Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: hesperfect    11/12/2013    0 recensioni
Non avevo più speranze ormai, era impossibile. Ce l'aveva scritto in faccia tutte le volte che lo vedevo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tu, solo tu, sempre tu, davanti agli occhi.


Pensavo che sul serio l'avrei dimenticato. Che fosse una di quelle cotte che ti scivolano addosso, come se fosse acqua sotto la doccia. Lui era rimasto, come un tatuaggio sulla pelle. Eppure intorno a me c'era tanta gente nuova, da scoprire e da incontrare, ed avevo sempre lui nella mia testa. Come un'ombra che mi seguisse, attaccata ai miei passi, quasi come se mi stringesse le caviglie.
Non l'ho mai chiamato "amore" tutto questo, perché mi sembrava presto, perché mi sembrava inutile.
Nessuno mi ascoltava, e mi soffocavo dentro questo sentimento che mi rendeva immune davanti a qualsiasi altra forma di amore. A me bastava guardarlo per colorarmi una giornata. E se lui mi sfiorava con lo sguardo, casualmente, mi sentivo come se fossi protetta, come se una forza divina si stesse prendendo cura di me.
Poi non l'ho più visto. E speravo che davvero mi sarei riuscita a dimenticare dei suoi occhi, delle sue labbra e dei suoi capelli. Ma non è stato così. Lui è l'ossessione di tutti i miei giorni, a qualsiasi ora, minuto o secondo che sia. Anche se mi sforzo di non pensarlo, c'è sempre qualcosa che mi porterà ad avere la foto indelebile impressa nel cuore del suo viso davanti i miei occhi.

Ero in macchina con mio padre, un pomeriggio. Eravamo in giro. In un incrocio passa lui, con gli occhi fissi sullo schermo del suo cellulare, intento a leggere chissà cosa, con la luce che gli si rifletteva sugli occhiali. Volevo urlare. Iniziò a battermi il cuore così forte, inspiegabilmente. Fu un attimo che durò pochi secondi, ma che riuscirono a sconvolgermi nuovamente l'esistenza. Pensavo a quante volte avevo sorriso per causa sua, e a quante volte avevo pianto per causa sua. A quante volte mi fossi sentita inutile e all'altezza di nulla.
Lui era un sogno, un sogno che andava coronato.


22-05-2013


Pochi giorni alla fine della scuola.
Non avevo più speranze ormai, era impossibile. Ce l'aveva scritto in faccia tutte le volte che lo vedevo.
Mentre il suo sorriso sfavillava tra i suoi amici, le mie emozioni non erano nient'altro che accumuli di felicità andata a male. Perché si sa che quella felicità, la felicità di quando lo vedevo, non era nient'altro che una mia invenzione. Non potevo condividerla con nessuno perché nessuno mi avrebbe capita. Allora la trattenevo dentro me e automaticamente diventava felicità andata a male.
Lui era la mia felicità andata a male.
Lui.

Io che non avevo il minimo coraggio per rivolgergli mezza parola. Ricordo che una volta, senza volerlo, rivolsi la parola ad un suo amico. E solo pensare che quello lì era un suo amico, mi metteva i brividi per tutta la colonna vertebrale. Quel ragazzo che stava ascoltando la mia voce ed aveva gli occhi fissi su di me, pochi attimi prima ce li aveva fissi su di lui. Lui, quella scultura marmorea dipinta di perfezione.

Ma quando lo vedevo sorridere, sorridevo anch'io. Il suo sorriso mi metteva allegria, e mi sono sempre chiesta come fosse il suono della sua voce.
Proprio quel giorno, fuori scuola, ero con dei miei compagni di classe. Parlavamo tra di noi, dei prof, della fine della scuola, del "chissà se poi ci saremmo rivisti in estate". Arrivò lui e manco se il mondo avesse iniziato a girare nel verso opposto mi sarei svegliata da quell'incantevole sonno. Lui era una fottuta visione che riusciva ad incantarmi, era la mela di Biancaneve. Era la mia mela.
Parlava con gli amici e si guardava intorno di tanto in tanto, sorridendo come se gli andasse tutto bene, tutto a meraviglia.
Capivo che stava per andarsene quando si metteva il giubbino sulle spalle. Era solito passare dietro la scuola con uno dei suoi amici, quindi automaticamente dietro di me e i miei compagni. Quel giorno passò e le mie orecchie annullarono qualsiasi altro rumore che non riguardasse il suono della sua voce. Stavano parlando e non ne ho proprio idea di cosa, ma mi bastò ascoltare. Il cuore mi si riempì di gioia, come quando nasce un bambino, o ricevi una bella notizia. A me no, a me era bastato ascoltare il suono della sua voce. Voce che mi aveva coccolato i timpani, voce calda che avvolge e non lascia più.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: hesperfect