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Autore: seoulmate    08/12/2013    4 recensioni
Dami non se la sentì di aprire quella busta che non le apparteneva, non le sembrò giusto nei confronti del fratello. Poi, d'un tratto, cambiò idea e facendo attenzione che intorno a lei non ci fosse nessuno, ne estrasse una lunga lettera la cui carta risultava ingiallita.
Le si mozzò il fiato un attimo dopo.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: G-Dragon, Seungri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Seunhyun non se la sentì proprio di alzarsi dal letto. In realtà erano ormai giorni che le sue giornate risultavano tutte uguali: non faceva altro che starsene a letto a rimuginare e ricordare, si alzava solo per bere e andare al bagno e, quando se ne ricordava, per mangiare. Eppure quel giorno aveva un gran da fare, e tutto sembrava ricordargliene. La sveglia, sul comodino accanto al letto, cominciò a suonare imperterrita, penetrando nelle orecchie del povero Seunghyun che, rassegnato all'idea di dover alzare il culo da quell'involucro di lenzuola, rigirò la testa da una parte all'altra del cuscino. Poi, finalmente, disattivò la sveglia e sbadigliò a lungo.
Controllò il suo cellulare un paio di volte e gli unici messaggi presenti, ormai da qualche mese a questa parte, erano solo quelli della compagnia telefonica che lo informava del suo credito, e quelli della madre. Passò in rassegna la sua stanza disordinata, sparsa di vestiti e qualche pentagramma sulla scrivania, un paio di libri e una penna. Sul tappeto c'era una macchia di caffè, ma Seunghyun seppur sforzando la sua mente appena sveglia, non riuscì a ricordarne la provenienza.
Andò in bagno e si lavò in fretta il viso, i denti e si spazzolò bene i capelli corvini. Si guardò allo specchio e cercò di simulare qualche espressione facciale, ma non riusciva proprio ad abbozzare qualcosa che somigliasse anche lontanamente ad un sorriso. Da quando aveva ricevuto quella chiamata, la sua vita era caduta all'interno di un baratro da cui lo stesso Seunghyun non sapeva proprio come uscirne, lasciandosi così trasportare dal corso degli ormai inutili eventi che la contornavano. 
Tornò nella sua stanza ed estrasse dall'armadio un completo nero semplice, giacca e pantaloni. Non indossò nessuna cravatta. Si sistemò la camicia nera di cotone bene dentro i pantaloni, abbottonò i polsini e si allacciò le scarpe: era pronto.

Uscì di casa che erano le nove e mezzo, e la cerimonia non sarebbe iniziata prima delle dieci. Aveva mezz'ora di tempo. In quei trenta minuti Seunghyun fece tutte quelle azioni che, seppur inconsciamente, denotano l'impazienza. Comprò il giornale e ne lesse attentamente ogni notizia. Controllò l'orologio del cellulare e, passati pochi minuti, lo ricontrollò. Era davvero agitato. Cosa avrebbe fatto una volta lì? Seunghyun questo non lo sapeva, ma poi ebbe un flash: aveva dimenticato una cosa.
Tornò a casa a passo svelto e prese una busta che aveva messo all'interno di uno dei suoi libri sulla scrivania, era impregnata dell'odore forte della carta. La infilò nella tasca interna della giacca e chiuse a chiave la porta, si diresse quindi alla cerimonia.

Quando arrivò un forte senso di smarrimento lo prese d'assalto: non riconobbe nessuno. Era tutta gente che lui non aveva mai visto e per questo, forse, Seunghyun si sentì a disagio e per un attimo pensò addirittura di tornarsene a casa, ad infagottarsi sotto le sue amate lenzuola. 
- Seungri-ya! - una mano leggera gli sfiorò la spalla e in un attimo la riconobbe: Dami. La sorella di JiYong. 
- Dami-shi - disse lievemente Seunghyun, con un tono di voce quasi surreale. La ragazza lo guardò un attimo e poi, senza preavviso, lo abbracciò tenendolo stretto a lungo. Sapeva quanto Seungri in quel momento ne avesse bisogno, o forse no, non lo immaginava neppure. Dopo una decina di secondi la ragazza si staccò da lui e gli rivolse uno sguardo colmo di tenerezza e gli prese una mano:
- Young Bae non se l'è sentita di venire. Lì in fondo - e indicò un angolo impreciso del giardino - ci sono Seunghyun e Daesung, puoi andare da loro se vuoi. - e si allontanò, facendo ritornare in Seungri quello strano senso di smarrimento iniziale. Andò dai suoi compagni e poi, uno ad uno, li abbracciò. Era la prima volta che vedeva Daesung piangere, non era abituato a vederlo così. Ma in realtà Seungri non era abituato a veder piangere nessuno, perciò non seppe cosa dire. 
Si ricordò d'un tratto il motivo di quella cerimonia e con lo sguardo, senza dare troppo nell'occhio, cercò il festeggiato. Poi la vide, se ne stava quatta quatta al centro di quel giardino ben curato della casa di Demi, era come se nessuno sapesse che fosse lì. Seunghyun le si avvicinò a passo lento, e ad ogni passo sentiva il corpo perdere forza e la mente coscienza. Toccò con una mano il legno lucido di quella bara e la accarezzò come si fa con le guance dei bambini, e diede voce ai suoi pensieri:
- Ciao, JiYong. - sentì qualcosa pungergli gli occhi - mi manchi tanto, lo sai? Cosa me ne faccio adesso di tutte quelle canzoni, Jiyong, eh? - rise nervosamente, mentre una lacrima gli rigò velocemente il viso, scivolando a terra. - Avevi detto che dopo la leva mi avresti portato in Europa, me l'avevi promesso. E tu mantieni sempre le tue promesse, non è così, Ji? - Seungri restò in silenzio per una manciata di secondi, in attesa di una risposta - ma io adesso non ci voglio andare più in Europa, Jiyong. Non voglio andarci più. Non mi piace nemmeno l'Europa, lo sai questo? Ma tu eri così entusiasta che non trovai il coraggio di dirti che avrei preferito restarmene qui, ma sarei andato anche sul Sole, se solo tu me l'avessi chiesto. - restò ancora una volta in silenzio, con le mani congiunte e il viso colmo di lacrime. - Ma adesso è tardi, Jiyong. E' tardi per l'Europa, per il Sole. Ma io ti penso tutti i giorni, di questo puoi starne certo. Il tuo Tory non smette di pensarti un attimo. - si passò la giacca sulla guancia e si girò intorno, nessuno stava facendo caso a lui - adesso vado, Ji. Non mi piace questo posto, e non mi piace parlare davanti ad una bara. Andrò a casa e penserò a te. Adesso ti dico una cosa, ma mi raccomando, non farne parola con nessuno o la gente potrebbe pensare che io sia pazzo. Ogni tanto, quando mi sento solo ed è ora di pranzo, apparecchio sempre per due. Metto due piatti, due picchieri, posate e bacchette in più. Immagino che tu sia lì di fronte a me ad imboccarmi la carne o ridere mentre parlo con la bocca piena, te lo ricordi questo? Ma non è tutto - disse Seunghyun, tirando su col naso - la sera, a letto, lascio sempre del posto per te, e il tuo spazzolino, quello verde, è ancora in bagno accanto al mio. Mi manchi da morire Jiyong. E ti amo, come non ho mai amato nessuno in vita mia. Adesso devo andare, ma volevo che sapessi questo. Sarai sempre il mio primo ed ultimo pensiero. - e in preda ad un altro singhiozzo, Seunhyun accarezzò di nuovo quel legno lucido, abbassò il capo e si allontanò da lì. 
Cercò Dami con lo sguardo e la trovò a parlare con con una coppia sulla quarantina, dovevano essere dei loro lontani parenti. Si scusò e la richiamò alla sua attenzione, rubandole solo pochi minuti:
- Dami-shi, io devo andare. Ma prima che me ne dimentichi, aspetta - frugò nella sua giacca e ne uscì la busta bianca, poi gliela diede e le disse che questa lettera era per il fratello, per Jiyong. Ne avrebbe potuto fare ciò che preferiva, sbarazzarsene, conservarla o ciò che voleva. Non c'era ragione per cui dovesse tenerla lui, quella vecchia busta.
- Seungri-ya, vuoi che la butti? - la ragazza non sapeva sinceramente cosa dire 
- Puoi farne ciò che vuoi, Dami-shi. E' una lettera che scrissi a JiYong poco prima della sua leva, ma il giorno della partenza la dimenticai a casa e non feci in tempo a dargliela, perciò non ha più nessun valore. - Seunghyun le prese le mani e le baciò dolcemente la fronte, si staccò da lei, e con ancora gli occhi lucidi se ne andò da quel posto. Dimenticò di salutare gli amici, ma non se ne proccupò granchè. 
Ormai, nella vita di Seunghyun, non c'era più niente che contava davvero.

Un anno dopo

Era già passato un anno dal funerale del fratello e Dami, che aveva da poco superato il lutto, andò a lavoro con un umore notevolmente peggiore dal solito. Passò in fretta la mattinata e giunta a casa nel primo pomeriggio, chiamò in rispetto la madre con cui chiacchierò per una buona dose di minuti. Si fece passare al telefono il padre, lo salutò e dopo poco riattaccò.
Decise allora di recarsi al cimitero della città, comprare dei fiori e commemorare silenziosamente il fratello. Ma una volta sull'uscio di casa si ricordò della lettera che un anno prima, al funerale, Seunghyun le diede dicendole di farne ciò che meglio credeva. Non la gettò mai, la conservò su un cassetto della sua stanza, assieme a qualcuno dei suoi ricordi. 
Chiuse a chiave la porta e una volta fuori si strinse nel cappotto, la giornata era sorprendentemente fredda. Raggiunse il cimitero della città in poche fermate della metro, pensando al particolare desiderio della madre di non cremare il figlio. Nessuno obbiettò a quella richiesta, tanto meno Dami.
Comprò dei fiori poco prima dell'ingresso e si fece indicare la strada da uno dei custodi, era la prima volta che frequentava quel posto. Per fortuna, pensò.
Passò in rassegna diverse lapidi, per la maggior parte di giovani caduti in guerra e lesse i nomi di gente che lei non aveva mai sentito prima. Prima di raggiungere quella del fratello fantasticò sulla vita di tutte quelle persone e rabbrividì a quel macabro pensiero, poi si fermò. Era arrivata.
Kwon JiYong, 8 Agosto 1988 - 17 Febbraio 2019
 
Quella scritta procurò nella ragazza un leggero senso di nausea e si riempì in fretta di tristezza. Si strinse nuovamente nel suo lungo cappotto bianco e sistemò per bene i fiori, gettando quelli ormai appassiti. Deve essere stata la madre a portarli lì precedentemente.
Abbassò il capo e recitò una preghiera, poi salutò il fratello e pianse in silenzio. Si asciugò il volto struccato e bagnato, e decise poco dopo di andarsene. 
Ma prima di andarsene c'era qualcosa che doveva fare. Estrasse la busta dal cappotto e la guardò rigirandola tra le mani, incerta sul da farsi. Dami non se la sentì mai di aprire quella busta che non le apparteneva, non le sembrò giusto nei confronti del fratello e di quelli del piccolo Seunghyun. Poi, d'un tratto, cambiò idea e facendo attenzione che intorno a lei non ci fosse nessuno, ne estrasse una lunga lettera la cui carta risultava ingiallita.
Le si mozzò il fiato un attimo dopo.

" Caro Jiyong, 
tutto questo mi sembra assurdo. Il pensiero di trascorrere i prossimi due anni in tua assenza mi fa sentire perso. Sento già la tua mancanza. Però sapevamo entrambi che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, giusto? Infondo arriverà anche per me. 
Scusami se non ho avuto la forza, questa mattina, di venirti a salutare, ma mi è mancato ancora una volta il coraggio. 
Io non sono forte come te, Ji, non lo sono per niente. E' per questo che in questi due anni sentirò la tua mancanza così tanto che potrei non farcela. Chi mi crescerà, se non tu? Chi arriverà la sera a casa, mi abbraccerà e mi dirà - mi fai le coccole -, se non tu? 
Chissà, forse sarà proprio la tua assenza a rafforzarmi, a rendermi migliore proprio come lo sei tu. Sì, mi aiuterà a sarà la nostra prova d'amore: se ce la faremo vorrà dire che siamo davvero più forti di qualunque altra cosa. 
Ma io comunque ci credo lo stesso. Ce la faremo, e quando tornerai il tuo maknae ti preparerà il ramen e ce ne andremo in Europa, come vuoi tu. Poi un giorno, chissà come e dove, ci sposeremo e allora passeremo tutta la vita insieme. Ma te la immagini, Ji, una vita insieme? Tu a sessant'anni che rappi seduto sulla poltrona di casa, mentre ti preparo la cena.
Spero che questo pensiero ti faccia ridere come ha appena fatto ridere me. Mi manca già la tua risata. Mi manca già il tuo odore sul cuscino accanto al mio, mi manca il forte odore delle tue tinte per capelli. Mi manchi tu. 
Ma so che quando tornerai allora sarà il mio turno e poi avremo tutto il tempo per mangiare il ramen insieme.
Ti amo Jiyong, ti amo e se ci fosse qualcosa di più grande del ti amo te lo dedicherei.
Ti amo come non ho mai amato e non amerò mai nessuno in tutta la mia vita.
Per sempre, tuo Tory."

Dami si lasciò cadere sulle ginocchia provocando un tonfo, l'aria attorno a lei si era lentamente rarefatta. E le lacrime che poco prima aveva asciugato, adesso avevano ripreso a colarle giù dal viso incondizionatamente.
Rilesse quella lettera, un'altra e un'altra volta ancora. Pensò a Seunghyun il giorno del funerale di JiYong, pensò al dolore che doveva aver provato e pensò al fratello. Pensò al loro amore che in quegli anni avevano tenuto gelosamente nascosto.
Pensò all'Europa e sorrise. Tirò su col naso e si asciugò con una manica una lacrima vicino alla bocca.
Dami si strinse nel suo cappotto bianco, poi, sempre silenziosamente, se ne tornò a casa.

Fine


  
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