Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Yavanna Norrey    09/12/2013    1 recensioni
Abbiamo lasciato Rouge sconvolta dalla notizia dell’incidente di Ronald, e incinta. Da adesso in poi, la ragazza si renderà conto di quanto possa essere fragile il piccolo mondo che si era creata: impegnata a far ritrovare al suo compagno i ricordi perduti, verrà coinvolta in una lotta contro il tempo e il destino. Come se non bastasse il piccolo conte, che sembrava averla accolta nella sua vita, si comporta come se gli eventi che li hanno legati non fossero mai accaduti.
Tra varie traversie, riuscirà Rouge a tenere unita la sua famiglia, fondata su legami d’amore e non di sangue?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di una mezzosangue'
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3§ Amami



Chiuse la porta piano.
Le ombre del tramonto tracciavano solchi rossastri sul pavimento di legno dell’ingresso.

"Gli avevo promesso di tornare presto… e invece sono stata via tutto il giorno"

Gettò la giacca nera sul divano e marciò fino alla cucina: nel lavello c’erano i resti di un pranzo fatto alla bell' e meglio. Si guardò attorno, persa.

"Ma dov'è?"

E poi scorse una zazzera bionda spuntare da dietro lo schienale della poltrona: fece il giro e lo trovò bellamente appisolato, con un pacchetto di biscotti aperto e una mano sul telecomando.
Alla tv passava una commedia dall'aria noiosa.
Sorrise, accarezzandogli la testa.
Ronald sbattè un paio di volte le palpebre, prima di mettere a fuoco la sua figura.
“Ciao…” borbottò assonnato “Scusa. Ho fatto tardi” “Figurati…” si alzò, arruffandosi ancora di più i capelli per svegliarsi del tutto “Com’è andata dal tuo amico?”
Rouge si morse il labbro “Lui… sta nella tua stessa condizione. Ma c’è chi può occuparsi di lui…”
Ronald sgranò gli occhi “Oh, cavolo!” “Starà bene. E noi ce la caveremo”
Fece dietrofront e andò in cucina, con il biondo la seguiva senza fiatare.
Rouge aprì la manopola dell’aqua calda “Ciel non è l’unico a conoscerti, parlerai con Will e gli altri domattina. Eric adora raccontare aneddoti sulla vita altrui!”
Prese a lavare i piatti senza convinzione.
“Tu non mangi?”
“Non ho fame…”
La stretta di lui sul polso la fece fremere, mentre girava la testa per cercare i suoi occhi.
“E se poi stai male?” sorrise allo sguardo premuroso del suo Ronald.
“Ok… ma cucino io: tu sei un disastro!”
E il ragazzo rise.

§§§

Rouge si mise in bocca il pezzo di pollo che aveva fatto un giro veloce nel microonde.
L’unica cosa che le andasse di mangiare in quel momento.
Fuori, una notte senza stelle la metteva a disagio.
Ronald fissava le fiamme nel camino con poco interesse.
“Ti va di…”
La rossa sussultò, il biondo la fissò “Sei un ibrido, no? Che vuol dire? Io… ho sognato una specie di mostro…”
La ragazza serrò la labbra.
Mostro.
Per lui, lei era un mostro.
“Sì, ero… io” posò il piatto sul tavolino in vetro che li divideva, e si alzò.
Prese fiato “Mio padre è un demone. E’ il demone che possiede un contratto con il conte Ciel Phantomhive. E mia madre è la sorella deceduta di William. Se vuoi io…”
Stese un mano, e gli mise nel palmo una piuma nera. Ronald sussultò.
“Ok…” sussurrò flebile, deglutendo.
Tanto prima o poi avrebbe dovuto vederlo, l’incubo nero di piume.
Rouge lasciò che la parte demoniaca si fondesse con quella shinigami: gli occhi si colorarono di verde e rosso, le ali piumate si pressarono per poter occupare il ristretto spazio del salotto. Al suolo, frusciò il vestito di piume. Stese le mani per cercare quelle di lui.
Il Dio Demone sorrise, scoprendo i canini aguzzi.
Ronald esitò: non era la creatura terrificante del sogno. Certo, odorava di morte e mistero, ma non brandiva la scure sul suo collo, né lo squadrava feroce. Prese coraggio, e afferrò le mani di lei: una piccola scossa elettrica gli attraversò le braccia.
E, subito dopo, una sequenza di immagini sfuocate.
C’era sempre lei come soggetto.
Lo abbracciava, rideva, piangeva guardando un punto lontano.
E poi svaniva, per lasciare il posto alla creatura scura.
Il Dio Demone che svettava sulle macerie, con sguardo terrificante.
E, tra le braccia, teneva un ragazzino dagli occhi di cobalto.
Istintivamente si portò le mani alle tempie, cercando di trattenere una smorfia di dolore.
Faceva male ricordare.
Sempre.
Quasi non si accorse che la creatura era sparita in uno sbuffo di piume e che ora Rouge, spaventata, gli accarezzava la spalla.

§§§

Era stufa di vederlo soffrire, contorcersi dal dolore.
Per ricordare quello che li aveva legati, ciò che aveva generato la creaturina di cui lui non sapeva nulla.
Gli strappò via le mani dalla testa, e posò le labbra su quelle di lui.

"Speriamo funzioni…"

§§§

Le labbra di Rouge erano calde.
E le mani di lui sui fianchi protettive.
Non stavano facendo nulla di male dopotutto, vero?
Lei diceva di amarlo, no?
Rouge gli passò le mani fra i capelli, poi si scostò e sorrise.
Aveva un’espressione dannatamente maladrina.
“Che ne dici di sperimentare un nuovo modo per aiutarti a ricordare?”
Ronald si sentì avvampare “Altroché!”
La rossa scoppiò a ridere, e lo trascinò al piano di sopra.

§§§

Fare l’amore con lui fu una uova conquista.
Un ritrovare il posto che le era sempre appartenuto.
Le era mancato non poter toccare Ronald, bearsi di quel corpo sottile ma tonico. Le piaceva, quel suo ragazzo da party di segreteria, le era mancato farsi stringere, baciare, accarezzare ovunque dalle mani di lui.
E, forse, così sarebbe successo qualcosa. Magari per un istante si sarebbe ricordato di com’era amarla prima dell’incidente, di com’erano stati insieme prima di tutto quello.
“Amami”  gli sussurrò all’orecchio, mentre raggiungevano il piacere insieme “Amami, Ronnie”

§§§

Scese a baciarlo lungo il collo, mentre il biondo le accarezzava la schiena nuda.
“Va meglio?”
“Ho come una sensazione di deja-vu… lo possiamo rifare?”
Rouge rise, arruffandogli i capelli “Cielo! Ti ricordavo meno arrapato!”
Ronald le sfiorò il viso “Come fai?” “A fare cosa?” chiese lei, perplessa “A comportarti come se nulla fosse… non ti agiti, non hai crisi isteriche, non ti viene mai l’impulso di picchiarmi?”
La rossa sbuffò “Tutte queste  seghe mentali… Io ti amo. E so che mi ami. Il resto non conta! Tornerai  com’eri prima, devi solo aver pazienza” lo vide sorridere appena. Poi affondò il viso nell’incavo del suo collo.
“E se non ci riesco?” ora le stava venendo l’impulso di tirargli i capelli, sul serio!
“Non farti questi problemi, ok?” giocherellò con una ciocca bionda, mentre il ragazzo strofinava il viso contro la sua spalla. Rouge se lo strinse al petto: era così fragile…

"Quando glielo dico?"

“Domani andiamo in ufficio?”
“Solo per indagare sulla tua amnesia. Abbiamo due settimane di ferie, stacanovista!”
Fuori, la notte sembrava meno buia ora. Sorrise, mentre si addormentava abbracciata al suo amore.

§§§

“Rog, stai bene?”
La giornata non poteva iniziare meglio!
“S-sì!”
“Sul serio?” si pulì la bocca con l’asciugamano e sospirò: nausee mattutine. Grazie a Dio che Ronnie non se ne intendeva troppo di gravidanze! Si avviò verso la porta, dopo essersi sistemata i capelli e sciacquata il viso.
“Certo!!” trillò, uscendo, prima di avviarsi decisa verso la cucina, con lo sguardo perplesso del giovane addosso.
“Caffè?!”
“Sì, grazie!”
Sbuffò appena mentre preparava la caffettiera.
Per quanto ancora l’avrebbe dovuto tenere nascosto? Tra un mesetto la pancia sarebbe stata evidente: prima di allora, dovevano fare dei progressi. Assolutamente!
Un paio di braccia la avvolsero “Quanto pensi che ci vorrà?”
“Will non mi concederà più di tre ore. Non sono in servizio al momento!”
Ronald le baciò il collo, salendo verso il viso.

"Non si ricorderà di me, ma non fa fatica a volermi bene… Che brutto termine. Volersi bene… per noi…"

“Dai, che facciamo tardi!” fece, ridendo, svincolandosi dalla stretta. Ronald fece il broncio.
“Bevi, dobbiamo andare dai ragazzi!”

§§§

“Ciao Cindy!”
La bionda segretaria la salutò con un sorriso, osservando perplessa Ronald.
“Non dovrebbe…”
“Siamo solo in visita!”
Rouge sorrise allegra, entrando nell’ufficio di William: lo zio le regalò un’occhiata scettica “Che ci fai qui?”
“Un giro. Ron deve assolutamente ricordarsi di quel figo di Eric!” alle sue spalle, il biondino ridacchiò.
“Ah…” il moro osservò critico le carte sotto il suo naso “E’in missione con Alan, dalle parti di Glasgow. Penso che Grell sia con loro…”
La rossa sbuffò “Zio, sii più specifico!” “Non vorrai andargli dietro!?” “Eh, dai! Faccio vedere a Ron Londra e dintorni, non gli dispiacerà mica!”
Ronald annuì, interessato. William la osservava sempre più critico “Non dovreste riposarvi, voi due?”
Rouge ringhiò: non poteva permettere che certe allusioni facessero saltare tutto.
“Zio-stai-zitto!”
L’eventuale sfuriata fu scongiurata dall’arrivo di un piccione color fuliggine, che picchiettò con ligio dovere sulla spalla di Will.
Ronald fissò perplesso lo shinigami leggere il foglietto legato alla zampa del volatile e farsi scuro in volto.
“Rog, vai da tuo padre”
“Perché?” fece lei, scettica.
“E’ di Alan che si tratta. Non mi danno buone notizie”
Aveva imparato a decifrare le espressioni severe di William: quella che stava assumendo in quel momento poteva significare solo “catastrofe inaudita”. E ciò voleva dire solo una cosa: la morte di qualcuno.
Sbiancò e afferrò il polso di Ronald “Resta con mio zio, per favore…” “E’ successo qualcosa?” “Un mio amico sta male: potrebbe essere morto!” gli diede un bacio veloce sulle labbra e poi schizzò via dalla stanza.
William scattò sulla sedia  “Che ragazza impulsiva. Knox, rimani pure qui. Sono certo che non è nulla di grave. Rouge sa cavarsela molto bene, anche se sembra una ragazza fragile”
Ronald sospirò: la rossa andava e veniva, sempre piena di problemi.

§§§

Rouge scavalcò il cancello e si precipitò sulle scale d’ingresso.
Aveva il fiato corto e il cuore che pompava frenetico. Mollò uno spintone alle porta e corse su per le scale.  Si guardò intorno e intercettò la scia vaporosa dell’abito di Mey-rin.
“Mey!”
“Oh, cielo! Rouge!”
“C’è un ragazzo di nome Alan, ospite del Bocchan?”
“Il signor Sebastian ha scortato all’interno due giovani, ma non so dire…”
“Rogue”
La rossa si voltò, e incrociò lo sguardo cremisi del demone.
“Papà! Dov’è Alan?” l’uomo sorrise appena “E’ di sopra, sta riposando. Non occorre disturbarlo”
Rouge gli diede una scossa alle mani “E’ stato ferito?” Sebastian la accompagnò su per una rampa di scale “Tesoro, mi dispiace. Ma è affetto dal vostro grande male”
Rouge si fermò, incapace di muoversi, di fronte alla stanza.
Non poteva essere vero.
Non il suo Alan.
Non quel male di cui tutti parlavano.
Con reverenza.
Terrore.
Con tono di morte.
L’incurabile morbo che affligge il mietitori tristi delle anime.
“Scherzi,vero?” le lacrime le velarono gli occhi. Il demone le accarezzò affettuoso i capelli “Vorrei, piccola”
Prese fiato e mise la mano sulla porta “Io… devo entrare, per favore…” “Non te lo impedirò, piccola. Ma c’è Eric all’interno… mi pare un po’ scosso…”
Entrò, piano, cercando di controllare la voglia irrefrenabile di scoppiare in lacrime.



NOTE DELL'AUTRICE:

I ricordi vanno e vengono.

Ma la speranza è l’ultima a morire, no?

Quindi Rouge non demorde, e infatti i risultati non tardano ad arrivare. XD

Intanto, mentre la cara shinigami aspetta il momento giusto per rivelare la sua verità al futuro padre, le sfortune non tardano a colpire il collo dei nostri cari protagonisti.

Quindi: tragedia in arrivo!

Ma i miei fidati lettori sanno che nelle mie fic raramente tutto procede per il meglio: a questo punto, mi collego con il musical, introducendo fatti e personaggi legati ad esso.

Vi saluto.

Baci, la scrittrice.


  
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