XII
spazia nel cuore apre e fa male, spande, sposta spezza, rovina e finisce. non credo, alla salvezza del giorno dopo. rivedo fermo il contorno rileggo i tratti finissimi e non è cosa che mi fa onore ripercorrere i passi, gli spazi tra le pietre i contrasti degli edifici la luce azzurra dei portici e le finestre veneziane e tutte e chissà quali basi che hanno retto il peso asciugato l'odore nascosto la voce. rivedo la sabbia grigia pugni di sassi bianchi lo sguardo gravido di orgoglio ferito tanto che non posso nemmeno provare rancore non posso provare a salvare le strisce di terra che hanno visto le tue orme dissolversi e cambiare. non riesco a sporcare di segni neri i piatti in cui hai mangiato. i giorni in cui hai sorriso per la mia cura hai preso per mano la mia ombra allungata trascinandomi all'alba. unicorno, non dire che sono lacrime inutili lo so da me, che non c'è speranza nemmeno con tutta la pazienza e l'amore che so di poter contare. è che mi conosci, ciò che ho voluto accogliesse me, passati molti dicembre è una casa adesso lontana. e so anche quello che pensi, mi dispiace e sono stanca. non è un giorno bellissimo per uscire di galera quando nessuno a corinto aspetta le navi.