Voler essere la Sua Giuletta
Mercuzio. Nome altosonante, nome che al solo udire può uccidere, nome pronunciato innumerevoli volte dalle candide voci di donne di blu e rosso vestite e da Romeo. Mercuzio viveva per Romeo, per potersi godere appieno il sentimento noto per l'amico, per compiacerlo, per stargli accanto. Romeo era il suo Re, il Re del Nulla perché lo stesso Mercuzio era quel Nulla. Era nel momento in cui il Montecchi si era disperatamente fiondato su di lui morente che aveva ritrovato le forze. Il coraggio e la spavalderia l'avevano ripreso in possesso e si era permesso di amare, di impazzire, di odiare; proprio come il suo signorino gli aveva insegnato sin da quando si erano incontrati, che per amore puoi - e spesso devi - arrivare al delirio. Maledire, benedire, cantare, gioire, sbraitare e piangere. Aveva fatto tutto, solo un bacio voleva, dal suo Romeo.
Benevolio era in ginocchio ancora lontano dalla verità che temeva, non era mai stato il cuore coraggioso del gruppo, non aveva fatto altro che provare a fermare Tebbaudo e Mercuzio, che appoggiare l'ultimo ed odiare il primo. Ma il più giovane no, gli voleva davvero bene, aveva grinta ed avvicinarsi era stato il suo miglior atto.
Che lui fosse la sua Giuletta e che lui lo guardasse con occhi pieni di lacrime e sconvolti. Quella visione gli bastava e quella sensazione avanzava, ora la sua morte aveva una ragione: per i Montecchi e per Romeo.