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Autore: cipolletta    08/12/2013    1 recensioni
Una studentessa di venti anni, Jordan Hasket, passa la miglior serata della sua vita quando la sua migliore amica la porta alla sua prima partita di basket di NBA. Si aspettava di vedere il suo giocatore preferito, Blake Griffin, fare spettacolari schiacciate e segnare punti tanti quanti poteva, ma mai si sarebbe aspettata questo...
N.B.= Traduzione della storia, originalmente in inglese, dal sito Wattpad.
 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non mentirò e non dirò che non avevo paura di cosa sarebbe successo dopo.
Perché io non sapevo cosa sarebbe successo dopo. Dentro nel profondo, amavo quella sensazione. Ma fare cose come questo – e non ero sicura di cosa “questo” fosse- portava le persone a grandi guai.
Le persone si facevano male. Si creavano problemi. E non pensavo che io, una studentessa del college dal Wisconsin, sarei stata capace di gestirli.
Oh Dio, non sapeva nemmeno quanti anni avessi. Jordan Hasket, a cosa stavi pensando?
Ma ovviamente, non stavo pensando. Lo stavo facendo.
‘Non penso che abbiamo bisogno di un taxi’ dissi una volta che eravamo fuori dal Bradley Center. Blake aveva appena chiesto se avevamo bisogno di prenderne uno fino al Hyatt Hotel giù in città. ‘ è letteralmente distante due isolati’ dissi indicando la strada.
‘Va bene’ disse, dando una leggera gomitata alle mie spalle ‘ Prenderò la tua parola per vera’
Per metà pregai che nessuno lo riconoscesse. Ma non ero sicura fosse possibile.
‘Cosa sta succedendo allo Hyatt?’ chiesi, mentre stavo muovendo un primo passo verso l’Hotel. Blake mi si affiancò. Se ne uscì con quello che suonò come un lungo respiro e mise le mani nelle tasche.
‘Beh, è dove c’è la squadra’
‘Aspetta.’ Dissi. Lui si fermò non appena lo stoppai ‘…Mi stai portando a vedere la squadra?’
Forse suonai come turbata perché Griffin andò quasi fuori di testa.
‘Beh non è quello che vuoi?- ma non è dove volevo portarti inizialmente. Volevo portarti a cena, o qualche altro posto divertente, ma poi ho pensato che magari non avresti voluto, così io-‘
‘Blake!’ lo interruppi per calmarlo. ‘ Stai scherzando? Mi piacerebbe tanto incontrare la squadra’ gli sorrisi ‘Va assolutamente bene’
‘Fantastico’ disse, sorridendo di rimando. Sembrava sollevato. Continuammo la nostra camminata.
Avevo così tante domande che volevo chiedergli. Domande come: ti sta piacendo la città? Qual è il tuo colore preferito? Cos’altro ti piace fare, a parte diventare una bestia sul campo?
Quanto tempi mi rimane per stare con te, prima di non vederti mai più?
Quella domanda mi agitava il cervello sin dal primo contatto con i nostri occhi attraverso il campo. Quel momento sembrava come se fosse successo anni prima. Si sentiva come se la mia felicità e beatitudine di due secondi prima fossero stati portati via dal vento.
‘Quindi..’ dissi guardando verso di lui mentre camminavo ‘ Volevi portarmi fuori a cena?’
Non potei far altro che sorridere. Blake ridacchiò.
‘Si. Ci stavo pensando. Ma poi ho realizzato…’ guardò in basso verso se stesso ‘ Non credo che sono vestito appropriatamente per l’occasione’ mi sorrise.
‘E pensavi che io lo fossi?’ risi, gesticolando verso i miei vestiti. Ci sta avvicinando allo Hyatt.
‘Jordan, penso che tu sia carina con qualunque cosa indosseresti’
Quando lo guardai vidi il suo sorriso, sapevo cosa intendeva.
Blake, figlio di una..
‘ Ma poi ho capito di voler passare del tempo con te ’ continuò ‘ in un posto meno pubblico. E sono sicuro la squadra vorrebbe incontrarti. Ti ci troverai bene.’
Eravamo già all’Hotel e sorprendentemente nessuno ci fermò per la strada o lo riconobbe. Aprì la porta per me. Lo ringrazia e camminai all’interno dello splendente, insolita costruzione. Avevo visto l’esterno così tante volte che avevo perso il conto, ma l’interno era come territorio inesplorato.
Seguii Blake che passò davanti al banco dove tirò fuori le chiavi  dalla sua tasca e mostrandole al tipo al tavolo. Il giovane uomo annuì con la testa ma provò a chiedere se avevamo bisogno d’assistenza.
‘No, stiamo bene’ Lo rassicurò Blake e spinse il pulsante dell’ascensore. Le porte si aprirono immediatamente, e il numero 6 Chris Paul era lì dentro.
Oh mio dio.
‘Ehi amico, stavo giusto per cercarti’ disse, uscendo dall’ascensore ‘ Ti sei scordato come si usa un telefono?’
‘Chris-‘ iniziò Blake, ma Chris continuò.
‘ No davvero, eravamo preoccupati. Tu…oh-‘ Chris finalmente mi vide, dopo che stetti in silenzio dietro la torre Blake Griffin per tutto il tempo.
‘Ciao’ dissi, timidamente ‘ Sono Jordan’
Chris era alto esattamente come mio padre. Ed io ero più bassa di solamente cinque centimetri. Non avevo mai realizzato quanto un metro ed ottanta poteva essere basso; specialmente paragonato ad un ragazzo come Blake.
Ma Chris poteva tranquillamente guadagnarsi il rispetto di chiunque, incurante della sua altezza. Era un fantastico giocatore ed un leader. Era una bestia come chiunque altro in campo.
Malgrado tutte quelle qualità, pensavo che la miglior cosa di lui fossero gli occhi. Quegli occhi che ora posso raffigurare come nocciola, non verdi ( come prima credevo fossero).
Ora quegli occhi mi stavano guardando. Non potevo sapere cos’avrebbe detto dopo.
‘Piacere di conoscerti’ disse, educatamente ‘ Quindi sei tu quella che ha tenuto via da qui il mio ragazzo?’ sorrise.
Stava diventando amichevole. Mi lascia sfuggire un sospiro di sollievo, e sorrisi di rimando.
‘Stavo sperando che Jordan ed io avremmo potuto passare del tempo insieme’ disse Blake, che era rimasto tranquillo.
Chris gli sorrise.
‘Non quello che stai pensando’ gli disse Blake con un tono severo, ma con un sorriso in volto. Passò accanto a Chris per poi premere il bottone dell’ascensore di nuovo. Le porte si aprirono subito. Chris fece pochi passi in avanti appena io e Blake mettemmo un piede nell’ascensore.
‘ Voi due, divertitevi’ disse Chris. Quando ci girammo per guardarlo, ci sorrise. ‘Oh, e Jordan?’
Si fermò.
‘Amo la maglietta’ disse. Poi le porte dell’ascensore si chiusero.
Doveva aver visto il retro.
Cazzo.
 
L’ascensore si stoppò al terzo paino da quello più alto dell’edificio. Doveva essere il piano per gli attici. Non c’ero mai stata prima.
Come entrammo nella Hall insieme, cercando la sua stanza, Blake non sembrava troppo preoccupato dall’incontrare un altro compagno di squadra. Non come me, che per metà speravo che l’avremmo fatto, dall’altra metà speravo di no. Non era da tutti i giorni avere l’occasione di incontrare i giocatori della mai squadra preferita.
Mi domandai cosa stava pensando Blake in quel momento, tuttavia. Se non era preoccupato dall’incontrare altri compagni, allora era preoccupato per qualcosa o qualcun altro? Volevo sapere dove fosse la sua mente in quel momento; ma non volevo non avrei avuto il coraggio di chiedere.
Trovammo finalmente la sua suite per quella notte. Quando aprì la porta,  le luci non erano ancora accese e potevo già dire che quel posto era fantastico. Quando Blake le accese.. avevo ragione.
Amavo le camere eleganti. Mi rendeva elegante il solo essere circondata da tutto quel esibire mobili elegantissimi. Non potei fare a meno di cedere alla tentazione. Corsi e saltai sul morbido , bianco e grande letto, mandando i sofisticati cuscini d’oro e marrone chiaro a terra.
Mi girai sulla schiena e mi stiracchiai “ E’ così comodo” dissi colpita da un inaspettato sbadiglio “ la schiena mi stava uccidendo” marcai la parola uccidendo. Non avevo nemmeno notato quanto avessi bisogno di sedermi o sdraiarmi da qualche parte al più presto. Mi faceva sempre male la schiena dopo molto che ero in piedi o che camminavo. Stare sdraiata in quel letto era come essere in paradiso.
Blake ridacchiò ed appoggiò la schiena al muro che era davanti ai piedi del letto.
“Sembri comoda” disse. Colsi il tono stanco nella sua voce.
Dannazione, sono così egoista.
“Oh no” dissi, alzandomi dal letto. Gli feci il gesto di prendere il mio posto “ ne hai bisogno più di me. Stavi rompendo culi oggi. Te lo meriti” Avrei dovuto sapere sin da subito che doveva essere veramente stanco. Erano quasi le undici. La fatica si stava facendo sentire perfino su di me.
“No, sto bene” disse, sventolando una mano.
“ No” dissi. Non l’avrei lasciato rifiutare. Indicai il letto “ sdraia il tuo culo da giocatore di basketball , ora” sorrisi, mostrandogli di non essere totalmente seria ma che intendevo dire sul serio.
“Jordan, sto bene, davvero”  disse, senza cambiare il proprio tono.
Gli lanciai uno sguardo supplichevole “ Hai ovviamente bisogno di riposare, sono sicura che gli altri della squadra stanno dormendo… non so nemmeno perché sono ancora qui..”
“ No Jordan, non lo fare” mi stoppò dal voltarmi dicendo il mio nome. Mosse due passi verso il letto e finalmente si sedette “ non voglio che te ne vai”
“ E’ questo quello che non capisco” dissi, prima di realizzare cosa avevo veramente detto.
Ecco, il momento era giunto.
“ Cosa sto facendo qui? Questo non dovrebbe succedere… non dovrei essere in un elegante hotel, in una costosa suite con un giocatore dell’NBA. Questo è.. questo è pazzia, ecco cos’è! E’ una sorta di follia!”
Non mi aspettavo che la mia voce alzarsi, ma stavo urlando.
Non realizzai che ero , in realtà, più sconvolta e confusa più con me stessa che con Blake. Ed eccomi li, ad urlargli contro.
Si sedette sul letto lentamente, la mascella contratta. non tolse mai gli occhi dai miei.
“Hai detto che non vuoi che me ne vada, ma non vedo perché dovrei rimanere. E per un secondo ho avuto la sensazione che tutto questo potesse essere vero. Ma non funzionerebbe. Cose come queste, meravigliose cose come queste non accadono alle ragazze come me..”
Sentii delle lacrime calde scendere lungo le guancie.
“ E penso che…” Dio, stavo perdendo il controllo “ che non posso credere a nulla di tutto questo”
Prima che potessi voltarmi del tutto verso la porta, fui presa e tirata indietro, e le mie labbra erano premute fermamente contro le sue.
 


<< Oh God, he doesn't even know how old I am. Jordan Hasket, what were you thinking?
But of course, I wasn't thinking. I was doing>>


SI LO SO SONO IN GRANDISSIMO RITARDO, CHIEDO PERDONO.
Sono stata male, per non parlare della scuola che ( sia maledetta) sta uccidendo la mia vita sociale. Vi dico solo che in questa settimana mi sono fatta due interrogazioni e quattro compiti in classe. Maledetto il giorno in cui ho scelto lo scientifico. E maledetta la chimica ed il latino, in cui faccio pena.
Ho chiesto scusa anche all'autrice perchè sembrava quasi che l'avessi presa in giro ( sia a voi che a lei) ... ma tranquille tornerò sempre! Poi si avvicinano le vacanze di Natale YES! Non vedo l'ora *.*
Allora sarò liberissima di tradurre quando voglio! 
Poi ho scoperto che non esiste una categoria per le storie sui sportivi su EFP per un qualche motivo...quindi resterà qui!
Un bacione
Cipolletta

 
 
 
  
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