Errare per quei boschi era ormai diventato naturale.
Una leggera brezza gli sferzava il volto perfetto, illuminato dal tenue chiarore della Luna.
Il suo passo era rapido. Non voleva rallentare quel vagabondaggio.
E non voleva attendere oltre il momento in cui avrebbe ucciso quell’infima creatura demoniaca. Se così era degna d’ essere chiamata.
Desiderava essere sempre in movimento.
Desiderava sentire i rumori della natura.
E, soprattutto, distaccarsi il più possibile da Lui…
Dal ricordo di suo padre, che tornava in mente ogni volta che si avvicinava a quel palazzo dove la stirpe dei cani viveva da secoli.
Primo punto di riferimento della sua vita.
Amico e Nemico.
Odiato.
Adorato.
Ripudiato…
Da quando il Grande Generale Cane si era invaghito di quell’insulsa umana, Sesshomaru si era allontanato da quella maestosa figura che, sin da piccolo, lo aveva affascinato, per dedicarsi ad un viaggio senza meta.
E, anche in quel momento, mentre pregustava la sensazione del colare del sangue tra i suoi artigli sino al terreno coperto dal manto erboso, ripensò alla stupidità di suo padre.
Tanti motivi lo avevano indotto ad odiarlo.
Dalla questione della Tessaiga, sino al tradimento della razza dei Demoni e alla creazione di un bastardo mezzo-sangue.
Eccolo, quel piccolo ed insulso demone.
Era in trappola.
Si avvicinò all’essere dalla pelle coriacea, che tremava dalla paura, e, dopo avergli lanciato un ultimo gelido sguardo, lo trafisse all’altezza dello stomaco con la sua mano artigliata.
Un fiotto di sangue schizzò via, sino a depositarsi sull’erba, fresca di rugiada e ora imbrattata di sangue.
Perché uccidere quel demone?
Distrazione.
Semplice e utile distrazione.
Guardò quel corpo accasciarsi a terra, privato della linfa vitale.
E pensò di nuovo a Lui.
Voleva che, all’improvviso, quella figura maestosa apparisse nella radura dal folto dei boschi e si mettesse davanti a lui.
Faccia a faccia.
Sarebbe mai stato tranquillo, per un solo minuto?
Forse.
Ma non era ancora giunto il momento della pace per Sesshomaru.
Osservò un’ultima volta con distacco il cadavere.
Poi si voltò e s’immerse nuovamente nel folto della boscaglia.
“ Padre… Come potrei mai perdonarvi? “
Che ne dite?
Anche questa, come “Famiglia”, è un’altra Flash-Fic.
Incentrata, come avrete capito, sui pensieri di Sesshomaru verso il padre, ormai defunto.
Spero di aver reso abbastanza bene i sentimenti del Demone attraverso le parole: desideravo, infatti, rappresentare quel misto di rancore e ammirazione che Sesshomaru prova verso il genitore, morto da tempo. La presenza del piccolo e insulso demone penso sia stata indispensabile per rappresentare ancora meglio i pensieri del demone-cane.
Colgo l’occasione per ringraziare Emiko92, Bunny1987, Ryanforever, Ary22, Roro, Goten e Daygum, che hanno commentato “Famiglia”. Vi ringrazio tantissimo per tutte i complimenti. Emiko, davvero ti ho fatto quasi piangere? XD Beh, vedo che le mie FF possiedono un effetto triste sui lettori XD
Un abbraccio a tutti!
KaDe