Sono al computer.
Ancora una volta.
Da una buona mezzora sto consultando i dati della polizia.
Noto con piacere che quei buoni a nulla faticano ancora a capire chi sia Kira veramente.
Questo mi rallegra.

Ryuk alle mie spalle mi fissa, senza mostrare alcun interesse per quello che sta facendo.
Credo che ormai ci abbia fatto l’abitudine.

E mio padre è ancora a lavoro.
Immerso nelle indagini su Kira. E’ da due mesi, ormai, che cerca di venirne a capo.
Se sapesse davvero…

Ho sempre considerato poco mio padre.
I dialoghi tra me e lui si limitavano al chiedersi a vicenda cosa si è fatto nella giornata. Forse, anche questo mi ha spinto, quel giorno, a raccogliere il Death Note.
Forse volevo dimostrare a mio padre quello che potevo fare, solamente scrivendo il nome di una persona su uno di quei fogli maledetti.
La mia aspirazione, dunque, era quella di sbigottire mio padre.
Di fargli capire che non sono affatto uno studente qualunque…

Io sono un Dio.

E lui, anche se ora non ne è consapevole, è solo una pedina della mia scacchiera.

Forse il Cavallo. O forse un semplice Pedone.

Ma, nonostante questo, rimarrà sempre un uomo succube del proprio lavoro.

E, sempre inconsapevolmente, succube di me.

Un suddito di colui che crede essere suo figlio. Invece, è tutt’altro che un ragazzo…

Cieco.

Io non sono tuo figlio.

Io sono Kira.