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Autore: past_zonk    10/12/2013    1 recensioni
“O forse hai qualcos’altro da nascondere?” al deglutìo dell’altro non poté che pensare a quanto fosse divertente l’intera situazione.
Il biondo non rispose.
“John, mi annoio tanto…” disse, abbassando il tono - già baritonale - della sua voce.
“Ah sì?” la voce del biondo uscì fuori più acuta del previsto.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...Molto bene! Bellissimo! Questa è la mia prima fanfic nel fandom di Sherlock, sono molto imbarazzata, è una cagata colossale quindi perdonatemi, ma dovevo pubblicarla! (non prendetemi a pesci in faccia, io vi voglio bene çAç)... Dovevo pubblicarla perché non pubblico niente da una vita, e perché devo due risate alla mia cara Sara, visto che è il suo onomastico! U_U Why so serious gente?! HN IL FANDOM MI AMPUTERA' UN ARTO AFTER THIS I KNOW.
Pace e amore terrestri! 
eveyzonk.

 

 

 

 

"Pizza?"

 

 

 

 

 

 

Inspirò forte, ben cosciente di tutto ciò che lo circondava: il filtro, ingiallitosi precocemente a causa dei suoi tiri famelici; l’aria fredda che faceva risaltare la chiarezza di quel fumo altrimenti opaco; qualcuno - chissa chi - che aveva appena chiuso due rubinetti nel bagno, e che ora stava per uscire.
Due rubinetti.
Un lato della bocca di Sherlock s’alzò, quasi con cattiveria, un sarcasmo bruciante si stava già sedimentando sul fondo poco stabile della sua ipotetica anima. Anima? Pff.
Gettò la cicca dal balcone nello stesso momento in cui alzò un sopracciglio; pensò d’aver trovato un nuovo passatempo.
“John!”
Nessuna risposta.
“John, aiuto!!!”
“Sherlock!”
John Watson era un uomo di grande intrattenimento, coi suoi modi tanto sostenuti e controllati, e il detective aveva i suoi trucchetti, come implorare per finta aiuto.
“Prima o poi ti lascerò morire…” borbottò, accortosi del bluff, l’uomo appena giunto nella stanza disordinata, un ex soldato con un accappatoio decisamente troppo largo per lui.
“Qual è il problema?” chiese poi, acido, alzando un sopracciglio.
“Non saprei, John, perché non me lo dici tu?”
John deglutì. Musica per le orecchie dell'eccentrico investigatore.    “Nulla. Cosa dovrei dirti?”
Sherlock alzò per una frazione di secondo entrambe le sopracciglia.
“Sherlock, smettila di indagare anche su di me”
“Due rubinetti aperti. Stavi piangendo?” chiese casualmente, una scintilla di preoccupazione nella sua espressione.
John strinse le labbra, guardando in basso, verso sinistra.
Imbarazzo.
“O forse…” continuò il moro, chiudendo gli occhi a due fessure.
Atteggiamento scostante, spossato, stanco, oserei.  L’accappatoio, quello più largo. I capelli asciutti. Niente odore di dopobarba, bensì un odore forte…
“Oooh,” Tutto chiaro.
John si pizzicò il ponte del naso con il pollice e l’indice, “Sherlock risparmiami,” le orecchie dell’uomo erano già rosse di imbarazzo.
Il detective valutò per un attimo se lasciarlo in pace, ma ben presto constatò di non poter fermarsi lì.
“Ho interrotto qualcosa?” chiese, mantenendo appositamente un tono casuale.
John si schiarì la voce, lo sguardo ancora verso il pavimento, “No,” disse incerto.
Lentamente, Sherlock fece un solo passo avanti, divertito dallo sguardo immediatamente  intimorito dell’altro.
“Seriamente,” disse, una nota d’ironia nel tono “Rubinetti? Due? Per una sega? Mi hai preso per il Grande Fratello?”
“Forse…”
“Una sorta di voyeur?” un altro passo.
“Non mi stupirebbe”
Sherlock sbuffò, “Non ho certo bisogno di questi metodi, io, per sapere quello che fai…”
“Non si sa mai…”
Il volto del dottor Watson  era paonazzo, le mani strette, l’una nell’altra, le braccia lungo il busto, le labbra serrate. Aveva i calzini ai piedi.
“O forse hai qualcos’altro da nascondere?” al deglutìo dell’altro non poté che pensare a quanto fosse divertente l’intera situazione.
Il biondo non rispose.
“John, mi annoio tanto…” disse, abbassando il tono - già baritonale - della sua voce.
“Ah sì?” la voce del biondo uscì fuori più acuta del previsto. L’investigatore fece un paio di passi avanti. Era vicino…
“Beh, io vado a vestirmi, p-potremmo andare a-a indagare d-dopo...”
“Indagare?”
“N-no. Su cosa?” ridacchiò nervoso “Che, che stupido”
Sherlock trattenne una risata mordendosi un labbro.
“Volevo dire, p-potremmo mangiare f-fuori”
“Alle cinque e mezza?”
Sherlock fece un altro piccolo passo. Lo sguardo di Watson s’era alzato; dal parquet era passato alla bocca dell’altro.
“Già. Io…” schioccò le labbra, osservando l’espressione impassibile del più alto, un’espressione fredda e calcolatrice, che eppure lo scuoteva nelle viscere, lo spaventava, e, in qualche modo, lo...eccitava “C-credo…”
“Sì?”
“Che andrò a vestirmi,” ma rimase lì fermo, sotto lo sguardo derisorio di Sherlock.
“Certo, vai pure”
“Oppure,” mormorò piano, avvicinandosi impercettibilmente, lo sguardo ancora fisso sulle labbra dell’altro.
John, Dio mio, è Sherlock, John riprendi il controllo. John!
Bastò il palesarsi del mezzo sorrisetto sardonico del moro per riportarlo alla realtà. Con un passo nervoso s’allontanò. Senza rendersene conto aveva trattenuto il respiro, ed ora quasi ansimava.
“Pizza?” chiese il detective, dopo una ragionevole pausa, totalmente tranquillo, senza prendersi direttamente gioco di lui, senza fare nessun riferimento a quanto accaduto, in modo da poterne uscire totalmente innocente.
Come se non avesse iniziato lui a giocare con me.
Dio, quanto lo irritava!
“Sì, come no…” disse acido, voltandosi e camminando, un po’ goffo, verso la camera da letto.
Sherlock sbuffò, scuotendo leggermente la testa.
John Watson era davvero un intrattenimento assicurato.
 

 

   
 
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