sei uno stronzo!' Urlò al telefono, la conversazione appena terminata.

Raccolse le gambe al petto, appoggiando la fronte alle ginocchia e pianse; i suoi singhiozzi mischiati al ticchettio della pioggia sulla finestra vicino a lui facevano da colonna sonora a quel momento così raro. Il protagonista di quel film scadente era un ragazzo fragile e vulnerabile, pronto a cedere senza opporsi a tutte le sue inclinazioni, a tutti i suoi impulsi.

Dopo una decina di minuti sentì girare la chiave nella serratura. Non alzò la testa per controllare fosse il suo Dom, non ne aveva bisogno, i passi erano i suoi. Non lo guardò nemmeno quando sentì un lieve bacio posarsi delicatamente sulla sua testa.

'Perchè sei tornato?' Gli chiese. La domanda risuonò ovattata a causa del guscio che aveva creato.

'Non c'è un motivo, sono qui e basta'

Solo dopo aver sentito quella risposta, Matt alzò la testa, guardandolo finalmente negli occhi.





---------
E anche il secondo capitolo è terminato!
Spero vi sia piaciuto :)
Ah! La parte tra '~ ' è un brevissimo flashback e alla fine ho inserito uno scambio di battute ripreso dal primo capitolo!

Grazie per essere arrivati fin qui e ci rivediamo FORSE con il terzo e ultimo capitolo!

P.s. ovviamente i Muse, Dominic e Matthew, non mi appartengono; scrivo per puro e semplice divertimento (se così si può chiamare) e nessuno mi paga, ahimè!

Grazie ancora e tanti auguri Dominic **

Invisible.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Muse / Vai alla pagina dell'autore: Invisible_