Fanfic su artisti musicali > Blink-182
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Autore: RiceGrain    11/05/2008    3 recensioni
Cosa succede se in un assolato pomeriggio di agosto arrivano i nuovi vicini? E cosa succede se quella che sembrava essere una noiosissima estate all'improvviso si trasforma in un'avventura incredibile? Josie ancora non sa che la sua vita sta per prendere una svolta decisamente incredibile...fanfic che vorrebbe pretenziosamente raccontare le origini di quel gruppo di cazzari californiani noto al mondo come Blink 182
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Capitolo 1

 

Era uno dei giorni più assolati dell’estate. Non c’era un alito di vento e le foglie sui rami se ne stavano così immobili da sembrare finte.

Me ne stavo seduta sul portico di casa per finire i compiti d’inglese, ma era davvero un’ardua impresa con quel caldo.

Ogni cosa sembrava fatta apposta per distrarmi; i bambini che passavano ridendo in bicicletta, il chiacchiericcio sommesso della Tv in cucina, le risatine di mia sorella Ashley che giocava nella piscinetta sul retro…

Chiusi di scatto il libro, innervosita da tutta la situazione e decisi di andare da Jen.

Di studiare per quel giorno, non se ne parlava.

Improvvisamente una macchina che si fermava stridendo davanti alla casa accanto alla mia, mi fece alzare gli occhi incuriosita.

Dopo qualche secondo, una donna dai capelli biondi aprì la portiera e uscì sul marciapiede, voltandosi verso quella che era stata la casa dei Johnson, i miei vecchi vicini.

“Vuoi vedere che sono i nuovi vicini?” mi chiesi con un pizzico di euforia.

Adoravo le novità, e soprattutto adoravo la prospettiva di poter avere finalmente altre persone con cui scambiare quattro chiacchiere, invece che sempre e solo la povera vecchia signora Claw dall’altra parte della strada.

Mi alzai in piedi e mi diressi verso il cancello, curiosa di vedere che tipi fossero.

Un ragazzo dai capelli spettinati e con le cuffie del lettore CD nelle orecchie, stava trafficando con degli scatoloni nel bagagliaio della macchina.

“Mark dammi una mano con le scatole più grandi!” esclamò la signora di prima che intanto si era avviata nel vialetto d’ingresso.

“E’ quello che sto facendo mamma…” rispose lui visibilmente seccato.

“Anne puoi alzare il culo e venire ed aiutarmi?” continuò poi rivolto a qualcuno ancora dentro la macchina.

Qualche istante dopo una ragazza che doveva avere più o meno la mia età, si sbattè con noncuranza la portiera alle spalle e sbuffò.

“Sei proprio un rompicazzo…”

“E tu una sfaticata”

“Dio se ti odio!”

“Posso darvi una mano?” mi intromisi io cercando di apparire il più cordiale possibile, aprendo il cancello e raggiungendoli sul marciapiede.

Tutti e due si voltarono e mi squadrarono da capo a piedi.

“Sono Josie!” mi affrettai a presentarmi tendendogli la mano e dopo qualche secondo Mark me la strinse, senza smettere di fissarmi con quell’espressione incredula.

“Mark…” disse.

“Anne…” gli fece eco la sorella, stringendomi la mano a sua volta.

Sorrisi prima di aggiungere “Allora…posso darvi una mano?”

“Oh..non preoccup-“ cominciò Mark ma venne subito interrotto da Anne che mi piazzò tra le mani uno scatolone gigantesco.

“Puoi lasciarlo sul portico, ci penseranno quelli dei traslochi a spostarlo…quando si degneranno di arrivare…”

Poi prese una scatola e si avviò dietro a sua madre.

“Così vi trasferite qui…” chiesi a Mark mentre facevamo avanti e indietro dalla macchina al portico.

“Eh già…”

Non era di molte parole, sembrava un ragazzo abbastanza introverso ma mi piaceva comunque.

“Dove stavate prima?”

“Washington…”

“Ah capito. Forse ci metterai un po’ ad abituarti allora qui a San Diego…ti mancherà la pioggia” risi e lo guardai.

Anche lui sorrideva “Beh…direi che non ci metterò così tanto…prima stavamo a Ridgecrest…poi i miei si sono divisi e noi siamo andati con mio padre a Washington mentre mia madre è rimasta in California…”

“…e adesso tornate dalla mamma?”

“Più o meno…storia lunga…”

Chiacchierammo un altro po’ mentre finivamo di scaricare la macchina e quando esausti lasciammo cadere l’ultimo scatolone sul vialetto ormai stracolmo, si era quasi fatta sera.

“E quello cos’è?” feci indicando una custodia di uno strumento musicale appoggiata sui gradini della veranda.

“Il mio basso…” fece lui, quasi vergognandosi.

“Maddai! Tu suoni?”

“Da quando avevo 15 anni…ho dipinto tutto il garage di mio padre per averlo” alzò lo sguardo su di me e mi sorrise.

“Lo sognavo anche la notte…era diventata un’ossessione…”

“E hai una band?”

Se c’era qualcosa che mi affascinava, quelli erano i musicisti.

La sua espressione si incupì improvvisamente.

“Avevo…i The Attic Children…l’ho dovuta lasciare per venire qui…”

“Dio sarai incazzato, allora….”

“Da morire! Sognavo di farcela ed ero quasi convinto che sarebbe stato possibile dopotutto…”

“Hey…siamo in California…tutto è possibile qui!” gli sorrisi e notai per la prima volta l’azzurro intenso dei suoi occhi.

Prima di allora non avevo mai visto tanta dolcezza in uno sguardo.

“Ragazzi, che ne dite di una limonata?” esclamò la voce di sua madre dalla porta di cucina.

Alzammo lo sguardo e le sorrisi cordiale.

“Ciao” fece lei “Tu chi sei?”

“Salve! Sono Josie…la vostra nuova vicina! Ho dato una mano a Mark ed Anne con le scatole…spero non le dispiaccia!”

Lei mi sorrise felice.

“Oh tesoro…vorrai scherzare! E’ stato molto carino da parte tua…ti va una limonata? L’ho appena fatta!”

Annuii sorridendo e non appena varcai la soglia di casa e fui investita dall’odore delle pareti verniciate di fresco, fui invasa da un nuovo sentimento.

Sapevo che avrei sempre potuto sentirmi a casa con loro.

“Oddio è tardissimo!” esclamai non appena posai il bicchiere vuoto sul tavolo.

“E’ meglio che vada”

Carrie, la mamma di Mark, mi sorrise “Torna pure quando vuoi! Sei la benvenuta!”

Io la ringraziai e lei aggiunse “Mark accompagnala alla porta!”

Tentai di nascondere una risatina alla vista di Mark che sbuffava e si alzava dal tavolo.

“Mi comanda ancora come se avessi 5 anni…” mi disse poi, una volta che fummo alla porta.

Io risi “Oh beh…non hai mai visto mia madre!”

“Già…credo sia un tratto caratteristico di tutte le mamme. Comunque sia…grazie per tutto”

“Grazie a te…sono contenta che siete arrivati voi!” feci io.

“Oh a proposito…stasera c’è una festa a casa di un mio amico…tu ed Anne dovreste venire! Così cominciate ad entrare nel giro”

Mark annuì “Grazie…ma non so se avrò molta voglia. Magari Anne…lei adora le feste…”

Abbassò lo sguardo a guardare il pavimento

“Ok…” feci io con circospezione “Allora passo a prenderla dopo…facciamo alle 9?”

“Glielo dirò…”

Aprii la porta e saltellando tornai a casa.

Forse dopotutto, la fine dell’estate non sarebbe stata tanto noiosa.

   
 
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