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Autore: Shainareth    14/12/2013    3 recensioni
Il fatto che fossero al buio non era poi troppo preoccupante. Da alcuni lucernari posti sul soffitto nell’atrio, infatti, penetrava la luce della luna, piena per tre quarti. Ciò che in realtà inquietava Garu, piuttosto, era l’essere rimasto al chiuso – per di più da solo – con il suo peggior incubo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garu, Pucca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHIARO DI LUNA




Assurdo. Avevano fatto tanto di quel chiasso, che era impossibile che nessuno li avesse uditi. E invece né gli spettatori né Santa Claus si erano accorti della loro presenza in una delle sale deserte ed erano andati via, lasciandoli lì, soli e al buio.
   Garu maledisse il momento in cui, in un attimo di debolezza, si era fatto convincere da Pucca ad accompagnarla al cinema. Beh, in effetti non è che si fosse fatto proprio convincere, visto che lei ce lo aveva trascinato dopo averlo quasi legato come un salame. E ovviamente, non appena lui era stato in grado di liberarsi dalle sue grinfie, aveva tentato la fuga. Invano, come sempre. Era perciò iniziata una baraonda indiavolata, con Garu che era scappato per i locali del multisala e Pucca che lo aveva rincorso senza dargli un attimo di respiro. Tutto nella norma, insomma. Eppure, nonostante tutto, quando gli spettacoli della sera erano finiti, tutti erano andati via e Santa Claus aveva chiuso il cinema lasciandoli lì dentro, senza via d’uscita.
   Il fatto che fossero al buio non era poi troppo preoccupante. Da alcuni lucernari posti sul soffitto nell’atrio, infatti, penetrava la luce della luna, piena per tre quarti. Ciò che in realtà inquietava Garu, piuttosto, era l’essere rimasto al chiuso – per di più da solo – con il suo peggior incubo: una deliziosa ragazzina dai graziosi occhi a mandorla e un luminoso sorriso sul visetto roseo, il cui unico difetto era l’essere innamorata persa di lui. Se l’amore di Pucca nei suoi riguardi fosse stato meno morboso, probabilmente il ninja non avrebbe tentato di evitarla come la peste; tuttavia, purtroppo per lui, le cose stavano diversamente.
   In ogni caso, quando si erano resi conto di quanto era capitato, vista l’emergenza, i due avevano tacitamente deciso di concedersi una tregua. A causa della scarsa visibilità, Garu si era dovuto arrendere a prendere la mano di Pucca per guidarla fuori dalla sala in cui erano stati sorpresi dal buio e fu solo quando si erano ritrovati finalmente nell’atrio del multisala che si era concesso il lusso di lasciarla andare.
   Alzando gli occhi verso la luna che si scorgeva attraverso uno dei lucernari, dalla sua posizione si poteva capire che probabilmente doveva essere ormai mezzanotte passata. Per Garu non era un problema: viveva da solo e non c’era nessuno, a parte il piccolo Mio, ad aspettarlo a casa. Ma per Pucca le cose erano diverse, e sicuramente i suoi zii, non vedendola tornare, dovevano essere in ansia per lei già da un pezzo. Era soprattutto per questa ragione che il ragazzo si era ingegnato a trovare una via d’uscita alternativa dal cinema, senza però riuscire nell’intento. In più, nessuno dei due aveva cenato né fatto merenda durante la proiezione del film che Pucca aveva scelto – un polpettone sdolcinato durante il quale Garu si era quasi appisolato prima di tentare la fuga. Certo avrebbero potuto approfittare della presenza del bar per mettere qualcosa nello stomaco, ma non sarebbe stato onesto senza l’autorizzazione di Santa Claus.
   Decidendo di rinunciare definitivamente a forzare uno dei lucernari nel tentativo di recuperare la loro libertà, Garu lanciò uno sguardo verso il basso, dove Pucca, accovacciata contro una parete con le ginocchia tirate al petto, sembrava persa fra i propri pensieri. Il piccolo ninja non era abituato a vederla in quelle condizioni, perciò dedusse che, se persino l’umore sempre allegro dell’amica aveva iniziato a cedere allo sconforto, significava che la situazione stava facendosi davvero seria.
   Saltò dall’alto della trave su cui si era arrampicato e atterrò stabilmente sulle gambe. Pucca alzò gli occhi nella sua direzione e seguì i suoi movimenti fino al bar, dove, dopo essersi frugato nelle tasche dei calzoni, Garu lasciò alcune monete in cambio di un paio di snack. Si trattava di un’emergenza, dopotutto, e Santa Claus sicuramente non avrebbe protestato se si fossero concessi uno sconto sul cibo, dal momento che era stato proprio lui a cacciarli in quel guaio.
   Tornando verso Pucca, il ragazzo le allungò una delle merendine, che subito lei afferrò con un lieve sorriso di ringraziamento. Quindi, dopo che Garu si fu lasciato cadere al suo fianco, consumarono la loro misera ma golosa cena in silenzio. In verità, c’era un altro grosso problema che il ninja aveva considerato: era metà gennaio e lì dentro, con il riscaldamento spento, iniziava a fare davvero freddo.
   Stringendosi nel cappottino rosa, Pucca cercò di non darlo a vedere per non causare ulteriori preoccupazioni del suo compagno di sventura. Anche se nelle sue intenzioni iniziali non era affatto stato previsto un epilogo del genere, si sentiva ovviamente in colpa per quanto era accaduto e continuava a ripetersi che, se non avesse costretto con la forza Garu ad accontentarla, sicuramente a quell’ora si sarebbero ritrovati al caldo e con la pancia piena. Era questo che la rendeva triste: l’aver creato dei seri disagi al suo amato. E lui, nonostante tutto, si preoccupava per lei.
   Sebbene Pucca cercasse di nasconderlo, nel silenzio del posto in cui si trovavano, non fu difficile per il fine udito da ninja di Garu distinguere un singulto soffocato. Occhieggiò verso la ragazzina e la trovò nuovamente con il viso affondato fra le ginocchia issate al petto e circondate dalle braccia. Anche se lei si sforzava di non renderlo palese, le sue spalle fremevano per il pianto e per il freddo.
   Per un attimo Garu fu colto dal panico: avrebbe potuto affrontare a muso duro qualunque situazione pericolosa, ma non una fanciulla in lacrime. Cos’avrebbe potuto fare per consolarla? Probabilmente, si disse, Pucca doveva avere paura. Il ragazzo corrucciò le folte sopracciglia scure e si domandò se fosse mai possibile che lei potesse spaventarsi di qualcosa, visto che aveva sempre dimostrato un’invidiabile sangue freddo persino al cospetto di ninja sanguinari e belve feroci. Facendo mente locale, oltretutto, Garu si rese conto che le uniche volte in cui aveva visto Pucca piangere era stato quando i suoi affetti più cari erano stati messi in pericolo – a cominciare da quello che la legava a lui.
   Se anche non fosse stato costretto al silenzio a causa del voto fatto tempo prima, difficilmente Garu si sarebbe premurato di chiederle cosa le provocasse tanto dispiacere. Credendo però di aver finalmente capito quale fosse il problema, si lasciò andare ad un sospiro rassegnato e, senza ulteriori indugi, le si avvicinò maggiormente. La sentì sobbalzare quando i loro corpi si toccarono e gli parve anche che adesso lei non piangesse più. Per cui, facendosi coraggio e avvertendo lui stesso il bisogno di un po’ di calore, si impose di passarle un braccio attorno alle spalle tremanti e l’attirò leggermente a sé. Udì un’esclamazione sommessa e subito, a quel delizioso stupore che lo fece istintivamente sorridere, fece seguito uno schiocco umidiccio causato dal contatto delle labbra della ragazzina contro la guancia. Garu borbottò infastidito, ma non mollò la presa e sopportò stoicamente. Dal canto suo, Pucca si sentì autorizzata a continuare con quell’affettuosa tortura, finendo col tempestargli il viso di baci e bacetti di varia intensità, fino a che quasi non gli consumò anche le labbra. Ma almeno aveva smesso di piangere e non avvertiva più né fame né freddo, e questa per Garu fu una vittoria preziosa, sia pure conquistata a caro prezzo.












Se avessero avuto qualche anno di più, la vicenda avrebbe potuto andare a finire male. O bene, dipende dai punti di vista. XD
Ultimamente sto scrivendo solo storie romantiche. Dev'esserci qualcosa che non va, non mi riconosco più. ò_o
Comunque sia, vi auguro una buona serata e un buon fine settimana! :*
Shainareth





  
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