Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: IlariaJH    12/12/2013    11 recensioni
Appena tirata su, la colazione perde tutta la sua importanza. Non sento più l’odore di brioches e caffè. Non presto nemmeno attenzione al mio stomaco che continua a brontolare dalla fame. Sono seduta davanti all’attore per cui ho una cotta da quando avevo sedici anni. Sono seduta davanti a Josh Hutcherson.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: PWP
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Cannonball.

And now I will start living today,
Today, today I close the door.
I got this new beginning and I
Will fly, I’ll fly like a cannonball.
Lea Michele – Cannonball.

 
 
 

Ultimamente, decido mentre guardo la lancetta del tachimetro raggiungere numeri decisamente spaventosi, sto correndo un po’ troppo.
Passo con il rosso almeno due volte, strombazzando come una matta a chiunque vada più lentamente di me: ovvero tutti. Non ho mai amato andare troppo veloce, come se temessi di poter andare a sbattere contro un palo della luce alla prima occasione. Conosco fin troppo bene come gira la fortuna e, ormai è ovvio, il Sadico lassù non prova molto amore per me.
Nonostante tutto, però, continuo a correre.
Nella testa, immagini vengono sovrapposte e messe a confronto.
Ragazze bionde, mediamente alte, belle e sorridenti.
Ne ho conosciute e viste tantissime nella mia vita che rispettano queste credenziali, ma solo due di loro sono la stessa persona.
La persona che prima, sentendo l’opprimente bisogno di spezzare il cuore del mio “quasi fratello”, è scappata in Bolivia, e poi, sempre sentendo lo stesso opprimente bisogno, ha iniziato a uscire con il fratello che odiava mentre la sua ragazza, che sarei io, era in coma.
Lindsay. Una gran bella persona!
Scatta il semaforo rosso e, sentendomi in colpa per tutti quelli che ho già ignorato, inchiodo bruscamente facendo stridere le gomme sull’asfalto.
Spero per lei che non sia a casa di Josh in questo momento. Il solo pensiero di trovarmi quella bionda davanti mi manda il sangue al cervello. E spero che non sia in casa nemmeno Josh. La foto di loro due per mano è ancora impressa a fuoco nei miei ricordi e, infuriata come sono, potrei non rispondere delle mie azioni.
Il verde scatta e io pigio forte sull’acceleratore.
Gelosia. Mi sto crogiolando nella gelosia come se non ci fosse un domani.
«Maledetti!» sbraito, tirando un pugno sul clacson.
Non riesco a capire come sia potuta andare a finire così. Non riesco a capire come Josh abbia potuto tradirmi con la ex di suo fratello. Non riesco a capire più niente.
Accompagnata dall’ormai familiare stridio delle gomme sull’asfalto, parcheggio davanti a casa di Josh e, ricordandomi appena che forse dovrei spegnere la macchina, mi fiondo verso il portone d’ingresso.
Inizio a suonare il campanello, cercando di darmi un contegno, ma ottenendo solo di diventare ancora più nervosa. Tremo al pensiero di chi potrebbe aprirmi.
L’espressione corrucciata sul viso di Michelle, come se stesse decidendo il modo più doloroso per farmela pagare, mi torna in mente.
Per un momento, sono quasi tentata di correre via a gambe levate, ma il viso di Connor che spunta da dietro la porta mi trattiene.
«E’ una troia!» sbotto, prima di rendermi conto di quello che ho appena detto.
Non volevo essere così diretta. Insomma, è pur sempre la ragazza che ama e che ha aspettato nonostante tutto quello che era successo.
Lui mi guarda sconvolto.
Vorrei sotterrarmi, scappare via, chiedergli scusa in ginocchio per quello che ho detto ma… per quanto dura possa sembrare, ha bisogno di sapere la verità e, che io la condisca dei miei pensieri o meno, ormai conta poco: il danno è fatto.
Comunque, per non smentirmi, provo a riparare.
«No, insomma, non volevo dire così… è che, insomma, io… lei… Josh…» Connor, pazientemente, aspetta che io trovi le parole giuste. «Volevo dire che… ho trovato questa foto e poi… beh, mi sono ricordata la tua foto e, sai, mentre ero in coma lui… si, ecco…»
Mi rendo conto che il mio discorso non a senso, quindi smetto di farneticare e incrocio le braccia al petto. Mi vergogno talmente tanto che la rabbia che mi ha portata fino a qui a millemila chilometri all’ora è praticamente scomparsa.
«Hai finito?»  lui alza un sopracciglio cercando di nascondere un sorrisino divertito.
Annuisco senza guardarlo.
«Bene. Vuoi entrare?»
Annuisco. Poi, ripensandoci, scuoto preoccupata la testa.
«Lo prendo come un si.» adesso non tenta nemmeno di nascondere la smorfia divertita. «Magari davanti a qualche muffin riesci a concentrarti su quello che devi dire.»
Il mio stomaco approva la proposta e, guidata dalla fame invece che dal cervello, entro in quella che per mesi è stata anche la mia, di casa.
Un misto di paura e tristezza mi invade il petto.
Mi guardo intorno, come se da un momento all’altro dovesse spuntare Josh. Non voglio che mi veda qui. Dovrà già sopportare la mia vista per abbastanza tempo quando saremo nuovamente sul set assieme, senza che io mi faccia anche trovare a casa sua accusando la sua nuova ragazza di essere una… beh, quello.
Per questo motivo, mi fermo di botto nell’ingresso.
«Non voglio… non posso fermarmi.»
Mi concentro su quello che devo dirgli, senza farmi prendere da chissà quali emozioni.
Gli racconto della foto. Gli racconto di come subito non avevo riconosciuto Lindsay, e che solo in un secondo momento avevo collegato la ragazza mano nella mano con Josh alla stessa ragazza nella foto con Connor.
Lui mi ascolta. E più vado avanti con il racconto, meno riesco a leggere il suo viso. Di solito capivo quello che mi voleva dire dalle espressioni che faceva, adesso, invece, mi sembra di guardare in faccia un perfetto sconosciuto.
Quando smetto di parlare, chiude gli occhi. Fa un profondo respiro, come se pensasse a come rispondermi.
Poi, con mia grande sorpresa, scoppia a ridere.
Sta ridendo.
Sta letteralmente morendo dalle risate.  
«Hai sentito quello che ti ho detto, vero?» chiedo, sconvolta dalle sue ristate.
Lui quasi si strozza mentre, ancora ridendo, cerca di rispondermi.
«Mi prendi in giro, Connor?»
Scuote la testa, il viso rosso.
«Puoi gentilmente smettere di ridere e spiegarmi che ti è preso?»
Si batte un pugno sul petto e… ricomincia a ridere.
«Sei impazzito? Ti ho appena detto che la tua ex, la ragazza che ami, se ne va a spasso con tuo fratello e tu ridi?!»
Cerca di smettere ma non ce la fa.
«Connor, smettila! Io sono preoccupata per te.»
Prende un respiro profondo e, questa volta, riesce a trattenere le risate. «Mi dispiace che tu ti sia preoccupata tanto, e che il tuo amico Alex abbia spaccato il labbro a Josh solo per questo, ma…»
Dei passi al piano di sopra lo interrompono. Il mio primo pensiero va a Josh, il secondo a Michelle. Ma non è nessuno di loro due che vedo scendere le scale. Una ragazza mediamente alta, bionda, bella e… questa volta non sorride.
Lindsay mi guarda come se fossi una povera scema che non ha idea di quello che sta dicendo.
«… Io e il tuo ragazzo non andiamo decisamente d’accordo.» finisce la frase che Connor aveva lasciato in sospeso. Si stringe forte al mancorrente, ed è solo in quel momento che noto il problema. La sua gamba destra non c’è più. Una protesi di ferro la sostituisce da metà coscia in giù. Il ragazzo al mio fianco si muove per aiutarla, ma lei scuote la testa, decisa a fare da sola. «La base dove noi volontari abitavamo in Bolivia è stata distrutta. Sono rimasta un giorno intero con la gamba incastrata tra le macerie. Hanno dovuto amputare.» nota il mio disagio e fa un sorriso. «Ma tu non sei qui per questo, vero?»
Finalmente, scende dall’ultimo gradino. Mi guarda con decisione, perciò decido di non distogliere lo sguardo. Ma non rispondo.
«Josh è un’idiota, ma non ti avrebbe tradita nemmeno per tutto l’oro del mondo. Cosa che tu invece non hai esitato a fare, vero?» fa un mezzo sorriso, sembra che la situazione la diverta. «Quando sono tornata dalla Bolivia, ho capito che andarsene era stato uno sbaglio. E non solo per la gamba in meno. Avevo paura di aver perso Connor per sempre, non me lo sarei mai perdonata. Così ho messo l’odio da parte e ho chiamato Josh. Mi ci è voluto un sacco per convincerlo, perché non voleva staccarsi da te. Volevo parlargli per capire se potevo tornare.» lancia uno sguardo pieno d’amore al ragazzo accanto a lei. «In quella foto, che ha fruttato al tuo principe azzurro un meraviglioso labbro spaccato, sono scivolata su questo dannato affare di ferro e lui mi ha presa al volo. Non so perché stessi sorridendo, davvero. Mi dispiace di aver combinato tanti danni, volevo solo essere sicura di non aver perso l’amore della mia vita.»
Connor le stringe la mano, un gesto così semplice ma così pieno di sentimenti.
In questo momento, mi sento in colpa per tutte le cose brutte che ho detto e pensato su questa ragazza. «Mi dispiace di averti chiamata… beh, hai sentito.»
Lei sorride e il suo sorriso contagia anche me.
Sono contenta che Connor l’abbia aspettata, che adesso possano avere un futuro assieme. Ha fatto così tanto per me che, vederlo così felice, non può far altro che rendermi felice.
Tossicchio, guardandolo negli occhi.
«Qualcuno ha perso una scommessa, comunque.»
Si irrigidisce mentre Lindsay, al suo fianco, diventa curiosa. «Che scommessa?»
«Niente.» si affretta a risponderle, prima che lo possa fare io. Poi cambia discorso. «Qualcuno, invece, deve andare a scrivere il suo finale.»
Questa volta sono io che mi irrigidisco. «Il mio finale è già stato scritto un po’ di tempo fa, Connor. Sei rimasto indietro con gli eventi.»
Lui fa per rispondermi, ma la sua ragazza lo anticipa.
«Due persone che si amano così tanto non possono aver scritto un finale del genere.»
Lo dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Connor mi sorride come faceva quando sapeva più di quanto io stessa sapessi.
«Vuoi fare una scommessa, I?»
 
Questo posto non è cambiato per niente. Anche se lo ricordo vagamente.
E’ strano essere qui, dove tutto è iniziato, sapendo quello che è successo in seguito.
Mi sento come se stessi vivendo un enorme déjà-vu.
Aprendo la porta d’entrata, il campanello tintinna annunciando al barista dietro al bancone in fondo alla stanza che è entrato un cliente. Mi guardo attorno, ripensando a quella sera in questo bar all’angolo.
L’ultimo pullman del giorno che parte senza me e Mary, la decisione di prenderci qualcosa da bere invece di cercare un posto per dormire, i due ragazzi che si avvicinano chiedendoci di uscire, la litigata con la mia migliore amica, la pessima idea di darmi all’alcool e… vuoto.
Il resto, è solo un racconto sentito dopo un giorno passato a vomitare e dormire cercando di smaltire la sbornia nel letto di Josh Hutcherson. Mi chiedo cosa sarebbe successo se fossi riuscita a prendere quel pullman, o se avessimo deciso di trovare una stanza, invece che entrare nel primo bar in vista.   
Probabilmente, la mia vita non sarebbe cambiata e la metà dei miei sogni sarebbero ancora chiusi nel famoso cassetto che tutti hanno.
Mi siedo al bancone, nello stesso posto in cui mi ero seduta quella sera. Sembra sia passata una vita intera. Il barista, un ragazzo mulatto dal sorriso gentile, mi porta un bicchier d’acqua e delle noccioline.
Non so perché sono venuta qui. Sono scappata da Connor senza dargli spiegazioni non appena mi ha proposto la scommessa e, ascoltando solo il mio istinto, sono finita qui.
Il motivo, però, diventa immediatamente chiaro.
Il mio sguardo si posa sul tavolo all’angolo, lontano da finestre e occhi indiscreti.
Afferro le mie noccioline e il mio bicchiere d’acqua e mi vado a sedere lì. Credo che venendo qui, mi aspettassi di trovare Josh, ma lui non c’è. Che poi, penso masticando un’altra nocciolina, cosa gli avrei detto?
“Ciao. Sono appena stata a casa tua e ho dato della troia alla ragazza di tuo fratello perché pensavo che mi avessi tradita con lei.”
Sarebbe stato decisamente patetico. Come se non fossi stata la prima a tradirlo!
Ma non credo di essere venuta qui solo per Josh. A più di un anno di distanza, ancora non ricordo quello che è successo dopo che mi sono ubriacata. Forse, l’istinto mi ha portata qui per questo. Per ricordare. Anche se non capisco quanto questo possa aiutarmi.
La situazione è semplice.
Io amo Josh.
Josh ama me.
Io ho paura di ferirlo ancora.
E immagino che lui non abbia più voglia di farsi ferire da me.
Ci siamo lasciati, eppure io sento che manca ancora qualcosa. Come se la sua visita prima che io scoprissi che Cochise era morto avesse rotto quel muro che aveva definito la nostra separazione. Come se quel bacio avesse riaperto le ferite appena cicatrizzate, e ora la situazione richiedesse un ulteriore chiarimento.
Come se dovessimo lasciarci un’altra volta.
Scuoto la testa e mi passo una mano tra i capelli ancora troppo corti per i miei gusti. Non so se sarei capace di dirgli un’altra volta di no. Anche se, molto probabilmente, questa volta sarebbe lui a dirmelo.
E sarebbe per sempre.
Un cameriere si avvicina, chiedendomi se desidero qualcos’altro. Sono quasi tentata di chiedergli se hanno qualcosa per aiutarmi a schiarire le idee, invece gli chiedo un birra.
Nel momento in cui il ragazzo si allontana, un improvviso dolore alla testa mi prende.
«Hai iniziato a bere e non la smettevi più. Finivi un bicchiere e ne chiedevi un altro. Eri talmente ubriaca che non ti accorgevi nemmeno che il barista iniziava a riempirti il bicchiere solo d’acqua.»
Le parole di Josh iniziano a scorrermi veloci nella testa e, mentre scorrono, mi guardo attorno e comincio a ricordare.
«Ti sei lasciata cadere sulla sedia accanto alla mia e mi hai guardato con uno sguardo appannato. Poi ti sei messa a ridere e hai detto:“Tu sei Josh Hutcherson!” più che detto l’hai gridato, ma nessuno ci prestava molta attenzione.»
Mi ricordo di averlo fatto. Mi ricordo di aver gridato, mentre barcollavo per cercare di rimanere in posizione verticale.
«Sei scoppiata a ridere e poi a piangere. Hai appoggiato la testa sulla mia spalla e non riuscivi più a smettere.»
Divento tutta rossa al pensiero di aver pianto sulla sua spalla dopo avergli chiesto l’autografo e, ubriaca com’ero, averlo accusato di non essere Josh Hutcherson.
E poi non sono più le parole di Josh a rimbombarmi nella testa, ma quelle di Connor.
«Ricordo benissimo il momento in cui sei arrivata qua. Ridevi. Ridevi per qualunque stupidaggine. E lui rideva con te, era contento. Non lo vedevo così da mesi.»
Ricordo anche questo. Ricordo che, durante il tragitto, Josh ci aveva coperti entrambi con il suo cappotto per assicurarsi che nessuno ci vedesse. E di come mi intimasse sorridendo di smettere di ridere e urlare.
«Sembravi uscita fuori da una lista di desideri. Come se qualcuno ti avesse dato vita solo per riportarlo alla sua, di vita. E ci sei riuscita. Lui è tornato quello di sempre. Sei stata come una benedizione.»
Mi tornano in mente tutti i nostri bei momenti. Le serate al telefono quando non vivevo ancora a casa sua. I pomeriggi passati sdraiati sul suo letto a guardare il soffitto, a ridere e a scherzare. I suoi sguardi attenti e silenziosi, quando cercava di patteggiare sulla possibilità di rimanere in camera mentre studiavo, sperando di non distrarmi. I suoi baci teneri e appassionati. Le serate abbracciati sul divano a guardare le sue serie tv preferite. La nostra prima uscita pubblica. Il tentativo di guardare l’alba sul tetto dell’albergo a New York. Il suo racconto all’inizio della Walk of Fame, quando cercava di convincermi a fare il provino per Journey. I pomeriggi sulla spiaggia alle Hawaii. Il suo compleanno sul set.
Come può tutto questo essere finito? Come?
Il barista ritorna con la mia birra, ma io non posso trattenermi qui.
So cosa devo fare.
So dove devo andare.
So che per la propria metà non ci si può arrendere.
Pago, ricordando a me stessa di ringraziare Lindsay per quest’ultimo insegnamento. Poi mi dirigo verso l’uscita a passo di marcia.
 
Nel parcheggio, tutta l’euforia che mi aveva invasa uscendo dal bar, svanisce completamente. Perché, vicino al mio fuoristrada, appoggiata alla portiera sul lato del passeggero, c’è Michelle.
Sento brividi salirmi lungo tutta la schiena.
Cerco di leggere la sua espressione, ma non trovo niente. Assolutamente niente. Come se provare qualsiasi sentimento nei miei confronti fosse inutile.
Sono indecisa se passarle davanti senza guardarla facendo finta di niente, o fermarmi e ascoltare quello che deve dirmi. Perché, è ovvio, non è qui per caso.
Non credo che per Michelle il caso sia un’opzione possibile.
Faccio un respiro profondo e, col terrore addosso, decido di fermarmi davanti a lei.
E ora? Cosa le dico?
«Ciao.»
Con tutte le possibili frasi da dire in queste circostanze, brillantemente, me ne esco con la cosa più stupida che potessi dire. Vorrei sotterrarmi.
«Ciao.» risponde lei, senza sorridere, il volto una maschera priva di qualunque cosa.
Per un momento, rimaniamo a fissarci. Sono ancora convinta che stia meditando di uccidermi, ma non sarebbe così stupida da farlo alla luce del giorno e davanti a un bar. Sapendo, oltretutto, che suo figlio è ancora innamorato di me.
Al pensiero di Josh sento le proverbiali “farfalle nello stomaco”. Ma non durano per molto. Vengono sterminate tutte dalla voce di Michelle.
«Ho saputo che sei stata a casa di mio figlio.»
Lo so che non si aspetta una mia risposta, ma non riesco a trattenermi. «Che tu ci creda o no, io e Connor siamo diventati buoni amici. E se un amico ha bisogno di me, io ci sono. Non importa dove abiti.»
Lei sembra indispettita dalla mia risposta.
«Io lo capisco. Che tu ci creda o no.» assottiglia gli occhi, quei suoi occhi di ghiaccio. «Non siamo andate subito d’accordo, me lo ricordo bene. E ricordo bene anche il momento in cui ho cambiato idea. Il momento in cui ho capito chi eri veramente. Lo ricordi?»
E come potrei dimenticarlo? Dopo giorni stressanti passati a cercare di tenerle testa mentre trovava ogni mio piccolo difetto, dopo essere stata messa alla prova con ogni metodo possibile, dopo giorni di bugie, dopo essere scoppiata all’improvviso, come potrei dimenticare? Perfino il sorriso di Josh, il più felice che avesse mai fatto, dopo avergli detto che sua madre aveva fiducia in noi, è ancora impresso nella mia mente.
«Sì, ricordo.»
La sua maschera cade. Sul suo viso compare la tristezza. «Avrei scommesso tanto su di voi. Solamente un’altra volta avrei scommesso così tanto, e immagino tu sappia a chi mi riferisco.»
Annuisco. Connor e Lindsay. E, alla fine, non ha perso la scommessa.
«Non sono venuta qui a farti la predica.» sospira, abbassando per un momento lo sguardo. «E non sono venuta qui in nome di mio figlio, non mi permetterei mai. Sono venuta qui in qualità di madre. Una madre triste, una madre preoccupata, un madre che
ama il figlio e che per lui vuole solo il meglio.»
Non so perché, ma le sue parole mi incantano.
«Non si da pace, Ilaria. Non ci riesce. Da quando Cochise è morto, da quando è venuto a farti visita al college. Non so cosa sia successo quella volta, lui non me lo vuole dire. L’unica cosa che so è che si era abituato alla vostra rottura, mentre adesso sembra essere tornato ai tempi in cui tu eri in coma.»
Vorrei farla smettere. Vorrei che smettesse di parlarmi di tutto questo, ma non riesco ad interromperla.
«Rimaneva seduto lì vicino al tuo letto giorni interi senza mai muoversi. Sembrava che anche lui stesse lottando per la tua vita. E adesso, quando non ha impegni, si chiude in camera e non fa entrare nessuno. Non spiega a nessuno cosa prova.»
Mi guarda come se volesse leggermi dentro.
«Non so perché tu sia venuta qua, oggi. E, purtroppo, non so quello che provi in questo momento. Ma credo di sapere quello che prova lui e so che è arrivato il momento di mettervi fine.» mi punta un dito contro «Tu puoi decidere cosa fare. Non mi interessa se metterai una fine definitiva a tutto questo o pure no, ma ti prego fai qualcosa.»
Questa volta, aspetta una mia risposta. Ma io rimango lì senza sapere cosa pensare, cosa dire. Poi, improvvisamente, Michelle sorride e mi porge una mano. Anche io sorrido, era ovvio che non mi potessi aspettare di più da lei.
«Sai dove andare.» dice, mentre le restituisco la stretta di mano.
Poi si allontana senza più voltarsi.
 
Spalanco la porta della camera, il fiato corto per colpa della corsa dal parcheggio fino a qui. Mary mi guarda, spaventata dal mio arrivo improvviso.
«Che diavolo..?»
«Dobbiamo andare a New York, Mary. Adesso.»

 
 
 

SPAZIO AUTRICE.

 

E siamo giunte al penultimo capitolo.
Yeaaa… no. Non sono felice. Non sono per niente felice T.T
In questo momento vorrei nascondermi in un angolino e piangere per sempre.
 
Solo per avvisarvi, ma mi sto preparando un discorso lacrimevolmente (?) doloro per l’ultimo capitolo.
Lettrici avvisate..!
 
E’ corto questo capitolo, lo so. Ma non volevo allungarlo inutilmente.
Penso che come penultimo capitolo vada bene così.
 
E.. niente!
Adesso mi dileguo. (vado a deprimermi v.v)
Al prossimo capitolo, bellezze!
 
Un bacio, Ila. 



P.S. volevo consigliarvi, se siete fan di Hunger Games, questa storia. E' di una mia amica (viva la pubblicità!) ed è davvero bella v.v Forced to be fierce.

  
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