Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Marie Claire    14/12/2013    1 recensioni
per ogni giocatore della Generazione dei Miracoli c'è un colore.
e insieme, per quanto diversi, per quanto distanti fra loro, formano un arcobaleno meraviglioso.
leggerissimo shonen-hai?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Daiki Aomine
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Akashi Seijuro-Rosso
 
Il rosso è il colore dei vincitori. Non per niente nell’antica Roma il generale  si dipingeva il volto di pittura purpurea  dopo una campagna fortuita contro il nemico.
E lui non è un semplice vincitore, ma IL vincitore.
Ha mai perso? La risposta è fin troppo scontata: no, ovvio.
Qualunque fosse il campo, qualunque fossero gli ostacoli e gli avversari, ha sempre primeggiato, su tutto e tutti.
Persino su sé stesso.
Però non sarà sempre così. Arriverà qualcuno a togliergli la vittoria, a ricordargli che rimane un essere umano, come sussurrava lo schiavo all’orecchio del comandante.
Ma Akashi sorride, un sorriso d’avvertimento.
Che ci provino, poveri sciocchi.
Non lo sanno che rosso è anche il sangue?
Anche l’altro Seijuro aveva provato a resistergli, e lui l’aveva spinto giù, colorandolo di rosso.
Un disonore, ecco cos’era. Un vero Akashi non perde mai, contro nessuno.
Nei meandri della sua anima continua a sentirlo. Gemeva, urlava, ma cercava di rialzarsi comunque.
Alla fine gli aveva chiesto perché si ostinava tanto.
E l’altro aveva risposto guardandolo con i suoi occhi scarlatti:
–Perché, per dirla al modo di Aomine, l’unico che può battere me sono io.
 
 
Kise Ryouta-Giallo
 
In un certo senso sembra naturale accostargli questo colore.
Il giallo identifica il sole, ciò che brilla, e lui è tanto solare e spensierato, come negarlo?
Ma all’inizio non brillava.
era il contrario. Veniva illuminato.
Non che gli importasse. Che fossero i riflettori del fotografo o altro, per Ryouta rappresentava normale routine.
Come quotidiana ormai era la noia.
Esisteva qualcosa che potesse spezzare la monotonia delle sue giornate?
La risposta lo colpì-letteralmente-con un pallone da basket.
Eccola lì, una luce talmente forte da oscurare tutto il resto. Aomine Daiki.
L’aveva incantato e, come la falena viene attirata dal bagliore ipnotico della lampada, non riusciva a smettere di cercarlo.
Tuttavia se un insetto si lascia abbagliare dalla luce brucia per colpa del calore.
Kise se ne rese conto quando si trovò davanti Aomine nella partita Too contro Kaijo.
Se lo poteva scordare. Lui non avrebbe più seguito incondizionatamente la luce del suo ex-compagno.
Kise sarebbe diventato luce, per i ragazzi del Kaijo, per sé stesso, per Daiki.
 
Midorima Shintaro-Verde
 
Forte e tenace nei suoi obbiettivi come una roccia, niente può distoglierlo se si mette in testa qualcosa.
Questo è Shintaro.
Serio e impenetrabile come le profondità della terra, è difficile che mostri pienamente le sue emozioni.
Sul campo da basket è l’infallibile cestista, ex-membro della Generazione dei Miracoli, genio della Shutoku, ma fuori è un ragazzo chiuso e a dir poco inflessibile, tranne quando si tratta del suo amato oroscopo.
A dispetto della sua apparente durezza sa anche essere gentile e leale come pochi, anche se non ama farlo capire.
Come la terra stessa, non lascia che le sue intenzioni vengano portate alla luce, perché tradirebbe la riservatezza che lo contraddistingue.
Dovrebbe imparare a rilassarsi e vivere un po’ più alla giornata, gli fanno notare in molti.
Dopotutto, il verde è un colore tranquillizzante, no?
spesso è Takao a ricordarglielo, ammiccando e spingendolo a fare qualcosa di stupido e altamente insignificante-almeno, questa è la sua opinione.
e si ritrova a pensare-contro ogni razionalità inimmaginabile-che forse, più che lui, è Kazunari a rappresentare il verde.
poichè la tranquillità e la spensieratezza che riesce a dargli ricordano quelle di un prato.

 
 
Aomine Daiki-Blu
 
Un mare in tempesta, costantemente burrascoso.
Ogni cosa che faceva, ogni cosa che provava, ci metteva tutto sè stesso.
È stato le onde che hanno risollevato quel ragazzino scoraggiato e l’hanno spinto a non mollare, la sua impetuosità ha spinto un modello annoiato a trovarlo e a rimanere travolto dalla forza inestinguibile che emanava.
Ma non è più così.
Da mare si è trasformato in un oceano.
Chi mai poteva resistere a lui? Meglio gettare la spugna subito.
Questi sentimenti l’inquinarono, come il petrolio.
Con le onde non salva, distrugge e annienta.
Aomine Daiki, The Unstoppable Player. Un mostro, una leggenda che non puoi nemmeno osare guardare negli occhi.
Qualcuno lo ha fatto, però.
Una tigre si è messa sulla sua strada, determinata a sconfiggerlo.
Gli ha riso in faccia. Una tigre contro l’oceano! Che assurdità!
Eppure ce l’ha fatta. L’ha fermato, e non da solo.
Lo stesso ragazzino debole e gracile che aveva risollevato ha combattuto contro di lui nella speranza di salvarlo.
Tetsuya fa respiri sempre più profondi. Sembra stia per svenire.
–Hai vinto, Tetsu.-Sono le uniche parole che riesce a pronunciare, ancora scosso. Kagami gli lancia un sguardo eloquente: “Mi sembra ovvio, Ahomine. Ti avevamo avvertito!”
–Aomine-kun … Vorrei …-Alza il pugno.
Daiki sospira.–Ti pare una cosa da fare adesso? Mfh …-Fa scontrare il suo pugno contro quello di Tetsu.
Ci metterà un po’ a capirlo, ma adesso il petrolio è svanito.
L’oceano è calmo.
 
Murasakibara Atsushi-Viola
Qualcuno gli ha detto che il viola è un colore per persone inquiete e facilmente suggestionabili.
Atsushi ha smesso di ascoltarlo dopo mezzo secondo.
Inquietudine? Facilmente suggestionabile? Lui non era così, ne è sicuro.
Poi, se proprio deve dire cosa gli fa venire in mente in viola, risponderebbe di sicuro quelle caramelle appena uscite sul mercato, a forma di orsetti.
Ci sono poche cose in grado di attirare la sua attenzione, e di certo una di queste-per non dire la principale-è il cibo.
Lo stesso qualcuno direbbe che Murasakibara rappresenta il viola anche per un altro motivo: il poco eccesso di razionalità.
Il gigante si comporta come un perfetto bambinone al di là del basket: irrazionale, infantile, capriccioso ma straordinariamente docile verso chi sa come prenderlo.
L’unico tratto di maturità che apparentemente sfoggia è l’indifferenza.
Indifferenza verso lo sport a cui gioca solo perché è bravo.
Indifferenza verso i nemici.
Indifferenza verso le persone deboli in generale.
Eppure una di loro è riuscita a non rimanere indifferente ai suoi occhi.
Perché quando Kuroko ha fatto canestro per la prima volta in vita sua, Murasakibara si è stupito.
E non ha più potuto ignorarlo, né lui né quello che gli aveva dimostrato.
Che avrebbe difesa con tutte le sue forze i suoi ideali.
 
Kuroko Tetsuya-Bianco
 
Bianco?
No, neanche. Lui non è un colore.
È trasparente e etereo come il nulla, e pare non dispiacersene di ciò.
Perché gli ha permesso di dimostrare che è pur sempre degno di venir chiamato Miracolo.
Magari non sa brillare come gli altri, ma è capace di far risplendere chiunque al meglio.
Come un prisma, riflette i colori nello spettro.
Come un foglio ancora da scrivere, permette alla penna di inondarlo di emozioni e sensazioni.
Come il cielo, permette agli uccelli di volare maestosi.
Però a volte le luci diventano troppo intense e non sempre è un bene.
Lo ha capito purtroppo a sue spese, mettendo in discussione le sue certezze.
Tuttavia, è riuscito a superare sé stesso.
Ha avuto successo nel riportare a terra i suoi primi quattro ex-compagni.
Rimane ancora lui, ultimo ma non per importanza.
–Akashi-kun.
Al suo fianco c’è Kagami, e ci sarà sempre, mentre Akashi li squadra entrambi, sicuro e intoccabile.
–Ammetto che mi hai sorpreso oltre ogni mia più rosea aspettativa, Tetsuya. Ma non perderò, sappilo.
–Sarà la partita a deciderlo, Akashi-kun.
Si volta, ma Kuroko lo ferma.
–Akashi-kun.
–Sì?
–Anche l’altro Akashi-kun sta bene?
Pare stupito. Quando parla di nuovo, l’occhio dorato lancia bagliori rossi.
–Non capisco di cosa stai parlando. Ma, per rispondere alla tua domanda … Sono in ottima salute, Kuroko.
Ce la doveva fare. Anche il rosso avrebbe brillato di nuovo, senza ombre.
  
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