Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: SugarCuber    09/12/2013    2 recensioni
"[..] -Resta con me, Finn- dissi in un sussurro, le palpebre ancora ben serrate. Sentii la sua mano calda accarezzarmi il viso. Ogni suo singolo muscolo chiamava il mio come il canto di una sirena chiama un marinaio. Calò completamente sul mio corpo, fino a quando ogni centimetro della sua pelle non fu incollato al mio. Sentii il suo respiro caldo accarezzarmi con dolcezza la pelle del collo. La sua vicinanza mi provocava le sensazioni più strane: sentivo caldo, freddo e brividi allo stesso tempo. Ogni cellula del mio corpo chiamava le sue, attirate reciprocamente come i poli inversi di due calamite. Lo circondai con le mie braccia, mentre le sue labbra mi mordicchiavano piano il lobo dell'orecchio destro. Sorrisi, sapendo che lui non mi avrebbe vista.
-Per l'eternità- rispose proprio quando credevo che non avrebbe più parlato. [..]"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Is that real?”
 
Il sole era sul punto di sorgere, ed io non avevo chiuso nemmeno un’ occhio. La leggera e fredda brezza mattutina mi accarezzava con aggressività la pelle, facendomi rabbrividire. Le forti braccia che mi cingevano con grazia le spalle erano solide come sempre, ed il suo inebriante profumo di sale e mare mi riempiva i polmoni di gioia, come il battito del suo cuore, forte e rigoroso contro la mia guancia, così diverso dagli altri. Era unico. Nessun cuore batteva come quello di Finnick. Mi cullai in quel dolce suono adagiando le mie mani ghiacciate sul petto dell’uomo. Una leggerissima coperta era il nostro unico riparo contro il freddo, il che ci dava una valida scusa per stare così vicini. Non che ce ne dovessero essere, ma , per certi versi, era bello e anche divertente pensarla così. Dei flebili bagliori, provenienti dal pallido sole che sorgeva, penetravano dalla stretta finestra davanti al nostro letto, e colpivano il viso dell’uomo stretto a me, facendolo apparire più giovane di quello che in realtà era.  La sua espressione serena, il suo respiro regolare, l’accennato sorriso stampato sulle sue labbra mi facevano credere che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Che c’era ancora speranza per essere felici. Che non tutto era perduto. Gli orrori del passato non si sarebbero potuti cancellare, era vero, ma li avremo affrontati insieme, il che era decisamente meglio di un cammino pieno di solitudine, paura e rimpianti. Fissai le sue labbra, sperando di capire cosa stesse sognando. La sua bocca si increspò improvvisamente. Le sue labbra diventarono piatte, strette in una forte morsa, le sue palpebre tremolavano inquiete mentre meravigliosi giochi di luci ed ombre si susseguivano sul suo volto, come fanno dei bambini che giocano a rincorrersi su un prato fiorito. Stava ripercorrendo i suoi ricordi, lo sapevo. Ogni volta era così. Prima capitava a me, e poi a lui. L’unica cosa che ci salvava dalla pazzia più totale eravamo proprio noi stessi. Noi che c’eravamo sempre l’uno per l’altra. Noi che non avevamo più segreti. Noi che amavamo i nostri reciproci difetti più delle nostre qualità. La serena espressione, che mi aveva fatto sorridere fino a pochi istanti prima, si incrinò, deturpando i suoi bei lineamenti e conferendogli un aspetto più oscuro e tetro. Cosa avrebbe fatto questa volta? Avrebbe urlato a squarciagola? Si sarebbe svegliato di soprassalto imprecando contro il nulla in attesa di ritornare alla realtà? Sospirai e alzai una mano, posandola sui suoi capelli, resi ancora più rossi dalle curiose dita dell’alba che accarezzavano il suo viso. Il ragazzo si immobilizzò di colpo, al tocco della mia mano, e aprì gli occhi lentamente. Posò il suo sguardo brillante sui miei occhi.
 –Buon giorno, Ann- sussurrò lui. Il viso increspato da un profondo sorriso.
-Giorno Finn- dissi ricambiando quel sorriso dolce. –Dormito bene,amore mio?- chiesi attenta a non lasciare trapelare la preoccupazione celata dietro il mio sorriso tirato.
-Come al solito..- rispose lui evasivo. Si mordicchiò il labbro inferiore, chiaro segno che stava mentendo. Rimasi in silenzio, cercando di capire il motivo per cui stesse nascondendo la verità. Mi appiattii ancora di più contro il suo corpo, trasudante calore.
-Come sta la signora Odair?- Chiese lui di rimando. Ricambiando il suo sguardo non riuscii a far altro che sorridergli.
-Sconvenientemente bene- affermai. Finnick sembrò confuso mentre infatti aggrottava la fronte, così mi affrettai ad aggiungere –Di solito, quando sei così felice, l’universo fa qualunque cosa per metterti i bastoni fra le ruote. Ed io non voglio che accada- Finnick accennò un sorriso triste, che non coinvolgeva gli occhi, rendendoli così pieni di vita, ma che si limitava ad inarcare gli angoli della bocca all’insù.
-Ann, sono qui. Sono qui insieme a te. Non ti accadrà nulla. Ti ho protetta fino ad ora, non credere che non possa continuare a farlo- disse lui. La voce ferma, nonostante gli occhi lucidi e ancora vagamente assonnati. La stretta intorno a me si rafforzò all’improvviso, lasciandomi quasi senza fiato. –Sai perfettamente che non ti lascerò mai, amore mio. Sei l’unica che ha saputo tirare fuori il meglio da me.. Tu significhi troppo per essere lasciata andare.- Concluse avvicinando il proprio viso al mio.
-è una promessa questa?- chiesi leggermente in ansia.
-Si. È una promessa esattamente identica a quella alla quale ho giurato di prestare fede tanto tempo fa, sull’altare. Te lo ricordi?- Mi chiese, ma non mi diede il tempo di rispondere che subito aggiunse- Ti ho promesso che non ti avrei mai lasciata. Ti ho promesso che ti avrei sempre baciata, sempre protetta, sempre amata. Ti ho promesso che ti avrei sempre condotta al mare. Ti ho promesso che saresti stata l’unica per me. E ti ho promesso anche che sarei rimasto fino a quando tu lo avessi desiderato. Perché nel caso tu lo volessi, io me ne andrei dalla tua vita, anche se il solo pensiero mi uccide lentamente.- Si interruppe, stropicciandosi gli occhi, e poi riprese a parlare –Perché un conto è distruggere me stesso… non potrei mai lasciarti colare a picco insieme a me. Morirei sapendoti infelice. Morirei sapendo che la causa della tua infelicità sono proprio io- disse.
-Ed io ti ho promesso di amarti. Di amarti in ogni occasione, oltre le circostanze, oltre le azioni. Perché io ho bisogno di te, Finnick, molto più di quello che credi. E sarei solo una grande stupida se mi negassi l’unica ragione per cui respiro ancora.- dissi. Finnick veniva scosso da forti tremori, mentre i suoi occhi guizzavano in ogni direzione, come a volere trattenere le lacrime imminenti. Ma, inevitabilmente, le sue guancie si ricoprirono di sottili linee di acqua.
-Hey, che succede?- chiesi preoccupata.
-Promettimi che nessuno ti porterà mai via da me. Promettimi che mi ripeterai per il resto della mia vita quanto mi ami- la voce ferma, nonostante le lacrime.
-Te lo giuro- risposi in un sussurro. Gli portai le mani al viso, accarezzandogli con delicatezza le guance. –I nostri cuori appartengono l’uno a quello dell’altra. Questo è tutto ciò che veramente conta- conclusi. Le sue lacrime si arrestarono subito, ed un grosso e sincero sorriso rimpiazzò la sua espressione rigidamente contratta. Era così strano come la sua impenetrabile corazza si disintegrasse ogni volta che mi parlava. Forse ero davvero l’unica persona con cui era veramente sincero. L’unica con cui era veramente se stesso. Non potei far altro che gioire per questo, perché doveva amarmi davvero tanto per permettermi di conoscere ogni particolare che lo caratterizzava. Accarezzai ancora il suo viso, ricoperto di ciocche rosse, le quali gli oscuravano la vista e gliele scostai, gettando dietro le orecchie i capelli superflui, ne fuoriuscirono i suoi occhi, sfavillanti come smeraldo liquido e più comunicativi di un migliaio di parole. Il ragazzo accarezzò la pelle scoperta del mio collo, per poi risalire alle guance, fino a sfiorare, con la punta di un dito, il contorno delle mie labbra. Rabbrividii. Il volto di lui si avvicinò sempre di più al mio. Si fermò solo quando i nostri nasi, a pochi centimetri l’uno dall’altro, si sfiorarono, provocando scintille di pura energia. Restò a guardarmi, con lo sguardo fisso sul mio viso, ma di fatto perso nel vuoto. Cosa avrei fatto se lui non ci fosse più stato? Se lui fosse morto, cosa avrei potuto anche solo pensare di fare? Niente. Io sarei rimasta. Morta dentro, ma sarei rimasta, perché glielo dovevo dopo tutti i sacrifici che ha dovuto compiere per tenermi in vita. Sarei rimasta perché glielo avevo promesso tanto tempo fa, e sapevo quanto lui odiasse quando qualcuno infrangeva una promessa. Specie se questa era di una tale importanza. Non me lo avrebbe mai perdonato. Se lui fosse morto, io sarei rimasta ad aspettare la mia fine. Immobile mentre le stagioni si susseguivano velocemente, mentre i giorni passavano, mentre le persone cambiavano, mentre il tempo logorava il mio corpo e la mia mente. Mentre i miei ricordi svanivano a poco a poco. Mentre tutto intorno a me si tramutava in qualcosa di spaventoso, che solo insieme a Finnick avrei potuto affrontare. Sbattei le palpebre, come a voler cacciare via quei pensieri. Ritrovai gli occhi espressivi di Finnick, di un verde indecifrabile, fissi nei miei, curiosi e giocosi allo stesso tempo.
-A cosa stai pensando?- mi chiese accarezzandomi con la punta delle dita il collo. Una piacevole ondata di brividi mi percorse dalla testa ai piedi. Lo osservai per un attimo, in silenzio, imbambolata dalla luce che emanavano i suoi occhi, nonostante la semioscurità ci circondasse. Nonostante non vedessi molto in quell’ambiente così poco illuminato, ero certa che lui fosse comunque la cosa più bella che avessi mai visto.
-Ti amo, Finn-  gli dissi. I nostri respiri si concatenarono fino a crearne uno solo. Finnick mi guardò con lo sguardo più dolce che gli avessi mai visto fare.
-Smetterai mai di ripetermelo?- Mi chiese con gentilezza nella voce.
-Solo quando smetterai di volerlo sentire- risposi senza scompormi. Finnick fece una faccia buffa, a metà tra il serio e il divertito.
-Allora credo che dovrai ripetermelo fino a quando la morte non avrà portato via le mie orecchie- disse. I suoi occhi ardevano, trafitti da incandescenti dardi di un verde fuoco abbagliante ed intenso come il Sole stesso.
-Quindi mi permetti di ripetertelo tutte le volte che voglio?-chiesi, imitando il suo solito tono suadente. Finnick sorrise, come però non fosse consapevole di farlo.
-Che ne dici di iniziare da subito,eh?- rispose avvicinando pericolosamente il suo viso al mio.
-Ti amo- dissi, e appoggiò finalmente le sue labbra sulle mie, baciandomi lentamente. Si staccò da me, quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi.
-Più zucchero, più coccole. Devi guadagnarteli i baci- spiegò con gli occhi pieni di desiderio.
-Oh, quanto sei idiota- lo rimproverai ridendo. Lui fece una faccia spazientita, guardandomi dall’alto.
-Questo non aiuta… - disse mentre si ritraeva di scatto. Un senso di smarrimento mi afferrò il cuore, stringendolo in una dolorosa morsa di ferro.
-No!- urlai in preda al panico. Lo agguantai per un braccio tirandolo verso di me. I nostri corpi combaciarono alla perfezione, come tessere di un puzzle antico, le nostre labbra si ritrovarono e in una frazione di secondo si incatenarono saldamente le une alle altre. Ogni bacio diventava sempre più necessario, ogni sfregamento richiedeva uno sforzo sempre più maggiore per rimanere ben ancorati alla realtà, ogni azione provocava un forte brivido di conseguenza. Finnick seminò una languida scia di baci sul mio collo e, sentendomi tremare, alzò lo sguardo, fissandomi. Sorrise non appena vide la mia bocca semiaperta, alla ricerca di aria che ormai i miei polmoni si erano rifiutati di far entrare. Sorrise come soddisfatto dell’effetto delle sue labbra sulla mia pelle. Mi afferrò le mani, stringendole fino a farmi male.
-Devi ancora guadagnarti tutto questo, lo sai?- disse in tono suadente. Un sorriso malizioso si insinuò sul suo viso, marcando una tacita supplica negli occhi. Strinsi la presa sulle sue mani, e deglutii, cercando di elaborare in fretta qualcosa di efficace.
-Ti amo, Finnick Odair. Tu.. tu sei la cosa più importante che mi sia mai capitata. L’unica persona in grado di non farmi sentire vuota. L’unica persona con cui non fingo. L’unico con cui sono me stessa. Sei la mia ancora di salvezza, l’unica cosa che mi permette di non colare a picco.. la mia vita non avrebbe senso senza la tua allegria, senza i tuoi sorrisi, senza il tuo amore. Grazie, Finn, per starmi sempre accanto. Grazie per riuscire a rallegrare anche le più nere delle giornate. Grazie per essere l’unico in grado di sopportarmi. Grazie per il tuo amore, Finnick- conclusi. Lui non sembrò convinto.
-Ti prego, Ann.. continua. -mi esortò con il tono più supplichevole che gli avessi mai sentito usare. Le parole si riversarono fuori dalla mia bocca come un fiume in piena. -Tu sei un pescatore, sei la persona più forte che conosca, sei il mio migliore amico, ti piace tenermi la mano e passeggiare con me sulla spiaggia al tramonto. Sei la persona che più amo sulla faccia della terra. L'unica che amo- mi corressi - E la sola che posso amare nel modo in cui ti amo. Se tu.... se tu morissi, mi trascineresti nella tomba insieme a te. Non letteralmente, ma saresti la causa della mia morte. Se tu te ne andassi, tutto ciò che di bello vedo intorno a me, svanirebbe. Perché l’unica cosa che reputo giusto ammirare, anzi, l’unica cosa che è degna di essere ammirata sei proprio tu, amore mio. Perché hai sempre reso tutto migliore. Sei riuscito a farlo anche con me. Sei il principe azzurro narrato nelle favole. Sai, quello che tanto odio perché è la metafora dell’uomo perfetto, che non esisterebbe neanche fra un milione di anni. Ed invece, guardando te, l’unica cosa che a cui riesco a pensare è che forse mi sbagliavo sulle favole. Tu sei l’uomo più. - mi fermai cercando di trovare le parole giuste per continuare- Tu sei l’uomo più protettivo, gentile, affidabile, l’unico in grado di trattare con una pazza come me, l’unico che non ha anteposto il proprio onore personale ad una persona come me, l’unico che riuscirà mai ad amarmi. Sei così intelligente, elettrizzante, magnetico, enigmatico, fedele.- Al suono di quella parola, distolse lo sguardo dai miei occhi, posandoli altrove. Deglutì. Sapevo a cosa stava pensando, e dovevo convincerlo del contrario. – Tu non mi hai tradita, Finnick.- Gli dissi, lui girò la testa di scatto, posando i suoi occhi ardenti sui miei. Quasi rabbrividii.                                                                                             
-Oh, si che l’ho fatto. E più di una volta, oserei aggiungere. E tu sei ancora qui, a sopportarmi, e non capisco il motivo di questa tua ostinazione, perché sai, sono davvero una cattiva persona, e standoti vicino, non faccio altro che farti del male. Solo che non me ne andrò. Il mondo ti distruggerebbe se ti lasciassi da sola. E tu sei troppo importante per me. Quindi scusa se ti faccio del male, scusa se ti faccio soffrire, volevo solo proteggerti.- Concluse, e quasi mi venne voglia di prenderlo a pugni. Perché pensava queste cose?                 
-Finn, ascoltami. Tu non hai mai avuto intenzione di … di tradirmi. Hai fatto quello che hai fatto, solo perché tenevi a me. Lo hai fatto perché mi amavi. Se tu non avessi accettato la proposta di Snow, lui mi avrebbe sicuramente uccisa, e tu saresti morto insieme a me, dopo. Snow era solo uno sporco serpente ricattatore, cosa ti aspettavi da lui dopo la tua vittoria, eh? Che ti avrebbe lasciato in pace? Che avresti ripreso a vivere la tua vita come se nulla fosse? Snow ti ha fatto del male, è vero, ma tu da quel male ne sei uscito vincitore. Hai vinto le tue paure, hai vinto il suo giogo, hai vinto la sua autorità. Hai vinto il mio cuore. E non ti sarò mai abbastanza grata per avermi amata. Non c’è un modo per ringraziarti per quello che hai fatto. Mi hai donato tutto te stesso, proprio quando io stavo per cadere. Sei stato l’unico che non mi abbia lasciata sola, l’unico per il quale ho visto ogni giorno il Sole sorgere, l’unico che mi ha riportata alla realtà con le sue dolci carezze, con le sue parole protettive, con i suoi sguardi fugaci. Sei stato l’unico in grado di assemblare ancora i pezzi della mia anima frantumata. Tu mi hai capita- conclusi, e il suo sguardo si incatenò ancora al mio, con una tale intensità che il fiato mi si mozzò. I suoi occhi erano di un verde impossibile, la sua espressione indecifrabile. Chissà cosa avrebbe detto?
-Ti amo, Ann. Ti amo non sai quanto. G-Grazie, di tutto- rispose semplicemente. Lo guardai, nel modo in cui sapevo che a lui piaceva essere guardato. E si sciolse. I suoi occhi comunicarono un turbinio di verdi emozioni, forti e potenti come il mare stesso, e le sue mani, così abili nell’intrecciare e sciogliere nodi, ci misero un secondo a catturare il mio viso con una facilità impressionante. Le sue mani erano di una dolce e familiare callosità, che mi fecero esplodere il cuore di una gioia quasi impossibile. Era vero tutto questo? Finnick era davvero lì con me? Eravamo davvero tutti e due felici? Si, e finché fossimo stati insieme, niente ci avrebbe scalfito. Perché noi eravamo forti solo se uniti. Eravamo invulnerabili solo se affrontavamo le paure l’uno dell’altra. Eravamo indivisibili. Mi baciò con una tale lentezza e leggerezza che quasi pensai di essermeli immaginati quei baci. Ma erano veri. Come il meraviglioso uomo che ora era sopra di me. Con le braccia formava una tanto protettiva gabbia intorno a me. Era bello stare così vicini l’uno all’altra. Lo giuro, in quel momento non avrei voluto far altro che congelare il tempo e rimanere così per sempre. Lui era mio, ed io ero sua, questo contava in quell’istante. I baci si facevano sempre più necessari e frenetici, mentre una strana sensazione si irradiava dalla mia bocca, fino alle estremità del mio corpo, facendomi rabbrividire. Non mi ero resa conto di quanta fame di contatto umano avessi. E l’unico che avrebbe potuto saziare quella fame, era Finnick. Finnick ed i suoi dolci, dolcissimi baci.
-Tu sei mia- disse all’improvviso, e quasi smisi di respirare. Non me lo aveva mai detto prima, sentirglielo dire in quel momento, mi fece sussultare.
-Davvero?- Chiesi un po’ confusa ed euforica allo stesso tempo. Finnick si staccò da me quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi. Le sue labbra tremolavano leggermente. Brutto segno, significava che aveva paura.
-Si.. solo se anche tu lo vuoi, però-  rispose cercando di non incespicare tra le sue stesse parole.
-E me lo chiedi? Se non l’avessi voluto, non sarei stata qui ora- osservai, e lui fu come rilassarsi.
-Pensavo che ti vergognassi di pensarla così- disse. Cosa?! Pensai. Lo guardai sbalordita, e lui arricciò le labbra, mentre distoglieva lo sguardo dal mio.
-Perché avrei dovuto vergognarmi di pensare di appartenere alla persona più meravigliosa di questo mondo?- Domandai, e lui sembrò davvero stravolto da quell’affermazione – Cosa c’è? Mettiti bene in testa che per me, qualunque cosa tu faccia o dica, rimarrai sempre la splendida persona che mi schizzava l’acqua quando andavamo al mare. Nulla potrà mai cambiare questo. -
-Promettimi che resterai. Non andartene mai, promettimi solo che resterai. Mi amerai, anche con la parte più oscura di me, vero? Riuscirai ad amarmi nonostante la parte più buia di me?- Mi chiese.
-Ti amerei anche se te ne andassi da me. Ti amerei anche se tu non mi volessi più. Ti amerei anche se mi lasciassi da sola. Perché è questo che faccio da tutta la vita, ti amo. Ti ho amato in passato, ti amo ora, e ti amerò finché la morte non lambirà il miele del mio cuore. E, te lo giuro, se ci fosse una vita oltre la morte, ti amerei anche lì. Perché è questo che facciamo io e te. Ci amiamo nonostante siamo le persone più imperfette dell’universo. Ci amiamo incondizionatamente. E tu forse mi ami anche più di quel che credo, ed io ce la metto tutta per compensare questi tuoi sentimenti. Anche se non ci riesco. Ma sappi che ti amo più della mia stessa vita. Ti amo, Finn. Ti amo. Ti amo e ti amerò anche fra cento anni- I suoi muscoli si rilassarono di colpo, come la sua espressione tirata. 
-Allora che aspetti?- mi chiese, e dovevo avere davvero fatto una faccia da ebete per farlo scoppiare a ridere in quel modo. –Che aspetti a baciarmi, signora Odair?- spiegò lui.
-Volevo lasciare a te l’onore, signor Odair- ribattei. 
-Beh, se proprio insiste, signora Odair, l’accontento subito- disse con voce maliziosa, e si chinò ancora su di me, appoggiando le sue labbra sulle mie, gelide come l’acqua del mare invernale. Rabbrividii, e lui mi strinse in una forte quanto calorosa stretta.
-Annie.. Annie..- continuava a ripetere tra un bacio e l’altro. Quasi scoppiai in lacrime per quel gesto così spontaneo. –Ti amo, Annie. Annie, ti amo- disse più volte. Le sue labbra rimanevano attaccate alle mie, e non si scostavano neanche per assaporare l’aria. In quel momento sembrò come se ciò che riteneva importante, come se il luogo in cui fosse celata la vita stessa, si trovasse nelle mie labbra. Il suo dolce ed inebriante profumo di salsedine mi riempiva i polmoni, così tanto che iniziai a tremare.
-Hai freddo, amore mio?- mi chiese staccandosi un po’ da me. Annuii. Mi guardò con lo sguardo più dolce che gli avessi mai visto adottare. Così ricadde sull’altra parte del letto, e mi attrasse a sé in un solo rapido movimento. Mi circondò con le sue forti braccia e con le sue gambe, facendomi scomparire sotto il suo corpo.
-Ed ora? Ora come va?- mi sussurrò all’orecchio destro. Rafforzò la stretta, come credesse che me ne sarei potuta andare via da un momento all’altro, lasciandolo lì, da solo, e terrorizzato dal mondo intero.
-Va meglio- dissi, e mi girai tra le sue braccia, in modo da incontrare il suo volto attorniato da ciocche rosse, che ricadevano leggere sulla sua fronte. Le dita curiose del giorno giocherellavano allegramente sul suo viso, creando magnifici effetti di luce ed ombra su quel volto profondamente scavato dal dolore di una vita intera. Quelle rosse ciocche sembravano fare da cornice a quel viso affusolato  –Ti amo-
-Ti amo anche io, Ann- rispose in un secondo, quasi interrompendomi, quasi come tenesse quelle parole dentro di sé da un bel po’ ed ora non ce la facesse più a trattenerle. –Ti amo ora, ti ho amato in passato, e ti amerò per sempre. Oltre il tempo e lo spazio, mia dolce Annie, io sarò tuo. Neanche la morte mi porterà via da te. Io non me ne andrò mai. Neanche sotto tortura, neanche se la mia stessa vita fosse in gioco. Ti prometto che ti proteggerò finché mi rimarrà fiato nei polmoni. Finché avrò la tua immagine impressa nel cuore e nella mente, ti giuro che non me ne andrò mai e poi mai. E non smettere mai di ripetermi che mi ami, perché ne ho bisogno come un’ assetato ha bisogno dell’acqua. Ti prego di ricordarmi in ogni momento ciò che provi per me. Ti prego di trattarmi sempre nel modo in cui mi tratti. Ti prego di preservare per il resto della tua vita quella dolcezza infinita che solo tu al mondo possiedi. Ti prego di essere mia per l’eternità. Sii mia per sempre, Ann. Ti prego.- concluse.
-“Finché morte non vi separi”- citai sorridendogli. Lui contrasse impercettibilmente la bocca in una smorfia di disappunto. Sgranai gli occhi, confusa.
-Non mi basta… Voglio che mi prometti che neanche la morte potrà scalfire ciò che proviamo l’uno per l’altra. Promettimelo, ti scongiuro.- Disse con un tono così disperato che mi tolse il fiato, estirpando ogni senso di consapevolezza che ci fosse in me.
-Non credo ci sia bisogno di prometterlo. Lo sai che ti amerei anche se il mondo stesse cadendo a pezzi.- dissi con convinzione, ma forse non bastava, perché il suo sguardo rimbalzò dal mio al finissimo lenzuolo che ci copriva.
-Non te ne andrai mai, vero? Non mi lascerai da solo anche tu? Mi starai sempre accanto, non è così? Tu mi amerai fino alla fine? Non ti spaventa tutto questo?- chiese attorcigliandosi tra le mani il lenzuolo.
-Di cosa dovrei avere paura? Se ci sei tu, non potrà mai accadermi nulla-
-E se fossi proprio io la causa del tuo dolore? Se io.. se io scomparissi nel nulla all’improvviso, tu.. tu cosa proveresti?- Mi chiese. A che punto vuole arrivare?
-Perché me lo chiedi proprio ora? Cosa significa “cosa proveresti”? Ne uscirei irreparabilmente distrutta. Preferirei morire piuttosto che sopportare la tua mancanza. Tu sei tutto ciò che di bello c’è nella mia vita. Ti rivedo nei fiori in giardino. Ti rivedo nelle onde del mare che si infrangono impetuosamente contro gli scogli. Ti rivedo nella risata sincera di un bambino. Sento in ogni istante la tua voce che riecheggia, felice, nella mia testa. Ti rivedo in ogni cosa bella. Perché dovrei rimanere se tu non ci fossi? Cosa mi spingerebbe a restare se la mia anima ed il mio cuore fossero morti insieme a te? Cosa ti fa credere che riuscirei a resistere senza che tu mi baci in ogni secondo? Cosa ti fa pensare che potrei non impazzire senza i tuoi sorrisi rassicuranti? Se l’unica cosa che ti dona il sorriso ogni giorno se ne andasse, tu cosa proveresti? Dolore. Sofferenza. Sconforto. Rimpianto. Disperazione. Si è morti se si provano queste cose. Una vita degna di essere vissuta deve contenere almeno una certa dose di speranza. Se tu morissi.. che speranza mi rimarrebbe? Sei tu la mia speranza. Sei tu quello che mi fa credere in un domani migliore. Sei tu che mi prometti sempre che andrà tutto bene. Sei tu quello che mi rende felice. Sei tu l’unico a cui sono e sarò sempre legata. L’unico che mi ha salvata. L’unico che mi aiuta a non essere terrorizzata dal mondo intorno a me. L’unico che non permette di farmi cadere- dissi, e potrei scommettere di riuscire a distinguere i suoi occhi che si inumidiscono sempre di più, fino a che lacrime leggere bagnano il suo viso.
-Ti amo, te l’ho già detto?- Mi chiese con ancora gli occhi tremolanti per le lacrime. Non si preoccupava minimamente di asciugarle, le faceva scorrere, impetuosamente, sul suo viso, come non si preoccupasse di mostrarmele.
-Si.. un migliaio di volte, credo- Dissi sorridendogli. Gli portai una mano al viso, appoggiandone il palmo sulla sua guancia, mentre con un pollice asciugavo le lacrime che rigavano il suo volto –Non piangi mai, tu- gli dissi distrattamente mentre fissai un punto nel vuoto.
-Sei l’unica che non mi giudicherebbe neanche fra cento anni.. è per questo che non nascondo le mie lacrime con te. Oh, ti amo così tanto, Ann. Talmente tanto che sarei disposto ad attraversare l’Inferno a piedi nudi solo per vederti sorridere.. Ricordatelo sempre, ti prego. Anche quando non ci sarò più per ripetertelo, tu tienilo bene a mente, per favore.- Disse. Forse avrei dovuto essere confusa a questo punto.
-Ma tu ci sarai sempre, quindi non c’è bisogno che me lo imprima nella mente. Tu sei qui ora, ci sei sempre stato in passato, e ci sarai in ogni momento in futuro. Ci sarai per ripetermi sempre che mi ami?- Gli chiesi sorridendogli.
-Sempre- rispose lui. Non so come successe, ma iniziai a singhiozzare e a piangere. Non mi accorsi neanche che le labbra di Finnick erano premute contro le mie, come a volere far tacere a forza quei fastidiosi singhiozzi. Le sue mani ruvide accarezzarono i contorni del mio viso, per poi proseguire sulle spalle, ed infine approdare ai miei fianchi.
–Non me ne andrò mai. Non permetterò mai che tu cada. Starò in piedi con te per sempre. Sarò lì per qualsiasi cosa accada,anche se salvarti mi costerà la mia stessa vita. Ti dimostrerò quanto ti amo, anche se le stagioni stanno cambiando, le onde si stanno infrangendo, e le stelle stanno cadendo per noi. Ti prometto che ti dimostrerò quanto tu conti per me, Ann. Perché tu sei il mio vero amore, il mio cuore. Per favore, non gettarlo via così. Per favore dimmi che resterai anche tu. Usami a tuo piacimento, so che starò bene lo stesso, basta che tu sia accanto a me. Sappi che fino al giorno in cui morirò, spenderò il mio cuore per te. Anche se tu non vorrai. Sappi, Ann, che io ti amo ora, ti ho amato in passato, e ti amerò per sempre. Ricordatelo, per favore. Anche nei tempi più bui, ricordati che ti amo. Solo questo.-
-Lo farò. Te lo prometto. Resterò per sempre insieme a te. Non me ne andrò finché non sarai tu stesso a chiedermelo.-
-Allora credo che dovrai aspettare fino a quando il mondo si disintegrerà e si rigenererà ancora- Disse con dolcezza infinita, accennando un sorriso. I suoi occhi erano di un verde impossibile. Chissà che faccia da ebete avevo in quel momento. Ma l’unica cosa importante era lui. Lui ed il suo profumo di sale e mare, lui ed  il suo sorriso dolce, lui ed i suoi occhi rassicuranti, lui ed i nostri cuori che si concatenavano, risuonando all’unisono.
-Allora mi toccherà amarti per un bel po’- risposi di rimando con un sorriso. Lui scoppiò a ridere, e calò su di me, baciandomi le labbra fredde.
-Direi che ti toccherà amarmi per non poco tempo- disse mentre i nostri nasi si sfioravano leggermente.
-Beh, non mi dispiace amarti per così tanto- dissi un po’ impacciata.
-Lo so… anche io, se fossi te, mi amerei.- disse in tono scherzoso. L’unica cosa che fui in grado di fare fu scoppiare a ridere.
-Stupido- dissi mentre ridevo. Gli tirai un cuscino in faccia, e lui fece altrettanto, fino a che non si scatenò una vera e propria guerra fatta di stoffa lacerata, piume sparse e due persone senza fiato riverse sulla federa immacolata del letto. Era fantastico restare immobili mentre le piume ti cadevano addosso come se fossero leggiadri fiocchi di neve. Finnick afferrò la mia mano, stringendola il più forte che poté. Mi girai verso di lui, guardandolo con un profondo sorriso che mi increspava il viso. I suoi occhi incontrarono subito i miei, ed il suo sorriso infiammò il mio cuore. Delle candide piume avevano attecchito sul viso dell’uomo, sotterrandolo in un bianca coltre. Si avvicinò a me e, mentre le piume cadevano ancora su di noi, mi baciò. Un bacio disperato, lento, che provocò una forte esplosione nel mio petto. Un bacio che ne chiamava a gran voce un altro, il quale puntualmente arrivò.
-Ti amo, Ann- sussurrò lui intento a non staccarsi da me neanche per respirare.
-Ti amo anche io, Finn-  Strani tremolii percorsero il mio corpo, facendomi accartocciare su me stessa. Finnick mi guardò allarmato,mentre la mia mente iniziava a vagare liberamente. Senza freni. I miei occhi si chiusero di scatto, ed in un secondo vidi Finnick, riverso a terra, in un’enorme pozza di sangue. Lo vidi agitarsi convulsamente sul posto, mentre ogni singola cellula del suo corpo moriva. Mentre lui moriva. I suoi occhi si posarono sui miei, e gli spasmi si calmarono di colpo. Mi sorrise, sereno anche nella morte. E poi accadde. Vidi il momento stesso in cui la vita abbandonava il suo corpo. I movimenti diventavano sempre più artefatti, e fino a quando ogni sua singola articolazione si immobilizzava, per sempre. Gli occhi aperti, rivolti verso i miei, come se in essi ci trovassero il Paradiso stesso. Come se in essi ci fosse l'unica cosa che gli permetteva di essere forte. Come se in essi ci fosse una scappatoia contro la morte. Ma questa vinceva sempre. Riuscii a scrutare le sue labbra che si muovevano veloci. Non capii mai cosa stesse dicendo, perché a metà frase, ebbe uno sussulto, e l'aria rimanente nei suoi polmoni si riversò fuori velocemente, disperdendosi in un secondo intorno a lui. Lo spettro dell'ultima risata ancora impresso sul suo volto cereo. Era finita. Questa volta Finnick non sarebbe più tornato. E poi riaprii gli occhi, incontrando lo sguardo stravolto di Finnick. Dovevo aver urlato tanto questa volta..
-Ann, Ann, sono qui. Sono qui!- mi avvolse tra le sue braccia, appoggiando la testa sul mio seno, coperto solo da una leggerissima maglietta. Grazie a quel semplice gesto, il mio respiro si regolarizzò di colpo, mentre lui alzava velocemente il viso incontrando il mio sguardo confuso e rimanendo in silenzio. Mi accarezzò le guance, mentre mi sussurrava parole dolci e rassicuranti. Era bello stare a guardarlo, avrei potuto farlo per sempre. Quel viso tanto familiare quanto estraneo, ora aveva un’espressione indecifrabile, ed un grosso sorriso, all’improvviso, si aprì sul suo volto. Uno di quei sorrisi che accolgono una persona a casa, dopo che è mancata per un bel po’ di tempo. Uno di quei sorrisi che ti impediscono di non ricambiare.
-Ann, va tutto bene. Shh.. – Mi strinse tra le sue braccia con tutta la forza che aveva in corpo, e mi accarezzò i capelli con tutta la delicatezza e la dolcezza che solo lui disponeva. Non potei fare a meno di chiudere gli occhi. Lo sentii allungarsi verso il mio orecchio destro.
-Ricordati sempre che ti amo, Ann. Ricorda che non ti lascerò mai.. Neanche se la morte mi avrà impedito di starti accanto. Ricordati che in un modo o in un altro io sarò lì, insieme a te..  Ricorda che noi due, così come siamo, siamo reciprocamente necessari, questo modo d’essere dimostra il nostro amore. Ti amo, Annie, non dimenticarlo neanche nei tempi più bui-  Disse.
-Resta con me, Finn- dissi in un sussurro, le palpebre ancora ben serrate. Sentii la sua mano calda accarezzarmi il viso. Ogni suo singolo muscolo chiamava il mio come il canto di una sirena chiama un marinaio. Calò completamente sul mio corpo, fino a quando ogni centimetro della sua pelle non fu incollato al mio. Sentii il suo respiro caldo accarezzarmi con dolcezza la pelle del collo. La sua vicinanza mi provocava le sensazioni più strane: sentivo caldo, freddo e brividi allo stesso tempo. Ogni cellula del mio corpo chiamava le sue, attirate reciprocamente come i poli inversi di due calamite. Lo circondai con le mie braccia, mentre le sue labbra mi mordicchiavano piano il lobo dell'orecchio destro. Sorrisi, sapendo che lui non mi avrebbe vista.
 -Per l'eternità- rispose proprio quando credevo che non avrebbe più parlato. Il tono sincero, come era sempre quando parlava con me. I miei occhi erano ancora ben chiusi, mentre sentivo le guance dolermi per star sorridendo troppo. Le sue labbra toccarono le mie, e fu come essere in Paradiso e all'Inferno al tempo stesso…
Riaprii gli occhi di scatto. Avevo urlato durante la notte, ne ero certa. La consapevolezza di averlo fatto giunse quando allungai la mano dall'altra parte del letto, ormai sempiternamente fredda, e vi trovai la figura rannicchiata di Finnick. Gli scossi una spalla,nel tentativo di svegliarlo. I suoi occhi si aprirono subito, incontrando i miei. Quel verde più verde del verde stesso, mi provocò un'amara sensazione di nostalgia nel petto.
 -Hey, Finnick- dissi. Gli accarezzai i capelli, mentre lui mi guardava leggermente preoccupato.
 -Stanotte hai urlato..- iniziò, ma le parole gli morirono in bocca. Sapeva benissimo cosa era successo. Accadeva sempre ormai. Non era una novità. Finnick si alzò dal letto, ed in un baleno fu già sulla soglia della porta. Si girò a guardarmi, esitante.
 -Vieni anche tu, mamma?- mi chiese, gli occhi verdi brillavano di luce proprio come quelli del padre. Accennai un sorriso carico di tristezza e dolore.
 -Ti raggiungo subito, tesoro- dissi cercando di mantenere la voce ferma. Il piccolo bambino annuì, e prima di andare via mi disse: -Stanotte non chiamavi me, vero mamma?- Scossi impercettibilmente la testa. Ormai era giunto il momento, avrei dovuto parlargli di lui. Del sacrificio che aveva compiuto per salvare l'intero paese. Per salvare noi due. Avrei dovuto parlargli del suo coraggio. Dell'enorme amore che provava per me. Di quell'amore che continuava a vivere in me. E poi avrei dovuto spiegargli le agghiaccianti urla improvvise nella notte. Avrei dovuto spiegargli perché la nostra famiglia comprendeva solo noi due. Avrei dovuto spiegargli che fine aveva fatto il suo papà, morto per salvare le persone che più amava.
 - No. Tuo padre si chiamava come te- la mia voce tremava, come tutto il mio corpo. Finnick Jr. sembrò accorgersene, così mi sorrise. Un sorriso che mi provocò le fitte più dolorose, perché uguale in ogni aspetto a quello del mio Finn -Tesoro- esordii, la voce non voleva smetterla di tremare -tuo padre amava il mare, lo sapevi? Che ne dici se oggi andiamo in barca,mh? Devo.. devo raccontarti un po' di cose..- dissi, e lui sembrò capire al volo.
 -Vado a prepararmi, mamma- disse, e poi scomparve. Affondai la testa nel cuscino, lasciando finalmente libere le lacrime. Mi mancava. Mi mancava terribilmente troppo. Non riuscivo più a sopportare il peso di quella promessa. Afferrai l'unica sua foto che avevo, portandomela al petto. Quasi sentivo l'antico battito del suo cuore contro il mio. Ma non c'era più. Finnick non c'era. Se ne era andato per sempre. Mi aveva lasciata sola. Mi parai la foto sugli occhi. -Sto per dirgli tutto, amore mio. Ti prego, stammi vicino- dissi al viso sorridente di Finnick nella foto. Mi sembrò quasi di sentire la sua risposta. 'Per l'eternità'. Ed era vero, perché se io ancora respiravo, voleva dire che in una qualche sorta di modo lui mi stava ancora accanto. Io era rotta, e solo lui poteva aiutarmi ad evadere dal buio dei miei ricordi. Ma lui non c'era. Per questo urlavo. Ma mio figlio non lo capiva. Mio figlio non era Finnick, nessuno era come lui. Sgranai gli occhi mentre guardavo la foto del mio Finn. Mai avrei immaginato di desiderare così tanto di vivere in un sogno. Di vivere nel sogno interrotto pochi istanti prima. Mi alzai dal mio soffice letto, con la convinzione che ce l’avrei fatta a raccontare tutto al mio bambino, perché il mio Finnick mi era accanto e mi avrebbe aiutata in qualche modo, ma ciò che vidi furono solo tenebre. La testa si faceva sempre più pesante, e il cuore iniziava a dolermi forte, mentre il mio respiro accelerava sempre di più. Ciò che sussurrai prima che il buio mi accogliesse, senza preavviso, tra le sue tanto attese braccia, fu: -Ti amo, Finn. Ora e per sempre- Chiusi gli occhi per l’ultima volta, e ricaddi sul letto, sbattendo pesantemente la testa. Le forze iniziavano ad abbandonarmi, come ogni più insulso granello di vita che risiedeva in me.. e poi, improvvisamente, lo vidi. Magnifico come sempre, con una mano tesa verso il mio viso, con il solito sorriso smagliante e rassicurante impresso in volto, e gli occhi di un così familiare verde acceso. Ero ancora in Paradiso. Non importa se quello fosse un sogno o l’entrata per l’aldilà, la cosa importante era che avevo rivisto Finnick. E lui mi amava ancora a giudicare dalla sua mano pronta ad afferrarmi. Era lì il posto in cui volevo stare. Lì il posto in cui volevo vivere per sempre. 
-Te lo avevo detto che neanche la morte ci avrebbe separati, mia dolce Ann- disse con lentezza, scandendo per bene ogni parola. –Per l’Eternità, amore mio- disse e mi afferrò la mano, stringendomi forte contro il suo corpo. L’unico rimpianto che ebbi, fu quello di non aver mai potuto salutare il mio bambino. E ora era lui ad essere rimasto solo.
 
 
Angolo dell’autrice: Hey, SugarCuber è ancora qui a rompere le scatole su quanto siano belli i miei adorati Fannie, e bla bla bla. Ad ogni modo, questa è una fic che ho odiato tanto, perché ha spaccato i feels anche a me, cosa che non capita spesso LOL. Quindi boo, leggetevela, e se volete recensite. Tanto non ho nulla da fare xD Meglio se vado, altrimenti sparo qualche cavolata pazzesca. Bye bye <3  
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: SugarCuber