Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: Janis Hush    08/12/2013    3 recensioni
Salve! Anche io mi sono lasciata conquistare dall'idea di Derek e Stiles in versione papà e ho pensato di scrivere questa OS.
Le mie presentazioni solitamente sono abbastanza penose,quindi vi lascio un breve tratto della storia e niente,spero che a qualcuno possa piacere questa piccola sciocchezzuola.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Stiles non identificava il panico come un’esplosione improvvisa,una scarica di vibrazioni che colpisce le cellule e impedisce ai muscoli di muoversi,rendendoti una statua di pelle e ossa impossibilitata a chiedere aiuto. E nemmeno come un colpo secco che ostruisce i polmoni,mozzando il respiro e fa pungere il sangue all’interno delle vene.
Per Stiles il panico era come un manto pesante che gli avvolgeva le spalle.
Tutto era cambiato quando Derek l’aveva baciato. Derek. Il lupo mannaro burbero e scontroso che gli ringhiava contro ad intervalli di quattro minuti massimo.
Come stavamo dicendo,tutto era cambiato da quando Derek aveva fatto incontrare le sue labbra ruvide e sottili con quelle carnose e soffici di Stiles,dato che in quell’esatto momento il ragazzino aveva provato una sensazione nuova,sconosciuta.
Una specie di formicolio frizzante,un’euforia che gli aveva colpito in pieno il cervello.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono tornata! Sì,fingetevi un minimo entusiasti,vi prego.
Ho una raccolta in corso,che non aggiorno da tempi immemori,ma in questo periodo io e l’ispirazione non andiamo molto d’accordo(più del solito intendo) e riesco a scrivere solamente storie diabetiche o altamente macabre e oscure.
So che sarete già corsi a chiamare un bravo psichiatra.
Beh,vi lascio questa schifezzuola. :)     
I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro(anche perchè non penso che questa "cosa" possa valere qualcosa).                      
 

 
There is no key to happiness, the door is always open.
 

 
 
Perché la felicità a volte è un attimo, e quell'attimo ti sorprende.
 
Possiamo essere eroi per sempre. Accade quando smettiamo di scegliere l’infelicità.
David Bowie
.

 
 
 
 
 
 
Stiles pensava di non essere mai stato felice.
Contento,soddisfatto anche,addirittura entusiasta. Ma felice mai.
Più sfogliava le pagine scarabocchiate di appunti del suo libro di filosofia,più si convinceva che la felicità fosse davvero troppo difficile da raggiungere.
Leggeva le parole dei filosofi di un tempo e  si domandava ripetutamente come fosse possibile renderle vere.
Come liberarle dallo stato di atto e renderle potenza viva e vibrante.
Stiles credeva anche di non essere mai stato sereno. E come avrebbe potuto con la costante sensazione di angoscia che lo schiacciava,con l’ansia che gli opprimeva il petto?
Con la persistente paura di perdere qualcuno che gli si insinuava sottopelle?
D’altronde due parole così semplici come felicità e serenità sembravano ancora più irraggiungibili quando dentro di sé era presente il soffocante timore di non riuscire più improvvisamente a respirare.
Perché gli attacchi di panico erano sempre stati una costante nella sua vita,un’ombra che solo lui poteva scorgere.
Stiles non identificava il panico come un’esplosione improvvisa,una scarica di vibrazioni che colpisce le cellule e impedisce ai muscoli di muoversi,rendendoti una statua di pelle e ossa impossibilitata a chiedere aiuto. E nemmeno come un colpo secco che ostruisce i polmoni mozzando il respiro e fa pungere il sangue all’interno delle vene.
Per Stiles il panico era come un manto pesante che gli avvolgeva le spalle. Gravava sul suo corpo,sulla sua anima, silenzioso,ma sempre presente.
Era una sensazione che torturava lo stomaco e stringeva il cuore in una morsa e Stiles si era abituato,davvero.
Sapeva di non poter pretendere di meglio. Gli attacchi di panico durano tutta la vita.
Si era quasi rassegnato a tutto questo. Cercava con tutte le sue forze di non sprofondare nell’abisso di oscurità che lo avvolgeva e ci riusciva anche abbastanza bene,ma sapeva che non avrebbe mai potuto immergere gli occhi nella luce.
 
  
Tutto era cambiato quando Derek l’aveva baciato. Derek. Il lupo mannaro burbero e scontroso che gli ringhiava contro ad intervalli di quattro minuti massimo.
Il licantropo asociale e solitario che aveva come hobby sbatacchiarlo contro ogni muro,o eventualmente,in mancanza di una superficie piana disponibile,provocare un poco piacevole urto fra il volante e il proprio cranio.
Il lupo che gli metteva addosso quella fredda sensazione di inquietudine,ma non a causa dei minacciosi occhi color sangue o della zanne appuntite. Derek gli faceva paura perché era impenetrabile. Stiles aveva sempre trovato facile capire le persone. Pensava che tutti fossero in qualche modo semplici da interpretare,e le loro reazioni? Prevedibili,a volte quasi banali.
Specialmente la gran parte dei teenager,alla continua ricerca,quasi senza rendersene conto,di fare parte di una categoria ed omologarsi alla massa per sentirsi parte di qualche cosa.
Per questo si era sempre interessato alle persone particolari,strane,quasi folli.
Stiles adorava i geni incompresi,gli artisti stravaganti,i filosofi e le loro sagge parole.
Aveva sempre trovato affascinante chi si distingueva naturalmente dalla massa..
Lui amava le persone dalla particolarità spontanea, caratterizzate da una personalità complessa.
Questo spiegava la sua decennale cotta per Lydia,orma solo un lontano ricordo. Perché tutto si poteva dire di Lydia tranne che avesse una personalità semplice. Si era costruita negli anni la maschera di regina della popolarità,superficiale,fredda,vuota. Ma era tutto tranne che questo e Stiles era stato il primo a capirlo.
Negli anni gli era spuntata in testa l’idea di studiare psicologia e di diventare uno stimato psichiatra o,dopo avere scoperto il mondo del soprannaturale,un emissario.
Derek perciò rappresentava il suo scoglio e beh,lo affascinava parecchio.
Stiles sapeva,anzi era estremamente convinto,che Derek svelasse una minima parte di sé e desiderava fermamente conoscere tutti i suoi lati nascosti,dal più trascurabile al più fondamentale.
Non voleva cadere nell’errore fin troppo spesso commesso da molti: fermarsi alle apparenze.
Specialmente se si trattava di Derek.
E vivere avventure potenzialmente mortali e salvarsi vicendevolmente la vita numerose volte era un ottimo metodo per conoscersi intimamente,no?
Fu così  che Stiles Stilinski,il ragazzino petulante,logorroico ed iperattivo si prese un’enorme,gigantesca cotta per Derek Hale, il licantropo esasperatamente introverso e con seri  problemi di fiducia verso il prossimo.
Sì,la storia della bisessualità era stata affrontata già da un pezzo. Insomma,si era interessato  seriamente alla proposta di Danny per perdere la verginità.
E fu così che,piano piano,la cotta si trasformò in amore.
E fu così che Derek diventò il ragazzo in grado di calmarlo con uno sguardo,il primo a cui aggrapparsi per sentirsi al sicuro,l’unico in grado di bloccare un  attacco di panico,il solo capace di provocargli brividi unicamente con il suono della sua voce e sorprendentemente l’unico che riuscisse a capirlo appieno. Che lo facesse sentire completo.
Come stavamo dicendo,tutto era cambiato da quando Derek aveva fatto incontrare le sue labbra ruvide e sottili con quelle carnose e soffici di Stiles,dato che in quell’esatto momento il ragazzino aveva provato una sensazione nuova,sconosciuta.
Una specie di formicolio frizzante,un’euforia che gli aveva colpito in pieno il cervello,l’impressione di essere invincibile,ma soprattutto la convinzione che tutto sarebbe andato bene.
E non aveva davvero idea di come definirla. Che nome si attribuisce ad una sensazione mai provata prima?.
Aveva preferito non pensarci troppo,ma aveva avvertito la stessa emozione quando Derek aveva proposto,anzi borbottato in modo adorabilmente (a detta di Stiles) imbarazzato,di vivere insieme.
L’aveva avvertita di nuovo anche quando il padre aveva accolto la notizia semplicemente abbracciandolo con un grande sorriso,facendo tirare a Stiles un grande sospiro di sollievo.
Nuovamente si era ripresentata nel momento in cui Stiles si era accorto di non fare più incubi durante il sonno.
Compariva la mattina quando vedeva la tazza ripiena di caffè nero di Derek accanto alla sua stracolma di thè agli agrumi oppure quando vedeva il compagno scendere le scale con i capelli scompigliati e gli occhi appannanti dal sonno.
E nuovamente la notte quando osservava il lupo profondamente addormentato tastare il lato del letto con il braccio per assicurarsi che Stiles fosse accanto a lui. Il ragazzino sapeva che Derek non sarebbe mai stato un tipo di grandi parole e quel gesto valeva per lui più di mille “ti amo”.
 
 
Il vero avvenimento che gli aveva stravolto la vita però,era accaduto in una tiepida giornata di primavera nel fitto verdeggiante del bosco.
Stiles e Derek avevano deciso di comune accordo,tempo prima,di prendersi ogni tanto momenti di meritato riposo. Una delle loro mete preferite era,quasi banalmente,il bosco.
Il punto era che durante quelle strane passeggiate accadeva un fenomeno che Stiles reputava straordinario: Derek parlava per ore e ore.
Certo non nel modo frenetico,strafarcito di gesti e senza respirare come faceva il ragazzino,Derek si esprimeva con calma ed ogni tanto faceva pause di svariati minuti,ma era pur sempre un avvenimento fuori dall’ordinario se si trattava del mannaro.
Gli raccontava episodi della sua infanzia,gli spiegava con calma come avvertire i suoni prodotti dalla natura,gli mostrava le tane dei vari abitanti della selva e come distinguere le varie tipologie di piante ed erbe osservando solo dettagli all’apparenza insignificanti.
Stiles fissava Derek in volto e l’ascoltava affascinato,profondamente grato al lupo per condividere con lui sapienza e preziosi ricordi. Era una specie di gioco in cui i ruoli venivano invertiti e questo,anche se non l’avrebbero mai ammesso,li divertiva come poche altre cose al mondo.
Mai però avrebbero immaginato che un pezzo fondamentale per la loro felicità potesse nascondersi in mezzo a quelle fronde.
Derek era accovacciato ai piedi di un grande albero e stava mostrando a Stiles le differenti venature che formavano intricati disegni sulla superficie delle foglie.
Quando all’improvviso aveva alzato la testa di scatto,gli occhi attenti e i sensi in allerta.
Stiles aveva sentito un brivido di panico attraversargli la schiena. Aveva guardato negli occhi il compagno che aveva mormorato solamente- É il pianto di un bambino.- prima di dirigersi a passo veloce vero la direzione da cui proveniva il suono.
Stiles gli era corso dietro senza fare domande e al centro di una piccola radura aveva visto un figura minuta accovacciata sull’erba fresca.
Derek si era bloccato ed annusava l’aria,mentre Stiles si era diretto senza neanche pensare verso il bimbo singhiozzante.
Quest’ultimo,avvertendo la presenza di sconosciuti,aveva alzato la testolina e aveva puntato i profondi occhi chiari,spalancati dalla paura,su Stiles e Derek.
-Non vogliamo farti del male. Vogliamo solamente aiutarti.- aveva sussurrato Stiles allungando lentamente una mano verso il bimbo,che si era ritratto di scatto tremando.
Il ragazzo stava per riprovare quando la voce calda di Derek domandò- Sei un licantropo?-.
Il bambino aveva guardato stupito Derek senza emettere alcun suono.
-Anch’io lo sono. Riesci a sentirlo? Riesci ad avvertirlo dal mio odore?- aveva domandato ancora Derek. Il bimbo aveva annuito piano,facendo oscillare i ricci ramati che gli solleticarono il nasino pallido.
Stiles fece scorrere lo sguardo tra i due che si fissavano cauti con gli occhi incatenati.
-Puoi dirci cosa è successo?- chiese gentilmente Stiles.
-Cacciatori.- aveva mormorato con tono basso,ma duro per un bimbo così piccolo.
Derek si era diretto verso il fitto del bosco seguendo la scia di sangue. Stiles lo aveva fissato allontanarsi poi si era concentrato sulla figura davanti a sè.
–Non ti farò nulla,voglio solo controllare che tu stia bene.-
Il bambino aveva puntato i suoi occhi penetranti che spuntavano dall’ammasso di ricci in quelli di Stiles.
Lo stava fissando con espressione seria e concentrata e il ragazzo si era sentito quasi a disagio.
Gli erano bastati pochi secondi però per capire di essersi già affezionato.
Aveva allungato nuovamente il braccio,ma il piccolo licantropo,mostrando gli occhi dorati,aveva emesso un piccolo ringhio.
Dopo attimi di silenzio il bimbo rilassò le ginocchia rannicchiate e si avvicinò con passo leggero a Stiles,sembrava veramente un cucciolo di lupo.
Sempre con gesti misurati aveva allungato una manina paffuta di un rosa delicato,quasi con sfumature avorio e l’aveva appoggiata titubante sulla guancia di Stiles.
Il ragazzino si era irrigidito,trattenendo il respiro. Aveva lasciato fare il bimbo sperando di conquistarsi la sua fiducia.
-Tu sei umano.-  sentenziò il piccolo.
Stiles aveva leggermente annuito.
-Perché vai a spasso con un licantropo? Non sai che è pericoloso? La mia mamma e il mio papà mi dicono sempre di stare attento,perché noi possiamo fare male a quelli come voi.- aveva proseguito curioso.
-Io mi fido di Derek.- aveva mormorato semplicemente Stiles.
Il piccolo aveva continuato a scrutarlo ed all’improvviso immerse il viso tondo nell’incavo del collo di Stiles.
-Hai uno strano odore.- affermò.
-Mi piace.- aveva poi aggiunto,con un sorrisetto.
Stiles gli sorrise di rimando e immerse le mani fra le soffici molle rossastre che incorniciavano il viso del piccolo lupo.
-Sai dove sono la mia mamma e il mio papà?- domandò all’improvviso il piccolo,gli occhi nuovamente lucidi.
-Io,io non lo so,ma Derek è andato a cercarli,lui è un lupo forte e veloce,vedrai che…-
Proprio in quel momento Derek era riemerso dalla boscaglia.
Stiles si girò verso di lui e si sentì gelare il sangue nelle vene.
Era bastata un’occhiata allo sguardo cupo del lupo. Morti. Erano morti.
I cacciatori li avevano uccisi e un altro bambino innocente era rimasto senza genitori.
Stiles sentì le lacrime  pungergli gli occhi,ma cercò in tutti i modi di trattenersi,quel povero bimbo non doveva scoprire così quella verità così orribile.
Stiles guardò di nuovo Derek che aveva l’espressione adombrata da un velo di tristezza e si domandò con rabbia chi, tra  cacciatori e licantropi,fosse davvero il mostro da cui proteggersi.
Il piccolo lo guardava confuso,le lacrime avevano rispeso a scorrergli lungo le guance                   
tonde.
Stiles guardò il suo visetto sporco,le macchie di sangue ormai scuro che stonavano orribilmente sulla maglietta di Spiderman e i suo enormi occhi chiari e pensò che l’unica cosa giusta da fare era portarlo a casa con loro.
Non sapeva però se Derek potesse essere d’accordo,come poteva fargli una proposta simile?.
“Derek ti va se portiamo a casa con noi il piccolo e gli facciamo da genitori?”.
Cavolo,non era un gioco. Era una scelta di enorme importanza. Ma era davvero la cosa che Stiles desiderava di più fare.
Derek,però,aveva già capito cosa passava nella testa del suo bizzarro umano.
Guardò negli occhi Stiles e ci scrutò a fondo per interi minuti,poi…mosse deciso la testa in segno affermativo.
Il volto pallido di Stiles si illuminò ed eccola di nuovo,quella scarica elettrica che gli avvolgeva interamente il corpo,quella sensazione strana che non sapeva definire,ma che lo faceva sentire bene.
-Come ti chiami?- domandò al bimbo.
-Ian.- aveva risposto lui.
 –Bene Ian,io sono Stiles e lui,come ti ho già detto,è Derek. Vorresti venire a casa con noi? Così mentre…mentre cerchiamo la tua mamma e il tuo papà sarai al sicuro.-
Aveva concluso Stiles,sentendosi da schifo per aver raccontato quell’enorme bugia.
Il piccolo aveva annuito e il ragazzo lo aveva preso in braccio.
Mentre si stavano avviando verso la grande casa vicina al limitare del bosco di Derek e Stiles,quest’ultimo aveva guardato intensamente il lupo mostrandogli un sorriso sincero.
Derek aveva sorriso di rimando e non lo avrebbe mai ammesso,ma Stiles sapeva,che al lupo quel bambino ricordava tanto se stesso.
 
 
 I giorni erano passati e piano piano,senza fare rumore,la loro normalità si era trasformata. Non ruotava più attorno al loro due,ma girava intorno al loro trio.
Ian era passato da il “cucciolo trovato nel bosco” ad essere “il bambino di Derek e Stiles”.
Ed era meraviglioso vedere Ian corrergli incontro o guardarlo mentre si buttava tra le braccia forti di Derek e vedere il lupo abbracciarlo piano,quasi incerto,ma con una dolcezza che scaldava il cuore.
Aveva di nuovo sentito quell’euforia e quella tenerezza che gli riscaldavano il ventre una sera a cena.
Lui e Derek stavano parlando e Ian si stava gustando la sua ciotola di crema cioccolato,quando all’improvviso gli era venuta in mente una delle  centomila domande che poneva ogni giorno.
Aveva chiamato Stiles,ma il ragazzo stava ancora conversando con Derek e non lo aveva sentito.
Aveva ritentato altre due volte,fino a quando spazientito aveva esclamato –Papà Stiles ascoltami!-
Un silenzio stupito era calato sulla stanza. Ian non aveva mai chiamato Stiles papà.
Stiles era immobile, lacrime di gioia gli spuntavano agli angoli dei grandi occhi ambrati.
-Papà Stiles perché piangi?- aveva domandato triste il bimbo.
-Piange perché è felice,piccolo.- aveva risposto Derek altrettanto sconvolto e felice.
-Mi hai chiamato papà.- mormorò il ragazzo guardando con dolcezza suo figlio.
Il bambino aveva annuito convinto,come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Certo,papà Stiles e papà De- il bimbo aveva alzato di scatto la testa e aveva gonfiato la guance,arrabbiato per non essere riuscito a pronunciare il nome di suo padre.
Derek era un suono un po’ duro per un bimbo di quattro anni. Ian aveva tentato per un po’,per poi esclamare convinto- Papà Stiles e papà Der!-.
In quel momento Stiles aveva pensato che “Papà Der” pronunciato da Ian fosse il suono più bello del mondo.
 
 
 
Aveva finalmente capito che nome attribuire a quella sensazione grazie a Ian.
Il bimbo stava saltellando per la casa canticchiando una filastrocca.
-Come mai sei così attivo oggi?- chiese Stiles accarezzando la testa del figlio.
-Niente.- rispose con semplicità Ian- Sono felice.-
Felicità. La parola rimbombò nella testa di Stiles più e più volte. Certo,felicità.
L’aveva capito ormai. Era il regalo che Derek e Ian avevano portato quando erano entrati nella sua vita.
All’inizio era rimasto stupito da quella sensazione così nuova e totalizzante,ma aveva preferito non pensarci. Col passare del tempo però,non poteva più ignorarla. Allora,perché aveva così tanti problemi ad ammettere di essere felice?  Perché,si disse,semplicemente lui non aveva mai sperimentato la felicità.
Ne aveva uno sbiadito ricordo di quando era piccolo e le soffici labbra di sua madre si posavano ancora sulla sua testa. Ma quando sua madre se ne era andata…beh,anche la felicità era volata via.
Ora che l’aveva riacquistata aveva paura. Una paura fottuta.
Ci pensò su per giorni e giorni,fino a quando giunse ad una conclusione: lui non era un codardo.
Non lo era mai stato. Poteva scegliere la felicità. Non doveva rifiutarla per timore di vederla svanire. Doveva farlo per Derek e Ian e maledizione!,loro avevano tutto il diritto di essere felici.
Sapeva che anche Derek  era terrorizzato,anche se sapeva nasconderlo molto bene: aveva paura di commettere errori e ferire le persone che amava,aveva paura a fidarsi,di non meritare la serenità,di non essere abbastanza,di perdere tutto come era più volte,troppe volte,capitato.
Ma era riuscito a superare questi ostacoli,perché lo amava,perché lo voleva disperatamente al suo fianco. Anche lui amava Derek e amava Ian .E per la miseria sì! Avrebbe scelto la felicità per loro.
 
 
 
Era così arrivato un momento dove aveva smesso di alimentare il tumulto che aveva dentro.
Aveva lasciato che le onde in tempesta che gli torturavano lo stomaco e rimbombavano nella sua scatola cranica si placassero tramutandosi in un mare piatto e sereno.
“Smettila di avere paura di essere felice. Smettila di avere paura di essere felice. Smettila di avere paura di essere felice” si ripeteva come un mantra.
Lo dicevano anche i Beatles,no? Let it be. Lascia che sia.
Derek lo aveva aiutato,gli aveva dato la spinta decisiva,come sempre.
Mentre era rannicchiato sul morbido letto e le braccia muscolose di Derek lo avvolgevano come un bozzolo,facendolo sentire al sicuro,il lupo gli aveva sussurrato:”Smetti di pensare Stiles. Semplicemente smetti di pensare.”
Lo aveva capito,Derek. Si era accorto del tormento che lo investiva e Stiles aveva imparato che le poche volte in cui il mannaro parlava,con quella sua voce profonda e rassicurante,non lo faceva mai a vanvera. Era per dire cose con un significato. Per dire la cosa giusta per aiutare lui,la cosa giusta per lui,il suo compagno.
 
                     
Stiles,ora avvertiva quella sensazione costantemente,sempre presente. Sentiva l’aria libera di circolare nel corpo,si sentiva in grado di respirare.
“Serenità,Stiles. Stai raggiungendo la serenità.” E questo non lo spaventava più. Come poteva aver paura che tutto potesse svanire in un soffio quando alle sue orecchie giungeva squillante la risata cristallina di Ian? O il suo sguardo d’ambra fusa incontrava quello verde vivido di Derek? Loro ci sarebbero sempre stati per lui. Lì,al suo fianco,con le mani intrecciate alla sua pallida e affusolata.
Era felice quando Derek andava a prendere da scuola Ian, perché quel gesto sapeva tanto di famiglia. La loro famiglia.
Lo era ancora di più quando tornavano dalla gelateria e Ian mostrava immancabilmente un timido sorriso colpevole causato dall’altrettanto immancabile macchia di gelato alla crema che svettava sulla maglietta. Ma la cosa che Stiles considerava meravigliosa,era l’enorme chiazza di cioccolato che risaltava sul giubbotto di pelle di Derek e il lupo che si torturava imbarazzato i capelli color petrolio con una mano.
Non poteva non essere felice,semplicemente non poteva.
Ed eccolo lì,sempre presente. Il formicolio che Stiles aveva imparato a riconoscere. Quella scossa di elettricità che lo faceva sentire semplicemente vivo.
Entrava in bagno e trovava Derek intento a farsi la barba e Ian,in piedi su uno sgabello per arrivare all’altezza del grande specchio,che imitava i suoi gesti strofinandosi un vecchio spazzolino sulla guancia paffuta e costellata da una miriade di lentiggini. Il cuore gli scoppiava e non poteva resistere all’impulso di correre ad abbracciarli,mentre loro due ricambiavano la stretta guardandosi perplessi.
Quando preparava la cena e Derek e Ian lo spiavano nascosti dietro alla grande porta di legno,annusando i vari odori e facendo ipotesi su quello che stava cucinando.
Oppure tutte le volte che li sorprendeva addormentati ,il piccolo accoccolato sul petto possente di Derek e il libro di favole caduto ai piedi del divano.
Quando di notte Ian si svegliava a causa di un brutto sogno e Derek correva nella sua stanza. Stiles li raggiungeva subito dopo(maledetta velocità lupesca!) e vedeva la testa riccioluta del bimbo nascosta nell’incavo del collo del padre,mentre il lupo gli sussurrava che sarebbe andato tutto bene,che lui l’avrebbe protetto e che ci sarebbe sempre stato per lui; e Stiles riconosceva le parole che lui stesso aveva mormorato,più e più volte,a sua volta al compagno quando quest’ultimo cadeva in preda ai suoi incubi fatti di fiamme,sangue,tradimento e solitudine.
Ogni volta che sfornava una nuova torta e la lasciava raffreddare in bella mostra sul tavolo,consapevole che gli si sarebbe presentata davanti la scena di Derek e Ian con la bocca sporca di cioccolato e un enorme fetta di dolce in mano.
La volta in cui aveva visto il lupo profondamente addormentato sul letto e Ian che tentava di coprirlo con la coperta imitando il gesto che il padre ripeteva con lui ogni notte.
Ogni volta che erano in macchina e Stiles alzava al massimo il volume della radio cantando a squarciagola i suoi cd preferiti,seguito a ruota dalla nocetta sottile di Ian,mentre Derek scuoteva la testa fingendosi infastidito,ma non riuscendo a trattenere un sorriso.
Comunque il lupo sapeva anche vendicarsi egregiamente quando durante i suoi allenamenti i Led Zeppelin riempivano tutta la casa per ore intere,tanto da sembrare di essere in prima fila ad un loro concerto e il cucciolo di licantropo saltava sul divano fingendo di suonare un assolo straordinario.
 
 
Quando sentiva Ian gridare- Papà Stiles! Papà Der ha sbagliato di nuovo il nome di Slinky! L’ha chiamato ancora Spinty!-. Allora Stiles si dirigeva in salotto con le mani sui fianchi e una espressione di disapprovazione sul viso.
-Derek! Come puoi non sapere i nomi dei personaggi dei cartoni animati?!-
-E ha chiamato Buzz “l’inutile aggeggio di plastica verde”!- esclamava il piccolo con voce lamentosa. Stiles imitava una perfetta espressione indignata,cercando di trattenere un sorriso.
Poi,si avvicinava a Derek,che sbuffava contrariato,e gli avvolgeva le forti spalle con le esili braccia e finalmente liberava un grande sorriso mentre domandava ad Ian-Che ne dici? Lo perdoniamo?-.
Il bimbo fingeva di pensarci su,poi annuiva scuotendo i folti capelli rossi e si buttava tra le braccia di Derek che lo accoglieva contento.
La volta in cui rientrando in casa aveva avvertito un vago odore di cioccolato bruciato ed era corso in cucina,lanciando il cappotto sul pavimento e aveva trovato Derek e Ian,con la loro migliore espressione colpevole stampata sul viso( Ian aveva sfoderato anche gli occhioni da cucciolo abbandonato e questo aveva allarmato davvero Stiles,perché gli occhi sperduti e lucidi erano l’arma che utilizzava in casi di emergenza).
Derek aveva borbottato qualcosa sul fatto che avessero provato a cucinare un dolce per fargli una sorpresa,ma avevano ottenuto,evidentemente,risultati pessimi.
Stiles aveva osservato in silenzio la cucina trasformata in campo di battaglia e lo spesso strato di farina che ricopriva in mobili. I due attendevano preoccupati una sua reazione e Derek decise di spezzare quello stato di immobilità facendo spuntare da dietro la schiena una confezione che recava stampato il marchio della pasticceria più famosa di Beacon Hills.
-Ecco,noi abbiamo tentato di rimediare...- aveva poi detto il lupo guardandolo negli occhi.
Stiles davvero non aveva potuto fare altro che correre ad abbracciarli.
Si sentiva felice quando il sabato sera  cenavano a casa del padre e osservava Ian,lo sceriffo e Derek seduti vicini sul divano del salotto,mentre commentavano esaltati una partita di baseball; quando Scott e Isaac portavano l’ennesimo giocattolo a Ian e Derek borbottava che stavano decisamente viziando quel bambino; tutte le volte che Cora si rotolava sul tappeto insieme al piccolo licantropo e rideva come una bambina; addirittura anche quando Peter,le rare volte in cui Derek gli permetteva di avvicinarsi,insegnava a Ian come ingellarsi accuratamente i capelli “per diventare bello come lo zio”. Come dimenticarsi di Lydia ed Allison che rifornivano il guardaroba del lupetto di nuovi capi d’abbigliamento praticamente tutte le settimane. Stiles se l’immaginava mentre girovagano per tutti i reparti di vestiario per bambini commentando entusiaste e comprando tutto ciò che vedevano.
 
 
 
 
 
Fu una sera,mentre erano tutte e tre rannicchiati sul divano e stavano guardando le avventure di Jim Carrey alle prese con dei pinguini,che Stiles notò che Derek lo stava osservando più del solito.
-Che c’è?-gli domandò sorridendo.
-Nulla. È solo che…sembri diverso.-
-Diverso- Stiles lo guardò negli occhi confuso.
-Sì- annuì Derek- Contento.-
-Io sono sempre contento quando sono con voi.- proferì con convinzione Stiles.-Sempre.- e piantò le sue sfere color ambra in quelle con sfumature giada di Derek.
-Ma sembri quasi radioso. Ti luccicano gli occhi.-
-Sono felice.- disse semplicemente Stiles mentre le sue labbra si aprivano in un enorme sorriso e lasciava un dolce bacio sulle labbra del compagno e sulla testolina di Ian.
Stiles mai avrebbe immaginato che la felicità si potesse incarnare in un lupo mannaro dagli occhi profondi e in un bambino dai capelli come il fuoco.
 
 
Note “autore”:
Sì,è tremenda,ne sono consapevole u.u
Sono certamente presenti degli errori perché io ho un alto tasso di sbadataggine,prometto che ricontrollerò e provvederò all’eliminazione degli orrori presenti.
Fatemi sapere se avete bisogno di insulina a causa del diabete che vi avrò certamente causato.
Lasciatemi qualche recensione se potete :)
Quando parlo di Buzz e Slinky faccio riferimento al famoso cartone "Toy story",mentre per Jim Carrey parlo dell'adorabile film "I pinguini di mister Popper", Alla prossima!
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Janis Hush