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Autore: M4RT1    10/12/2013    2 recensioni
654 parole | Finnick | Missing Moments | Catching Fire
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"Sei stato quello forte per troppo tempo, ti dici. E non è servito: l’hai persa, Finnick, e l’Hovercraft non farà marcia indietro per recuperarla al Distretto Quattro."
I pensieri di Finnick dopo l'Edizione della Memoria.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quanto tempo è passato dall’ultima volta che hai pianto? Non lo sai.

Sai solo che ora è arrivato il momento di ricominciare, perché è l’unico sfogo che ti è permesso.
E così te ne stai steso, in silenzio, sopportando il dolore e asciugandoti le lacrime che scendono lentamente dai tuoi occhi.

Sei stato quello forte per troppo tempo, ti dici. E non è servito: l’hai persa, Finnick, e l’Hovercraft non farà marcia indietro per recuperarla al Distretto Quattro.

Accanto a te, senti che anche Katniss si sta agitando. Si gira e si rigira nel letto, producendo un rumore che in ogni caso ti impedirebbe di dormire. Già, anche lei ha perso qualcuno.

“Katniss, mi dispiace” mormori con voce roca, la stessa con cui hai supplicato Haymitch di portarti al tuo Distretto, a prenderla. La stessa con cui gli hai urlato contro quando ti ha detto che, probabilmente, Capitol City era arrivata prima.

Come sempre, d’altronde. Come con gli altri Tributi.

“Avrei voluto tornare indietro a prendere lui e Johanna, ma non riuscivo a muovermi “ continui, solo. Non ti importa che ti ascolti, vuoi solo fare chiarezza con te stesso. Vuoi ricordarti che non è colpa tua, se loro non sono accanto a voi. Se Johanna, la tua amica, la tua collega, la ragazza che ha usato un’ascia per vincere gli Hunger Games, ora è indifesa contro un branco di Pacificatori.

Katniss non ti risponde. Non le importa, forse. Ti chiedi se tu faresti altrettanto, se i ruoli fossero stati inversi.

“Lui è messo meglio di Johanna” riprendi. Non sai perché lo stai dicendo, se per consolare lei o per evitare di convincerti del contrario. “Capiranno abbastanza in fretta che non sa niente”. Dovrebbe essere una consolazione, ma poi ti rendi conto che non è così, che la tua flebile speranza di rivedere Annie è poggiata su qualcosa di ancora più fragile.

“E non lo uccideranno, se pensano di poterlo usare contro di te”

Ecco, l’hai detto. Hai definitivamente spezzato quel filo sottile che ti teneva ancorato al ricordo di un’Annie felice, per quanto potesse esserlo dopo gli Hunger Games.

“Come esca?” ti chiede Katniss. Non c’è tristezza, o forse sì, ma è mascherata da un sentimento peggiore. Rabbia, forse, e sarcasmo. “Come faranno con Annie, Finnick?”

E insieme alla speranza crolli anche tu. Crolla il tuo mondo, al pensiero che la paura della tortura non appartenesse solo alla tua immaginazione. Che anche gli altri la pensino come te.

E piangi, piangi davvero. In silenzio, singhiozzando, asciugandoti le lacrime con le mani bagnate da altre lacrime, più veloci, più amare. Cerchi di calmarti, tiri su col naso, ma poi il terrore torna a impadronirsi di te e tu sei di nuovo rotto dal pianto, senza nemmeno la possibilità di recuperare un fazzoletto dal comodino. Sei inchiodato al letto dalle flebo e dalle manette di ferro; forse temono che tu possa fare qualcosa di stupido, come Katniss.

Tipo prendere una siringa vuota e ucciderti. Se tu morissi, magari la lascerebbero andare, o la ucciderebbero, evitandole sofferenze inutili.

“Vorrei che fosse morta” mormori, rivolto al soffitto. Non vuoi che Katniss ti risponda, che ti capisca, vuoi solo liberarti di quel pensiero. “Vorrei che fossero tutti morti, noi compresi. Sarebbe meglio”.

Lo sarebbe davvero? Non ne hai idea.

Ma il pensiero della tua Annie seduta in un angolo di una stanza vuota, le mani sulle orecchie e la bocca aperta in muto urlo di terrore, è troppo forte per farcela. Per rimanere così, inerte, debole, stordito dalla scossa e dai medicinali.

Eppure è esattamente questo che fai.

Sei impotente, per la prima volta nella tua vita. Sei solo.

Perfino Johanna non ce l’ha fatta. È una battaglia inutile, la vostra. Siete come Ercole che combatté contro l’Idra, la creatura mitologica con nove teste che raddoppiavano a ogni tentativo di mozzarne una.

Sconfitti. Perdenti. Tributi non meno di quelli dell’Arena.

Sconfitti. Perdenti.
Sconfitti.
  
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