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Autore: Ningen    10/12/2013    2 recensioni
Le foglie cadevano lente, e pigramente si posavano al suolo, senza fare rumore.
E allora cos'era quello scricchiolio, nel bel mezzo di un bosco, a novembre inoltrato?
Un animale, forse. Un uccello, chissà.
Incurante di chi fosse la presenza, restava sempre lì, fisso, seduto su quella roccia a fissare le profondità del bosco del pomeriggio tormentandosi la corda fra le mani.
Cadde una goccia. Di acqua? Del suo sangue? Poco importava. Ormai i ricordi lo avevano semplicemente svuotato. Chi fosse lui, era difficile dirlo. Qualcuno poteva aiutarlo?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Finnick Odair, Peeta Mellark
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Incessantemente, stava fissando quel punto nel vuoto; senza un perché o con qualcosa che spingesse a farlo. Semplicemente, come si sol dire, si era incantato. Una fitta alle mani lo portò a guardare verso il basso. Il pezzo di corda era ormai macchiato di rosso, e le mani gocciolavano perle rosse. Rosse, come il tramonto. Finnick batté le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco, poi fece una sottile smorfia di dolore. Decise che doveva effettivamente pulirsi le mani, che continuava a torturare con quella dannata corda consunta.
“Arriverò all’osso se continuo così.” Si disse. Ma chi se ne frega, in fondo. Si recò al più vicino ruscello, che sembrava essersi vagamente ingrossato, date le ultime piogge. Dopo essersi sciacquato le mani, pensò che potesse essere una buona idea tornare a casa, data l’ora, ma qualcosa lo fermò dall’incamminarsi verso la sua dimora.
“Hey, Odair.” Disse una voce dietro di lui.
Quando si voltò vide un ragazzo: vagamente più basso di lui, con i capelli biondo cenere e gli occhi azzurri. Inconfondibile.
“Oh, Peeta, ciao…” Rispose.
“Che ci fai qui, da solo, nel bosco?” Chiese il primo.
“Oh, nulla, stavo” si nascose la corda e le mani ferite dietro la schiena “pensando in silenzio.”
“Oh, che bel posto che hai scelto. Ti va di accompagnarmi per una passeggiata?” Chiese Peeta.
“… con molto piacere.” Rispose Finnick.
Raggiunse in fretta Peeta, quasi ansioso di non volerlo perdere di vista. Iniziarono a camminare, in silenzio. Peeta manteneva lo sguardo basso, sotto la linea dell’orizzonte, con una specie di mezzo sorriso in volto.
‘Sta arrossendo?’ Pensò. Ma no, era soltanto il freddo che probabilmente aveva fatto apparire quello sprazzo di rosso sul viso, oppure aveva le guance così di natura? Non se lo ricordava, come tante altre cose.
“Come mai eri qui?” Chiese Finnick.
“Adoro i colori dell’autunno. Mi andava solo di farmi un giro.” Replicò pronto, quasi avesse sentito da prima la domanda.
Finnick stava invece guardando in alto, scrutando attraverso le fronde degli alberi in lontananza, cogliendo il cielo azzurro sul punto dell’imbrunire, anche se le fronde non erano nemmeno più tanto piene di foglie.
“Adoro questo suono.” Disse Finn, senza averne idea.
“Che suono?” Chiese.
“Quello delle foglie secche d’autunno.” Rispose.
“Davvero? Anche a me. Mi dà un senso di… tranquillità.” Il pescatore sorrise, e il panettiere gli venne dietro.
Finnick ad un tratto si rese contro che aveva ripreso la corda. Si sbrigò a ficcarsela in tasca alla rinfusa, e ritornò a guardare il cielo.
“Hey, Mellark. Sai che hai gli occhi dello stesso colore del cielo?” Osservò.
“E tu sai che ce li hai dello stesso colore del mare?” Puntualizzò l’altro, sorridendogli.
Finnick iniziò a sentire qualcosa che gli martellava dentro, all’altezza dello sterno. Si rese anche conto che aveva le orecchie in fiamme e le guance paonazze.
Cercò silenziosamente di darsi di nuovo un contegno, e parve quasi che l’altro non apprezzò troppo. Ma forse era solo una sua impressione.
“Hey, Odair…”
“Finnick va benissimo, stai tranquillo.”
“Finnick, scusami” si corresse “come stai messo in amore?”
Si rivolse a lui con un tono quasi ironico, ma con un sorriso sincero sulle guance.
“Ah, non c’è nessuna fortunata per ora.”
“E senti… potrebbe esserci mai un fortunato?”
Finnick si girò per guardarlo con gli occhi sbarrati, preso alla sprovvista da quella strana domanda. Peeta distolse lo sguardo imbarazzato, e rimase in silenzio a camminare.
“Sinceramente, non saprei. Forse, chissà…”
Si prese una lunga pausa per prendere fiato, e poi riprese:
“Perché me lo chiedi?”
Peeta scivolò in una situazione di imbarazzo palese, che però cercava di nascondere.
“Hey, Mellark”
“Peeta.”
“Peeta. Dimmelo e basta, no?”
Il panettiere sembrò indugiare di fronte a quella domanda retorica, alla quale sarebbe stato molto difficile rispondere altro se non il vero motivo della sua precedente richiesta.
Finnick aspettò per un attimo quella domanda, ed aprì la bocca per dire qualcosa, quando fu zittito dalle parole dell’altro ragazzo.
“Beh… ti trovo carino…” Disse imbarazzato con un sorriso increspato dal timore e la voce spezzettata dalla confusione.
“In che senso ‘carino’, scusami?” Ridacchiò Odair.
“Carino nel senso che… affascinante…” Rispose timidamente Peeta, che sembrava volersi sotterrare.
Finnick distolse lo sguardo, infilò le mani in tasca arricciando la guancia per il pizzicare dei palmi scorticati e tornò a guardare il cielo.
“Me lo hanno detto in troppi, Peeta.” Disse.
  
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