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Autore: Birra fredda    15/12/2013    1 recensioni
Quando soffri d’insonnia è un continuo sogno.
Ho dormito almeno un po’? Sto dormendo? Dovrei riposare?
La realtà mi sfugge dalle dita, quando passo una notte completamente sveglia. Non riesco più a percepire la veridicità delle cose. Non so più chi sono io e quali siano gli altri.
Eppure la musica mi salva da questo incubo a occhi aperti.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14 dicembre 2013, ore 22.53
Immobile, con la mia sigaretta incastrata tra l’indice e il medio e la cioccolata calda preparata da mia madre davanti ai piedi, me ne sto sul balcone della mia stanza a respirare.
Ginocchia al petto, cioccolata, sigaretta, felpa XXL. Respiro.
Non sto neanche ascoltando la musica.
Respiro e basta.
Se penso a tutte le notti in cui mi sono alzata per colpa dell’insonnia, mi sono infilata due auricolari nelle orecchie e sono venuta qui, mi viene da sorridere.
Perché tutte le volte, poi, sono crollata assopita con la testa reclinata indietro contro il muro e un auricolare penzoloni di fianco al mio corpo.
Ma oggi non voglio dormire.
Quando soffri d’insonnia è un continuo sogno.
Ho dormito almeno un po’? Sto dormendo? Dovrei riposare?
La realtà mi sfugge dalle dita, quando passo una notte completamente sveglia. Non riesco più a percepire la veridicità delle cose. Non so più chi sono io e quali siano gli altri.
Eppure la musica mi salva da questo incubo a occhi aperti.
Quando ne ho bisogno la cerco e lei subito mi abbraccia, mi culla, mi dice che va tutto bene e aspetta sveglia e vigile che io m’addormenti.
Ma non oggi.
Oggi respiro contro il gelo di dicembre.
Oggi non dormo e non per colpa dell’insonnia.
Oggi ho un incontro speciale.
- Sono lusingato.
Sorrido, sentendolo che si lascia cadere al mio fianco.
Spontaneamente, abbasso il viso ed evito di incrociare gli occhi dell’uomo che mi siede accanto.
- Buonasera.
- Buonasera a te, Gee.
 
 
14 dicembre 2013, ore 23.18
- Posso?
Annuisco, lasciando che mi tolga la sigaretta dalle mani e la calpesti con la suola delle scarpe.
Da quando ha smesso di fumare non vuole che gli si fumi attorno.
Mi toglie le sigarette dalle mani da mesi, ormai, ed io non sono ancora riuscita a impormi.
- Allora, come stai?
Uno stupido ghigno mi squarcia il volto, mentre lo guardo finalmente in faccia evitando di fissarlo negli occhi.
Non lo nego: è bellissimo.
E quando sorride... dio, darei oro per vedere il suo sorriso almeno una volta al giorno mentre sono a scuola, mi migliorerebbe di sicuro le giornate.
- Che domanda di merda. La maggior parte delle volte la gente che mi chiede come sto, poi non ascolta la mia risposta.
È lui a ghignare, questa volta.
- E tu dici sempre che stai bene, tra l’altro, ma io so che non è così.
Mi concedo un lungo sorso di cioccolata calda.
So benissimo che ha ragione, ma mi impongo di non dargli questa soddisfazione.
- E cosa dovrei dire?
- A me dovresti dire la verità.
Inspiro con forza un lungo sorso di aria mista a coraggio.
- Sto male, Gee.
 
 
14 dicembre 2013, ore 23.29
Il cielo s’è fatto più scuro.
Non ci sono nuvole stasera.
Se non ci fosse il freddo pungente contro la mia pelle, potrei quasi immaginare di essere nel bel mezzo di una notte estiva.
- Vorrei andare a fare il bagno di mezzanotte.
Sputo fuori una frase assurda, che, inevitabilmente, fa scoppiare a ridere l’idiota che mi sta vicino.
- Come ti è venuta una cosa del genere?
- Non ci sono nuvole stasera, le stelle e la luna sono luminose e...
- È dicembre.
- Ma che noia!, sei un guastafeste.
Subito dopo aver parlato, resto di sasso.
Sei un guastafeste, Gee.
Un Killjoy.
Party Poison.
Mi si riempiono velocemente gli occhi di lacrime, ma mi sforzo di non farle uscire alzando la testa e sbattendo velocemente le palpebre.
Mi viene quasi voglia di tirargli un pugno in faccia.
Ricordo di quando strinsi tra le dita per la prima volta Danger Days, e non avevo idea di quello che, in seguito, quel cd avrebbe fatto per me.
Non sapevo ancora che avrei passato pomeriggi interi ballando sulle note di Nanana e Vampire Money, che avrei dedicato The Only Hope For Me Is You a una delle persone più importanti della mia vita, che avrei avuto i brividi sulle braccia durante ogni fottuto ascolto di Save Yourself, I’ll Hold Them Back.
Ora, a ripensare ai Killjoys e a tutto quello che sentivo dentro quando mi immaginavo al loro fianco a combattere, sento dentro un enorme senso di vuoto.
- Mi mancano un casino i My Chem.
Gee sospira.
Lo sento boccheggiare, mentre riabbasso lo sguardo ch’era rimasto fisso sul cielo.
- Noi non siamo andati via. Noi non eravamo una band, ma un’idea, e le idee non muoiono mai.
Eppure, mentre parla, mi sembra di cogliere un qualcosa di non completamente attendibile nelle sue parole, come se neanche egli stesso ci credesse fino in fondo.
- Lo so...
Mi concedo di guardarlo finalmente negli occhi.
Il suo sguardo mi cattura completamente, il verde dei suoi occhi che sembra aver assorbito tutti i prati del mondo mi lascia per un momento senza fiato.
- Avrei voluto vedere questi occhi raggianti sul palco, Gee. Io non ho mai avuto l’opportunità di vedervi dal vivo.
Lui non risponde, abbassa lo sguardo a terra in modo tale che i capelli vadano a coprirgli in parte il viso.
Capelli castani.
Lo preferivo rosso, di quel rosso fuoco che lo rendeva ancor più ribelle di quanto non sembrasse già nel bel mezzo del deserto con una pistola.
 
 
15 dicembre 2013, ore 00.07
Senza rendermene conto è diventato già domani.
Un altro giorno è cominciato.
Buffo come io quasi ogni notte sia sveglia ad assistere al momento in cui un giorno lascia il posto a un altro.
Buffo come ogni volta io mi senta come se stessi aspettando qualcosa, un segno improvviso, una stella cadente, uno starnuto dal gatto, qualsiasi cosa, e come ogni volta non accada nulla. Neanche lo starnuto del gatto, che dorme pacificamente.
Ci lasciamo condurre dai giorni, noi umani, e non da noi stessi.
Ma dovremmo ben sapere che siamo noi a governare la nostra vita, perché ne siamo i protagonisti, non gli spettatori.
Dovrebbero darci un manuale delle istruzioni per insegnarci a vivere.
Verso i quattordici anni dovrebbero sbattercelo in faccia e dirci di seguirlo attentamente se vogliamo evitare di esistere senza vivere, di trasportarci dietro un corpo come se fossimo senz’anima.
Peccato solo che un manuale d’istruzioni per questo genere di cose non sia ancora stato inventato.
E allora ci limitiamo a esistere, la maggior parte delle volte.
Ci limitiamo alla routine quotidiana, alla scuola, ai compiti, al lavoro, alla spesa del sabato pomeriggio e agli straordinari della domenica.
Ci limitiamo ad andare avanti senza provare vere emozioni.
Dovremmo imparare a vivere.
- Mi insegneresti a vivere?
Gee si volta di scatto verso di me, rivolgendomi tutta la sua attenzione che fino a quel momento era stata indirizzata a un punto vuoto dinanzi ai suoi occhi.
- Non credo di essere la persona più adatta.
Sto quasi per dirgli di nuovo che è un guastafeste, ma mi trattengo.
Eppure lui mi sembra proprio la persona giusta, quella che potrebbe mostrare al mondo intero perché vale la pena vivere, perché dovremmo tutti cogliere il fottuto momento senza lasciarci sfuggire neanche gli attimi che ci appaiono come i più banali.
 
 
15 dicembre 2013, ore 00.21
Gerard beve un sorso di cioccolata calda, che gli ho offerto gentilmente in cambio di una sigaretta fumata in santa pace.
Io fumo appoggiata con i gomiti alla ringhiera del balcone, mentre lui mi sta accanto e mi fissa con gli occhi stanchi da sopra la tazza rosa da cui sta bevendo.
Sembra un bambino curioso troppo timido per parlare per primo.
- Fino a che ora puoi restare?
Aspetto che finisca di sorseggiare la sua mia cioccolata calda, poi mi volto a guardarlo mentre mi risponde.
E, tanto per cambiare, non risponde alla mia domanda.
- Prima, quando ti ho chiesto come stavi, ho ascoltato la tua risposta.
Sorrido.
Genuinamente, senza riflettere, sorrido.
Un sorriso pieno, traboccante di gratitudine.
- Mi salverai anche questa volta.
Lui alza un sopracciglio, stende una mano chiusa a pugno verso di me.
Batto il mio pugno contro il suo.
- Sono sempre qui per te, lo sai.
 
 
15 dicembre 2013, ore 10.35
Apro lentamente gli occhi avvolta nel calore del mio piumino. Alzo le braccia in aria e le stiro per bene mentre mi concedo uno sbadiglio molto poco femminile.
Mi metto a sedere puntellandomi sui gomiti e, spontaneamente, volto lo sguardo a cercare Gee.
Non trovo nessuno al mio fianco, sebbene ricordi chiaramente di essermi messa a letto con lui verso le tre di mattina e di averlo sentito addormentarsi nel nostro abbraccio.
- Gee?
Sussurro appena. So che è andato via, di certo non potrebbe trovarsi a far colazione insieme ai miei genitori in cucina.
Sospiro e scosto le coperte da un lato, così, nel farlo, trovo un bigliettino sul lenzuolo. Lo prendo tra le dita pallide e affusolate.
Sapevo che mi avrebbe lasciato qualcosa.
Fa sempre così, lui, dopo le nostre notti insieme mi lascia qualcosa, che sia una tinta per capelli, un braccialetto, un libro, un fiore rubato al giardino del mio vicino, una volta mi ha lasciato persino una sua firma sul quaderno di matematica.
Questa volta mi ha lasciato il suo consiglio per imparare a vivere.
Be completely fearless.











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Okay, vi spiego.
Stanotte (o dovrei dire stamattina?), verso le due -quando mi è arrivato il messaggio sul cellulare che Shannon Leto aveva postato una foto su twitter, tra l'altro LOL- mi sono svegliata con The World Is Ugly che non mi lasciava andare la testa. Così, senza un motivo apparente. Mi sono svegliata e c'era lei a rompere le scatole, così ho pensato che, forse, sono diventata abbastanza forte da ascoltare i My Chemical Romance senza scoppiare a piangere.
Allora ci ho provato. Mi sono infilata gli auricolari nelle orecchie e mi sono rintanata sotto le coperte lasciando partire The Black Parade, cominciando a piangere sulle prime note di This Is How I Disappear e togliendo definitivamente le cuffiette nel bel mezzo di Welcome To The Black Parade per evitare di cominciare a singhiozzare e di svegliare tutta la casa.
Dopo tutto ciò ho deciso di alzarmi e scrivere qualcosa. Inizialmente avevo pensato a un nuovo capitolo della FF sui Sevenfold, ma poi mi sono ritrovata davanti a una pagina bianca aperta dentro la cartella dei MyChem e così è venuta fuori questa cosetta qui.

E boh, non so neanche come definirvela, questa OS. Non so neanche se abbia fatto bene a pubblicarla o no.
Spero che voi l'abbiate capita almeno un pizzico più di me, e se è così, per favore, recensite, che non vi mangio (anche se ho sempre fame) e vorrei tanto sapere cosa ne pensate.

Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui,
Echelon_Sun
  
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