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Autore: GiuUndergroundNOH8    14/12/2013    1 recensioni
Loki è appeso nel vuoto. Segue un turbinio di pensieri, prima di compiere l'ultimo fatale gesto.
Il male è insito in me.
Ma come si può accettare a capo chino una verità del genere? Sapere che si è nati per compiere atti malvagi?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Figlio di nessuno
«The secret side of me,
I never let you see
I keep it caged
But I can’t control it.»
Monster, Skillet.
 


Mi sono lanciato a capofitto in un progetto folle, più folle di quanto una mente insana e alterata possa mai realizzare. E’ stato come compiere un salto nel vuoto, tuffarsi in un oceano sconfinato e perdere di vista la linea della terra.
Ho azzardato, ho osato, ho rischiato. E perché tutto questo? Per bramosia di potere? Per uno scalpitante impulso ad ottenere il trono?
Certo la mia aspirazione a diventare re ha giocato un ruolo non irrilevante in questa partita che vedeva già me come sconfitto.
Ma non è l’unico motivo.
Io, figlio di Laufey, un gigante di ghiaccio, che speranze avrei mai potuto nutrire? Che futuro avrei mai potuto vedere di fronte a me se non quello di rimanere all’ombra di mio fratello ad aspettare che la mia carne si imputridisse?
Non sono mai stato abbastanza, io. Mai abbastanza per mio padre che vedeva in Thor il figlio perfetto, il re perfetto che avrebbe seguito le sue orme verso un governo che tenesse conto anche e soprattutto delle parti più deboli. Ed io non sono forse debole? Odino non si è mai curato di me. In fin dei conti, io non sono mai stato suo figlio. Sono un gigante di ghiaccio, allevato ad Asgard come sigillo di pace tra due mondi. Sono un simbolo, nient’altro.
Odino, il padre degli Dei, non avrebbe mai potuto accettare che sul trono di Asgard sedesse un mostro. Anche se sono cresciuto con gli asgardiani e sono stato imbevuto di cultura asgardiana, rimango comunque un mostro.  E’ nella mia natura. Il male è insito in me.
Ma come si può accettare a capo chino una verità del genere? Sapere che si è nati per compiere atti malvagi?
Io volevo essere un eroe. Come Odino, come Thor. Volevo mostrare a mio padre che sarei stato in grado di sconfiggere nemici, che avrei avuto la stoffa per comandare su Asgard.
Non me ne ha mai dato l’occasione. Così decisi di portare quell’occasione da lui.
Avrei fatto entrare i Giganti di Ghiaccio nel castello, avrei aspettato che Laufey si fosse avvicinato ad Odino prima di ucciderlo cosicché mio padre capisse nel suo sonno, che io l’avevo salvato da morte certa.
Poi avrei sterminato i Giganti di Ghiaccio, una razza insulsa, e mio padre mi avrebbe abbracciato e rivalutato. Allora forse sarei stato sullo stesso livello di Thor.
Le cose però non sono andate così.
Mio fratello è ritornato dal suo esilio, ha distrutto il bifrost e con lui il mio progetto di annientare Jotunheim.
E’ diventato un rammollito. Una mortale l’ha reso un vigliacco, un debole.
Potrebbe lasciarmi cadere nel vuoto, invece non lo fa. Dopo tutto quello che ho fatto, dopo avergli mentito anche sulla falsa morte di Odino, lui non mi molla.
Ora capisco che Thor ha vinto un’altra volta. Non è più il ragazzo spocchioso e supponente di un tempo. Ha la stessa espressione sul volto di uno che ha sofferto molto.
«Padre, ci sarei riuscito!» urlo, sentendomi avvampare per la frustrazione di aver fallito un’altra volta, per la vergogna di essermi dimostrato ancora una volta un incapace ai suoi occhi.
«No, Loki.»
Sento il cuore farsi grande, ingombrante, mi appesantisce. Salgono le lacrime agli occhi, ma le ricaccio indietro perché non voglio farmi vedere fragile. Anche se lo sono, diamine. Un vaso di cristallo che è appena stato frantumato.
Come andranno le cose poi in futuro? Mio padre mi perdonerà o mi rinchiuderà nelle segrete a vita? Che reputazione avrà di me?
Sento la vergogna assalirmi, asfissiante come se indossassi un’armatura troppo stretta.
Poi mi lascio andare al nulla. 
   
 
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