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Autore: Sagitta90    12/12/2013    0 recensioni
[Tiny Toons]
"Era ora che le cose tornassero normali, come erano sempre state. Perchè Godzilla con la frangetta era svampita, tra le nuvole e magari un tantino pericolosa, ma era sua. E non importava che adesso lei la pensasse diversamente: era una cosa che non sarebbe mai cambiata!"
[MontyXElmyra]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8: Il Ballo – Parte Seconda
 

Quando Elmyra si ritrovò in giardino –vestito scollato, tacchi alti e stola dimenticata al tavolo- cercò di concentrarsi sul fatto che Max non sembrava nutrire intenti bellicosi, malgrado la stretta decisa sul suo braccio, ma quando lui interruppe la loro marcia davanti alla quercia e si voltò per fissarla, lei restò inchiodata sul posto dalla forza del suo sguardo.
Le lasciò il polso solo per incrociare le braccia sul petto.
<<-Voglio che Hector si tolga dai piedi.>> - Lei fu talmente colpita da quell’ affermazione che non si rese nemmeno conto di aver spalancato la bocca dalla sorpresa.
<<-Cosa?!>> - Max ripetè, con lo stesso identico tono di voce.
<<-Voglio che Hector se ne vada. Che smammi da qui il più velocemente possibile. Ti do anche la possibilità di scegliere: o glielo dici tu o glielo dico io. Se glielo dico io non sarà piacevole.>> - Elmyra restò a guardarlo a occhi sgranati, incredula e costernata. Lui al contrario sembrava calmissimo.
<<-Perchè?! Che ti ha fatto il mio Hector?>> - Si rese subito conto di aver scelto le parole sbagliate perché vide un muscolo guizzare minacciosamente sotto l’ occhio del ragazzo. Max cominciò ad avvicinarsi, il tono tranquillo che cominciava ad essere rimpiazzato da quello sarcastico.
<<-Il tuo Hector esiste e a me tanto basta. Per curiosità: da quand’ è che è arrivato questo fenomeno?>> - Lei indietreggiò senza sapere dove stesse andando o se dietro di lei ci fossero ghiaia, erba o radici di albero in cui inciampare. Fece per rispondere ma lui la interruppe.
<<-Lascia stare, non mi interessa, se fosse comparso ieri questa storia sarebbe comunque durata troppo.>> - Non gridava, non gesticolava spazientito come faceva sempre: parlava con tono fermo, sferzante ma controllato, e sembrava il cobra e al tempo stesso l’ incantatore di serpenti.
<<-Il punto è questo: Hector se ne va. Non ho licenziato nessuno ma non pensare che non sia disposto a farlo per una valida motivazione.>> - A quel punto lei si fermò, cercando di rielaborare le idee.
<<-Tu vorresti…licenziare Hector?>> - Max inarcò un sopracciglio.
<<-Problemi carotina?>> - Elmyra avvampò nell’ istante in cui il suo cervello registrò il nuovo appellativo, tingendosi di un rosso talmente acceso da non poter essere registrato nella scala cromatica.
<<-Ca…caro…>> - Lui sogghignò e si sporse su di lei.
<<-Cosa? Io mi sono sorbito per anni “Monty Wonty”!>> - Per recuperare un minimo di decenza, la ragazza non trovò niente di meglio da fare che balbettare.
<<-No…non puoi…licenziare He…Hector…>> - Il volto di Monty si fece scuro.
<<-Mi piacerebbe sapere cosa me lo potrebbe impedire.>> - Lei deglutì, guardando ovunque tranne che negli occhi dell’ altro.
<<-Hector non…non lavora…e poi…>> - Max la interruppe, l’ espressione contrita dal disgusto.
<<-Non studia alla Acme Loo e non lavora nemmeno questo pidocchioso?>> - Lei aprì di nuovo la bocca per chiedere spiegazioni ma lui continuò a parlare, come se sapesse già delle domande che gli avrebbe rivolto.
<<-Ho fatto fare un controllo appena mia madre me lo ha detto e non c’ è nessun Hector a scuola.>> - Imbambolata, Elmyra non seppe come rispondere ad una simile notizia e restò a guardare il ragazzo, che in compenso aveva parole per entrambi.
<<-Davvero una pessima scelta. Ad ogni modo la vostra storia finisce qui, digli quello che vuoi e fallo uscire dalla tua vita. Io mi assicurerò di scortarlo fuori dal paese. Non lo minaccerò neppure se preferisci che ne esca senza traumi, ma puoi stare certa che se questa cosa continua gli renderò la vita un tale inferno che scapperà tanto in fretta da non avere nemmeno il tempo di dire “ciao”. Sarò particolarmente generoso: ti permetterò di dirglielo stasera, così non soffrirà quando da domani comincerai a sbattergli il telefono in faccia.>> - Elmyra assorbì le sue parole, riflettendo sul fatto che Max era sempre stato difficile da capire: quei rari momenti di gentilezza che avevano condiviso in passato erano stati mascherati dall’ ironia e dallo sdegno di cui il ragazzo faceva uso costante, e riuscire a tradurre le sue parole ed i suoi gesti era rapidamente diventato più arduo del decifrare il linguaggio di Fifi, o quello di Dizzi.
Quella sera però la consapevolezza germogliò dentro di lei con facilità disarmante, scavalcando l’ ingenuità, la speranza ed il timore che avevano sempre condizionato i suoi pensieri.
“-E’ geloso. Oh cielo è geloso.” – E guardando la sua eterna cotta -che aveva preso a parlare di deportazione- ricordò lo sguardo affettuoso e complice che Octavia le aveva lanciato nel suo soggiorno.  
“Su questo ballo ho un progettino tutto mio.”
Non era possibile che la matrona di casa Montana avesse instillato il dubbio nella mente del figlio al solo scopo di finire quello che aveva iniziato anni prima! Dopotutto era stata proprio Octavia ad organizzare quel fatidico appuntamento…
<<-Max?>> - Lui si zittì, probabilmente sorpreso dal suo tono calmo e lievemente incuriosito.
<<-Hector è il cucciolo che abbiamo preso per mio fratello Robbie.>> - La reazione di Mister Miliardi fu impagabile; e se solo gli altri Toons fossero stati lì per vederla si sarebbero sganasciati dalle risate: sgranò gli occhi e mormorò qualcosa come se fosse in stato di trans; poi diventò viola.
Non rosso di vergogna, né pallido di sgomento, né verde dalla nausea. Assunse un color prugna decisamente allarmante e cominciò a fumare come una locomotiva, dopo di che afferrò il cellulare dalla tasca interna della giacca, compose un numero e portò l’apparecchio all’orecchio. Dopo pochi istanti qualcuno rispose e Max cominciò a gridare.
<<-UN CANE?!>> - Elmyra non potè fare a meno di tapparsi le orecchie.
<<-MI HAI DETTO CHE ERA UN RAGAZZO E POI SCOPRO CHE E’ UN CANE?! …CERTO CHE LO HAI DETTO! …COME SAREBBE A DIRE CHE NON TE LO RICORDI?! …NON FARE LA GNORRI SAI ESATTAMENTE DI COSA STO PARLANDO!!!>> - Ed Elmyra, con le orecchie tappate, cominciò a ridere. Era tutto talmente assurdo…eppure l’intera situazione le faceva sentire il cuore leggero! I tacchi che le facevano male, Max che gridava al telefono contro sua madre, i Tiny Toons sicuramente appostati dietro qualche panchina…era tutto esattamente come doveva essere.
Era “casa”. E sentiva piccoli pezzetti della vecchia Elmyra Duff che tornavano in superficie: voleva gettarsi tra le braccia di Monty ed essere insultata per averlo fatto, voleva stringere Babs e Buster dicendo loro che li adorava e voleva fare le pulizie di primavera cantando a squarciagola.
Appena Max si voltò verso di lei e la vide sorridere smise di inveire contro la sua augusta genitrice. La fissò qualche secondo, l’espressione a metà tra l’imbarazzato ed l’innervosito, poi sibilò ad Octavia “Ne riparliamo stasera” e attaccò.
Si ficcò le mani in tasca e le parlò come se dovesse giustificarsi.
<<-Mia madre mi aveva detto una cosa diversa.>> - Lei tolse le mani dalle orecchie e la frangia ricadde come sempre sulla fronte.
<<-Lo avevo capito. – E visto che lui sembrava in vena di dare spiegazioni gli chiese la cosa che le stava più a cuore, sperando che la sua calma controllata non svanisse proprio in quel momento – Ma non capisco perché ti ha dato fastidio.>> - Lui la fissò negli occhi, serio in volto come non lo aveva mai visto, e lei fece la sola cosa che poteva fare: sperò.

 
 ***


A quanto pare il momento della verità era arrivato, con tutta la sua dose di imbarazzo. Certo se l’ era immaginato ma aveva quantomeno sperato di non avere un pubblico! Riusciva tranquillamente a distinguere due paia di smoking e almeno un vestito da sera dietro il tronco dell’ acero, quattro o cinque metri più avanti.
Strinse i pugni nelle tasche e sentenziò, sentendosi molto stupido e molto alle strette.
<<-Potresti essermi mancata.>> - Il silenzio con il quale Elmyra accolse quella affermazione lo gettò nel panico e suo malgrado si ritrovò a fissarla, pronto a cogliere qualsiasi reazione anomala, come un mancamento, una crisi isterica o un attacco di pianto.
<<-Ti sono mancata?>> - Lui arrossì fino alle punte dei capelli.
<<-Non è quello che ho detto!!! Ho detto che “potresti” essermi mancata!!! “Potresti” è condizionale!!!>> - Lei non si scompose e ripetè.
<<-Potrei esserti mancata.>> - Sembrava basita, del tutto incapace di comprendere quello che lui le stava dicendo.
<<-E che cosa c’ entra Hector?>> - Dannazione le cose non stavano andando per niente come se le era figurate! Certo, nella sua immaginazione tutto si era concluso un po’ troppo rapidamente, e con una quantità di cuoricini davvero esagerata, ma il fatto che nella realtà Elmyra non avesse nessuna reazione positiva a quella confessione rendeva la sua determinazione un po’ traballante.
<<-Potrei…essere stato un po’…precipitoso cinque anni fa…>> - Elmyra continuò ad ascoltarlo, occhi negli occhi, ma non disse niente.
“-Insomma non hai intenzione di rendermi le cose facili, eh? Va bene, me lo sono meritato, farò da solo.”
<<-Potrei…essere stato abbastanza male quando te ne sei andata.>> - Un ombra di sorriso le affiorò alle labbra.
<<-“Potresti” è sempre condizionale, giusto?>> - Lui cercò di non ricambiare il sorriso, per non perdere il filo del discorso.
<<-Giusto. E potrei…essere stato felice quando sei tornata. E ferito…quando mi hai ignorato. E potrei…sempre potrei bada…aver preso…male che tu avessi trovato qualcuno…qualcun altro.>> - A quel punto non restava altro da fare che starsene zitto e aspettare. E magari pregare che lei non reagisse spedendolo dritto sulla luna con un pugno. Non era mai stata manesca ma ricordava quanta forza avesse nelle braccia!
<<-Non dovresti…essere felice che qualcuno abbia preso il tuo posto come punching ball?>>
<<-No, per niente.>> - Lo disse con impeto, e -diversamente da quello che si aspettava- dopo averlo detto, gli occhi di Emyra cominciarono a brillare. Poi gli sorrise. Uno di quei sorrisi che creano fossette nelle guance e fanno fermare un po’ il cuore.
<<-Rivoglio il mio posto.>> - Il sorriso della ragazza si ampliò ed il suo cuore ricominciò a battere, più forte di un’ orchestra di percussioni. Forse il coniglio aveva ragione: forse bastava amare una singola persona per non essere il cattivo. Amarla intensamente, senza riserve e senza una fine, come solo un toon può fare.
<<-“Rivoglio” non è condizionale…> - Il sorriso che si dipinse sul suo stesso volto gli era estraneo, ma lui lo accolse con tranquillità: sentì i lineamenti stirarsi in una espressione che non aveva mai percepito sulla sua faccia con estrema facilità e forse una punta di sollievo.
<<-Non è una condizione.>> - Elmyra si massaggiò le braccia, con le guance rosse, gli occhi brillanti e quei capelli dal colore assurdo, che davano l’ idea di essere troppo morbidi per restare su come stavano facendo. Max allungò una mano verso la crocchia e lentamente sfilò lo spillone per capelli; quelli le ricaddero sopra le spalle in una nuvola arancio profumata di vaniglia. Lei arrossì un po’ di più, ma rispose:
<<-Ok.>> - Monty inarcò un sopracciglio.
<<-Ok?>> - Elmyra gli prese lo spillone dalle dita sorridendo e lui sentì formicolare i polpastrelli.
<<-Sì, ok.>> - Poteva essere così semplice? La spiegazione dei suoi genitori, grida di gelosia, poche frasi smozzicate e nemmeno una dichiarazione che fosse degna di quel nome? Beh, non avrebbe obiettato!
<<-Sai…non ricomincerò a darti la caccia…ma potrebbero venir fuori altre cose terribili.>> - Max le accomodò una ciocca ribelle dietro l’ orecchio.
<<-Per esempio?>> - Lei si guardò la punta delle scarpe, in un atteggiamento molto femminile, che lui non aveva mai notato prima.
<<-Potrei ricominciare a collezionare pelouches.>> - Le dita del ragazzo si soffermarono sul lobo, dal quale pendeva un elaborato orecchino.
<<-Ho una ditta che li produce, ti ci chiuderei dentro.>> - Elmyra rise, ma non rialzò lo sguardo.
<<-Potrei chiamarti di nuovo "Monty-Wonty".>>
<<-Io continuerei con “carotina”.>>
<<-Potrei voler prendere lezioni di heavy metal e venire a suonare da te quando lavori.>>
<<-Aha. Chi ha scelto questi cosi? Sembrano pesanti.>> - Quando finalmente Elmyra lo fissò negli occhi, Max si rese conto di quello che la ragazza temeva realmente: che presto si sarebbe scocciato di nuovo. Quindi, a costo di rendersi ridicolo ancora una volta, precisò.
<<-Va bene così. Davvero. Va…va bene tutto.>> - Aveva la voce roca ed il suo tono non era dei più decisi; dopotutto non era abituato a delicatezze, ed essendo del tutto privo di tatto sapeva di stare muovendosi su un terreno poco stabile! Tuttavia a lei sembrò bastare, perché annuì.
<<-Vuoi…che ti riporti a casa?>> - Solo in quel momento, infatti, Max si rese conto delle coppie che cominciavano ad uscire dalle porte della palestra. Elmyra si voltò a sua volta e, presa dalla consapevolezza, gli rispose:
<<-Devo prendere la stola e la borsa…e avvertire gli altri…ma se non ti dispiace…si, mi farebbe piacere.>>
<<-Aspetto qui.>> - La vide alzare il bordo della gonna con la mano destra e percorrere il giardino in una corsa controllata, prima di rientrare nella Acme Loo.
<<-DOVE DIAVOLO E’ IL BACIO, IMBRANATO?!>> - Per poco non inciampò nei suoi stessi piedi dallo spavento. Babs Bunny aveva l’aspetto di chi aveva trascorso l’ultima ora della sua vita nascosta dietro un albero -a dirla proprio tutta indossava una giacca mimetica sopra l’ elegante vestito da sera- e lo stava guardando come se volesse legarlo penzoloni ad un palo e giocare alla pentolaccia.
Fortunatamente non ebbe nemmeno bisogno di risponderle, perché il suo ragazzo se la caricò sulle spalle, furiosa e scalciante, e la portò via, blaterando qualcosa che suonava molto come “da adesso ci devono pensare loro”.
Quando Elmyra tornò era avvolta in una splendida stola color avorio, e Max si rese conto di non averla mai vista tanto bella.
<<-Stai…ehm…non male.>> - Lei gli raddrizzò timidamente il papillon.
<<-Grazie. Anche tu stai non male…> - Lui non le porse il braccio e lei non fece niente per prenderlo, ma si incamminarono insieme verso il parcheggio, dove Robb aprì loro la portiera della limousine per farli sedere sul sedile posteriore e dove Max avvertì un crampo allo stomaco per la devastante sensazione di deja-vu.
  
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