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Autore: i_4_demoni    09/12/2013    18 recensioni
[Storia ad OC] [Posti disponibili: nessuno]
Buona sera! Siamo di nuovo noi, i 4 demoni, stavolta alle prese con un storia ad OC tutta nostra :D di seguito andiamo a spiegarvi la nostra (cosi detta) trama: al giorno d'oggi molte scuole non insegnano solo matematica, inglese e quant'altro ma insegnano anche...la magia! Una di queste scuole in particolare, è famosa per le sue specialità, ovvero i combattimenti che fanno di essa una vera scuola per maghi guerrieri o come in alcuni casi...una scuola per demoni.
Speriamo di avervi incuriositi e grazie in anticipo a chi parteciperà, o anche solo leggerà.
Buona serata!
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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INIZIA L'ANNO SCOLASTICO!!!

 

Giappone. Tokyo. Era il primo giorno di settembre. Una fresca brezza soffiava per le strade dell'enorme metropoli, annunciando l'imminente arrivo dell'autunno. Per molte persone, quella data non diceva niente in particolare ma per migliaia di ragazzi e ragazze, segnava l'inevitabile inizio della scuola.

 

Ma, diversamente da quanto molti potessero pensare, alla maggior parte dei ragazzi piaceva andare a scuola. Il motivo? Semplice: l'insegnamento della magia.

 

La magia, ormai, era parte integrante della società da tantissimi anni, benchè non tutti la potessero utilizzare. Veniva usata per tantissimi scopi e, grazie ad una riforma del sistema scolastico nazionale, oltre alle classiche materie scientifiche e quelle umanistiche, erano state aggiunte anche le materie magiche, così da poter permettere agli studenti di imparare fin da subito a saper far buon uso dei propri poteri.

 

In pochi anni, erano spuntate tantissime scuole adibite a maghi e il numero di iscritti a tali scuole aveva superato di gran lunga le aspettative. Ormai le scuole di magia erano famose in tutto il mondo ma, in Giappone, c'era una scuola particolarmente famosa: la Jidai o koeta highschool .

 

Questa scuola, benchè fosse molto esclusiva, si era subito guadagnata la fama di “scuola di maghi combattenti” e il motivo era presto spiegato. Il preside, un mago estremamente famoso e rispettato, aveva sempre pensato che non bastasse solo imparare ad utilizzare la magia, ma che bisognasse anche mettere in pratica gli insegnamenti, perciò la prima regola presente nel regolamento scolastico, scritto da lui in persona, fu: “I combattimenti tra maghi saranno sempre accettati in questa scuola. Nessuno dei docenti cercherà di fermare gli scontri a meno che non ce ne sia un disperato bisogno.” mentre la seconda regola era più semplice ed estremamente ovvia: “E' vietato uccidere i propri compagni di scuola.”

 

La fama della scuola, era anche dovuta alla presenza di quattro ragazzi, particolarmente dotati e bili nei combattimenti. Erano conosciuti da tutti come “I Quattro Demoni”.

 

La scuola in questione, si trovava nella periferia di Tokyo. Era, probabilmente, la scuola più bella, esteticamente, di tutto il Giappone: si trattava di un enorme edificio che sembrava una fusione tra un castello medievale e una piramide azteca. Era costituita da sei livelli di forma esagonale e, man mano che si saliva, ogni piano era più piccolo del precedente. Questa speciale disposizione serviva in un certo senso a spronare gli studenti a studiare meglio perché, secondo il nuovo ordinamento scolastico, gli studenti venivano divisi in sei sezioni, ogni anno. Le sezioni andavano dalla F alla A e gli studenti venivano inseriti in una di queste sezioni a seconda dei loro voti.

 

Più la sezione era prestigiosa, più erano avvantaggiati gli studenti. Ad esempio, gli studenti della sezione A avevano classi più illuminate e banchi di legno pregiatissimo, e, via via che si scendeva, si arrivava fino alle classi anonime della sezione F che assomigliavano alle classi di una qualunque scuola ordinaria.

 

I muri dell'edificio erano di un immacolato color neve, con le tegole dei tetti di un blu scuro che creava un bellissimo contrasto. La scuola era circondata da un enorme cortile circolare interamente coperto da erba verde, delimitato da un muro bianco alto quattro metri e vi si poteva accedere da un grosso cancello di ferro nero su cui era raffigurato un enorme leone. Dentro al cortile erano presenti: un piccolo laghetto, decine di ciliegi e quattro enormi statue, poste nei quattro punti cardinali.

 

Le quattro statue raffiguravano rispettivamente: un uomo muscoloso avvolto in una tunica sui cui palmi ardevano due grosse sfere di fuoco; una bellissima donna con indosso un lungo abito che levitava in aria; un uomo piccolo e tarchiato con indosso un'armatura e diverse rocce a fargli da scudo ed infine una giovane sirena circondata da un mulinello d'acqua limpida.

 

Il cancello, in quel momento, era aperto per permettere agli studenti di entrare e ripetere il “rito” che si susseguiva di anno in anno. Molti degli studenti erano preoccupati mentre altri ottimisti ma nessuno di loro, comunque esitava a camminare sul lungo sentiero di ghiaia bianca che collegava il cancello all'entrata della scuola: un massiccio portone di legno pregiatissimo con cardini di acciaio temprato.

 

Davanti all'entrata, nel piccolo piazzale di ghiaia, vi erano disposti 18 cartelloni. Ciascun anno scolastico aveva sei cartelloni e su ogni cartellone, uno per sezione, erano segnati i nomi degli studenti appartenenti a quella determinata sezione. Il metodo per decidere in anticipo l'assegnazione alle sezioni era semplice: gli studenti al primo anno venivano convocati una settimana prima dell'inizio dell'anno scolastico e venivano sottoposti ad un test scritto e pratico, mentre per gli studenti che avevano già finito il primo o il secondo anno, veniva proposto lo stesso tipo di test, ma alla fine dell'anno precedente, in modo da potergli far trascorrere un'estate tranquilla.

 

Ormai i cartelloni erano circondati da diversi studenti e i colori delle uniformi prendevano il sopravvento sul candido colore della ghiaia.

 

Per i ragazzi, la divisa era costituita da: scarpe nere, pantaloni neri, una camicia bianca, una cravatta nera e una giacca rossa; mentre, per le ragazze, era composta da: scarpe nere, calze lunghe nere, una minigonna nera, una camicetta bianca, un fiocchetto nero e una giacchetta rossa. Ogni studente, ovviamente, poteva portare la divisa come voleva o adornarla come più gli aggradava, dato che il preside non era molto rigido su queste cose.

 

Ad un certo punto, davanti al cartellone della sezione B del terzo anno, tutti i ragazzi e le ragazze, si divisero in due gruppetti per far passare due ragazzi: un biondo con una PSP in mano e un moro con un pc portatile sottobraccio. Non appena furono davanti al cartellone, furono velocissimi a trovare i loro nomi.

 

-Così quest'anno siamo nella stessa classe.- disse il moro senza alcuna particolare emozione

 

-Così pare.- commentò il biondo, tornando a concentrarsi sulla sua PSP.

 

-La campanella suonerà tra poco. Io mi avvio.- disse di nuovo il moro allontanandosi poi dal cartellone.

 

Il biondo rimase fermo qualche secondo, poi si mosse pure lui verso l'entrata della scuola.

 

Dopo che si furono allontanati, i ragazzi tornarono a concentrarsi sul cartellone anche se l'atmosfera era decisamente cambiata.

 

-Hai visto? Due dei Quattro Demoni...nella stessa classe...- disse sottovoce un ragazzo a una sua compagna

 

-Già...è un bel problema...per fortuna non sono nella loro classe.- disse la ragazza

 

-Aspettate!- disse un ragazzo alto sbiancando all'improvviso e allarmando i suoi compagni

 

-Ehi che ti prende amico?- chiese un ragazzo di fianco a lui che, per tutta risposta, indicò due punti del cartellone. Gli altri ragazzi seguirono le sue dita, andando a trovare i due nomi da lui indicati e anche loro sbiancarono.

 

-N...non è possibile...- fu il commento di una ragazza prima di svenire, venendo subito sorretta da alcuni ragazzi.

 

* * *

 

Un insegnante camminava tranquillo e sereno per i corridoi del livello B, il secondo in ordine di importanza. Era un uomo sulla cinquantina, alto sul metro e ottanta, con i capelli neri tenuti perfettamente pettinati e gli occhi marroni. Indossava delle semplici scarpe nere e un completo marrone elegante con una cravatta blu, più un paio di occhiali con le lenti rotonde.

 

Nella mano destra teneva una ventiquattrore mentre in quella sinistra un piccolo foglietto su cui era scritta la classe dove avrebbe insegnato per il resto dell'anno scolastico. Quello era il suo primo anno d'insegnamento al livello B e lui lo considerava un vero e proprio colpo di fortuna...purtroppo la sua fortuna non solo era cieca, ma anche sorda e muta e questo lo avrebbe scoperto di lì a pochi minuti.

 

Finalmente raggiunse l'aula segnata sul foglietto e, esibendo un sorriso a trentadue denti, aprì la porta -Buongiorno studenti!-

 

Dato che mancavano ancora dieci minuti alle otto, non c'erano ancora tutti gli alunni ma quelli che c'erano, lo salutarono con un -Buongiorno professor Yamatashi.-

 

Il professore mantenne il suo sorriso e iniziò a scrutare gli alunni presenti nella classe, cercando di riconoscerne qualcuno e, infatti, riconobbe qualcuno, due ragazzi per la precisione, ma in cuor suo erano due delle ultime quattro persone che avrebbe mai voluto vedere in quella stanza. Il suo sorriso subì un improvviso blackout, spegnendosi all'istante e per un attimo credette, anzi sperò, di aver sbagliato aula. Per sicurezza uscì dalla porta e controllò il cartellino appiccicato sopra ad essa: 3-B.

 

“L'aula è questa, non ci sono dubbi...” pensò l'uomo rientrando nella stanza per poi posare la sua ventiquattrore sulla scrivania ed estrarne un libro. Le lezioni non erano ancora iniziate e dovevano ancora arrivare diversi studenti così cercò di distrarsi con un po' di sana lettura ma una strana pressione aleggiava nella classe e, dopo aver riletto la stessa riga per tre volte, decise di desistere. Con fare guardingo, scrutò i due ragazzi da lui identificati: il primo stava giocando con una PSP mentre il secondo aveva appena finito di pulire lo schermo del suo PC portatile.

 

La campanella delle otto segnò l'inizio effettivo delle lezioni e, nello stesso momento, entrò un ragazzo. Senza degnare il professore di uno sguardo, disse -Buongiorno prof.- e si diresse verso un banco a lui congeniale, facendo un occhiolino a ciascuna ragazza che capitasse sotto il suo sguardo, creando in breve tempo una serie di occhi a cuoricino che non si staccavano da lui.

 

Il professore stava per dirgli qualcosa ma, non appena ebbe riconosciuto il ragazzo, le parole gli morirono in bocca “Non è possibile...un altro...?”

 

Il professore andò subito nel panico e, pur di fare qualcosa, prese alcuni fogli sulla cattedra che andavano compilati all'inizio dell'anno. Grazie a quei fogli riuscì a distrarsi un attimo e, quando ebbe finito, erano le otto e dieci, quindi gli studenti erano già tutti entrati nelle aule...o almeno era questo che pensava lui.

 

Di colpo, la porta si aprì velocemente ed entrò un altro ragazzo dai capelli neri la cui espressione era un misto di noia e rabbia perfetto, sembrava particolarmente scazzato di essere lì in quel momento. Con un voglia di vivere che faceva concorrenza con quella di un morto, il ragazzo si diresse verso il fondo della classe e, nel farlo, pestò la cartella di un ragazzo.

 

-Ehi!- disse il proprietario della cartella, un ragazzo basso con occhi e capelli castani. L'ultimo arrivato si fermò di colpo e, fissandolo con uno sguardo omicida, gli chiese -Hai detto qualcosa?-

 

Il ragazzo deglutì a fatica e disse -N...no...non ho detto niente di niente...-

 

-Bene.- rispose secco il moro per poi raggiungere l'ultimo banco della classe, gettare la cartella su di esso e sedersi a peso morto sulla sedia.

 

Stranamente nessuno aveva notato l'improvviso pallore del professore perché altrimenti avrebbero chiamato subito un medico.

 

“No...tutti e quattro...no...”

 

Finalmente tutti gli studenti erano nella stanza e, dopo qualche secondo, andarono tutti a sedersi ai loro posti. In quel momento il professore convenne su una cosa: la sua sfiga era di gran lunga più grande della sua fortuna...

 

* * *

 

Il professore cercò di distrarsi girandosi una penna tra le dita mentre, con lo sguardo, vagava sulla classe, fissando principalmente quattro studenti. "Sono certo di non sbagliarmi" pensò "Sono loro!"

 

Estrasse dalla valigetta il registro e lo aprì, scorrendo velocemente lo sguardo sui nomi, trovando gli ultimi quattro che sperava di trovarci "Per tutti i kami..." continuò a vagare con la mente, tenendo lo sguardo fisso sul registro "In una sola classe...hanno riunito i quattro demoni."

 

-Professore? Si sente bene?- chiese una ragazza in prima fila, sorridendo. Vestiva, come i compagni, la divisa scolastica, aveva un fisico slanciato con le curve al punto giusto, dei capelli color miele lunghi fino alle spalle e dei profondi occhi verde smeraldo.

 

Questo richiamo riportò velocemente l'insegnante alla realtà. -Ce...certamente signorina, non si preoccupi.- rispose mostrando un falso sorriso che celava tanta, troppa, paura. -Bene ragazzi.- continuò poi -Adesso farò l'appello, così da iniziare a memorizzare i vostri nomi.- detto questo iniziò a leggere i vari nominativi sul registro e ad alzare lo sguardo, così da collegare i vari nomi ad un volto.

 

-...-

 

-Presente!- rispose la ragazza che prima si era preoccupata.

 

-...-

 

-Presente!-

 

-Jacob Rivera- esclamò sbiancando, era il ragazzo arrivato al suono della campanella, era uno di loro.

 

-Eccomi!- rispose alzandosi con un sorriso, per poi volgere lo sguardo verso una ragazza sotto la finestra ed ammiccarle, facendola arrossire. L'aveva da subito individuata, era una bella ragazza e lui non l'aveva mai vista, motivo più che valido per iniziare un approccio, soprattutto sicuro di se com'era. Era un bel ragazzo, fisicamente ben definito e molto alto, probabilmente oltre il metro e ottanta, con dei profondi occhi verdi e dei capelli a spazzola castani. Indossava, come tutti, la divisa scolastica portata, però, in maniera impeccabile con la giacca abbottonata dalla quale si notava la cravatta legata in modo esemplare.

 

Dopo aver passato alcuni istanti in piedi si risedette e il professore poté continuare -Kai Kurokazu.- e riuscì a stento a trattenere un'imprecazione, riconoscendo un altro dei quattro demoni.

 

-Presente.- a rispondere in maniera impacciata, alzando la mano, era stato un ragazzo al primo banco sul lato destro dell'aula, che teneva il braccio destro alzato e quello sinistro poggiato sopra ad un computer. Portava anche lui la divisa scolastica, ma con la giacca sbottonata e la cravatta allentata. Aveva un fisico slanciato e sarà stato alto circa dieci centimetri meno dell'altro, intorno al metro e settantacinque, portava i capelli neri e mossi con un ciuffo verso l'alto.

 

Dopo aver alzato la mano aveva aperto il suo portatile ed iniziato a scrivere minuziosamente in un documento, facendo volare lo sguardo da Jacob, che dialogava con una ragazza, allo schermo.

 

“Appuntarmi il carattere di Rivera mi aiuterà a migliorare il mio.” pensò.

 

Sentendosi osservato tolse lo sguardo dallo schermo, notando che il professore ancora lo stava guardando. Nonostante avesse un'aria tranquilla il professore rimase terrorizzato dai suoi occhi rossi, quindi annuì velocemente e continuò l'appello.

 

-...-

 

-Presente.-

 

-...-

 

-Presente.-

 

-...-

 

-Presente.-

 

-Steven Takashi.- disse con un altro brivido lungo la schiena, ma non ricevette risposta -Steven Takashi?- chiese di nuovo.

 

Una mano si alzò dal fondo dell'aula dove il ragazzo che era arrivato in ritardo stava seduto di lato e schiena poggiata al muro, fissando distrattamente il docente. Alto all'incirca quanto Kurokazu, rispetto a lui aveva i muscoli ben definiti e con le spalle abbastanza larghe. I capelli, corti e neri, li portava sparati con il gel ed erano in netto contrasto con i suoi profondi occhi azzurri. La divisa la portava decisamente a modo suo, dato che la giacca era poggiata sul banco, la camicia era sbottonata ed era privo della cravatta.

 

Non giravano storie positive su di lui, più volte aveva avuto problemi per essere sempre coinvolto nelle risse che, ogni tanto, davano spettacolo nell'edificio. Se quel ragazzo era a quei livelli di rendimento scolastico era solo grazie a tutti i poveri studenti che aveva minacciato per farsi dare i risultati dei test.

 

Il professore preferì non pensarci e continuò l'appello.

 

-...-

 

-Presente.-

 

-...-

 

-Presente.-

 

-...-

 

-Presente.-

 

-Bene! E l'ultimo... Yashi Kenshi!- il professore trasalì, era l'ultimo dei quattro demoni, quello che era ad attendere in classe insieme a Kurokazu. Non ricevette risposta ma sapeva già chi cercare, nell'angolo infondo alla classe riconobbe il ragazzo che aveva, per un istante, alzato gli occhi dalla sua PSP e si era tolto gli occhiali per fissarlo con i suoi occhi dorati. Ragazzo dal fisico snello, tuttavia con i muscoli ben definiti, alto intorno al metro e ottanta, indossava, come Rivera, la divisa in maniera impeccabile, aggiungendovi un cappello di lana nero e degli occhiali, con particolari lenti rosse. Ad un primo impatto colpivano i suoi capelli biondi, portati a caschetto, con alcune ciocche ribelli a coprirgli lo sguardo.

 

-Bene ragazzi- esordì l'insegnate -Avete 10 minuti liberi mentre trascrivo il registro.-

 

Ognuno iniziò a parlare con il suo compagno di banco del più e del meno, Steven iniziò a fissare distrattamente fuori dalla finestra, Yashi e Kai si estraniarono da tutto con i loro apparecchi elettronici mentre Jacob si diresse dalla ragazza a cui, durante l'appello, aveva ammiccato. Una bellissima ragazza dai profondi occhi azzurri con una cascata di finissimi capelli come la pece, un sorriso che scaldava il cuore e dal fisico slanciato.

 

-Ciao splendore!- esordì una volta arrivatole di fronte, lei appena lo vide arrossì vistosamente.

 

-Ciao...- si limitò a dire, nascondendosi dietro una ciocca di capelli.

 

-Non essere timida dai! Che ne dici se nel doposcuola tu ed io...- -

 

Avresti anche stufato.- lo interruppe con un pacato richiamo Yashi, che aveva abbandonato la PSP sul banco e si era alzato fissandolo in malo modo, a due metri di distanza.

 

-Wo wo...la biondina si è scaldata!- controbatté Steven che, sentito nell'aria odore di rissa, si era alzato e si era avvicinato al ragazzo dagli occhi dorati. A quel punto Kai chiuse il suo computer e, in silenzio, si alzò iniziando a fissare in con sguardo torvo Steven.

 

-Oh...- esordì Jacob vedendolo avvicinarsi -...ma guarda chi c'è! "Mister computer!"-

 

Il professore alzò lo sguardo trovandosi davanti agli occhi una situazione che sperava non avrebbe mai voluto vivere, figurarsi nella prima mezz'ora del primo giorno. I quattro demoni erano in piedi come a formare un quadrato, Jacob sorrideva sornione in direzione di Kai, il quale non toglieva i suoi occhi rossi dalla figura di Steven. Il ragazzo, a sua volta, aveva iniziato ad arrotolarsi le maniche della camicia con un ghigno stampato in faccio, fissando Yashi, il quale stava squadrando da capo a piedi Jacob, con aria tutt'altro che amichevole.

 

Il docente non sapeva come reagire, fortuna volle che lo salvò l'altoparlante magico di cui ogni aula era dotata. -Buongiorno ragazzi!- proruppe una voce squillante -È il vostro preside che vi parla. Avrei bisogno di parlare immediatamente con Yashi Kenshi, Steven Takashi, Kai Kurokazu e Jacob Rivera. Siete pregati di presentarvi istantaneamente nel mio ufficio! Colgo l'occasione per augurare a tutti un buon anno scolastico.-

 

La voce finì di parlare e la classe, professore compreso, si voltarono verso i ragazzi che, tuttavia, non esitavano a muoversi dalle loro posizioni. -Ra...ragazzi.- provò a richiamarli il docente. Al suono della sua voce tutti e quattro lo fissarono, facendolo sussultare. -Avete se...sentito il preside? Coraggio, andate!-

 

I quattro, senza rispondere, sbuffarono e ad uno ad uno uscirono dalla porta. -Meno male...- sospirò l'insegnante -Per ora è andata bene!

 

* * *

 

Usciti dalla classe, i quattro avanzavano nei corridoi ormai deserti della scuola. Dovevano arrivare in cima all’enorme edificio e le uniche persone incontrate erano il personale adibito alla sicurezza e alla pulizia della scuola che, notandoli tutti insieme, non potevano restare tranquilli.

 

Jacob spezzò il silenzio chiedendo –Chissà cosa vorrà quel vecchio?-

 

-Ma cosa importa a te, è già strano che tu non sia arrabbiato con lui per averti interrotto- rispose Yashi

 

Al suono di queste due frasi un uomo della sicurezza si era già alzato andando verso di loro –Vedete di non creare casini nella mia ala, o vi ritroverete in guai seri.-

 

Era un uomo sulla quarantina, capelli neri e occhi marroni e li fissava in modo minaccioso.

 

“Dev'essere il suo primo anno di servizio” pensò Steven con un ghigno prima di dire -Forse se tu vuoi evitare dei guai seri, dovresti evitare di rivolgerti così a me!- lanciando così una sfida alla guardia.

 

La guardia, stizzita, lo prese per un polso e gli disse -Ora io e te andiamo dal preside!-

 

-Ehm...mi scusi, vorrei farle notare signore, che state andando dalla parte sbagliata- disse Kai

 

La guardia ormai infuriata strattonò Steven che, senza pensarci su due volte, scaricò un poderoso destro sulla mascella della guardia che cadde svenuta a terra -Vogliamo andare? Il preside sarà spazientito oramai.-

 

Kai pensò tra se e se –Magari sta volta lo buttano fuori!-

 

Percorsero ancora due corridoi e arrivarono di fronte alla porta dell’ufficio del preside. Una grossa porta in mogano imponente e sulla targhetta in oro c’era scritto “Preside Yoi Akuma”.

 

Steven trovandosi di fronte a quella porta non poté fare a meno di dire -Quanti ricordi.- ed era vero, aveva passato quasi più tempo li in quella stanza che per i corridoi della scuola o in classe far lezione.

 

Quando Kai stava per bussare alla porta del preside, quest’ultimo da dentro disse -Prego entrate pure!-

 

Entrarono e si trovarono in una stanza non troppo grossa, si girarono a sinistra e videro il preside seduto su una poltrona in pelle di fronte alla sua scrivania intento a leggere qualche documento.

 

-Buongiorno preside.- dissero i ragazzi in coro. Il preside alzò prima lo sguardo poi si alzò in piedi e strinse la mano a ognuno dei quattro ragazzi. Era un uomo imponente, alto più di due metri con un fisico marmoreo, indossava una tunica verde con i bordi blu, aveva la barba e i capelli lunghi bruni e gli color nocciola.

 

Esordì dicendo -Non mi aspettavo di ritrovarvi tutti insieme all’ultimo anno, ma io ho sempre fatto in modo che tutti veniste promossi!- facendo un piccolo cenno a Steven che sorrise -Siete forse i migliori studenti di sempre e non potevo permettere che veniste fermati dai vostri comportamenti.- sta volta fissava Jacob che aveva un sorriso quasi arrogante in faccia, continuò dicendo -Oggi arriveranno dei nuovi studenti in questa scuola ed è compito vostro accoglierli come si deve.-

 

Jacob fece una domanda tanto ovvia ma non gli interessava altro -Ci saranno delle ragazze carine?-

 

Il preside scoppiò in una risata mentre Yashi disse –Ma che domande fai?- fece fatica a trattenere gli insulti ma la presenza del preside lo imponeva.

 

Steven però non sembrava d'accordo -Mi dispiace ma è già una rottura venire a scuola e non intendo rompermi le palle facendo da balia a dei novellini.- e fece per andarsene dalla stanza quando la voce del preside lo fermò -Mi sono dimenticato di aggiungere che verrete esentati da diverse ore di lezione in quanto dovrete aiutarli al meglio.-

 

Steven si fermò sull'uscio -Vuol dire che mi basterà portarli in giro per la scuola e non dovrò andare a lezione?-

 

-Precisamente!- disse il preside sorridendo

 

Steven scomparve in una nuvola di fumo, ricomparendo vicino alla scrivania con una penna in mano -Dove devo firmare?-

 

Il preside rise di nuovo con gusto dopodichè si portò alle spalle dei ragazzi li strinse due a un lato e due all’altro -Siete compagni di classe dovete sostenervi ed aiutarti a vicenda se volete superare quest’ultimo anno!- i quattro stavano per scoppiare, dato che l'uomo non sapeva misurare la sua forza, quando li lasciò andare e li congedò.

 

Uscirono dalla stanza e si diressero all’ingresso della scuola, in silenzio, evitando di creare guai inutili. In pochi minuti si ritrovarono all’entrata della scuola di fronte all’enorme cancello nero.

 

Jacob chiese -Cosa hai intenzione di dire al loro arrivo Kai?- conoscendo bene il carattere del suo compagno che non rispose se non con un occhiataccia mentre Yashi rispose -Tu tieni a bada i tuoi ormoni troglodita.-

 

Jacob non fece altro che ridere perché tanto ci avrebbe provato con tutte. Invece Steven, rivolgendosi a Yashi, gli disse con fare strafottente -Tu vedi di staccarti da quella PSP sotto specie di nerd.-

 

Sta volta fu Kai a parlare rivolgendosi a Steven -Dai che hai cominciato bene l’anno, di sto passo mi libererò in fretta di te.- Steven stava per rifilargli un destro quando sentirono avvicinarsi un veicolo.

 

Erano loro!

 

 

 

 



Angolo dei 4 demoni:

 

Jacob: Buongiorno ragazzi e ragazze!!! Mi rivolgo soprattutto alle ragazze, spero che vi sia piaciuto.

 

Yashi: Persino qua sei un Don Giovanni da due soldi.

 

Steven: Ah ah ah lui si gode la vita almeno!!! Non come te che stai sempre attaccato alla tua PSP!

 

Kai: Calmati razza di troglodita, dobbiamo dire alcune cose.

 

Yashi: Giusto...se volete iscrivervi alla nostra scuola...

 

Kai: E' una storia ad OC, non una scuola.

 

Jacob: Lascia stare Yashi non sei portato. Ragazze (Yashi: ci sono anche i ragazzi idiota...) se vi aggrada l'idea di iscrivervi a questa storia ad OC, dovrete rispettare alcuni punti focali per la creazione dei vostri personaggi.

 

Steven: Prima regola! Non vogliamo personaggi perfetti! Sono noiosi e giuro che ve li rispedisco a calci in...!!!

 

Kai: *gli tappa la bocca* Seconda regola. Sappiamo che siete molto impegnati ma ci piacerebbe che, una volta ogni tanto, vi faceste sentire per dirci cosa ne pensate. Giusto per sapere che seguite la storia.

 

Yashi: Terza regola. I vostri personaggi avranno un solo potere ma potranno anche avere un'arma a loro congeniale. Sono vietate le armi da fuoco e sono ammesse al massimo due armi come ad esempio una coppia di tonfa, una coppia di catene, ecc...

 

Jacob: Quarta regola. Per quanto mi piacciano le ragazze focose e sensuali, purtroppo esistono molti tipi di caratteri diversi perciò variate un po'. Non esistono solo i classici “E' senza emozioni” e “Sorride sempre”.

 

Steven: Quinta regola! Questa è una scuola per combattenti perciò create dei poteri da combattenti e non dei poteri da femminucce come ad esempio “raggi di luce” o “armi da fuoco” che potete usare da lontano mentre i veri uomini si affrontano nel corpo a corpo!!!

 

Yashi: Sesta regola. Non sono ammessi animali.

 

Kai: Settima regola. Benchè in questa storia tutti combatteranno, difficilmente saranno portati alla morte e in quel caso il creatore verrà, forse, avvisato prima.

 

Jacob: Ottava e nona regola!!! Ci potrebbero essere scene di nudo e io spero davvero che ci siano! Siamo in un liceo quindi la cosa mi pare ovvia! L'altra regola, o per meglio dire, avviso è che i vostri personaggi potrebbero avere dei traumi psicologici legati alla love story! Stesso discorso di prima, siamo in una scuola!

 

Kai: Decima regola. I gemelli sono ben accetti. Fratelli, sorelle, gemelle, tutte le combinazioni che vi vengono in mente.

 

Yashi: Ultima regola: la scheda ad OC ve la manderemo per MP. Nella recensione specificate solo il sesso e la banda di appartenenza.

 

Steven: Ah ah ah esattamente, perché ciascuno dei vostri OC si schiererà con uno di noi per il controllo della scuola!!!

 

Kai: Dovete essere ben equilibrati. Anche il numero numero di maschi e femmine. Dato che noi siamo già in quattro, accetteremo 20 OC: 12 femmine e 8 maschi. Sarete 5 OC per banda quindi sappiate regolarvi e leggete le altre recensioni prima di scrivere la vostra.

 

Jacob: Bene, abbiamo concluso! Ah se vi state chiedendo perché abbiamo tutti e quattro un carattere diverso...beh chiedetelo ai nostri creatori! Ah ah ah noi vi salutiamo qui!

 

Kai: Partecipate numerosi...se volete.

 

Steven: Fatelo o verrò a prendervi a casa vostra!!!

 

Yashi: Idiota...aspettiamo le vostre recensioni.

  
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