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Autore: Elly931000    14/12/2013    2 recensioni
Santana e Sebastian, due ragazzi così diversi, e così simili allo stesso tempo. Fanfiction ambientata nella terza stagione, con variazioni di trama. Un trasferimento, tradimenti, e una grande storia d'amore!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Un po' tutti | Coppie: Finn/Rachel, Santana/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1
La luce tenue del sole filtra dalla finestra e dalle imposte semiaperte, però io sono fermamente decisa a non alzarmi. Con gli occhi chiusi cerco di immaginare la giornata che mi si prospetta. Il tempo doveva essere bello, sole caldo e brezza frizzantina, perfetto per essere uno dei primi giorni di marzo. In tutto questo, però, ancora non aprivo gli occhi. Era come se mi rifiutassi di svegliarmi, per quanto fossi già ben sveglia e cosciente. Non avevo voglia di alzarmi! Non avevo voglia di alzarmi e di affrontare una giornata che probabilmente sarebbe stata uno schifo totale! Era un periodo in cui le giornate andavano tutte nello stesso identico modo, e ogni sera tornavo a casa stanca e annoiata da tutto e tutti. “Santana, alzati! Farai tardi a scuola! E tra poco dovrebbe passare Brittany a prenderti! Vuoi presentarti in pigiama?”. La voce di mia madre, che urla fuori dalla mia porta, mi obbliga ad aprire gli occhi. Ormai c’ero, e dovevo alzarmi. Scalcio via le coperte con un colpo secco e mi alzo dal letto, uscendo sul terrazzo. Come pensavo: la giornata era tiepida e serena, quindi dovevo cercare qualcosa di appropriato da mettere! Rientro in casa e apro l’armadio, tirando fuori quelli che consideravo i vestiti perfetti: una maglietta color vinaccia con le maniche a pipistrello, jeans neri a sigaretta  e delle ballerine dello stesso colore. Si, ci stavano a pennello! Lascio tutto sul letto e corro a lavarmi, cercando anche di fare presto, dato l’orario. Non ero mai stata una persona puntuale, anzi! Ma mia madre, per farmi alzare, aveva toccato le corde giuste, o meglio, la corda giusta: Brittany. Negli ultimi tempi passava a prendermi tutte le mattine, per sollevarmi un po’ la giornata! E non mi piaceva farla aspettare. Che fosse venuta lei, o Quinn, o anche Tina, non sopportavo di far aspettare i miei amici. Finito con il bagno,  corro a vestirmi in camera, e gli occhi mi cadono sull’ora: doveva essersi svegliata tardi anche Brit, perché era davvero tardi e lei ancora non si era presentata. La conoscevo però, e aveva un’aria abbastanza svampita, quindi forse se ne era dimenticata. Una volta vestita, mi osservo allo specchio per vedere l’effetto nell’insieme, e di botto mi incupisco. Quell’uniforme mi manca, e mi manca anche essere una cheerleader. Non rimpiango la mia decisione di aver lasciato la squadra, perché l’affronto che ho subito è davvero forte! Però… Diciamo che mi manca essere parte di qualcosa di importante! Anzi, peggio ancora,  mi manca essere a capo di qualcosa di importante! Certo, ho il Glee, e se tutto andrà bene quest’anno vinceremo le nazionali, ma era come se mi mancasse una parte di me. “Santana, scendi! E’ arrivata Brittany!”. La voce di mia madre mi richiama alla realtà, per fortuna. Lancio uno sguardo all’ora: giusto in tempo! Prendo la borsa e corro velocemente giù per le scale. “Ciao Britt!” esclamo sorridendo, per poi stampare un bacio sulla guancia di mia madre: “Ci vediamo stasera! Le dico dolcemente. “Ma come?” mi rimprovera lei “Non mangi qualcosa prima di andare?” “Non ho fame, a dire il vero” rispondo tranquilla “E poi siamo di fretta” aggiungo uscendo. “Ti prometto che a pranzo mangerò!”. Detto questo, chiudo la porta e comincio a camminare affianco a Brittany. Non stavo molto distante dalla scuola, quindi andavamo sempre a piedi. Anche perché era piacevole passare del tempo tra noi. “Allora, come stai oggi?” domanda Brittany. “Mah, così così” rispondo sinceramente, alzando le spalle. “Ancora mi manca quell’uniforme in poliestere, e non riesco a trovare un vero motivo per cui questo mi succeda. Ha senso secondo te?” domando curiosa. Brittany era strana e svampita, ma a modo suo mi tirava sempre su. “Credo che pian piano ti passerà, ci vuole tempo” risponde lei, calma. “E poi non è la fine del mondo! Puoi sempre decidere di tornare sui tuoi passi e di rientrare nei Cheerios! Anche se questo vuol dire fare la base della piramide.” “E io dovrei passare da capo cheerleader a base della piramide?” esclamo stizzita. “Non esiste! Io sono una vincente, e il fatto che il preside Figgins voglia dare alla squadra un nuovo coach non è certo colpa mia!” . Ormai mi sto arrabbiando. “Dimmi tu che motivo c’era di dare il ruolo di capitano a quella sciacquetta di Kitty Wilde? Una ragazzina del primo anno, senza esperienza!”. Sto ormai andando in escandescenza quando sento la mano di Brittany sulla spalla. “Capisco la tua frustrazione, davvero! Per questo non dovresti pensarci affatto. Le cose sono diverse, e abbiamo di fronte a noi le Nazionali con il Glee, a Chicago! Sono certa che quest’anno spacchiamo!”. Ah, l’ingenua positività di Brittany! Sapeva sempre farmi sorridere, in ogni occasione, e questa non era certo un’eccezione. Con queste chiacchiere ritrovo il sorriso, e il tragitto a scuola diventa più breve di quanto già non sia. Entriamo al liceo Mckinley con il sorriso sulle labbra, incuranti degli sguardi della gente, e ci dirigiamo ai nostri armadietti. E’ proprio lì, mentre sto prendendo dei libri, che noto qualcosa di particolare. Diametralmente opposto a me, di fronte al suo armadietto, c’è Kurt Hummel, il mio migliore amico. Fin qui tutto normale, se non fosse che lo vedo chiacchierare in maniera molto intima con un ragazzo che non riconosco, almeno non subito. Non è la scena in sé a rendermi sospettosa! Chiunque sa che Kurt è gay, quindi può parlare intimamente con chi gli pare! La cosa sorprendente è che il ragazzo misterioso non è il suo ragazzo. Sapevo che Blaine, dopo le Regionali, aveva avuto una ricaduta sul problema all’occhio, quindi era da un po’ che non lo vedevamo a scuola. Ma questo ancora non mi spiega l’atteggiamento di Kurt. Non era tipo da starci con chiunque! Anche se, dovevo ammetterlo, il ragazzo con cui parlava aveva un certo fascino: fisico asciutto, capelli castani… Davvero niente male! “Hey Brit, tu lo conosci quello?” domando attirando l’attenzione della mia amica. Brittany si gira, e quando le indico la scena resta un attimo interdetta. “Veramente no, non l’ho mai visto prima!” esclama dubbiosa. “Anche se… Somiglia molto a uno degli Usignoli, quelli della Dalton!” aggiunge. La guardo con gli occhi sgranati, senza dire una parola. “Come si chiama? Ecco, Sebastian!” esclama Brittany convinta. Io mi volto a guardare il ragazzo e scuoto la testa. “No, dai, è impossibile! E poi che diamine ci verrebbe a fare qui?” le domando. “Bè, magari il suo blazer è in tintoria ed è venuto a chiedere a Kurt di prestargli il suo” esclama Brittany con la sua genuina innocenza. Sorrido e scuoto la testa: “Sarà sicuramente così” dico fintamente convinta mentre la campanella suona, annunciando l’inizio delle lezioni. “Io devo andare! Ci vediamo a pranzo?” mi domanda Brittany. Annuisco e la saluto con un bacio sulla guancia, mentre osservo il ragazzo allontanarsi da Kurt. Chiunque sia, penso tra me e me, devo fare luce sulla vicenda, adesso!
“Kurt! Proprio la persona che speravo di incontrare!” esclamo avvicinandomi al mio amico e chiudendo con uno scatto la porta del suo armadietto. Il rumore secco lo fa sussultare, e io sorrido compiaciuta: mi diverto sempre tanto a farlo spaventare. “Buongiorno anche a te, Lopez! Hai sempre la tua solita grazie da elefante in cristalleria, eh?” “Si, mi conosci ormai! Sai che mi diverto a svegliarti di prima mattina!” sbuffo mentre parlo; a volte Hummel riusciva ad essere una vera piattola, ma cercavo di non pensarci. Insomma, non per niente era il mio migliore amico! “Senti… Ho notato che parlavi con un ragazzo…” butto lì, fingendo che non mi importi. “Era carino, e mi sembrava di conoscerlo… Per caso sai chi è?” domando infine. Sono curiosa di sapere se Brittany ha azzeccato, anche se io ho seri dubbi. Che razza di motivo avrebbe Sebastian per venire in una scuola concorrente alla sua? E poi odiava Kurt! “Si che lo conosco! Sebastian Smythe! E lo conosci benissimo anche tu!” La voce di Kurt mi riporta al presente: un presente molto, molto difficile da digerire. Sgrano gli occhi, sorpresa, e cerco di recuperare un briciolo di sicurezza. Almeno quel tanto che basta per riuscire a parlare: “C-C-Che cosa? Aspetta, aspetta… Ma che diamine ci fa al Mckinley? Non è un po’ anti sgamo per lui venire in una scuola concorrente?”. Kurt alza un sopracciglio, dubbioso, come se non capisse quello che volevo dire. Comincio a camminare, mentre parlo: “Bè, scusa, sarà qui sicuramente per spiarci! Anche se non ha senso, visto che li abbiamo battuti…” Ci penso un momento, ma poi scaccio subito i pensieri, che non fanno altro che mettermi più dubbi in testa. “Insomma, la sua presenza qui è priva di senso! Non ha paura che, dopo quello che ha fatto, potremmo scoprirlo e fargli del male? O farlo espellere?”. Aspetto la reazione di Kurt, molto fiera del mio ragionamento. Dopotutto, Sebastian aveva tirato a Blaine una granita con dentro del sale grosso, e ora il ragazzo di Kurt rischiava di perdere la vista da un occhio per la bravata di quello stronzo. A pensarci bene, il povero Anderson era addirittura andato in Iowa per trovare dei buoni chirurghi per salvare la sua vista. Che Smythe fosse venuto da noi era davvero, davvero troppo strano. Kurt spalanca gli occhi, quasi allibito: “Sant, tu pensi che sia venuto qui per spiare le nostre idee al Glee Club?” “Bè, si” rispondo convinta. “E’ l’unica motivazione logica! A meno che non conti l’ipotesi di Brittany, secondo cui Sebastian sarebbe venuto a chiederti il prestito il blazer”. Alzo gli occhi al cielo dopo questa affermazione: a volte Brittany sapeva essere davvero stupida. Kurt scoppia improvvisamente a ridere. Una di quelle risate genuine, che sembrava dire ‘tu proprio non ci arrivi’. “Sant, Sebastian si è appena trasferito qui!” esclama Kurt dopo aver placato le sue risa. “Intendi… Qui in questa scuola?” è l’unica cosa che riesco a biascicare, visto che sono assolutamente senza parole. Per quale motivo si era trasferito? I suoi genitori non erano dei super ricchi che potevano permettersi non solo la Dalton, ma forse l’intera Harvard University? “Si, esatto” risponde Kurt, ormai tranquillo. Finalmente ritrovo un po’ di voce, abbastanza per dire: “Ma perché? Cioè, non era il re incontrastato della Dalton, o qualcosa di simile?” “Non mi ha detto molto, in realtà” ammette Kurt “Ma credo sia per alcuni problemi finanziari dei suoi” “Certo, come no!” esclamo sarcastica. “E magari spera anche di essere perdonato da tutti, come se non avesse cercato di accecarti?” Alla mia affermazione Kurt sbuffa, come se fosse seccato. Che cavolo avrò mai detto di male? Preoccuparmi per lui non mi sembra certo un crimine, anzi, dovrebbe essere contento che una come me decide di schierarsi in sua difesa! “Va bene, ok, ha provato ad accecarmi e invece ha colpito Blaine. E allora?” domanda Kurt. “E’ successo, ha commesso un errore, cosa che può capitare a tutti!” “Ma… Questa non è una cosa che ‘è capitata’!” sbotto irritata, sorpresa dalla reazione di Kurt. “Lui voleva farti male, voleva creare problemi! E’ strano, sembra…” guardo Kurt e sospiro “Sembra quasi che tu lo difenda” sussurro rassegnata. “Non esattamente” mi risponde Kurt, in modo molto tranquillo e pacato. “Non lo sto difendendo, sto solo dicendo che ormai è qui, e che dobbiamo farci i conti, senza tante storie” taglia corto poi. Io alzo un sopracciglio, chiedendomi cosa diavolo stava pensando il mio migliore amico. Mi risulta davvero impossibile seguirlo. “Quindi, non farai nulla?” domando “starai qui, rassegnato, ad aspettare che Smythe colpisca e ti faccia del male sul serio?”. Mi stavo davvero preoccupando per lui! Dopo quello che è successo a Blaine, non mi sento affatto sicura; è probabile che quel pazzo sia venuto qui solo per ferirlo. Ma se la vedrà con me, qualsiasi cosa decida di fare! Kurt alza le spalle: “Che scelta ho?” domanda “Nessuno di noi sa con esattezza quali siano le intenzioni di Sebastian, ma non è detto che siano sempre e comunque cattive. Non so se lo sai, ma la gente cambia, talvolta” dice posando una mano sulla mia spalla: è un gesto che non fa mai, quindi… Direi che si intuisce benissimo il mio disappunto per la sua reazione. “Io non credo che uno come lui possa cambiare, è per questo che non ti capisco!” rispondo tentando di mantenere la calma. “Magari hai anche ragione, ma io non ci credo, almeno finchè non vedo il contrario!”.  Kurt sospira: “Ok, pensala come vuoi. Ma sta tranquilla!” aggiunge facendomi l’occhiolino. “Sono una persona attenta, e sono in grado di badare a me stesso. Anche se mi fa piacere vedere che mi proteggi” dice con un sorriso dolce. Scuoto la testa e sorrido, guardandolo. Facevo tanto la stronza, ma ai miei amici volevo bene. “Tranquilla” ripete poi Kurt “sono al sicuro”. Per un momento mi faccio convincere, solo per un singolo istante. Annuisco alle sue parole, anche se so che dovrò far luce sulla vicenda, ad ogni costo. Non posso certo permettere ad un ragazzino viziato di far del male a me, o ai miei amici! Vedendomi già più serena, Kurt guarda l’orologio. “Con questo ci siamo persi la prima ora di lezione” mi dice mentre mi guarda con finto rimprovero. “Ops” dico alzando le spalle, come a mostrare noncuranza, ma sorrido. Non c’erano problemi tra noi, sapevo che ora saremmo andati a prendere un caffè aspettando l’inizio della seconda ora. “Cappuccino con cacao?” domanda infatti Kurt, poco dopo. “Mi conosci troppo bene!” dico ridendo per poi prenderlo sotto braccio. “Vediamo di tornare in tempo per la seconda ora?” domando ridendo, sapendo già la risposta. “A me pare il minimo!” risponde Kurt mentre usciamo. 
  
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