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Autore: Shainareth    12/05/2008    4 recensioni
[Mai Otome - anime] Domandandosi il perché gliela desse separatamente dalle altre, Akira se la rigirò fra le mani e ne lesse il mittente: Mai Tokiha. Sulle sue labbra si dipinse un sorriso intenerito che l’uomo non poté fare a meno di scrutare con curiosità: fino a qualche anno prima la ragazza avrebbe sbuffato spazientita davanti ad una lettera del genere, e ora…
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Sorpresa, Takumi Tokiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Gelosia

 

 

«E poi… è arrivata anche questa per il nostro signore» annunciò Iori, passandole una busta bianca.

   Domandandosi il perché gliela desse separatamente dalle altre, Akira se la rigirò fra le mani e ne lesse il mittente: Mai Tokiha. Sulle sue labbra si dipinse un sorriso intenerito che l’uomo non poté fare a meno di scrutare con curiosità: fino a qualche anno prima la ragazza avrebbe sbuffato spazientita davanti ad una lettera del genere, e ora…

   Gli occhi di lei, sempre vigili, lo colsero in fallo. «Che hai da fissare, Iori?» chiese con una punta di nervosismo nella voce. Akira conosceva fin troppo bene i pensieri del suo sottoposto, e per quanto le risultasse impossibile redarguirlo più di così, non riusciva comunque ad ignorare le sue tacite insinuazioni.

   Iori sorrise ed accennò un inchino. «Vi chiedo di perdonarmi se il mio sguardo vi ha importunata, Akira-sama» rispose con voce chiara e solenne a quello che era ormai diventato un rito, fra loro, causando dispetto nella fanciulla e diletto nella guardia.

   Lei sospirò pazientemente e, decidendo di lasciar perdere come tutte le volte, tornò a fissare il nome della principessa sulla busta che ancora si rigirava fra le dita. «Va bene, puoi andare. La consegnerò io a Takumi» si congedò, voltandogli le spalle.

   L’uomo tornò ad inchinarsi, questa volta profondamente, e quando rialzò lo sguardo non riuscì a trattenere un nuovo sorriso che gli veniva dal cuore nel contemplare lo sgangherato passo da papera con cui la sua signora avanzava lungo il corridoio, cercando di dissimulare la gravidanza avanzata dietro un incedere che voleva apparire solenne.

   Akira trovò il suo signore intento alla corrispondenza, la bambina sulle ginocchia alla quale spiegava forse per la quinta volta che no, non poteva mettere la manina nell’inchiostro. All’ingresso della sua sposa, Takumi l’accolse con uno dei suoi sorrisi più dolci. Lei fece scorrere la porta alle sue spalle, isolandoli così dal resto del palazzo reale, e si avvicinò al giovane, lasciandosi poi cadere a fatica su di un voluminoso cuscino e godendo della sua comodità. Vista la mamma, la piccola allungò subito le minute braccia nella sua direzione, balbettando qualcosa dall’oscuro significato che nell’ultimo periodo aveva deciso di promuovere a surrogato della parola “mamma”, appunto. Questa rise, posando le varie lettere sul tavolino a cui era seduto il marito che, per evitare un capitombolo alla figlioletta, la reggeva ancora con una mano, grande abbastanza da avvolgerle interamente il piccolo petto; quindi, lasciando Takumi libero di riprendere la propria corrispondenza e mettendogli sotto al naso la più urgente delle missive, Akira si sporse per cingere la bambina fra le braccia, anche se solo per pochi istanti per la paura che le calciasse inconsapevolmente il ventre.

   «Mia sorella sarà qui fra una manciata di giorni» spiegò lo shogun, scorrendo con occhi avidi la lettera che gli era appena stata consegnata e che subito si era affrettato ad aprire.

   «Dice anche quando si fermerà?» volle sapere la giovane donna, affondando la bocca nella guancia paffuta della figlioletta, che ora se ne stava seduta tra mamma e papà, le manine poggiate sul ripiano del tavolino nel tentativo di alzarsi da sola sulle gambette nude. Quella di Akira non era una domanda pronunciata con fastidio, come ci si sarebbe potuto aspettare qualche anno prima, quando, talmente preso dal ritrovare la sorella, prima, e dal recuperare con lei il tempo perso, dopo, Takumi era troppo assorbito dal pensiero di Mai per accorgersi – o quanto meno per dedicarle le dovute attenzioni – di quella che all’epoca era la sua guardia del corpo, amica e confidente. Divenuta la sua sposa, ella ora non aveva più alcuna ragione di temere che il suo innamorato la trascurasse per un’altra donna, fosse anche stata sua sorella. Non che Takumi avesse mai potuto darle la minima preoccupazione al riguardo – era invero troppo puro e buono per poter anche solo immaginare di rivolgere il proprio sguardo su di una fanciulla che non rispondesse al nome di Akira Okuzaki – ma quest’ultima nutriva per lui un sentimento ed una passione così travolgenti che il solo saperlo distante con il pensiero, la innervosiva non poco.

   Tuttavia, era proprio in virtù di quello stesso sentimento che non solamente la ragazza non gli aveva mai rimproverato nulla, ma per di più lo aveva persino aiutato oltremisura per cercare quanto mento notizie sulla sorella scomparsa tempo prima. Si era in effetti persino spacciata per lui durante la loro prima visita a Windbloom – dove si diceva essere stata vista per l’ultima volta Mai, prima che lasciasse perdere le proprie tracce – arrivando ad indossare abiti da uomo frattanto che Takumi, in incognito, faceva un giro per le strade della capitale del regno.

   Ma ora, dicevamo, l’innocente gelosia che Akira aveva nutrito tempo prima per la principessa di Zipangu era scemata, lasciando invece posto ad un sincero affetto fraterno.

   «Non lo sa ancora,» le rispose Takumi, ancora intento a leggere l’elegante grafia della sorella, «ma dice che muore dalla voglia di essere qui per la nascita del bambino, com’è stato l’altra volta.»

   «Il che significa che resterà per almeno due mesi, conoscendola» concluse Akira, ruotando le pupille al soffitto, un sorriso rassegnato sul volto.

   «Probabile» confermò lui, ripiegando con cura il foglio e rimettendolo nella busta. «Ti secca?» le domandò poi, guardandola di sottecchi.

   La sua sposa lo fissò indispettita. «Fino a che si tratta di tua sorella, mi sta bene» puntualizzò con calma regale. «Ma non osare ospitare un’altra donna sotto il tuo stesso tetto per più di due settimane, o Zipangu si ritroverà senza uno shogun da adorare» lo minacciò con espressione soave, cacciando al contempo feroci lampi dai bellissimi occhi felini.

   Takumi batté le palpebre sconcertato e spostò la propria attenzione sulla figlioletta. «Hai sentito cos’ha detto la mamma?» le disse, attirando gli occhioni blu della bimba su di sé. «Sono già undici mesi che sei qui. Mi dispiace, ma temo proprio che dovrai trovarti un’altra casa» la informò, rimanendo serio come se stesse ragionando con una persona adulta.

   Akira lo apostrofò con un epiteto poco gentile pronunciato a bassa voce per evitare che la piccola potesse cercare di ripetere, e prese la principessina da sotto le ascelle per sollevarla da terra e portarsela di nuovo al petto. «Lei non si tocca, chiaro?»

   Il suo signore sorrise rincuorato. «Meno male» mormorò quindi. Si sporse verso le due e, baciando prima l’una e poi l’altra, passò una dolce carezza sul ventre rigonfio di Akira. «Perché contavo di vederla crescere insieme a tutti gli altri che mi darai.»






Oh, per una volta ho ambientato una shot nell'universo di Mai Otome, anche se continuo a fossilizzarmi su questi due personaggi, cosa per nulla positiva... E dire che è tutto ieri che mi ripeto che voglio scrivere una Mai/Yuuichi... uhm... Boh, è andata anche stavolta!
Ringrazio come sempre coloro che leggono e coloro che hanno voglia di lasciarmi due righe. ^^
Shainareth



EDIT: Confesso che ero indecisa se aggiungere nel finale un altro paio di battute, del tipo...

Takumi: Meno male. Perché contavo di vederla crescere insieme a tutti gli altri che mi darai. ^^
Akira: Perché, quanti ne vuoi? ò_o
Takumi: Almeno una dozzina! ^O^
Akira: Così mi ammalo anch'io di cuore! TOT

Ma alla fine ho preferito lasciarla così. XP





  
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