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Autore: Milla Chan    15/12/2013    3 recensioni
RinTori/NitoRin
Ogni volta che lo bacia sente tutta la possessività di Rin che esplode, il suo senso di appartenenza e reciproca dipendenza che a parole non esprimono mai. Con i baci, il sesso, i morsi, le coccole possono ubriacarsi quanto vogliono, sostanzialmente sono gli unici vizi non dannosi che si possono permettere, essendo atleti.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gou Matsuoka, Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno bussa alla loro porta e Rin va ad aprirla con circospezione, sollevato nel vedere la figura della sorella.
«Sei arrivata, finalmente.» sussurra sbrigativo, fissandola da uno spiraglio. «Hai la roba?»
Gou alza le sopracciglia, perplessa. Non capisce perché stia tenendo la porta socchiusa, né perché parli a voce così bassa, né tantomeno perché le abbia chiesto tanto disperatamente di venire da lui per portargli… un fondotinta. Seriamente, perché dovrebbe servirgli un fondotinta? Quali strane strade stava intraprendendo Rin? Forse avrebbe preferito non conoscere la risposta.
«Sono venuta qua solo per questo, vuoi che non ce l’abb-?» sospira e non fa in tempo a estrarre la scatoletta dalla borsa che lui già gliel’ha tolta dalle mani, richiudendo la porta.
Gou sbatte gli occhi e le sue labbra si piegano piano verso il basso, in un’espressione spiazzata.
«Scusa?» mormora irritata, tornando immediatamente a bussare.
Rin riapre subito e la guarda con gli occhi ridotti a due linee sottili.
«Beh, puoi almeno dirmi graz-»
«Grazie.»
«E magari dirmi a che ti serv-»
«Addio. »
La porta si chiude definitivamente e Gou si sente una grandissima idiota, lì in piedi in mezzo al corridoio. Sbuffa e si guarda attorno.
Oh, suo fratello poteva stare sicuro che la sua gentilezza sarebbe stata ripagata, in qualche modo.
 
Rin sembra avere incredibili problemi a capire come si apra quel fondotinta.
«Non essere tanto agitato, Ai. La pubblicità assicura che copre qualsiasi cosa.»
Traffica con il cosmetico per un po’ prima di sedersi sul proprio letto, accanto ad un Ai letteralmente disperato.
«Io non volevo creare problemi a Matsuoka-senpai!» strepita, melodrammatico come solo lui sa fare, incapace di stare fermo. «E poi come faccio ad allenarmi?» continua, strizzando gli occhi lucidi.
«Non sta morendo nessuno…» bofonchia Rin, accigliato, mentre si sporca un po’ le dita con il fondotinta chiaro e con l’altra mano inclina appena la testa del suo kohai. Glielo spalma con poca grazia sul collo, per coprire i segni dei morsi.
I lamenti si fanno molto meno rumorosi e Rin pensa che sia riuscito a tranquillizzarlo con la propria voce. La sua presunzione, però, viene smontata solo pochi secondi dopo.
«Ma senpai, poi in acqua si scioglie!» singhiozza impanicato, voltandosi verso di lui.
«Ai… » Rin prende un lungo, lunghissimo respiro prima di posargli le mani sulle spalle e penetrarlo con lo sguardo più teatrale e inteso che è in grado di mostrare. «… È waterproof.»
Nitori lo fissa con un’ammirazione spropositata, i suoi occhi brillano e le labbra sono talmente serrate da tremare. Sembra aver avuto una visione, un’apparizione magnifica.
Rin non sa se arretrare o riempigli la faccia di baci, perché è davvero troppo adorabile e il neo sotto l’occhio sembra urlargli che sarebbe molto meglio lasciar stare i trucchi e disfare di nuovo il letto.
La voce limpida di Aiichiro però lo risveglia e il rumore sordo della sua testa che si appoggia contro il petto lo fa smettere di respirare per un secondo.
«Quanto è bello l’inglese di Matsuoka-senpai!» esclama, forse più forte di quanto avrebbe dovuto.
Rin sospira rassegnato e ricambia l’abbraccio dandogli qualche pacca sulla schiena, prima di spostare lo sguardo sullo schermo del cellulare che ha iniziato a vibrare. Allunga una mano ad afferrarlo e il suo debole interesse si desta dal torpore vedendo che la sorella gli ha mandato un messaggio.
“Sei stato così simpatico che ho deciso di farmi consolare da Seijuro. Ah-ah, così impari, drag queen.”
Scatta in piedi con un gesto nervoso, ma per qualche motivo non si ricorda che quello è un letto a castello e sbatte la testa con un rumore secco, facendo così tremare tutta l’impalcatura.
Aiichiro trattiene il fiato e balza in piedi per sostenerlo prima che ruzzoli a terra.
«Sto bene.» lo anticipa, sbattendo gli occhi per far passare l’improvviso giramento di testa.
«Stai bene?» mugola comunque l’altro.
«Sì che sto bene, l’ho appena detto!»
«Non ti vedevo fare un salto così da quando abbiamo visto quel film ad Halloween!»
Rin rimane in silenzio e lo guarda contrariato con la coda dell’occhio. Ogni tanto si chiede come faccia a metterlo in imbarazzo con quel candore e l’entusiasmo che lo contraddistingue (beh, un “candore” discutibile, visto che quel ragazzo è lo stesso che tiene riviste porno sulla scrivania). Poi pensa che quello è Nitori e, anche se lui non se n’è ancora reso conto, per qualche motivo tutto gli è concesso. Non riesce mai a restare offeso con lui per più di mezz’ora, nonostante gli faccia perdere spesso la pazienza, nonostante le sue reazioni siano a volte esagerate, nonostante per colpa sua la camera sia sempre un completo disastro e nonostante un sacco di altre cose che lo fanno sentire incazzato e innamorato.
«Senpai, cosa c’era di tanto terrificante?»
 Rin lo fa sedere sulla sedia girevole e si accovaccia davanti a lui con un verso scazzato. Torna a coprirgli i segni sul collo, ma i risultati sono disastrosi e cerca di non fare facce che lo lascino intendere, onde evitare di mandare di nuovo Aiichiro nel panico.
«Il cellulare.» grugnisce in risposta, cercando di capire perché quelle stramaledette chiazze continuino a vedersi . «Che cazzo di fondotinta inutile, non si spalma.»
Nitori muore dalla voglia di vedersi, ma si contiene, perché gli basta avere le dita del senpai sul collo. Gli fanno battere il cuore più forte del normale, gli sembra sempre troppo bello per essere vero, anche se dovrebbe essersi abituato ai suoi tocchi già da tempo.
«Il cellulare? Non pensavo avessi paura dei cellulari.» risponde vago.
Il collo di Rin cede e appoggia la fronte contro quella del ragazzo con un mormorio indecifrabile. Lo fissa dritto negli occhi chiarissimi, facendolo quasi trasalire.
«Ci sei o ci fai, Ai?»
«È il senpai ad avere problemi di esposizione.»
Sorride appena e sfrega la punta del naso contro la sua, un attimo prima di sporgersi a far combaciare le labbra.
Rin non disdegna per niente quel breve gesto. Cerca di prolungare il momento il più possibile, indugia sulla sua bocca dischiusa, indeciso se continuare a strusciare le labbra o iniziare sul serio quel bacio. Non lo lascia andare perché non ne è in grado, non vuole vederlo andare via, non riesce a slacciare le braccia che cingono quella vita esile. Tende il collo, Nitori sorride ancora e gli passa le dita tra i capelli. Gli appoggia i palmi sulle tempie e la smette di farlo aspettare.
Rin sente bene il battito del cuore di Ai, sente quanto è forte, quanto rimbomba e gli fa tremare il petto.
«Prova a chiamarmi Rin, ti va?» suggerisce quando hanno finito, anche se sente il cervello ridotto a un budino centrifugato.
Ora il suo cuore sembra una bomba a orologeria.
Si prende il tempo necessario per accumulare il giusto entusiasmo prima di replicare un limpido: «Lo farò!»
Rin torna a malincuore al suo lavoro con il fondotinta e scuote la testa. «Anche l’altra volta hai detto che l’avresti fatto, ma non l’hai mai fatto. Voglio che tu lo dica adesso.»
«… Va bene se ogni volta che lo dico mi dai un bacio?» propone, appoggiando il gomito sulla scrivania e inclinando la testa per facilitargli il lavoro.
Vede le sopracciglia del senpai assumere una forma strana e, anche se da quella posizione scomoda non può vedere la sua bocca, è quasi sicuro che ora lì ci sia un ghigno storto.
«Speraci.» soffia mentre si alza in piedi e richiude il fondotinta. «Abbiamo già provato questo metodo con le lezioni di inglese.»
«E infatti sono migliorato un sacco!» afferma balzando in piedi e portandosi le mani dietro la schiena, con il petto gonfio di orgoglio.
Rin sospira e rotea gli occhi. “Un sacco” era una quantità sicuramente esagerata.
«Okay, allora potrei pensarci. Anche se conoscendoti saresti in grado chiedere baci anche in mezzo alla piscina.»
«Non è affatto vero, Matsuoka-senpai!»
«Ah, te ne sei appena bruciato uno.»
Incrocia le braccia e rimane ad osservare Ai che si imbroncia e si illumina subito dopo essersi guardato il collo allo specchio.
«Woah, non si vede praticamente niente, sei stato bravissimo, senpai! Bisogna ringraziare anche Gou-san!»
Rin sbarra gli occhi e si porta una mano in fronte, improvvisamente memore del messaggio e consapevole di cosa sarebbe potuto succedere.
«Gou!» esclama, già pronto a uscire a passo di carica. «Devo uccidere Seijuro!»
Nitori lo guarda confuso per un attimo, ma ha riflessi abbastanza pronti da riuscire a saltargli sulle spalle prima che metta la mano sulla maniglia della porta. Sa che non ci sono altri modi pacifici per fermarlo se non quello di placcarlo, Aiichiro ha una certa esperienza in quel campo e a dir la verità gli viene anche un po’ da ridere.
«Cosa? Matsuoka-senpai, no! Avevi detto basta minacce a Mikoshiba-senpai!»
Rin incassa l’improvviso peso sulla schiena ed emette un verso strozzato per le braccia del ragazzo avvinghiate attorno al suo collo.
«Questa non è una minaccia, lo faccio davvero. E ti sei bruciato un altro bacio.»
«Waaah, Rin-senpai, aspetta!»
La bocca di Nitori si piega in una smorfia sconvolta e, tra l’altro, non sembra avere la minima intenzione di staccarsi.
«Togli il senpai, siamo nati lo stesso anno e stiamo insieme!» reclama ancora, con una nota rabbiosa, mentre volta la testa per cercare di vederlo.
La discussione lo distrae tanto che la mano che era pronta ad aprire la porta si sposta sulle braccia del kohai (koala sarebbe meglio, ora che ha anche le gambe a intrappolarlo), e non può sapere che la mente di Nitori si è appena congelata.
Per Aiichiro non è una novità, quel particolare piccolo ed enorme. Se lo ripete tutti i giorni appena sveglio e il pensiero lo riempie di gioia e voglia di affrontare la giornata, sempre. Eppure è sicuro di averlo mai sentito uscire dalle sue labbra. Per quello è strano. È inaspettato, ecco, non era pronto per un’affermazione del genere e a quanto pare anche Rin è rimasto spiazzato dalle proprie parole, perché non si dimena più e le mani attorno ai suoi polsi ora sono dolci e immobili.
«Rin.» mormora finalmente, strusciando il viso contro il suo collo, con un sorriso bellissimo che non può essere visto.  «Hai detto una cosa splendida!» conclude, tornando elettrizzato e frenetico mentre si slaccia dalla sua schiena. Nell’istante esatto in cui Rin si gira verso di lui, torna a stringerlo di nuovo, con uno slancio pieno d’affetto, e finisce dritto tra le sue braccia.
Ai preme forte la guancia contro il suo petto e prende un respiro profondo, come quelli che fa prima di tuffarsi, perché sa che ora è solo questione di attimi prima che arrivi il suo meritatissimo bacio.
Sa di essere un po’ insistente, a volte, ma si chiede come potrebbe essere altrimenti.
Ciò che intende è che è troppo bello baciarlo o fargli le coccole, tanto che la sua giornata gira attorno a quello, all’attesa e ai baci di Rin.
Come può non piacergli il modo in cui gli passa un braccio attorno alla vita per tenerlo saldo a sé, o la mano che strige i capelli fini e liscissimi sulla nuca?
Ogni volta che lo bacia sente tutta la possessività di Rin che esplode, il suo senso di appartenenza e reciproca dipendenza che a parole non esprimono mai. Con i baci, il sesso, i morsi, le coccole possono ubriacarsi quanto vogliono, sostanzialmente sono gli unici vizi non dannosi che si possono permettere, essendo atleti.
Nitori si aggrappa alle sue spalle e quasi si alza sulle punte, pur di restargli il più vicino possibile mentre le bocche si scontrano ancora.
Poi sono più che allenati per quanto riguarda il controllo della respirazione, quindi perché non continuare per ore?
Più baci ci sono e meglio è, no?
   
 
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