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Autore: Shamyfolk    10/12/2013    0 recensioni
Sentiva il suo calore, era troppo vicino, le loro braccia si sfioravano appena, doveva andarsene da li, quanto mancava alla stazione in cui sarebbe scesa? Perché proprio oggi doveva fare questo viaggio?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una mattina come tante, una di quelle mattine in cui il freddo e la nebbia la fanno da padroni. Guardando dal finestrino non riusciva a vedere altro che ombre indistinte, solo qualche albero, ormai spoglio, ogni tanto riusciva a evadere ogni tanto da quella fitta coperta che copriva tutto, eppure lei lasciandosi cullare dal rumore del treno non si curava del panorama, non le importava più nulla e continuava a chiedersi quale senso avesse continuare a trascinarsi così. Sara non era una persona con una grande considerazione di se, fin da adolescente si era convinta d'essere bruttina e insignificante nonostante non passasse mai inosservata, ma ogni volta che qualcuno la osservava, le faceva un complimento o tentava un approccio lei non pensava mai nulla di positivo, anzi pensava sempre si trattasse di uno scherzo e anche di cattivo gusto visto che si sentiva ferita profondamente. C'era stato un momento in cui aveva creduto d'esser bella e non le importava più nulla del giudizio di chi aveva di fronte. Quando aveva incontrato Gabriele tutto aveva assunto quell'aria magica anche se in realtà non si erano mai visti di persona, quando lui aveva posato per la prima volta il suo sguardo su di lei si era sentita la donna più bella al mondo, finalmente a casa. Non era mai stata una storia facile la loro e lei alla fine aveva rovinato tutto prima ancora che potesse sfocciare in qualcosa di concreto. Due anni insieme e non si erano mai incontrati, si erano però amati, di quell'amore che ti lascia il segno e senza cui ti senti completamente abbandonato a te stesso. All'improvviso degli occhi la distolsero dai suoi pensieri, quegli occhi che l'avevano incatenata alla vita apparivano ora davanti a lei, distanti in mezzo alla folla che riempiva la stazione di un piccolo paesino. Non potevano essere i suoi, non poteva essere lui, doveva essersi di certo ingannata il desiderio di averlo accanto era ancora talmente forte da continuare a sperare in un suo ritorno. Rassegnata continuava a osservare la gente fuori dal treno quando sentì una voce: << Scusi, è occupato questo posto?>>.Di nuovo quegli occhi. Un uomo sulla trentina svettava davanti a lei e, mentre continuava a guardarlo incredula, lui chiese ancora << Posso sedermi o è occupato?>>. Mosse la testa prima assentendo poi in segno di diniego, nonostante non fosse più una ragazzina si stava comportando come tale, poi riuscì a dire con un filo di voce e abbozzando un leggero sorriso: << Scelga lei dove>> e si posò sulle gambe la borsa che fino ad un istante prima stava sul sedile di fianco a lei. Probabilmente lui lo interpretò come un invito perché posò la giacca di fronte a loro mentre prendeva posto proprio dove un secondo prima c'era la borsa. Poteva sentire chiaramente il suo odore, non aveva un profumo particolare, non di quelli che coprono tutto il resto ma profumava di buono di fresco, era così vicino. Intimorita, osservava le proprie mani, non poteva e non doveva osservarlo eppure moriva dalla voglia di farlo, era per colpa di occhi come quelli che non permetteva a nessuno di entrare a fondo nella sua vita, che a nessuno era concesso conoscerla realmente. La sua mente continuava a rivivere i momenti vissuti con lui, le sue parole, la rottura, il dolore, l'amore l'odio...due persone diverse eppure così uguali, due anime complementari che si erano trovate per poi perdersi per sempre lasciando almeno in lei la sensazione che nulla avrebbe mai colmato quel vuoto, neppure un suo ritorno, neppure lui. Nonostante fossero passati ormai 3 anni e si imponesse di non pensare a lui ancora capitava di frequente che le tornasse tutto alla mente, la sera quando prima di dormire il suo gatto le si accoccolava accanto era il momento più duro, quel letto le sembrava così vuoto eppure era piccolo anche per starci con il gatto.

<< Ehi! Sei più bella se non piangi >> queste parole la distolsero dai suoi pensieri, non si era neppure accorta delle lacrime che le rigavano il volto e voltandosi si accorse che l'uomo al suo fianco, sorridendo, le porgeva un fazzoletto. << Grazie... per il fazzoletto intendo >> sentendo queste parole l'uomo scoppiò in una sincera risata. Non capiva cosa ci fosse di tanto comico nelle sue parole, tanto che penso fosse qualcosa legato al suo aspetto, però quella risata aveva qualcosa di magnetico, come se non le fosse totalmente nuova. Suo malgrado sorrise e riprese a guardare fuori dal finestrino. Era così strano quello che stava provando, si sentiva come a casa eppure era sul treno con uno sconosciuto che le aveva detto si e no dieci parole. Ma chi era quest'uomo per farla sentire così? Aveva un'aria così familiare, ma no, certamente si stava ingannando la sua testa le stava giocando un brutto scherzo, negli ultimi cinque anni, da quando si erano conosciuti non aveva desiderato altro che averlo accanto, aveva sentito talmente tanto la sua mancanza che certamente ora quegli occhi la stavano ingannando. Sentiva il suo calore, era troppo vicino, le loro braccia si sfioravano appena, doveva andarsene da li, quanto mancava alla stazione in cui sarebbe scesa? Perché proprio oggi doveva fare questo viaggio?

  
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