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Autore: Nichigin    11/12/2013    1 recensioni
Una vera lady deve sorridere circondata da tutto ciò che è bello, come nella filastrocca di Mother Goose.
[Lizzie centric]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Meirin, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Una vera lady deve sorridere circondata da tutto ciò che è bello, come nella filastrocca di Mother Goose.”
Un tempo Elizabeth pensava che sarebbe diventata esattamente così. Avrebbe dovuto saperlo, che sono molti di più i sogni destinati a infrangersi di quelli destinati ad avverarsi.
Aveva accettato lo sconvolgimento del suo mondo senza mostrare una sola esitazione. Il suo sorriso angelico era rimasto identico, ma dal suo universo di bambina erano scomparsi zucchero e cannella e tutto ciò che è bello, per lasciar posto a scarpe col tacco basso, una spada e uno sposo da difendere.
Elizabeth amava Ciel. Non avrebbe potuto fare diversamente, era unicamente per quello che era nata. Per proteggere il suo promesso da un compito più grande di lui; ma facendogli credere di essere lei, la lady bisognosa di aiuto e protezione.
Perciò sorrideva e indossava graziosi abiti, sperando di ricevere un giorno dal suo futuro sposo lo stesso amore che lei era pronta a donargli.
- Ciel! Ciel! Non credi che questi narcisi siano adorabili?
Elizabeth non parla, lei trilla, cinguetta, come quel pettirosso posato su un albero del giardino di Villa Phantomive.
- Sì, Lizzie. Puoi coglierne uno, se vuoi. - Ciel non le riservò troppa attenzione, stava facendo segno a Sebastian di chinarsi per sussurrargli all'orecchio qualche ordine. Anche quello era un fatto cui lei aveva smesso di pensare, che un uomo sconosciuto conoscesse più segreti di Ciel che la sua futura sposa.
Elizabeth si piegò in avanti a cogliere il più bello tra quei fiori, senza dimenticare di sfilarsi il suo guanto destro per non rischiare che si sporcasse con il terriccio. Si era appena rialzata con il suo prezioso tesoro – aveva deciso immediatamente che l’avrebbe regalato a Ciel, la sua stanza aveva bisogno di un po’ di colore – quando sentì la voce di Mei Rin alle sue spalle: – Mi ha chiamato, signol-eeeeeeek!
Fece appena in tempo a girarsi per vedere la cameriera in caduta libera che si precipitava verso di lei. Si scostò il più velocemente possibile, ma inciampò nella gonna e non riuscì a evitare del tutto lo scontro. Sebastian, da bravo maggiordomo impeccabile, si precipitò a soccorrerla e l’afferrò poco prima che cadesse a terra.
Lizzie si allontanò da lui con un falsissimo sorriso di ringraziamento, e si lisciò il vestito, fin troppo provato da quella passeggiata. Solo allora il suo sguardo cadde sul suo guanto di pizzo, che non aveva rinfilato. Ora giaceva nel fango del vialetto, a poca distanza da Mei Rin, che non era stata fortunata quanto lei ed era caduta di faccia sul terreno.
La cameriera si rialzò, massaggiandosi la fronte, e raccolse il guanto da terra, per poi porgerlo alla piccola lady. – Mi dispiace moltissimo…
- Non ha importanza, Mei Rin. – replicò Lizzie con un sorriso gentile, riprendendolo e controllandone i danni. Era per metà imbrattato di fango, e il delicato ricamo a fiori era irrimediabilmente rovinato.
In quel momento Ciel lanciò un’occhiata allo strano quadretto, e vedendo il guanto tra le mani di Lizzie commentò distrattamente – È un vero peccato. Era così grazioso.
E a Elizabeth venne improvvisamente da ridere. Era davvero esilarante, che il suo futuro sposo definisse con una tale precisione quello che le stava accadendo, riferendosi a un inutile pezzo di stoffa. – Già – mormorò – È un vero peccato che ora sia così sporco.
Sotto gli sguardi stralunati di Ciel e dei servitori, Lizzie s’infilò di nuovo il guanto e rivolse loro un enigmatico sorriso. – Devo pur farci l’abitudine, non trovi Ciel?
Per la prima volta, Elizabeth si chiese quanto sarebbe stata davvero sporca, dopo qualche anno di quella vita. Scacciò velocemente il pensiero.
Lizzie non era stupida. Aveva capito fin da subito cosa comportava essere la moglie del cane della Regina. E sapeva perfettamente che l’unico modo per sopportare quella vita era, ancora una volta, fingere di essere un angelo che non sa nulla.
Proprio come quand’eri bambina, non è vero, Lizzie?”


Esercizio di scrittura che più random non si può, regalino della mia beta Hollyhock (adesso ti becchi la dedica così devi pure recensire, t'oh >.<)
Spero che vi piaccia <3

 
  
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