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Autore: yuli_94    11/12/2013    0 recensioni
Ragione e passione sono timone e vela della nostra vera esistenza.
Due famiglie legate da un unico destino , una morte improvvisa.
Un matrimonio combinato che farà sbocciare un amore proibito.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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- Michelle svegliati! Michelle!
Una fioca luce filtrava dalla piccola fessura di quella persiana color marmo , in gran parte la casa era buia, tranne nel salone , dove la signora Margot con aria sveglia sembrava molto indaffarata.
Percorrendo uno stretto corridoio in legno chiaro,  infondo si trovava una camera con le pareti rosa , i vestiti negli armadi erano disposti in ben ordine, ogni scaffale di quella libreria era riempito.  In mezzo alla stanza, c’era un letto a baldacchino.
Michelle iniziò ad alzarsi, si mise a sedere e si stropicciò i teneri occhi azzurri.
Raccolse i lunghi capelli  color sabbia in uno chignon, e subito si diresse verso il salotto.
Margot le schioccò un bacio sulla guancia appena  la vide, e continuò  le sue faccende.
           -Mamma, che ore sono? Chiese subito Michelle.
          - Sono le dieci meno un quarto signorina. Rispose la donna senza nemmeno voltarsi. Dopo quella risposta, a Michelle le  passò in testa uno strano pensiero, aveva un impegno quella mattina, ma non ricordava affatto di cosa si trattasse.. ma la cosa non la fece preoccupare più di tanto.
Marie, la sorella maggiore con tre anni in più entrò con aria serena. Si presentava sempre in ben ordine, la bellezza dei suoi folti capelli neri era nascosta da una retina argentata, che indossava tutte le domeniche.  Portava un vestito bianco, con qualche decorazione floreale, le arrivava sotto le ginocchia.
         -   Buongiorno sorellina! Disse a Michelle con aria allegra.
Ma ella non rispose poiché era troppo impegnata a spalmare la marmellata di frutti di bosco in una baguette.
Infine si presentò Vichy , la minore era la più sfacciata, amava con ardore tutto ciò che vi era  di proibito, si portava come una sedicenne, ma di anni ne aveva due in meno.
Le signorine Wiston sedevano intorno ad un tavolo quadrato, ricoperto da una tovaglia ricamata con delle rose rosse.
Intente a consumare la loro colazione, il signor Wiston  entrò nel salotto con una lettera in mano. Si mise a sedere a capotavola, e diede loro il buongiorno, le ragazze ricambiarono.
       -  Mie graziose fanciulle, iniziò Wiston.  Sono lieto di comunicarvi che presto vostra nonna compirà sessanta cinque anni, e ci ha invitati a passare un mese nella sua villetta ad Oxford.
Mentre pronunciava quelle parole, il gentil’uomo ripensò alla sua adorata Inghilterra, alle limpide sorgenti, alle montagne imponenti, i verdi prati e le colline in fiore.  A quei tramonti,  a quando le nuvole si accalcavano all'orizzonte rincorrendo il sole in una sottile linea rossa.
Le ragazze furono prese dall’agitazione, entusiasmo e meraviglia.
Il padre con voce pacata riprese :- Partiremo fra meno di una settimana. Vi prego di non farvi prendere dalla troppa agitazione, proprio come sta facendo vostra madre.
Scoppiò una lieve risata e subito dopo si precipitarono nelle loro stanze, per i preparativi.
Finalmente avrebbero di nuovo assaporato l’aria inglese dopo lunghi cinque anni.
L’ultima volta che si erano recate ad Oxford fu per il matrimonio della zia Margaret, l’unica sorella del signor Wiston, ma a differenza sua, quella donna era troppo vivace e snob. Le nipoti non l’ammiravano, forse perché era troppo dura e anche perché non aveva il senso dell’umorismo, cosa che nella famiglia Wiston era d’ obbligo.
Michelle era piena di gioia e tanta curiosità. Marie, era troppo preoccupata su quali abiti avrebbe dovuto portare, cercava di programmare tutti i posti in cui sarebbero andati abbinandoli al capo da indossare in  quell’occasione.
Vichy invece, vagava con la fantasia, su quanti bei gentil’uomini avrebbe potuto incontrare.
La signora Margot, una donna allegra, con una risatina stridula, le guancie paffute,  e gli occhi nocciola, sedeva nella veranda e sorseggiava un the.
Quella mattina si era svegliata all’alba dopo la notizia, essendo una donna molto organizzata, voleva preparare tutto con molto anticipo, per non rischiare di dimenticare la più banale delle cose.
L’estate era proprio alle porte, il sole era caldo, era l'estate di maggio,  con l’azzurro ormai sbiadito.
Le carrozze trainate dai vellutati cavalli formavano una melodia. Niente era paragonabile all’inverno, che fu molto gelido e portatore di tristezza.
Per i francesi l’Estate era  la stagione meta traguardo,  culmine delle loro speranze e sogni, e naturalmente dell’amore.
 Durante  quell’inverno  ci fu molta neve e un freddo assai crudo. Le vigne andarono distrutte.  Ma  si poteva comunque pattinare per mezza giornata in compagnia. Ma niente di paragonabile all’estate.
 
 
 
 Nel frattempo una fitta pioggia cadeva sopra l’Inghilterra, il cielo era di un grigio cenere.
Jack scriveva con aria ansiosa a suo padre che si trovava  in Svizzera, essendo un commerciante di stoffe pregiate.  Un uomo dallo sguardo molto cupo, il signor Darcy guardava le persone con disprezzo. Un tempo era povero, i genitori essendo dei modesti artigiani vivevano con poco. Darcy deriso da quella sua classe sociale, decise di diventare anche lui un ricco borghese. E lo diventò sudando molto, ma quella vita lo aveva troppo influenzato, tanto da diventare più sprezzante di coloro che lo erano fin dalla nascita. Nessuno era alla conoscenza di questo suo passato. Sposò la contessa Catherine Woodhouse, Catherine era una donna dall’apparenza innocente, ma dentro di lei fremeva un grande odio verso il marito. Non fu per volere suo sposare Darcy, ma per quello di suo padre che stava andando in rovina e concesse la sua mano all’uomo. Fu maritata all’età di ventitré anni, Darcy ne aveva dieci di più, però essa nutriva un amore segreto verso il cugino di secondo grado Peter, con due anni in più a lei.
La donna aveva un viso pallido dai tratti pronunciati, gli occhi azzurri e seri guardavano il in modo austero, la bocca piccola e sottile,.  La testa era sostenuta da un collo esile, la corporatura era mingherlina e delicata. I capelli biondi le ricadevano sotto le spalle. Come ogni donna ricca, paragonava le classi più basse a degli scarafaggi. La freddezza di Catherine non aveva uguali.
Proprio mentre Jack posò la penna d’oca sopra la scrivania, suo fratello minore Jason entrò nella stanza con una lettera.
Erano uno l’opposto dell’altro, Jack un ragazzo giovane, slanciato e dal fisico atletico. Il volto pallido, trasognato, era incorniciato da una massa di capelli neri spettinati. Gli occhi verdi infondevano fiducia e simpatia, le mani grandi e delicate. Una cosa che lo differenziava molto dalla sua famiglia era la mancanza  di pregiudizi verso le altre persone, sosteneva  che un uomo anche se povero sarebbe potuto diventare il più grande dei ricchi. Il destino non dipende da ciò che ti circonda, il destino l’uomo se lo crea.
Jason invece aveva il viso ovale, due occhi azzurri, la carnagione chiara, non aveva traccia di barba o di baffi, i capelli erano biondi. Con due anni in meno a Jack, sapeva bene ciò che la gente avrebbe voluto vedere, un ragazzo di buona famiglia, dall’umore volubile e molto estroverso.
Jason amava infinitamente i cavalli, infatti ne possedeva uno tutto suo, Amber Flame (fiamma ambrata) , nero come la notte, dedicandogli metà dei suoi pomeriggi , era un amico fedele, e sempre al suo fianco.
Infine c’era Lucy con un anno in più a Jack, quindi ventidue si poteva vedere in lei  la sosia di Catherine ma con vent’anni in meno.
Jack e Lucy condividevano idee diverse, proprio per questo non si sopportavano.
             - Jack, la signora Mary ti manda questa.  Disse Jason  con aria divertita  Jack fece subito una smorfia appena vide la busta color gelsomino, l’avrebbe riconosciuta tra mille lettere. Sapeva già cosa c’era scritto, si risparmiò il disturbo di leggerla.
Era la terza lettera in quella settimana che gli mandava la signora Mary, la migliore amica di Catherine. Aveva due figlie,  Kate e Megan .
Kate con tre anni in meno a Jack, sarebbe presto diventata la signora Forest.
La ragazza era bella agli occhi di Jack, ma non per il suo cuore,  per lui era la tipica civetta insignificante.
Kate sapeva bene che Jack non l’avrebbe mai amata, ma non le importava neanche. Vedeva solo i suoi soldi.
Il padre di Kate morì quando lei aveva solo tredici anni, era un uomo buono, benestante , possedeva due fabbriche, di porcellana, la più pregiata d’Oxford che aveva ereditato dal padre. Lavorava giorno e notte per dare il meglio alle sue figlie, che amava infinitamente.
Mary anch’essa era come lui, il loro era un amore vero, di quelli passionali che sarebbero durati per sempre, spezzato solo dalla morte. 
Ma le cose cambiarono la fabbrica fu data al fratello minore John, per seguire le orme della famiglia, ma lui era un uomo davvero egoista che non diede neanche la metà dei suoi guadagni a Mary, la donna dopo l’accaduto diventò crudele, fu influenzata molto dalle classi sociali, vendette tutti i beni che gli aveva lasciato il marito per fornire alle sue figlie degli abiti raffinati ed eleganti. Alcuni giorni soffrivano la fame, ma non lo davano a vedere. Le persone vedevano le signorine Fereston come si possono guardare delle ricche borghesi. Proprio per questo Kate era passibile all’amore di Jack, sarebbe stato un matrimonio solo d’interesse. Kate usava una maschera, e nessuno gliela avrebbe mai tolta.
Ma in cuor suo, lei sapeva che non sarebbe mai stata felice.. Avrebbe voluto sposare il suo vicino, un falegname che amava fin dall’asilo, essendo cresciuti insieme. Sapeva di appartenere più a quel mondo, dove ci si sposa perché lo desidera il cuore. Tutte le sere lei e Robert alle sette  si affacciavano alla finestra   si guardavano intensamente negli occhi ed immaginavano  una vita parallela, infine lui le soffiava un bacio.
Megan invece aveva un anno in meno alla sorella, lei preferiva stare alla larga dai borghesi, sua mamma la insultava, la rifiutava. Voleva solo che le sue bambine avessero un bel futuro, un marito che le avesse mantenute per bene. Ma la ragazza non condivideva affatto quell’idea, lei si sarebbe sposata per amore, anche se fosse stato il più povero di Oxford. E come darle torto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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