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Autore: OrangeTange94    11/12/2013    1 recensioni
"Un’idea improvvisa mi balena in mente e devo correre fuori, nel bosco.
Devo provare che si può rinascere, che si può ricominciare da qui.
Mi affanno fino a che non le trovo, le primule. Per Prim. Per Katniss. Per la mia famiglia. Per me.
Voglio piantarle vicino a casa sua, perché anche Katniss sappia che si può rinascere e che io ci voglio provare, ma sono solo e mi serve una mano."
dal testo
Genere: Drammatico, Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ripartiamo da qui

 

Katniss

 

“Deve incanalare il dolore in qualcosa di produttivo”.

 

Incanalare il dolore. Fare qualcosa di produttivo.

Inutili frasi sconnesse erano recepite dalla mia mente in maniera totalmente passiva.

 

“Deve elaborare il lutto”.

 

Lutto? Non c’erano stati lutti. Nessun lutto. Nessun cadavere su cui poter piangere.

Brandelli di carne sparsi sull’asfalto. Sangue. Non c’era nulla da poter rimpiangere.

Dove stavano i suoi occhi vivaci, il suo atteggiamento da donna vissuta, le rughe che solcavano i tratti del suo viso, ancora puerile.

 

“Si rifugia in un diniego totale della realtà”.

“Diniego, dici?”.

“Si, la sua mente rifiuta la realtà, la respinge, la evita. È come se avesse tirato su una barricata per non impazzire. Si nasconde dietro un muro e nega la realtà a tal punto da credere che tutto questo veramente non sia successo”.

“Pensi sia irrecuperabile, Aurelius?”.

 

Guardavo i loro volti. Leggevo l’ansia sull’uno, il disinteresse nell’altro.

Non riuscivo a capire cosa volessero, perché insistessero per avere informazioni da me. Non avevo nulla.

La scintilla che avevo acceso aveva finito per dar fuoco anche alla mia carne.

Sentivo il dolore ribollire caldo nelle vene e vomitavo sguardi apatici, privi di qualunque espressività, rifugiandomi in ciò che rimaneva ancora mio: un regno sconquassato dal dolore, lande abbandonate che neanche una Ghiandaia sorvolava più; la mia testa era ormai un turbine disordinato di emozioni piatte, che mi sforzavo di annientare lentamente, un poco alla volta.

Così sparivano gli alberi, si dissolvevano i ricordi, la caccia, mio padre e mia madre, si dileguavano gli animali, terrorizzati dall’oscurità incombente, si disperdevano le stupide paure di una stupida ragazza del Distretto 12, costretta a vivere di stenti, a stringere i denti, a nascondere le piaghe.

E svanivo anche io. Ero sfumatura di qualcosa che forse sotto non è più nulla.

Ero inchiostro sbiadito, che, però, né fuoco né acqua erano riusciti ad eliminare del tutto; così toccava a me il compito più difficile: cancellarmi gradualmente, irretire le mie difese, ammansire la bestia che ero sempre stata.

 

“Non risponde agli stimoli”.

“C’è qualche possibilità che la lasciate andare?”.

“Posso provare a dimostrare che la ragazza sia mentalmente instabile. Se darà prova di essere innocua, potrebbe darsi. Non assicuro niente, Haymitch”.

 

Lasciarmi andare? No, vi prego. Non vivere ancora. Non c’è più vita. Non c’è più niente.

Solo brandelli di carne, che popolano i miei sogni ogni notte, che mi ricordano ogni giorno la mia umanità, la mia limitatezza, i miei sbagli.

 

Lei non c’è più, come me.

Ci sono solo lembi di carne, sangue, niente.

Nessun cadavere. Nessun corpo a cui poter implorare di aprire gli occhi.

Nessun cadavere da guardare, su cui poggiare il capo alla ricerca di calore. Niente.

 

“Forse se potesse incontrare anche Peeta, solo per pochi minuti..”.

“No, Haymitch, mi dispiace. Non possiamo farlo. Sto già infrangendo le regole: non dovresti vederla neanche tu”.

“Non risponde agli stimoli perché non è affatto stimolata!”, Haymitch alza la voce, colmo di rabbia.

“Devo chiederti di uscire”.

“Sta morendo qui dentro!”.

 

Sto morendo qui dentro. Fuori c’è  la vita, Haymitch? Puoi assicurarmelo?

Si può vivere ancora, dice lui.

Dovrebbe saperlo che non è così, che se si prende fuoco, poi, ci si consuma, poi non resta che cenere.

Cenere è il cadavere inesistente di Prim, cenere è mio padre, cenere è il dolore di mia madre, cenere è l’amore negli occhi di Peeta.

Siamo tutti relitti di persone che non ci sono più; siamo passati attraverso fiamme e schegge di bombe che ci hanno reso dei mostri, che hanno deturpato ogni residuo di umanità sui nostri volti.

Loro, Haymitch, hanno distrutto l’indistruttibile, hanno strappato persino al dente di leone la sua fragilità e perfezione.

Dalla cenere non nasce niente.

Rassegnati, non c’è più nulla da salvare: per redimere questo mondo, forse, era necessario questo sacrificio.

Voglio e devo crederlo.

 

“Vedrò cosa posso fare”.

“Deve avere la possibilità di ripartire da qui, Aurelius, deve poter ricominciare”.

“Lo so, ora vattene, Haymitch”.

E lui invece si volta un’ultima volta verso di me: “tranquilla, dolcezza, ti tireremo fuori”.

 

 

Gale

 

Guardo le mie mani.

Sono grandi e forti, piene di tagli e piaghe.

Sono sporche, più le lavo e più mi sembra che restino sporche.

Ci sono macchie ovunque.

Strofino le dita fra loro, fino a consumare la pelle.

La carne è rosso vivo ora, eppure rimane il sudiciume, incastonato in ogni dove.

Sono sporco di sangue e terra, sono macchiato irrimediabilmente.

Mi attanaglia la consapevolezza della mia colpevolezza.

Sono diventato come loro, Katniss, come quelli che volevamo cancellare dalla faccia della terra.

Dovevi colpire me, con quell’ultima freccia che hai scoccato.

Non me ne sono reso conto ma alimentavo il fuoco che ti ha consumata; ero io a vivificare il tuo odio verso Snow; io, Katniss, sono stato colpevole di aver cercato solo la realizzazione della mia vendetta, di non essermi accorto di come tu morivi.

Non ti ho protetta.

Dovevamo fuggire, quando me l’hai proposto.

 

“Era tua la bomba?”.

“Non lo so. E non lo sa neanche Beetee. Ha importanza?”

 

Mento a me stesso, lo sappiamo entrambi. Ormai quelle fiamme che l’hanno arsa viva, che l’hanno resa cenere, anche tu credi siano nate dalle mie mani.

Vorrei provare che non sono stati i ribelli a lanciare i paracadute, ma non posso.

Vorrei essere quel Gale che ero, che tu amavi, che non avrebbe mai fatto del male a Prim.

 

“Prendermi cura della tua famiglia. Quella era la mia unica qualità”.

 

Sono stato un totale fallimento. Ecco perché fuggo, perché sono nel distretto 2.

Le lacrime cominciano a lavare le mie mani. Le mie lacrime.

Tu lo sai che mai ho pianto.

Finalmente vedo, con gli occhi gonfi e la vista annebbiata, che le macchie si cancellano al passaggio delle gocce salate del mio pianto e comincio a sentire la pace.

La pace, Katniss. Quella stessa pace che abbiamo ricercato per anni e mai pienamente guadagnato.

Ora, tra le lacrime, sento risorgere la mia umanità.

Io ho sbagliato, come te, come Peeta, come tutti.

Ci siamo lasciati sopraffare dai sentimenti, e questa è stata anche la nostra forza.

Ci ha tenuti aggrappati a un ideale fittizio di libertà.

Siamo stati fragili. Ci siamo distrutti con le nostre stesse mani.

Siamo stati umani.

 

 

Peeta

“So when I'm lying in my bed
Thoughts running through my head
And I feel that love is dead
I'm loving angels instead.
And through it all she offers me protection
A lot of love and affection
Whether I'm right or wrong
And down the waterfall
Wherever it may take me
I know that life won't break me

When I come to call she won't forsake me
I'm loving angels instead”

Angels by Robbie Williams

 

Io mi chiamo Peeta Mellark. Vengo dal Distretto 12. Il mio Distretto è andato distrutto.

La mia famiglia è morta nell’incidente.

 

Incidente.

Lo chiamano tutti così.

Le mie nocche diventano bianche mentre stringo lo schienale della sedia della mia cucina.

 

E’ stata lei.

 

Nella mia testa vedo una Katniss assetata di sangue, che si scaglia contro tutte le persone che mi ricordo del nostro Distretto. La vedo mentre uccide Madge, mentre colpisce con il suo maledetto arco mia madre e ride. È stata lei a privarmi di chi ero; lei ha tentato di uccidermi e forse è anche riuscita nell’intento.

 

NO!

Urlo con tutte le mie forze, non mi importa; chi può sentirmi?

Siamo soli. È un mondo di soli il nostro.

E io, io sono il più solo di tutti, perso in un limbo di cui non vedo l’uscita.

Sono un relitto abbandonato per sempre tra la menzogna e la verità, tra la vita e la morte eterna.

 

Le dita cominciano a dolermi sul serio mentre tento di far chiarezza tra i miei sentimenti.

Tento di soffocare l’odio.

Chi è Katniss?

Chi sono io?

Mi fidavo di lei. Il vecchio me si fidava di lei.

Il vero me si fidava di lei.

Diamine.

 

Forse sono diventato io l’ibrido, il mostro che distrugge ogni cosa.

In fin dei conti sono stato io a stringerle le mani attorno al collo, io ho tentato di ucciderla, io la odio, mentre lei mi guarda, e nei suoi occhi io vedo.. non saprei neanche cosa.

Vedo dolore, paura, rimpianto, cosa provi Katniss?

Tu non parli ma il grigio dei tuoi occhi urla.

 

Sembra che tutta la mia vita sia girata intorno a te.

Vedo notti e giorni, quadri e colori nella mia casa che mi raccontano di una persona che forse non c’è più e che credo ti amasse.

E tu...

 

“E tu mi amavi?”

“Tutti dicono di sì. Tutti dicono che è per questo che Snow ti ha fatto torturare. Per spezzare me”.

 

Oh se qualcuno potesse tirare fuori la confusione dalla mia testa!

C’è un solo unico ricordo che mi da pace, e non so perché ma mi fa sentire sicuro.

Sono poche parole che mi rimbombano in testa senza sosta, che mi fanno pensare che esista una verità, che esista un modo per uscire da questo tunnel:

“Resta con me”

“Sempre”.

 

Un’idea improvvisa mi balena in mente e devo correre fuori, nel bosco.

Devo provare che si può rinascere, che si  può ricominciare da qui.

Mi affanno fino a che non le trovo, le primule. Per Prim. Per Katniss. Per la mia famiglia. Per me.

Voglio piantarle vicino a casa sua, perché anche Katniss sappia che si può rinascere e che io ci voglio provare, ma sono solo e mi serve una mano.

 

 

 

 

 

Spazio mio:

Questa ff è solo una piccola e banale riflessione su quello che hanno potuto pensare e provare Gale, Katniss e Peeta in momenti diversi in seguito alla morte di Prim e all’uccisione della Coin. Non mi è molto piaciuto il totale isolamento di Katniss alla fine e quindi ho ipotizzato che Haymitch non la lasciasse totalmente sola.

Commentateeeeeeeeeeeeeee!!!! Mi farebbe molto piacere, davvero!!! Anche critiche sono ben accette (io per prima ne avrei almeno 3 o 4 da fare).

I ricordi di Gale e di Peeta sono delle frasi prese dal libro e il dottor Aurelius è realmente quello che controlla Katniss alla fine, per il resto è tutta farina del mio povero e banale sacco.

Angels di Robbie Williams mi ha praticamente ispirato tutto il pezzo dedicato a Peeta. Secondo me è perfetta!

Per lo stile... sono rimasta un po’ allo stream of consciusness..

Fatemi sapere=D

  
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