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Autore: Bombay    15/12/2013    6 recensioni
Svegliarsi accanto alla persona amata è un privilegio che molti danno per scontato; per Kirk, invece, era un dono immenso ed inaspettato, ma Spock sapeva sorprenderlo come pochi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Rating: PG-13
Personaggi: Kirk, Spock
Note: ambientata in un momento quelsiasi della missione quinquennale, personalmente me li immaginavo come quelli di Abrams, ma possono essere collocate anche nella TOS.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry (J.J. Abrams). I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
 
Why can't I wake up with you?
di Bombay
 
La settimana che si era appena conclusa era stata estenuante per tutti loro. Il capitano era stremato, aveva dormito poco o niente, sempre sotto pressione, sempre in allerta.
La nave e l’equipaggio venivano prima delle sue esigenze personali, ne era ben conscio eppure, in quei giorni, il non essere riuscito a ritagliarsi un po’ di tempo con il compagno gli era pesato.
Era da poco passata la mezzanotte, quando Jim entrò nella cabina del primo ufficiale, si avvicinò al letto in punta di piedi, si mosse al buio senza difficoltà; conosceva quell’alloggio quasi più del proprio.
Si tolse maglia e calzoni, restando solo con la biancheria intima: nella cabina del vulcaniano la temperatura era più elevata ed inoltre adorava sentire la pelle dell’altro contro la propria. Si coricò sotto le lenzuola avvertendo il contatto ruvido e fresco del tessuto, infine si addossò al corpo addormentato.
Sorrise tra sé, era convinto di trovare Spock ancora sveglio o in meditazione; quei giorni erano stati logoranti per tutti loro ed il suo secondo non si era risparmiato, anche per dare a lui la possibilità di riposare qualche ora; dopotutto doveva aver raggiunto il punto di saturazione anche Spock, ecco spiegato perché l’aveva trovato già addormentato. Sovente accadeva il contrario, il vice lo raggiungeva sotto le coltri e poi al mattino Jim si svegliava solo, perché l’altro aveva già preso servizio.
Un respiro più profondo gli fece intuire che il vulcaniano si stava destando e doveva aver sentito la sua presenza, infatti, si volse su un fianco, permettendo a Kirk di incastrarsi meglio contro di lui e di questo il capitano ne fu immensamente felice.
“Jim…” il fiato caldo del primo ufficiale gli sfiorò il viso. “Cosa ti turba?”
Il capitano non riuscì a trattenere un sorriso a quella domanda. “Ho mille pensieri che mi vorticano in testa” replicò quieto.
“Non è solo questo.”
“Voglio solo dormire accanto a te, così, con il tuo corpo contro il mio. Addormentarmi e svegliarmi con te al mio fianco.”
Non c’era bisogno di altre parole tra loro e Kirk era davvero esausto, la lenta carezza sulla sua schiena lo condusse verso le braccia di Morfeo.
 
Il torpore del sonno abbandonò lentamente la mente del capitano dell’Enterprise, si mosse piano, sbadigliando, stirando le braccia e le gambe, urtando qualcosa o meglio qualcuno, scoprendo così di non essere solo nel letto.
Non poté fare a meno di sorridere, gustandosi quel corpo premuto contro la sua schiena nuda e del braccio che cingeva mollemente la sua vita.
“Ben svegliato.”
La voce profonda e pacata del primo ufficiale gli accarezzò i timpani: il miglior suono che potesse udire appena desto.
“Un bel risveglio davvero” rispose voltandosi nell’abbraccio e schiudendo le palpebre, era ancora assonnato.
“Come mai sei ancora a letto?”
La curiosità prevalse per l’insolito comportamento del compagno. Spock non indugiava a simili stranezze e necessitava di meno ore di sonno di un umano.
“Hai esternato più volte il tuo desiderio di destarti con me accanto.”
“Più volte, eh?”
“Sedici per l’esattezza, contando anche quella di questa notte.”
Kirk rise, era vero; non lo aveva mai preteso perché comprendeva quanto fosse illogica quella richiesta per un vulcaniano. Nonostante ciò Spock era andato contro la sua ferrea ed amata logica per lui, sapendo che gli avrebbe fatto piacere.
Spock gli prese la mano nel momento stesso in cui Jim si protese a baciarlo sulle labbra.
In quei due gesti Vulcano e la Terra diventavano gli unici due pianeti dell’intero universo.
“Anche il tuo comportamento è inconsueto, Jim” disse sollevandosi dalla bocca dell’umano, il quale rimase con le labbra aperte e umide; schiuse gli occhi e non fu necessario dire nulla perché il suo vice riprese a parlare.
“Solitamente introdurre te stresso nel mio letto conduce a un esito assai differente.”
Kirk sogghignò divertito nel sentire quelle parole; lo sospinse sul materasso si stese sopra di lui, l’altro di rimando sollevò un sopracciglio cercando di comprendere le intenzioni del suo biondo compagno. Avvertiva il corpo solido e compatto contro il proprio, quieto e morbido; il turbamento delle ore precedenti si era attenuato, anche se non era scomparso del tutto.
“Non ho quel solo ed unico pensiero quando vengo nel tuo letto” iniziò fintamente offeso, poi il suo tono mutò e divenne più malinconico: “La verità è che non volevo dormire da solo, non questa notte, non dopo tutto quello che è successo in questi giorni” chiarì nascondendo il viso nell’incavo del collo del compagno.
“Volevo solo godere un po’ della tua vicinanza, perché anche se lavoriamo a stretto contatto, in questi giorni non siamo riusciti a ritagliare un momento per noi.”
Spock lo ascoltava attentamente, le loro mani erano ancora unite, il vulcaniano muoveva il pollice contro il palmo dell’altro, in un movimento lento e ipnotico.
“Svegliarmi con te accanto è stato un regalo immenso” spiegò dopo un breve silenzio, sapeva che non c’era bisogno si spiegare quello che provava perché Spock lo percepiva distintamente, ma Jim era così: irruento e passionale o quieto ed affettuoso.
Il vulcaniano aveva imparato a conoscerlo ed a non sorprendersi più della facilità con cui mutava.
“Sarebbe opportuno alzarsi” provò a dire lasciando passare un lungo silenzio tra loro, ma come si aspettava Kirk, mugolò una protesta.
“La sveglia non è ancora suonata” protestò posandogli un bacio sulla spalla.
“Non utilizzo nessuna sveglia. Ti rammento che non siamo nella tua cabina, Jim, ma nella mia.”
Kirk sollevò la testa di scatto sgranando gli occhi, se ne era dimenticato.
“Che ore sono?”
“Mancano quaranta punto quatto minuti all’inizio del turno alpha.”
Kirk si accasciò su di lui con un guaito sconsolato e si lasciò scivolare sul materasso permettendo al compagno di alzarsi.
Aprì gli occhi solo quando sentì il vulcaniano accostarsi al letto.
“Trentatré punto…”
“Va bene, ho capito: mi alzo!”
Con uno sbuffo svogliato si mise in piedi; carezzò le labbra di Spock con le proprie, strusciandosi su di lui in modo inequivocabile, sapeva che di lì a un attimo il compagno lo avrebbe dolcemente respinto e così fu Jim ad allontanarsi per primo, beandosi dell’appena udibile mugolio di disappunto. Sorrise raccogliendo gli abiti, iniziando a vestirsi.
“Ti attendo sul ponte di comando, Jim” disse e senza attendere una risposta lasciò la cabina.
Kirk si concesse ancora qualche istante, il piccolo gesto che Spock aveva compiuto quella mattina, poteva sembrare scontato agli occhi di molti, ma per lui era stato una dimostrazione di immenso amore, che gli aveva colmato il cuore di gioia.

 
 
 
 
Note dell’Autrice: eccomi qui non sono scomparsa ^_^ una piccola one shot senza pretese, prendetela come un esercizio di scrittura.
Il titolo è una canzone dei Take That (uh quanti ricordi^^’)
Grazie a tutti di averla letta.
Alla prossima.
Un Kiss
Bombay
   
 
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