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Autore: mikchan    14/12/2013    1 recensioni
[Vincitrice del premio "Miglior coppia a Natale sviluppata", al contest "La cosa più importante a Natale" di Nede]
Una domanda improvvisa di Vegeta getta Bulma nel panico: qual'è la cosa più importante a Natale?
Decisa a vincere l'ennesima battaglia con il marito, l'intrepida Bulma proverà in tutti i modi a trovare una risposta. Chi potrà darle una mano?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Mikchan
Titolo: What's the most important thing at Christmas, Bulma?
Prompt/Titolo Contest: " La cosa più importante a Natale?"
Genere: Romantico, Slice of life
Rating: giallo
Note: Questa storia partecipa al Contest "La cosa più importante a Natale?
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10750633/-Fandom-Dragon-Ball-Contest-La-cosa-pi%C3%B9-importante-a-Natale-di-Nede/discussione.aspx/1

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WHAT'S THE MOST IMPORTANT THING AT CHRISTMAS, BULMA?

Bulma adorava il Natale.
Era sicuramente la sua festa preferita, tra i regali, il clima di allegria, le luci, i canti, i soliti vecchi film, le enormi quantità di cibo e, soprattutto, il fatto che non si dovesse lavorare.
Erano settimane che aspettava quel momento. Seduta in ufficio, tra mille scartoffie e con la testa tra le nuvole, sognava solo il momento in cui sarebbe uscita da quell'edificio e ci sarebbe tornata solo a feste finite, dopo avere fatto il pieno con la sua famiglia.
Per questo motivo quel giorno, l'ultimo giorno lavorativo al quale mancavano solo dieci minuti alla fine, Bulma non stava nemmeno ascoltando quello che i suoi dipendenti stavano dicendo. Aveva sempre odiato quelle stupide pratiche burocratiche, soprattutto in periodo natalizio.
Così, appena l'orologio attaccato alla parete segnò le sei in punto del pomeriggio, Bulma si alzò dalla sedia e, salutando velocemente tutti i presenti, si diresse a passo svelto verso il suo ufficio, raccattò borsa e cappotto e corse fuori, aprendo in un attimo la capsula oplà e salendovi in un lampo. Era veramente contenta che quella giornata fosse finita e voleva solo tornare a casa, mangiare qualcosa con la sua famiglia e, magari, divertirsi un po' con Vegeta, che negli ultimi tempi si era mostrato più freddo del solito -pur rimandendo nei suoi canoni di "uomo, anzi scimmia, senza sentimenti"- e si era addirittura rifutato di dormire con lei la notte. Bulma sapeva che sarebbe stata una cosa passeggera: capitava tutti gli anni, a Natale, che Vegeta fosse saturo fin dall'inizio di dicembre dell'allegria che aleggiava in casa e per le strade, potrandolo a isolarsi e intensificare i suoi allenamenti, ma poi, alla fine, tornava quello di sempre.
Tutto il viaggio in auto dall'ufficio alla Capsule&Co, Bulma lo passò pensando proprio al suo uomo e alla sua famiglia. Bra era ancora una bambina e Trunks era appena entrato nel mondo degli adulti, mentre Vegeta... beh, lui era sempre lo stesso. E le piaceva che fosse così: non avrebbe tollerato un compagno molle e senza spina dorsale. Con Vegeta, invece c'era sempre da divertirsi: i loro litigi erano epici, a volte anche sciocchi, ma il fatto che finissero tutti nello stesso modo dimostrava quanto il loro amore fosse grande e solido.
Per un attimo il suo pensiero andò all'amica Chichi, abbandonata da quell'idiota di Goku, nonché suo migliore amico, con Goten che, come suo figlio, stava iniziando a crescere e a maturare. Le dispiaceva davvero per lei, perché non si meritava affatto una vita di tristezza come quella che il marito le stava facedo passare, e Bulma, ogni Natale, cercava di passare più tempo con lei, trascinandola in città a fare shopping e invitandola alla solita enorme festa natalizia alla Capsule&Co. Era veramente poco, lo sapeva, ma Chichi era una donna estremamente orgogliosa, proprio come Vegeta, e spesso rifiutava anche il suo aiuto pur di non dovere ammettere di averne bisogno.
La ringraziò mentalmente per averle proposto di ospitare Trunks e Bra, per quella sera, cosicché potessero passare del tempo con Goten e Pan, la nipotina di Chichi, e divertirsi approfittando della fine della scuola. Ma, soprattutto, la doveva ringraziare perché, senza i figli in giro per casa, sarebbe stato più facile raggirare Vegeta e convincerlo a smetterla di essere un musone rompiscatole almeno per qualche ora. Voleva entrare nel pieno del clima natalizio -in fondo mancavano appena cinque giorni a Natale- e avrebbe costretto Vegeta a seguirla, con le buone, o con le cattive.
Quello che non si aspettava di trovare una volta arrivata, però, era la casa completamente deserta. I figli erano sui monti Paoz, ma Vegeta dove si era cacciato? Le aveva assicurato che non sarebbe andato lontano ad allenarsi e lei aveva dato per scontato che, avendo la casa libera, avrebbe usufruito della Gravity Room, che in quei giorni stava facendo la muffa.
Bulma vagò per tutta l'enorme edificio con stizza prima di buttarsi a peso morto sul divano e sfilarsi con una smorfia i tacchi, massaggiandosi i piedi doloranti.
Vegeta era un vero cretino! Aveva preparato tutto nella sua mente: cenetta -più per lui che per lei- e poi dritti in paradiso, invece quel deficente aveva deciso di boicottare la sua idea sparendo dalla circolazione. Maledetto lui e il suo rifiuto per i telefoni cellulari!
Eppure Bulma era convinta di avergli fatto capire, quella mattina, l'indirizzo dei suoi piani. Certo, non poteva affiggere i cartelloni davanti ai figli, ma credeva che Vegeta fosse abbastanza sveglio da comprendere da solo i segnali che lei gli lanciava in quelle occasioni: cosa cavolo ci doveva fare con un completino da urlo sotto i vestiti per andare al lavoro?
Imbecille.
Bulma cenò tutta sola, passando il tempo a insultare il marito e facendo finta i seguire le notizie in televisione. Dopo una veloce chiamata ai figli, si infilò il pigiama di pile, quello che lei definiva anti-stupro, cambiandosi addirittura biancheria, e, con una barretta di cioccolato a farle compagnia, decise di guardare un film che trasmettevano sulla televisione via cavo. Nemmeno a farlo apposta, era una commedia romantica con ambientazione Natalizia, nella quale i due protagonista si facevano mille moine tra la neve e le piste da sci. Disgustoso.
Cambiò di nuovo canale e si accontentò di un tristissimo reality-show, durante il quale si addormentò, vinta dalla stanchezza. In realtà, l'unica cosa che aveva pensato durante tutta la trasmissione era come farla pagare a Vegeta. Si meritava una punizione esemplare e non bastava lasciarlo in bianco per qualche giorno. Così, mentre cadeva tra le braccia di Morfeo, si trovò a sorridere tra sè, fiera della sua intelligenza che, per l'ennesima volta, aveva ideato un piano per vendicarsi di quel maledetto scimmione peloso.
La mattina dopo si svegliò tutta dolorante: aveva passato la notte sul divano, al freddo e Vegeta, che dai rumori provenienti dalla cucina doveva essere tornato, non si era nemmeno degnata di portarla a letto. Trattenne a stento gli insulti e le urla e si fiondò a fare una doccia calda, notando anche, una volta entrata in camera, che le coperte del loro letto erano sgualcite sul lato di Vegeta.
Mentre sentiva i muscoli rilassarsi sotto il getto bollente, Bulma perfezzionò il suo piano. L'aveva chiamato "Attacco Natalizio" e avrebbe fatto di tutto per portare Vegeta all'esasperazione e costringelo a scusarsi. Per cosa, non lo sapeva bene nemmeno lei, ma l'eccitazione per quella nuova sfida le aveva offuscato il cervello e si era trovata, una volta uscita dalla doccia, a canticchiare Jingle Bells mentre si vestiva e anche una volta arrivata in cucina.
Lì, come aveva previsto, trovò Vegeta seduto al tavolo, con la sua solita tazza di caffè nero tra le mani e almeno una decina di ciambelle davanti a lui. "Piantala", mugugnò solo a bocca piena quando Bulma entrò, continuando imperterrita a cantare.
"Buongiorno anche a te, Vegeta. Hai dormito bene?", lo provocò.
"Da Dio. Ora smettila di cantare come un'oca", sbottò stizzito.
"No, oggi sono felice", ribattè lei, dirigendosi verso il frigorifero come se nulla fosse. In realtà sentiva il sangue ribollire nelle vene, come ogni volta che si trovava a discutere con Vegeta.
"Non m'interessa. Smettila", ripetè appoggiando la tazza sul tavolo e fulminandola.
"Sai Vegeta, credo proprio che non lo farò. Anzi, più tardi vado anche a cercare i cd natalizi che ascoltavo da bambina. Saranno perfetti come sottofondo mentre decoro l'albero. E poi, questo pomeriggio", continuò, "andrò al centro commerciale per i regali. Dovrei anche fare una lista, sai? Questa sera chiamo Chichi e le chiedo se mi può dare qualche ricetta per dei dolci: sono convinta che...".
"Sei solo una stupida donna", sputò Vegeta, interrompendola e alzandosi dalla sedia, avvicinandosi velocemente a lei. I suoi occhi erano scuri, più del normale, e le sopracciglia agrottate segnavano il suo viso, rendendo l'espressione furiosa. Bulma sorrise tra se: era stato molto più facile di quanto avesse immaginato. Peccato, però, che non si era affatto immaginata quel possibile scenario. "Sono tutte stronzate, queste", disse infatti Vegeta, afferrandole un polso e attirandola a sè, in modo da poterla guardare negli occhi. "Canzoni, cibo, decorazioni, regali. È davvero questo quello che conta in questa stupidissima e inutile festa? Tutti non fanno che augurarsi 'Buon Natale', scambiarsi baci e abbracci", disse facendo una smorfia schifata. "Ma poi si voltano le spalle e se ne vanno. Siete davvero stupidi, voi umani".
"Almeno abbiamo qualcosa da festeggiare", ribatté la donna, cercando un modo per uscire da quel monologo del marito che, doveva ammetterlo, un po' la stava spaventando.
"E cosa?", la riprese Vegeta. "Stronzate", ripetè semplicemente. "Non sei nemmeno capace di trovare una cosa che ha davvero valore in questa festa".
"Sì, invece".
"E allora dimmi. Qual'è la cosa più importante del Natale, Bulma?".
Lei aprì la bocca per rispondere, ma si trovò a doverla richiudere di fronte all'evidenza. Per una volta doveva dare ragione a Vegeta: la sua frivolezza aveva contagiato anche il Natale e si era trovata a non sapere più perché era la festa che adorava da sempre.
Vegeta sorrise, nel suo modo più cattivo. "Lo immaginavo".
E uscì, lasciando Bulma nel bel mezzo della cucina senza parole.
Quel pensiero la tormentò per tutto il giorno e anche per quelli successivi. A malapena riuscì a ricordarsi di dover decorare l'albero e lo fece solo per rendere contenta Bra. Per lo stesso motivo si trascinò al cetro commerciale, ma la sua testa non era veramente lì, era altrove, tra le parole di Vegeta.
Lei avrebbe voluto solo vendicarsi del suo comportamento maleducato, invece lui, per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, si era espresso in qualcosa che non riguardasse la lotta o Goku. Bulma non sapeva più cosa pensare, se non che quello scimmione aveva maledettamente ragione. E non le importava nemmeno scoprire se avesse preso una botta in testa per diventare così loquace oppure fosse stato punto da qualche ragno radioattivo che, invece di conferirgli poteri che aveva già, gli aveva donato una parlantina che quasi le faceva gara. Ovviamente, dovette ricordarsi anche del tono di rimprovero e disprezzo che lo aveva accompagnato lungo tutto il suo monologo. Vegeta non era affatto cambiato: era sempre lui, aveva solo voluto sfidarla e lei avrebbe vinto anche quella battaglia.
Passò quei cinque giorni precendenti alla grande festa senza riuscire a combinare nulla di concreto. Per fortuna Chichi, che si era trasferita per qualche giorno alla Capule&Co per aiutarla, stava tenendo impegnati i suoi figli che non avevano dato grande peso alla distrazione cronica della madre. Con Vegeta, invece, le cose erano un po' diverse: non si rivolgevano la parola da quella mattina e Bulma, ogni volta che restavano soli, faceva lavorare il criceto nel suo cervello alla ricerca di una risposta soddisfacente a quella maledetta domanda. Si era ripromessa, infatti, che sarebbe riuscita a ritrovare il suo significato del Natale e poi l'avrebbe spiattelato in faccia a Vegeta, costringendolo ad ammettere la sua vittoria. Era stupido e infantile, lo sapeva bene, ma in fondo era così che il loro rapporto funzionava: tra scherzi degni dei bambini più fantasiosi e litigi trovavano sempre il modo di dimostrare il loro amore.
Quando però arrivò la mattina della Vigilia di Natale e Bulma brancolava ancora nel buio, iniziò ad entrare in panico. Era una questione di orgoglio trovare una risposta entro Natale per dimostrare a Vegeta che non era un'oca senza cervello e nemmeno il vecchio e bisbetico Scrooge.
Il personaggio di Christmas Carol le fece venire in mente un'idea grandiosa: chi meglio dell'uomo che affermava di odiare il Natale poteva aiutarla a trovarne il vero significato?
Corse ad accendere il computer e si documentò a dovere sull'opera di Charles Dickens. Finita di leggere la storia, Bulma si accigliò. Doveva veramente regalare in giro le sue cose per scoprire il vero significato del Natale? No, c'era qualcosa di più profondo in quella storia, qualcosa che doveva risiedere in se stessa e non in degli stupidi oggetti.
Il giorno della Vigilia passò in un lampo e, senza nemmeno sapere come, Bulma si trovò seduta alla tavola imbandita con tutta la sua famiglia e gli amici. Al suo fianco, Vegeta si stava poco finemente ingozzando di qualche cibo indefinito, ma fu solo quando il marito alzò gli occhi dal piatto e incontrò i suoi che finalmente capì.
Non disse nulla, sentendo però nascere dentro di se un calore mai provato prima. Forse era la consapevolezza di stare per battere per l'ennesima volta Vegeta, ma molto più probabilmente perché aveva ammesso a se stessa che il Natale che aveva sempre venerato non era quello vero.
A mezzanotte si scambiarono i regali e, dopo avere visto Bra scartare con gioia la sua nuova bambola, Vegeta uscì silenziosamente dal soggiorno per rintanarsi chissà dove. Bulma non lo seguì, preferendo restare a divertirsi e godersi la fine di quella giornata magnifica.
Fu solo dopo avere messo a letto Bra e augurato Buon Natale a tutti i presenti nella casa che si decise a ritirarsi in camera. E lui era lì, sdraiato sul letto, con le mani dietro la testa e lo sguardo fisso sul soffitto. Bulma abbozzò un sorriso, ma non disse nulla, cambiandosi in fretta e infilandosi sotto le coperte per ripararsi dal freddo di Dicembre. Dopo avere esitato un attimo, si avvicinò a Vegeta e appoggiò la testa suo suo petto. Lui non si mosse, ma Bulma avvertì chiaramente il suo cuore perdere un battito e poi tornare a pompare più veloce di prima.
Restarono entrambi in silenzio a lungo, testardamente chiusi nel loro orgoglio e nella convinzione di avere ragione. Nessuno però si addormentò e presto Vegeta, stanco di quella posizione, allungò le braccia lungo i fianchi, finendo inesorabilmente per stringere la moglie in una specie di abbraccio.
Fu in quel momento che Bulma decise di parlare. "Avevi ragione", sussurrò.
"Sul fatto che sei un'oca?", ribattè Vegeta.
Lei lo ignorò, cercando di mantenere il filo del discorso. Sentiva il bisogno di rivelargli quello che aveva capito e non più solo per soddisfare il suo orgoglio smisurato. "Ho sempre visto il Natale dalla prospettiva sbagliata. Ho sempre pensato che fosse festosità, allegria, regali, passare semplicemente del tempo assieme. Ero una specie di Scrooge felice. Poi però ci ho pensato, seriamente e ho realizzato che il Natale, per me, siete voi, la mia famiglia". Bulma alzò lo sguardo, incontrando le iridi nere del compagno. "Con voi è sempre Natale, perché mi rendete sempre felice. E non ho bisogno di una stupida festa per amarvi come si deve".
"Finalmente l'hai capito", borbottò Vegeta.
"Sì, però non credo che rinuncerò all'altro lato del Natale, perché altrimenti non avebbe più senso. So che odi questa festa perché è la festa della famiglia, ma devi capire che ora noi siamo la tua famiglia, io, Trunks e Bra. E non sarà Natale solo domani, anzi oggi", si corresse.
"Dio, no! Mi basta un solo Natale all'anno", si lamentò il marito, eppure Bulma colse un lieve cambiamento nel battito del suo cuore: era più leggero, tranquillo, sereno.
"Non dico che presto amerai anche tu questa festa, Vegeta. Ma se hai compreso prima di me il suo vero significato, allora dovresti lasciarle qualche speranza".
"Non ci contare", sbuffo.
Bulma rise e nessuno parlò più. Si erano detti quello che contava ed entrambi avevano letto nelle righe quello che davvero era il messaggio.
Amore, felicità, famiglia, regali... come si poteva dare una vera definizione di Natale quando questo le conteneva tutte?

  
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