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Autore: Shin92    13/12/2013    6 recensioni
[The Big Four]"Si poteva fare qualunque cosa nella stanza dei giochi. Ma andarci di notte era proibito. Di notte qualunque cosa era proibita. Questo rendeva tutto più eccitante. Questo li invogliava a continuare a farlo con il rischio di essere scoperti."
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Midnight






Uno sgambettare svelto si udì nel corridoio del terzo piano della villa. L'unica fonte di luce che illuminava il loro cammino era quella tremolante di una lampada ad olio, retta dalle piccole mani di una bambina dai folti capelli ricci e rossi. Delle risatine echeggiarono fra le mura rivestite di carta da parati blu insieme al rumore di tanti piccoli passi che correvano fuori dal dormitorio.
-Shhh! Non fare rumore!- Portandosi un dito alle labbra,colei che reggeva la lampada, aveva zittito il bambino alle sue spalle, che portava una protesi in legno e ferro per far da sostegno alla gamba sinistra. Un gatto nero, dai grandi occhi verde smeraldo, si muoveva sinuoso fra i loro piedi inarcando la schiena.
-Non è colpa mia. E' questa ferraglia che non mi fa camminare bene! Sdentato,non farmi cadere! – Sussurrò lui di rimando infastidito, sgranando gli occhioni verdi, spostandole poi la massa di capelli che quasi lo soffocava.
-Cammini peggio senza... - Aveva sbottato un altro in fondo alla fila. Anche nel buio si intravedeva la pelle chiarissima,quasi diafana di quest'ultimo.
-Shhh!!! Se si sveglia il custode ci fa tornare tutti a letto! Forza svelti! - 
Un'altra bambina aveva aperto la porta in fondo al corridoio e faceva segno agli altri tre di entrare.
Quando tutti furono dentro, richiuse a chiave la porta alle loro spalle e corse anche lei a sedersi intorno al lungo tavolo di legno della sala.
Era il posto migliore di tutto l'orfanotrofio. 
C'erano tanti giocattoli, dei trenini da far correre su binari immaginari o disegnati sulle assi di legno del pavimento, orsetti con gli occhi strappati da abbracciare quando fuori c'era il temporale e bambole rotte senza capelli. Era stata sistemata addirittura una poltroncina. Un regalo dei tutori. Questo però aveva seminato discordia fra le bambine,che litigavano in continuazione per decidere chi dovesse sedersi sul trono e fare la principessa. Si poteva fare qualunque cosa nella stanza dei giochi. Ma andarci di notte era proibito. Di notte qualunque cosa era proibita. Questo rendeva tutto più eccitante. Questo li invogliava a continuare a farlo con il rischio di essere scoperti.
E se ciò fosse accaduto la punizione sarebbe stata molto severa. Sarebbero stati  rinchiusi nello stanzino delle scope,al buio, a turno, per tante ore. Ma nessuno era mai stato scoperto fino a quel momento. Il custode, che di notte badava a loro, beveva molto vino e alla fine si addormentava sempre sul divano dell'ingresso. Non si sarebbe svegliato neanche se avessero suonato sulle pentole della cucina a mo’ di tamburo. 
-Meri, metti la lampada al centro! – Aveva ordinato il bambino dagli occhi verde brillante che già era seduto sulla panca,Il suo fedele gattone che chiamava Sdentato sempre al suo fianco,sonnecchiava sornione sulla poltroncina. Un foglio leggermente ingiallito poggiato sul tavolo e una matita stretta nella mano sinistra pronta per progettare qualcosa. Quanto amava disegnare modellini di automobili e aerei, Hiccup. A volte provava a costruirli, con i cartoncini che imballavano il materiale che veniva portato alla struttura. Seguiva il suo progetto,creando dal nulla ciò che aveva buttato giù su carta la notte prima. 

Spesso li regalava a Merida, la bambina dai capelli rossi. Lei non giocava mai con le bambole e non voleva mai fare la principessa. A volte prendeva qualche spada di legno e tutta sola giocava a fare il cavaliere, ma i maschi non le permettevano mai di farlo. Così,fra le bambine che la prendevano in giro perché non sapeva fare gli inchini e le spade negate, Hiccup costruiva giocattoli per lei.
Perché nulla era più soddisfacente del sorriso raggiante della bambina quando stringendo a se il nuovo modellino esclamava "E' tutto mio!".
Dividere sempre giocattoli, coperte,cibo e libri, in quel posto, li rendeva tutti proprietari di nulla. Perfino l'affetto dei tutori andava diviso.
La bimba dai lunghi capelli biondi aveva già recuperato dal cassetto della scrivania, in fondo alla stanza, dei pennelli malridotti e alcuni colori secchi.
Li aveva sistemati per terra,era pronta a colorare quel pezzo di muro che le era stato concesso. La direttrice aveva pensato che se glielo avesse lasciato fare, Rapunzel avrebbe almeno ringraziato con la sua voce.
Dipingere per lei era come esprimersi. Solo che era più facile. Infatti lei parlava molto poco. Forse perché gli adulti non erano disposti ad ascoltare, e Punz, questo l'aveva capito molto prima del tempo. Così per tutti quegli anni vissuti all'orfanotrofio, Rapunzel parlò sempre e solo con i bambini,e a volte,ma questo non lo sa nessuno, cantava con la sua voce meravigliosa per le sue persone speciali.
Anche Jack, che tutti i bambini chiamavano "Fantasma" a causa del suo albinismo, aveva una passione. Ogni notte, alla luce della lampada, si sedeva di fianco a Hiccup e leggeva. Leggeva molto. E quando trovava una storia particolarmente bella lo faceva a voce alta, così che anche gli altri potessero ascoltarla, mentre svolgevano le loro attività.
Il suo libro preferito era una raccolta di storie dell'orrore,lo rapivano totalmente. I libri più interessanti li conosceva già tutti, purtroppo nella biblioteca non c'erano molti volumi per ragazzi. Così, nell'attesa di qualcosa di nuovo a cui appassionarsi, allietava gli altri bambini.
Quello era il loro momento-rifugio. Non c'era niente di più magico al mondo che starsene lì in quella stanza a fantasticare,sognare,disegnare e soffocare risate per non svegliare tutti.
Li faceva sentire parte di un nucleo.
-Hic,mi costruisci un cavallo? - Merida si era lasciata cadere su una panca dietro il tavolo,reggendosi le guance con le mani e poggiando i gomiti sulla superficie legnosa, proprio difronte ad Hiccup, che disegnava un dirigibile volante.
-Si,domani. - Aveva risposto lui senza alzare gli occhi dal foglio.
-Se lo farai,lo cavalcheremo insieme! E ce ne andremo lontano da qui. Ce ne andremo tutti e quattro. Vero? In una casa vera!- Aveva detto entusiasta cercando con lo sguardo l'approvazione dei bambini.
-Nessuno adotta quattro bambini tutti insieme. - Aveva sentienziato Jack, tenendosi la testa con la mano poggiato al tavolo.
-Se continui a dire bugie non ti vorranno mai! -Aveva ribadito quel concetto più volte, Merida. Nel suo piccolo grande cuore avrebbe voluto che loro tre fossero felici,anche se questo avrebbe significato lasciarla lì sola. 
- E se tu non ti comporti bene, come le altre bambine,nessuna mamma ti vorrà adottare!- Jack chiuse il libro di scatto, facendo una linguaccia a Merida che scoppiò a ridere in un mucchio di smorfie.
Così la prendevano loro,come un gioco. Solo un animo leggero può reggere il macigno della solitudine.
Avevano solo dieci anni,eppure, più che consapevoli che nessuno sarebbe mai arrivato a chiedere di loro.
Chi prenderebbe un bambino già grande? I tutori avevano detto queste parole,chiusi nella saletta delle riunioni mentre discutevano degli orfani, avevano origliato anche quella volta,come tutte le altre,per scoprire un'amara verità.
Ma questo non li aveva poi turbati così tanto.
Nessuno aveva mai voluto prenderli con se quando erano più piccoli,perché avrebbero dovuto farlo ora?
Quale genitore avrebbe mai voluto un bambino come Jack che diceva le bugie,che faceva i dispetti,che non poteva giocare in giardino nei giorni d'estate perché il sole lo accecava?
O come Merida,che non faceva che sporcarsi ed essere maleducata,a sputacchiare il cibo nella caffetteria, a picchiare gli altri bambini e a non studiare per colpa di un deficit d'attenzione.
O come Hiccup, che aveva congelato le sue emozioni,che aveva messo un muro fra se e il mondo,che non riusciva a correre perché la sua gamba rotta non era mai guarita completamente.
Solo per Punzie era venuto qualcuno,circa tre anni prima.
Era un fresco giorno di primavera senza sole.
Tutti i bambini erano stati portati a giocare in cortile.
Una donna dai capelli ricci corvini aveva varcato il cancello della magione, mentre disegnavano la campana fra i ciottoli. Si era avvicinata alla bambina, sotto lo sguardo vigile della direttrice, e le aveva detto "Ti porto via con me". Lei aveva alzato un sopracciglio senza capire cosa stesse dicendo,allora la donna le aveva sfiorato i capelli e poi accarezzato una guancia.
"Vieni a vivere con me,non tornerai più qui dentro."
Le risate e gli schiamazzi si erano fermati,era calato un silenzio profondo nel giardino dell'orfanotrofio e tutti gli occhi erano puntati su Rapunzel.
Mavis si era seduta sull'erba, a succhiarsi il pollice, con un dito attorcigliato fra i capelli scuri. Jack aveva alzato gli occhi dal suo libro sui dinosauri e fissava la scena incredulo,Merida accanto a lui gli aveva stretto forte la manica della felpa,rossa in viso.
Elsa aveva abbracciato la sorellina Anna in segno di protezione e Toothiana era scappata via. Rapunzel non aveva parlato,perché lei si ammutoliva alla presenza degli adulti.
La donna aveva allungato una mano spazientita cercando di afferrarle il braccio,quel gesto la terrorizzò. Si voltò prima che riuscisse a prenderla e corse a nascondersi dietro Hiccup,in lacrime. Anche Jack e Merida si erano avvicinati. 
Gli aveva stretto la maglietta forte e aveva nascosto il viso fra le pieghe della stoffa.
-Non voglio,digli di andarsene! Costruisci un mostro che non le permetta di portarmi via da voi! ti prego...ti prego... - Aveva sussurrato disperata in modo che solo il trio potesse sentirla.
La direttrice era arrivata sul posto scusandosi con la donna, che se ne stava in piedi a bocca aperta.
Punz non avrebbe mai dimenticato quel momento,il modo in cui Jack le aveva asciugato il viso con le maniche della sua felpa, Merida, che le aveva pettinato i capelli d'oro anche se non le piaceva farlo.
E conservava ancora quel giocattolo di cartone che la faceva sentire protetta. Un drago.
"Non ci separeranno mai"
"Me lo prometti?"
"Promesso"
C'era stato un attimo di silenzio dopo il bisticcio della rossa e dell'albino.
Erano tutti sicuri che i restanti stessero ripensando a ciò che era accaduto tre anni prima. Rapunzel era rimasta in silenzio a dipingere il muro.
Merida si voltò verso di lei e prese a due mani il coraggio per farle una domanda.
Qualcosa di cui non avevano mai parlato.
-Punzie,perché non sei andata via quando potevi?- Disse con la voce tremante.
Hiccup e Jack si scambiarono uno sguardo furtivo ma nessuna delle due se ne accorse.
Tutti loro erano in silenzio a guardarsi con complicità.
Rapunzel si alzò con le mani sporche di tutti i colori,qualche ciocca era finita nella vernice e adesso le aveva colorato i capelli.
Aveva afferrato la lampada a olio e fatto luce sul muro, per mostrar loro ciò che aveva appena realizzato. Erano loro quattro.
Stesi sull'erba a guardare le stelle in una notte di mezza estate.
Dopo una lunga riflessione finalmente la bambina rispose.
-Perché lei per me era una sconosciuta. Una famiglia ce l'ho già. Ed è in questa stanza. -



 

[Ci pensavo stamattina in autobus e appena tornata a casa l'ho scritta tutta d'un fiato.
Ho intenzione di fare una piccola raccolta dei momenti più singificativi, sprazzi di vita quotidiana, tutti ci siamo chiesti come sarebbe stato se avessimo vissuto in un orfanotrofio.
E nulla,i nostri fantastici quattro si adorano,li adoro e a me va di scriverne. 
Spero vi piaccia :)






 
  
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