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Autore: Izumi Midoriko    08/12/2013    1 recensioni
Non si sarebbe mai aspettato di vedere una cosa del genere. Forse col senno di poi si rese conto che non era poi una scena tanto particolare, ma sul momento l’aveva davvero scioccato.
Era stata una cosa improvvisa e del tutto inaspettata.
Non si immaginava che tornando alla sede del club per recuperare un’oggetto dimenticato si sarebbe ritrovato di fronte quella scena.
Lei era lì, in piedi sul bordo della recinzione alta quasi tre metri della piscina, come se niente fosse.

[Makoto/OC] [Arco temporale imprecisato]
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Tachibana, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’Autrice.
Salve a tutti! Premetto che questa è una storia un po’ particolare, ho voluto inserire un mio personaggio inventato nell’universo di Free! perché era da tanto che volevo scrivere una cosa del genere, quindi per favore non linciatemi xD
Spero che la storia sia di vostro gradimento, non troppo scontata o melensa o stupida, poi dipende se vi piace o no.
Se finirò per essere un po’ OOC perdonatemi vi prego >.<
Come sempre mi piacerebbe sapere i vostri commenti su quello che ho scritto… e niente, godetevi la mia storia strampalata. :D
Izumi Midoriko


-Incontro fortuito-
 
 
Non si sarebbe mai aspettato di vedere una cosa del genere. Forse col senno di poi si rese conto che non era poi una scena tanto particolare, ma sul momento l’aveva davvero scioccato.
Era stata una cosa improvvisa e del tutto inaspettata.
Non si immaginava che tornando alla sede del club per recuperare un’oggetto dimenticato si sarebbe ritrovato di fronte quella scena.
Lei era lì, in piedi sul bordo della recinzione alta quasi tre metri della piscina, come se niente fosse.
Stava ritta in una posizione che gli parve molto rigida, ma con una naturalezza incredibile, seguì con lo sguardo la sua figura dai piedi giunti sulla rete metallica, non sembrava che stare lì in piedi le costasse alcuno sforzo.
Un’altra cosa che lo colpì fu il suo abbigliamento, decisamente inconsueto.
Portava degli stivali alti fino al ginocchio di un brillante color prugna, un vestito in stile cinese dalla leggera tonalità lilla con gli orli verdi le avvolgeva il corpo dalle linee delicate, era a maniche corte e con un’apertura a forma di cerchio sul davanti. Il vestito sembrava molto corto, si allungava di non molti centimetri sotto la cintura di cuoio ch portava in vita, ma dal suo punto di vista riusciva a vedere che portava degli attillati pantaloncini neri molto corti.
Ed ora arriva la parte strana di quel suo ricordo, oltre ai vestiti insoliti sulle spalle aveva degli spallacci di un armatura finemente decorati, e alla cintura portava una sacca e due fodere di spade, anche queste molto decorate e con colori brillanti. Le spade che ospitavano quei foderi lei le teneva in mano, erano due spade gemelle, dalla lama nera che riluceva affilata alla luce del sole.
Lei non sembrò accorgersi di lui inizialmente, perché era intenta ad osservare il cielo, i lunghi capelli le volteggiavano intorno a causa del venticello che si era alzato, la cosa assurda era che i capelli della ragazza erano viola, di un color magenta brillante, tanto che all’inizio le erano sembrati una parrucca.
Poi si voltò e lo vide, anche lei aveva gli occhi verdi come i suoi, ma in quelli della ragazza c’era un velo di malinconia che lo sorprese.
Quello scambio di sguardi durò un attimo, come il passare di una foglia sospinta dal vento. Con un balzo fulmineo lei scomparve da dietro gli alberi che circondavano la piscina, come se non fosse mai stata lì.
 
 
 
Erano passati circa tre giorni dall’accaduto e Makoto si era ormai convinto di aver solo immaginato quella strana ragazza, era una cosa fin troppo assurda per essere vera. Forse era ancora mezzo addormentato.
Erano stati tre giorni normalissimi, scuola, allenamento e casa. La solita routine.
Quella sera stava tornando a casa dopo essere passato al convenience store (konbini) a prendere dei gelati per Ren e Ran, ogni tanto capitava che gli venisse voglia di dolci a strani orari.
Arrivò alle scale che conducevano al tempio quando qualcuno arrivò dall’alto (si, qualcuno) per poi atterrare davanti a lui, mentre la figura si alzava da terra con tranquillità, come se per lei fosse una cosa normale piombare dall’alto da chissà dove, Makoto si accorse che era la ragazza che aveva visto al club giorni prima. Conferma che non se l’era immaginato.
Si voltò verso di lui, stavolta i suoi capelli erano legati in una lunga treccia e aveva dei graffi sulla pelle. Lo guardò un po’ accigliata e poi parlò. “Tu sei Makoto Tachibana, vero?”
Si stupì notando che lei sembrava conoscerlo, aveva detto quella frase con gentilezza, un tono che contrastava parecchio con il suo sguardo. “S-si sono io… ma come fai a conoscermi?” chiese lui un po’ stranito.
Lei rispose seccamente “I dettagli non sono importanti ora.”
Non sembrava voler proseguire il discorso perché si mise le mani sui fianchi e si voltò verso la luce del sole che scompariva all’orizzonte, stavolta le sue spade erano riposte nei foderi appuntati alla sua cintura, una su ogni fianco. All’improvviso la vide sgranare gli occhi e gridargli contro. “Oh merda… Sta giù!”
Lui non si rese conto di quello che accadde, la vide solo scomparire all’improvviso, seguita poi da una strana folata di vento alle sue spalle e da un clangore metallico, si sentì come spinto in avanti e istintivamente si voltò, e la scena che vide lo scioccò parecchio, tanto che cadde a terra.
Si ritrovò davanti ad una strana creatura, aveva le sembianze di una persona molto deformata, con gli arti magrissimi e più lunghi del normale, il volto non aveva alcuna fattezza umana, né occhi né naso, solo una grande bocca irta di denti affilati i cui angoli arrivavano fino a dove sarebbero dovute esserci le orecchie, degli aculei spuntavano dal cranio e dalle articolazioni. La strana creatura era tutta di un nero profondo, come se fosse fatta d’inchiostro, stava come ringhiando e le sue mani artigliate erano protese verso di lui, l’avrebbe ferito se non fosse stato per la ragazza che lo aveva protetto.
Lei era di fronte a lui con un ginocchio a terra e aveva incrociato le spade su un fianco in modo da poter bloccare l’attacco della creatura, senza voltarsi verso di lui gli chiese. “Tutto ok?”
Makoto rispose con un si spaventato, infatti a vedere quella scena era impallidito. “Bene” continuò lei. “Ora fatti indietro, non vorrei che rimanessi coinvolto”
Lui le obbedì e senza farselo ripetere si spostò da lì senza però allontanarsi troppo, non voleva perdersi la scena, era come se l’istinto gli dicesse di non andarsene subito e di rimanere lì. Continuava  a pensare a come lei si era spostata ad una velocità fulminea, per questo gli era sembrato che fosse scomparsa, non riuscì a capire quando aveva sfoderato le due spade. Nascondendosi in un vicolo lì vicino si sporse quel tanto che bastava per vedere cosa stava succedendo.
Vide la creatura continuare a premere i suoi artigli contro le spade della ragazza, ma lei non si muoveva di un centimetro, poi si alzò di scatto e spalancò le braccia così da allontanare la creatura da lei. “Tu non puoi neanche sperare di sconfiggermi…”
Da dove si trovava Makoto riusciva più o meno a sentire quello che la ragazza diceva, sembrava quasi divertita mentre diceva questo, come a prendersi gioco dell’essere, che per tutta risposta si scagliò nuovamente contro di lei.
Come prima le azioni della ragazza furono fulminee, parò di nuovo il colpo ma stavolta le bastò alzare il braccio destro sopra la testa ed usare solo una spada tagliando così una mano alla creatura, quella però non emise alcun grido di dolore, e non uscì neanche qualcosa di simile a sangue dalla ferita, semplicemente la mano caduta tornò al suo posto, sembrava come fatta di polvere nera densa.
La ragazza però non sembrava turbata, disse soltanto. “A quanto pare con te non posso utilizzare i metodi tradizionali.” Allora vide che la lama di entrambe le spade iniziava ad annerirsi, come fossero state dipinte di nero fino a diventare un’ombra scura, continuavano però ad emettere riflessi alla luce. Quando sferrò un secondo fendente contro la creatura gli tagliò nuovamente il braccio come fosse fatto di burro, stavolta invece l’essere emise un rantolo roco e profondo, sembrava soffrisse e il braccio non tornò al suo posto come prima. “Te l’ho detto, sei debole per queste spade.”
Fu allora che iniziò il combattimento vero e proprio, la creatura si avventava contro di lei ma puntualmente riusciva a schivarla, quando lei andava all’attacco però quel mostro d’inchiostro cercava di evitare a sua volta i colpi, ma quando lei lo colpì al fianco si allontanò di scatto e si raggomitolò su se stesso.
Non ci stava capendo più niente, perché stava accadendo tutto questo? Era tutto fin troppo strano! Di sicuro aveva le allucinazioni, stentava ancora a crederci.
La ragazza sembrò esitare ma ad un certo punto si voltò di scatto verso Makoto e lo vide non molto lontano da lei che osservava la scena scioccato e spaventato, lei corse allora verso di lui dicendogli. “Mettiti al riparo! Presto!”
Alle sue spalle vide che dalla creatura stavano spuntando altri aculei, come ad un porcospino, mentre lei lo raggiungeva il mostro scagliò i suoi aculei neri in verso di loro, Makoto si abbassò mentre lei lo raggiungeva per fargli da scudo, con la spada nella mano sinistra bloccò gli aculei tagliandoli in due, questi poi svanirono nel nulla come polvere. Allora si alzò da terra e raggiunse nuovamente la creatura con una rapidità incredibile e mentre era ancora raggomitolata su se stessa la tagliò in quattro sferzando l’aria con entrambe le spade nere, quel mostro allora emise un grido soffocato e svanì come i suoi aculei un attimo prima, riducendosi in una polvere che svanì nel nulla.
Makoto vide la ragazza riporre le spade nel fodero, si rese conto quindi che quell’assurdo combattimento era terminato, uscì allora dal suo nascondiglio per andare da lei, che nel frattempo si era voltata verso di lui ma appena si avvicinò la vide crollare a terra. Poco prima di toccare terra con le ginocchia i vestiti che portava in quel momento, gli spallacci e le spade sparirono lasciando il posto a dei vestiti più o meno normali, stavolta aveva una maglietta nera con il collo alla coreana e le maniche lunghe verdi, aveva una gonna lilla con il bordo inferiore verde e sotto portava dei lunghi pantaloni neri, in più aveva con sé una borsa di pelle nera che sembrava parecchio malconcia. Le si avvicinò e la sorresse per le spalle. “Hey stai bene?” lei non lo guardò, sembrava esausta ma non volle darlo a vedere, scansò la mano di Makoto e si rimise in piedi. “Si sto bene…”
“E allora perché barcolli?”
“Ho detto che sto bene.” Tempo di dirlo e quasi cadde per un capogiro, lui le mise un braccio davanti per non farla cadere. “A me non sembra.” L’afferrò per un braccio e se lo passò dietro al collo per aiutarla a reggersi in piedi, in confronto a lui era molto più bassa, doveva essere un metro e sessanta circa. “Dove abiti? Ti ci accompagno..” Per tutto il tempo lei non l’aveva guardato negli occhi una sola volta. “No… non ho un posto dove stare. Diciamo che mi sono persa.”
Makoto la guardò, disse quella frase con tristezza. Dato che lui era troppo alto in confronto a lei non poteva portarla in quel modo scomodo per entrambi, allora la sollevò di peso e portandola in braccio iniziò ad incamminarsi verso casa. “Hey che fai? Dove mi stai portando?” Disse lei stupita, quasi offesa. “A casa mia. Puoi stare lì per stanotte, domani vedremo cosa fare per aiutarti.”
Lei non ribatté e si lasciò portare a casa sua senza fare storie.
   
 
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